Tracce arabe in Sicilia: i monumenti più belli da visitare
Oggi partiamo per un seducente viaggio sulle tracce arabe in Sicilia: edifici, opere d'arte, giardini, ex moschee, piatti tipici e tanto altro, nella regione italiana che più di ogni altra è sintesi perfetta tra Occidente e Oriente.
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Dall’arte alle atmosfere islamiche, dalla grande letteratura alla corte di Federico II ai mercati rionali, dalla cucina al dialetto passando per alcuni tra i più preziosi monumenti e Siti UNESCO al mondo, la Siclia rivendica fortemente il proprio passato arabo: un viaggio avvincente, sulle tracce arabe in Sicilia che ancora oggi è possibile apprezzare.
Cosa hanno portato gli arabi in Sicilia
A partire dalla prima conquista e nel corso di ben due secoli di governo, scopriamo cosa hanno portato gli arabi in Sicilia e cosa sopravvive oggi di quel meraviglioso mondo.
Gli arabi hanno portarono nell’isola cultura, poesia, arte, scienze matematiche, mediche e astronomiche; monumenti e architetture che oggi sono tra i più importanti Siti dell'Umanità UNESCO, come testimonia la bellezza del circuito di Palermo e delle Cattedralei arabo-normanne.
Oltre al grande impulso culturale alla regione e all'Europa intera dell'epoca, il viaggio sulle tracce arabe in Sicilia ci porta a scoprire anche un lascito economico di primaria importanza, che riguarda il mondo agricolo e gastronomico, con l'introduzione delle colture del riso e degli agrumi, delle melanzane, dei gelsi e del baco da seta; e poi, ancora, opere di bonifica dei terreni e l'intero impianto di canalizzazione idrica che consentì l’uso razionale dell'acqua, oggi ormai dimenticato.
A testimonianza di queste importantissime tracce arabe in Sicilia, la lingua corrente usa ancora parole come “gebbia”, “saja”, “senia" per indicare elementi architettonici precisi di regimentazione delle acque.
Come non citare, tra le più importanti tracce arabe in Sicilia la presenza della raffinata scuola poetica che si formò alla corte di emiri e califfi e seppe poi adattarsi a cantare anche le gesta dei nuovi padroni normanni, con la straordinaria fioritura poetica e letteraria alla corte dell'illuminato imperatore Federico II di Svevia? Abu Al Hasan, Ibn Kalta e Ibn Hamdis, solo per citare alcuni tra i più grandi poeti arabi siciliani.
Cultura e tradizioni arabe in Sicilia
Parlare di cultura e tradizioni arabe in Sicilia significa anche parlare di cucina e piatti gustosissimi che ancora sono sulle tavole siciliane.
Il principe tra i piatti tipici arabo-siculi è senza dubbio il Cous Cous trapanese, unanimemente riconosciuto il migliore del Mediterraneo: tra tajine colorate, spezie, pesce, carne e verdure, a San Vito Lo Capo si celebra il Cous Cous Fest, l'appuntamento fisso e attesissimo che rende tributo alla grande tradizione culinaria araba della Sicilia.
Ma anche la cassata, le arancine, la granita e gran parte della tradizione dolciaria di Siclia, apprezzata in tutto il mondo, affondano radici nel mondo arabo
Tracce arabe in Sicilia
I monumenti arabi in Sicilia sono decine e fanno parte dei Siti UNESCO assieme all'architettura araba in Sicilia.
Benché non rimanga, a oggi, traccia di alcuna moschea, in quanto tutte inglobate e trasformate in chiese, sappiamo che lo stesso Alkazar, ovvero l’attuale Palazzo dei Normanni di Palermo, sede della Regione Sicilia e del primo parlamento d'Occidente, era parte di un complesso molto articolato dell'epoca araba e che la Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti contiene al suo interno lo spazio dell'antica moschea.
Mazara del Vallo, prima conquista araba della Sicilia in ordine di tempo (827) costituiva una iqlim (circoscrizione) e, ancora oggi, il suo centro storico è un'autentica e popolata kasbah tunisina: un labirinto di vicoli, case tinteggiate e profumi di spezie abitata da tunisini di seconde e terze generazioni.
In provincia di Trapani, il Castello di Calatubo (قلعة ﺍوبي – Qal’at ‘Awbi, ossia "Castello di tufo”), era l'antica fortezza a presidio della produzione e del commercio dei cereali che si sviluppava in quella zona mediante il circuito dei cosiddetti “mulini persiani”.
Infine, Palermo. Qui le tracce arabe in Sicilia diventano Patrimonio dell'Umanità: persino i nomi delle vie sono scritti in arabo.
Le rosse cupole (“qube”) di San Giovanni degli Eremiti e San Cataldo non lasciano dubbi, così come gli inebriante giardini di melograni ed essenze arboree orientali che si sviluppano al loro interno e ci introducono alla “Sala Araba”, la precedente moschea del X secolo.
A due passi, lo storico mercato di Ballarò ci dà la suggestione di sentire voiciare quegli stessi mercanti arabi che lo fondarono, così come nel quartiere arabo della Kalsa ("khalisa": la pura”, “l’eletta”), il primo nucleo arabo della città, sede dell’emiro.
E come definire la Zisa ("al-ʿAzīza, “la splendida”), l'imponente palazzo reale che Guglielmo I volle per rivaleggiare col padre in quanto a sfarzo di arabeschi e “genoardi”, i tipici giardini a imitazione del paradiso in terra? Al suo interno la Sala della Fontana, con la nicchia decorata a muqarnaṣ (ad alveare) identica a quelle della Moschea dello Scià, a Isfahan (Iran).
Niente di meglio che concludere questo nostro viaggio sulle tracce arabe in Sicilia con una sosta alle terme arabe di Cefalà Diana, poco fuori città.
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