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Primi piatti tipici di Roma: quali assaggiare...

Scritto da Redazione , 11/06/19

Nel quartiere Garbatella, a Testaccio, o a Trastevere, un po’ ovunque insomma, Roma offre l’opportunità di riassaporare i sapori semplici e genuini di un tempo, tra le infinite proposte offerte dalle osterie e dalle trattorie tipiche. Ma tra un bicchiere di vino rosso dei Castelli romani e un buon piatto di coda alla vaccinara, è con i primi che dona il suo meglio; è con la pasta che offre ai turisti la vera essenza della “romanità”. Ma bando alle ciance e scopriamo i primi piatti da assaggiare a Roma…

La pasta alla carbonara

Tradizionalmente viene preparata con i classici spaghetti ma, volendo, anche con rigatoni e mezze maniche, condite con guanciale locale, pecorino romano grattugiato, uova e, naturalmente, pepe macinato.
La tradizione narra che fossero molto apprezzati dai carbonai per la semplicità di esecuzione e la facile reperibilità dei suoi ingredienti. Senza considerare la possibilità di conservarli per lungo tempo.

Altri raccontano, invece, che il termine “carbonara” derivi dalla preparazione e, in particolare, dall’abbondante pepe nero macinato dal mulinello che viene aggiunto alla fine. Cosa che, vista la prima volta, veniva scambiata dai clienti per una aggiunta di polvere di carbone sulla pasta.

Bucatini all’amatriciana

Nascono ad Amatrice, un piccolo paesino del Lazio. La prima testimonianza scritta di questo piatto sembra giungerci dal cuoco Francesco Leonardi che, nel 1816, li serve al Papa. Ma le origini di questi bucatini all’amatriciana, conditi con pecorino grattugiato, guanciale, peperoncino e polpa di pomodoro, risalgono a tempi molto più remoti: basta pensare che, già nell’800, a Roma, c’era traccia di una stradina chiamata “dei Matriciani”, il cui nome poi fu cambiato in dei “Amatriciani”, dove i sabini - conosciuti da tutti come i grici - in una piazza attigua vendevano le loro merci al mercato e poi si sfamavano in una bettola chiamata appunto l’Amatriciano.

È opinione ormai diffusa anche l’idea che i bucatini all’amatriciana derivino dalla ricetta degli spaghetti alla gricia, altro primo piatto tipico romano preparato con gli stessi ingredienti ma senza polpa di pomodoro (che fu poi aggiunta solo nel XII secolo per dar vita ai bucati all’amatriciana che tutti noi conosciamo).

Spaghetti alla puttanesca

Conditi con pomodori maturi, peperoncino rosso, pecorino grattugiato, prezzemolo, aglio, capperi, olive, filetti di acciughe sott’olio, gli spaghetti alla puttanesca sono un altro piatto tipico romano molto amato. Anche se, a contendersene la paternità, vi è anche Napoli. Leggenda racconta che un oste lo preparò agli inizi del 900 utilizzando gli ingredienti che si trovava in casa, e lo offrì ai clienti della sua casa di tolleranza, situata in periferia, attribuendogli poi il caratteristico nome.

Tonnarelli cacio e pepe

I tonnarelli cacio e pepe sono conditi con una soffice crema ottenuta dalla giusta mescolanza di pecorino romano e acqua, alla quale si aggiunge olio extravergine di oliva, sale e pepe in grani.
Per l’origine, si racconta che i pastori dell’agro romano, durante i lunghi periodi di transumanza, accompagnati solo dai greggi, usavano portare sempre con loro degli spaghetti essiccati, delle fette di pecorino romano e un piccolo sacchetto di pepe in grani… Da qui alle osterie della Capitale il passo fu breve: oggi è uno dei piatti più apprezzati della cucina romana, un mix di semplicità e bontà.

Fettuccine alla papalina

Le fettuccine alla papalina nascono nella Roma degli anni 30. Il Cardinale Eugenio Pacelli – il futuro Papa Pio XII –, abituale cliente del Ristorante La Cisterna, chiese di poter mangiare un piatto diverso dal solito. Il cuoco del locale, allora, inventò per lui le fettuccine alla papalina, molto più leggere e digeribili delle altre pietanza romane, ma sempre con uno sguardo volto alla tradizione culinaria della città.

In realtà, il cuoco non fece altro che sostituire gli spaghetti della pasta alla carbonara con delle fettuccine all’uovo, l’immancabile pancetta con del prosciutto crudo e il pecorino romano grattugiato con del parmigiano reggiano. E aggiunse infine un soffritto di cipolla e burro, ma lasciò invariata la classica crema della carbonara fatta con le uova.
Molti oggi usano aggiungere a questi ingredienti anche dei piselli sgranati, funghi o ancora della panna da cucina e che rendono questo primo piatto ancora più ricco!

Gli gnocchi alla romana

Gli gnocchi alla romana hanno origini antichissime e sono tipici della cultura gastronomica laziale. Hanno chiare origini contadine come dimostrato anche dall’uso del semolino nel loro impasto. Contrariamente a quanto si può pensare, questi gnocchi non hanno nulla a che vedere con gli gnocchi che siete probabilmente abituati a mangiare, a cominciare dalla forma tonda e appiattita e di grandezza medio–grande. A differenza degli gnocchi tradizionali poi non vengono bolliti in acqua salata ma gratinati in forno. Altri due ingredienti che li rendono diversi sono il burro e parmigiano. Tanto che in molti ritengono che essi siano originari del Nord Italia e più specificatamente del Piemonte.  

Pasta all’arrabbiata

Anche questo piatto preparato in molte regioni d’Italia ha origini romane. Viene preparato sempre con sugo al pomodoro, due spicchi di aglio, olio extravergine di oliva, un pizzico di sale, peperoncino piccante rosso tagliato a tocchetti e le classiche pennette.
Le origini della pasta all’arrabbiata non sono molto antiche: risalirebbero ai primi anni del 900, quando un oste volenteroso e geniale volle offrire ai suoi clienti una variante dei più noti (all’epoca) bucatini all’amatriciana.
Chiamando la pasta “all’arrabbiata” per sottolineare la piccantezza conferitale dai peperoncini tagliati a tocchetti e uniti al sughetto al pomodoro.

Immagine descrittiva - BY Foto di shuichin da Pixabay c
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