Etruschi, questi sconosciuti: viaggio archeologico nella Tuscia
La loro lingua è pressoché indecifrata, molti aspetti della loro cultura sono ad oggi un mistero, eppure gli Etruschi, questi sconosciuti, rappresentano il “focolaio determinante della civiltà Italica”, come scriveva Heurgon.
ViaggiArt vi propone un viaggio archeologico nella Tuscia, l’antica Etruria, ovvero la porzione d’Italia centrale a cavallo tra Toscana, Umbria e Lazio che vide fiorire questo popolo misterioso.
Nella “Dodecapoli etrusca”
Il nostro itinerario alla scoperta della Tuscia archeologica e della cosiddetta “Dodecapoli etrusca”, l’insieme delle 12 città-stato (cui si aggiunsero centri minori) unite in una potente alleanza, parte dalla Toscana.
Prima tappa: Volterra, perno di tutta l’Etruria settentrionale. La città, disposta sulle colline e celebre per la lavorazione dell’alabastro, conserva un centro storico di origine etrusca, racchiuso nella cinta muraria tra Porta all’Arco e Porta Diana; l’Acropoli, dove sono visibili le fondamenta di due templi, edifici e cisterne, e numerosi ipogei. Sui colli della Badia e della Guerruccia si trovano le necropoli villanoviane, a strapiombo sulle balze che costituiscono una delle maggiori attrazioni del paesaggio volterrano.
Dalla città di Arezzo proviene invece la famosa “Chimera”, oggi al Museo Archeologico di Firenze, a testimoniare il grado di eccellenza raggiunta dall’arte etrusca, della quale è uno dei simboli universalmente riconosciuti. Cortona, a poca distanza, ci restituisce una preziosa “Tabula” recante una delle più lunghe iscrizioni in lingua etrusca e ci fa attraversare il confine con la “Tuscia ducale”, in territorio umbro.
Facciamo tappa a Perugia per godere dell’incantevole panorama dal punto più alto della sua Acropoli, Porta del Sole, e riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta degli Etruschi in direzione di Chiusi e Orvieto. È qui che incontriamo opere d’importazione attica, sfingi, sarcofagi riccamente decorati, ma anche una tipica produzione locale: il bucchero, la leggerissima ceramica nera lucida marchio inconfondibile dell’arte etrusca.
Dalle necropoli del Tempio del Belvedere di Orvieto procediamo verso sud, in direzione del Lago di Bolsena e dell’antica Volsini. In piena Tuscia laziale, nella provincia di Viterbo, ci ritroviamo immersi in un paesaggio dell’anima, che spazia dal bosco fitto dei Monti Cimini alle località termali, passando per Tuscania e il Parco Archeologico di Vulci, dove si trova la celeberrima Tomba François, uno dei più importanti monumenti etruschi, e la straordinaria necropoli “Patrimonio UNESCO” di Tarquinia-Cerveteri.
Le rovine di Veio si estendono nel territorio del borgo medievale di Isola Farnese ed evocano immediatamente gli antichi fasti che le valsero il titolo di “Città splendida” (Tito Livio) e la “più potente città dei Tirreni” (Dionigi).
Risaliamo nuovamente la costa toscana e chiudiamo il cerchio della “dodecapoli” con la visita a Vetulonia e alle sue ciclopiche Mura dell’Arce e a Populonia, “Città del ferro” adagiata sul mare, di fronte all’Isola d’Elba. Attorno all’attuale Golfo di Baratti sorgevano i due villaggi cui fanno riferimento le necropoli di San Cerbone e Poggio delle Granate.
Ci immergiamo nell’atmosfera magica di questo luogo, dove il mondo terreno e quello ultraterreno si incontrano nell’oscurità delle tipiche tombe a pozzo, a tumulo e a camera e fantastichiamo sui miti degli Etruschi, sulla loro vita quotidiana, gli usi, i costumi e i cibi che ci hanno accompagnati in questo itinerario, ancora parte della tradizione gastronomica odierna: minestre a base di cereali, fave e cipolle, frittelle, focacce, ottimo vino e olio d’oliva.
Eliana Iorfida
Ph: Veduta di Tuscania (Wikipedia)