Un “Cannone” che spara note? Il violino di Paganini
Quasi come fosse un prolungamento di se stesso, un’estensione del suo braccio, tanto da suscitare le gelosie della compagna Antonia Bianchi – che, un giorno, ebbe l’ardire di scagliarne la custodia sul pavimento e mandarla in frantumi – il celeberrimo Guarneri del Gesù di Niccolò Paganini, fu ribattezzato dallo stesso “il Cannone” per la potenza del suo suono robusto.
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Paganini e il suo violino
La tonante arma impropria entrò in possesso del compositore che “non ripete” intorno al 1802, a Livorno, e fu amore a prima vista. Col passare degli anni, “il Cannone” ha subito vari interventi e accorgimenti, sempre sotto la guida e l’attenzione scrupolosa del legittimo proprietario, fin oltre il suo ritiro dalle scene, nel 1834, in occasione dei numerosi concerti che Paganini continuò a tenere in Inghilterra, Francia e Belgio, malgrado la voce del “Guarnerius” si affievolisse gradualmente.
Dopo la morte del musicista, avvenuta nel 1840, il “Cannone”, insieme a una ricca collezione di strumenti ad arco, passò al figlio Achille, con una clausola testamentaria ben precisa: il Guarneri doveva restare indissolubilmente legato alla città di Genova, “perché fosse perpetuamente conservato”.
Ancora oggi, “il Cannone” si può ammirare in una sala di Palazzo Doria-Tursi, sede del Municipio di Genova, all’interno della teca che lo custodisce gelosamente.
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