In bicicletta con “La libraia di Orvieto”
Questa settimana anche “Luoghi di Carta” rende omaggio all’Umbria – che accoglie il team di ViaggiArt tra paesaggi e centri storici intrisi di spiritualità e cultura – e lo fa affidandosi al fascino di un personaggio ormai molto amato: Matilde Ferraris, alias, “La libraia di Orvieto” (Fanucci, 2010), plasmata dalla penna della catanese Valentina Pattavina.
Come tutti i librai, Matilde trascorre intere giornate immersa nel suo universo cartaceo, dedita a cogliere i fiori più profumati della narrativa per offrirli a chi li sa apprezzare. Ma non solo. La libraia, giunta a Orvieto direttamente dalla capitale, scopre pian piano una realtà inattesa, nascosta e accattivante, popolata di segreti che, in una piccola comunità dove tutti si conoscono, vengono appena sussurrati per poi essere sepolti in profondità, come una monetina lanciata sul fondo del Pozzo di San Patrizio. Ed è così che il borgo antico si tinge di giallo – non solo quello delle caratteristiche murature di tufo – e comincia a svelare il suo volto nascosto.
Tra una cena a casa di Adelina, l’erborista che delizia i palati degli amici con le squisite pietanze della tradizione umbra, le “sorelle-zitelle” Marzio e il fascinoso Michele, giornalista che decide di indagare su un fatto macabro riaffiorato dal passato, la nostra libraia si trova presto immersa in una realtà avvolgente come la lettura di un buon libro.
Perché proprio Orvieto? Un’attrazione fatale, dice la Pattavina, che, come la protagonista delle sue opere, si è innamorata dei ritmi e delle magie antiche di un borgo incantato, perdendosi in bicicletta tra le sue vie, le campagne e i pozzi: “scenografia” ideale per fare da contorno all’investigazione ironica e coinvolgente della Ferraris.
Eliana Iorfida