Destinazioni - Comune
Savignano sul Panaro
Luogo:
Savignano sul Panaro (Modena)
Savignano sul Panaro (Savgnân d'cò Pànèra in dialetto modenese, Savignàn in dialetto bolognese occidentale) é un comune italiano di 9.276 abitanti (2011) della provincia di Modena, in Emilia-Romagna, cui si estende per 25 km² in posizione sud-est rispetto al grande bacino alluvionale della pianura padana.
Confina a nord con il comune di San Cesario sul Panaro, a est con i comuni di Bazzano (BO) e Monteveglio (BO), a sud con i comuni Castello di Serravalle (BO) e Guiglia, invece i confini nella parte occidentale, sono determinati dal fiume Panaro oltre cui si trovano i comuni di Marano sul Panaro, Vignola, Spilamberto. La superficie territoriale passa da un'altitudine di 50 m fino ad arrivare, alle pendici dell'appennino Emiliano, anche ai 250 m.
Storia
Savignano sul Panaro vanta origini antichissime. Una delle prime memorie che si incontrano di Savignano è quella di un placito, il famoso “Placito Curte Saviniano; ubi Domnus Hludovicus Imperator preerat” che tenne nell'898 l'imperatore Ludovico II. Ciò avvenne quando il castello ed il contado annesso erano compresi nell'ambito della giurisdizione del Vescovo di Modena, al quale si sostituì il re d'Italia Pipino, figlio di Carlo Magno, nel secolo VIII. Il suddetto Vescovo di Modena Ingone nel 1022 diede la Corte di Savignano e il castello in enfiteusi al marchese Bonifacio di Toscana e quindi alla figlia Matilde. Dopo la morte di quest'ultima avvenuta nell'anno 1115 Savignano passò sotto il potere del Vescovo di Modena Dodone che affidò la cura di quel castello per due anni a Grimaldo da Frignano affinché a nome della Chiesa di Modena lo custodisse, cedendogli la terza parte di tutte le entrate e di tutti i diritti che egli aveva, promettendo di pagargli entro il termine di quei due anni dodici lire lucchesi per le spese necessarie alla difesa del castello. Nel 1143 però, per volere spontaneo del popolo savignanese, tutto passò sotto il comune di Bologna e non a caso, anche l'antichissima famiglia gentilizia dei Pepoli, gloria petroniana, vanta le sue origini in Savignano. Nel frattempo, si era venuto a formare nel castello un nobile e potente casato che da Savignano traeva il nome. Di questo casato si ricorda in particolare Bonaventura, avvocato della Chiesa, e Ugolino da Savignano che fu scelto podestà tanto in Parma nel 1263 che in Perugia nel 1264. Dopo che la rocca era stata data in feudo per qualche tempo a Grimaldo da Frignano e più tardi a Guido di Ardizzone da Savignano, essa finì sotto il diretto dominio del comune di Modena per quasi un secolo, finché nel 1299 i bolognesi se ne impossessarono con le armi. Almeno fin dal 1360 la rocca era in potere degli Estensi, tanto che il 26 luglio dello stesso anno il marchese Aldobrandino III d'Este nominò un certo Jacopo, soprannominato Brua, a custodire quel castello, dimenticando volutamente i da Savignano, più portati ad appoggiare i bolognesi. Qualche anno più tardi, nel 1408 il marchese Niccolò III d'Este ne fece dono a Uguccione de Contrari, e nei discendenti di esso rimase fino all'estinzione della famiglia, dopo la quale ne fu infedauta la Famiglia Boncompagni. Frattanto la casata da Savignano si estinse con le ultime due figure femminili, Domina Viridis e Jacoba, ritiratesi poi a Castel Trivellino nei pressi di Campogalliano. Insieme a Vignola anche Savignano passò nel 1577 ai Boncompagni, per l'acquisto di Jacopo figlio naturale di Gregorio XIII, ai quali fu tolto diverse volte e sempre durante occasioni belliche, soprattutto nella celebre guerra per il possesso del Ducato di Castro del 1643-1645 fra i Barberini e i Farnese. Savignano rimase sotto il dominio dei Boncompagni fino al 1796, anno in cui entrò a far parte del Regno Italico di Napoleone Bonaparte. Grazie ai preziosi ritrovamenti archeologici del secolo scorso, possiamo tranquillamente affermare che questa terra ha origini assai remote. I reperti trovati negli insediamenti e nelle necropoli testimoniano una forte presenza etrusca in questa zona. I rinvenimenti più recenti da riferirsi all'età del ferro sono quello di Pesano, risalente al 1976, quello del podere Fallona del 1983 e quello del Rio d'Orzo del settembre 1989. Tombe ricche di stoviglie e di oggetti di ogni tipo, come fibule, rasoi, spuntoni, fileti per cavalli, oggetti taglienti, cilindrici a due capocchie, pavimenti di mosaico e marmi furono ritrovati ripetutamente nell'area di Savignano, in particolare nelle località di Mombrina, Doccia, Moscardina e Pasano.
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Economia
Il territorio collinare tra Bologna e Modena ha molte ricchezze da offrire al gusto. Per questo è nata la Strada dei Vini e dei Sapori Città Castelli Ciliegi, il primo itinerario enogastronomico dell'Emilia-Romagna che permette di fare un viaggio alla scoperta dei sapori più autentici di questi luoghi.
La tradizione gastronomica di Savignano trae le sue origini dalla collocazione di confine tra Modena e Bologna da una parte, e fra montagna e pianura dall'altra. I prodotti tipici della montagna, crescentine e borlenghi, convivono con i prodotti tipicamente modenesi, come l'aceto balsamico e il nocino, e bolognesi, come le paste fresche e ripiene.
Gran parte del territorio è caratterizzato da una spiccata vocazione agricola orientata sui frutteti (ciliegi, susini, peri, albicocchi, meli) e vigneti tipici dei colli bolognesi con ben 11 vini DOC (Pinot, Montuni, Lambrusco Grasparossa, Barbera, Pignoletto, Bianco, Cabernet Sauvignon, Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Riesling Italico).
Il territorio comunale è compreso nei prestigiosi Consorzi per la tutela del Parmigiano Reggiano, del Prosciutto di Modena e della Ciliegia e Susina tipica di Vignola.
Inoltre nelle frazioni Magazzeno e Mulino vi è una zona particolarmente adatta alla coltivazione del caco; alcuni agricoltori si sono specializzati a portarli a maturazione artificialmente iniziando dalla seconda decade di settembre.
Notevole impulso ha avuto negli ultimi anni la piccola industria e l'artigianato; è anche importante la presenza del settore terziario.
Museo della Venere e dell'Elefante di Savignano
L'Elefante
Nell'autunno del 1980 veniva scoperto sul greto del fiume Panaro lo scheletro incompleto di un elefante in località Bocchirolo a nordest di Savignano sul Panaro: si tratta di una femmina appartenente al genere Mammuthus, progenitore della specie "meridionalis" che comparve in Europa alla fine del Pliocene. La mostra permanente propone inoltre alcuni percorsi-mostra che illustrano la storia del territorio comunale attraverso i principali ritrovamenti archeologici, con particolare riguardo all'importante insediamento del Neolitico affiorato nel 1981 e una seriedi vetrine che raccolgono minerali e fossili provenienti da donazioni e da rinvenimenti effettuati sul territorio comunale.
La Venere di Savignano
Una sezione del museo è dedicata alla copia della celeberrima Venere di Savignano, scultura dell'età paleolitica, rinvenuta nel 1925 ad una profondità di circa 120 cm. dal sig. Olindo Zambelli in località Prà Martin di Savignano a seguito di lavori per lo scavo delle fondamenta di una costruzione. Successivamente venne acquistata dall'insigne artista savignanese Giuseppe Graziosi che, conscio della sua importanza archeologica ed artistica ne fece dono al Museo Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini" di Roma ove è attualmente conservata.Su basi puramente stilistiche venne attribuita al Paleolitico superiore, mentre sembra più probabile che la Venere appartenga alle culture del Neolitico, peraltro ben presenti nel territorio.
Persone legate a Savignano sul Panaro
Giuseppe Graziosi, pittore e scultore, è la personalità più importante collegata al comune di Savignano sul Panaro, nato e cresciuto nella frazione Mulino dove si può ancora vedere la sua casa natale recentemente ristrutturata.
La città di Modena gli ha interamente dedicato una gipsoteca. È sepolto nel cimitero comunale.
Evaristo Pancaldi (1872-1950), canonico , pioniere riformatore della musica sacra a Modena. Anticipa la pubblicazione del motu proprio di Pio X, documento ufficiale con il quale la Chiesa prendeva definitivamente posizione contro l'influsso della musica profana e teatrale che ormai da oltre un secolo imperversava nelle sacre funzioni, dando così avvio alla riforma del canto liturgico tendente al recupero di uno stile più sobrio e più devoto che ritrovava la sua massima espressione nel canto gregoriano e nella polifonia classica del XVI secolo.
Nel 1900 ottiene la carica di direttore e maestro di cappella del duomo di Modena ed inizia subito il suo disegno riformatore, sostituendo i suonatori d'orchestra con altrettanti cantori ed esigendo il canto di mottetti in luogo delle usuali sinfonie provocando così un duro scontro coi difensori di una tradizione legata ancora tenacemente al gusto teatrale dominante in Italia nel secolo XIX.
Curiosità
Forse non tutti sanno che Savignano sul Panaro è il primo comune dell'Italia Unita, in quanto il suo stemma è stato il primo iscritto al Registro Araldico nazionale, quando il 23 febbraio 1862, il ministro segretario di Stato, Bettino Ricasoli, dava ufficialità al decreto del re Vittorio Emanuele II con il quale veniva riconosciuto il diritto del Comune di Savignano (che soltanto il 4/12/1862 diventerà Savignano sul Panaro) di fregiarsi dello stemma come richiesto all'unanimità dal Consiglio Comunale nella seduta del 31 ottobre 1861.
Frazioni e contrade
Castello
Doccia
Formica
Garofano
Magazzeno
Mulino
La Torre
Bocchirolo
S. Giovanni
Castiglione.
Eventi
Lotta per la spada dei Contrari, terzo weekend di settembre.
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il territorio di Savignano è storicamente attraversato dall'antica strada romana detta via Claudia. Dall'avvento della motorizzazione di massa l'arteria principale è la strada provinciale 569, già Strada statale 569 di Vignola, che da Casalecchio di Reno arriva a Savignano per poi continuare verso Vignola e da lì verso Maranello. La stessa, dal 1883 al 1938, ospitava il binario della tranvia Bologna-Casalecchio-Vignola che a Savignano possedeva altresì un tratto in sede propria; la località era servita dalle fermate Casale Molino e Doccia.
In località Formica la 569 ha una tratta in comune con la strada statale 623 del Passo Brasa (ora strada provinciale) che proviene da Modena, attraversa Vignola ed è spina dorsale del territorio più meridionale del territorio comunale di Savignano, dopo il quale prosegue per Guiglia, Zocca fino ad arrivare a Gaggio Montano.
Ferrovie
Nel 1938 la tranvia fu sostituita dalla attuale ferrovia elettrica, sulla quale sono presenti la stazione di Savignano Mulino e la fermata di Savignano Comune, inserite nell'ambito del servizio ferroviario metropolitano di Bologna e servite dalle relazioni TPER con il capoluogo.
Questa linea ferroviaria rimase attiva per il trasporto merci fino al 1995, nonostante la sospensione del servizio passeggeri avvenuta nel 1967, perché sul suo percorso sorgevano, soprattutto a Savignano, diversi magazzini di frutta che continuarono ad utilizzare la linea. In questo ambito infatti la Stazione di Savignano Mulino svolgeva un importante compito di scalo merci all'interno dei magazzini della famiglia Garagnani (successivamente trasformata in Coop. Garagnani, ed in epoca recente in Coop. Emiliafrutta), al tempo tra i più importanti e all'avanguardia d'Italia. Subito dopo la stazione di Savignano Comune i binari passano il fiume Panaro su un ponte a cinque arcate in cemento armato che nel momento della sua realizzazione risultava il ponte in cemento più lungo d'Italia.
Amministrazione
Note
^ Dato Istat - Popolazione residente al 31/12/12.
^ Luigi Lepri, Daniele Vitali (a cura di), Dizionario Bolognese Italiano / Italiano-Bolognese, Bologna, Pendragon, 2007, pp. 348-354, ISBN 978-88-8342-594-3.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
Voci correlate
Venere di Savignano.
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