Luogo - Monumento
Macellum
Luogo:
Via Serapide, Pozzuoli (Napoli)
L’edificio, noto per i fenomeni di bradisismo dell’area flegrea, fu messo in luce alla metà del XVIII secolo, durante una fase di bradisismo positivo, sotto il regno di Carlo III di Borbone. Il monumento, denominato Tempio di Serapide per il ritrovamento della statua del dio, in realtà è un macellum, cioè un mercato pubblico che sorgeva nei pressi della ripa orientale, non lontano dall’emporium della città romana. L’accesso monumentale è posto sul lato sud-occidentale dell’edificio, in direzione dell’antica zona portuale, mentre il lato opposto è articolato da un’ampia esedra, sottolineata dalla maggiore dimensione delle quattro colonne prospicienti ed affiancata da ambienti di servizio e da due grandi latrine, queste ultime accessibili anche dall’esterno. La costruzione si sviluppa intorno ad un grande cortile centrale a pianta quasi quadrata, circondato da un portico dal quale si accedeva alle botteghe, formato da trentasei colonne di granito grigio, aventi l’altezza di m 6,11 ed il diametro di cm 80 e sormontate da capitelli corinzi decorati da conchiglie contenenti piccoli delfini. Sia il portico che la corte erano pavimentati con lastre marmoree. Al centro di quest’ultima è la grande tholos (edicola a pianta circolare), con struttura muraria in opus latericium rivestita di lastre marmoree e dotata di una grande fontana ottagonale, al centro della quale una lastra con fori disposti a formare un disegno floreale copre un canale. Intorno alla tholos, fra gli intercolumni e sugli assi delle colonne vi erano basamenti di statue onorarie e puteali di marmo. Al centro del lato orientale del portico un'aula absidata, posta di fronte all’ingresso, presenta una grandiosa facciata tetrastila, ornata sul davanti da statue onorarie; l’accesso all’aula era marcato sulla soglia da pilastri rivestiti di cipollino e da due colonne nello stesso tipo di marmo con gli intercolumni laterali chiusi da transenne marmoree, mentre il pavimento era in opus sectile con una trama di quadrati in cui si iscrivevano alternativamente cerchi e losanghe in marmi di colore rosso, giallo, verde e violetto. Nelle nicchie dell’aula furono rinvenute due basi di statue con iscrizioni in onore di Alessandro Severo e di sua moglie Barbia Oriana, la statua di Serapide, i gruppi di Oreste ed Elettra e di Dioniso con il Fauno. Il nucleo originario dell’edificio sembra essere di età flavia, epoca alla quale risale l’iscrizione dedicatoria. Il lato settentrionale dell’aula absidata e la tholos recano però i segni di un rifacimento più tardo, probabilmente del III secolo d.C., come sembrano indicare i resti della decorazione architettonica ed alcune fistulae aquariae (tubi per la canalizzazione dell’acqua) con il nome di Settimio Severo.