Itinerario tra i muretti a secco del sud Italia
Dichiarati Patrimonio Immateriale UNESCO, i caratteristici muretti a secco del Mediterraneo ci ispirano un viaggio a sud, tra i muretti di pietra che hanno fatto la storia del paesaggio e del vivere contadino di una volta.
Indice
Itinerari sud Italia, ecoturismo tra muretti a secco e masserie
L’arte dei muretti a secco affonda le sue radici nella storia millenaria del Bacino del Mediterraneo: soluzione ingegnosa per contenere, delimitare e terrazzare gli spazi agricoli anche su versanti di terra impervi, i muri a secco in pietra rappresentano un sapere antico, tramandato per generazioni, al quale l’UNESCO ha riconosciuto il valore di patrimonio culturale immateriale.
Un patrimonio immateriale sì, che tuttavia si traduce in manufatti “materialissmi”: una muratura a secco che richiede grande maestria di posa. Vi state chiedendo come fare un muro a secco? ViaggiArt ha girato la domanda a un maestro di muri a secco in pietra, secondo il quale:
“Il trucco per dare stabilità al muretto è prestare molta attenzione allo scavo delle fondamenta, con un solco ben tracciato lungo il quale disporre i filari di pietre avendo cura di posizionare le più grosse alla base, riempendo gli spazi liberi con la terra”.
1. In Puglia, tra i muretti a secco salentini
Tra le regioni promotrici della candidatura dell’arte dei muretti a secco come Patrimonio Immateriale UNESCO c’è proprio la Puglia, dove la tecnica costruttiva della muratura a secco è un forte tratto distintivo dell’intero paesaggio regionale, dal Salento alla Capitanata, dove i muri in pietra a secco rappresentano il lavoro dell’uomo rispettoso dell’ambiente, testimonianza di una storia contadina antica che mantiene intatta la sua autenticità nel tempo.
Un itinerario nel Salento, alla ricerca dei terrazzamenti a secco, ci porta anche a scoprire masserie di campagna e prodotti tipici pugliesi, per un’esperienza a stretto contatto con la natura, da godere a ritmo lento.
2. Gli Orti saraceni di Tricarico
La Basilicata non è da meno, quanto all’arte dei muretti a secco: nel Comune di Tricarico, ad esempio, a ridosso dei quartieri arabi della Ràbata e della Saracena, gli arabi realizzarono i cosiddetti Orti Saraceni, giardini terrazzati delimitati dai caratteristici muretti a secco in uso ancora oggi.
A testimonianza di una pratica diffusa in tutta l’area mediterranea, la città di Tricarico è nota come “arabo-normanna”, grazie a uno dei centri storici medievali più importanti e meglio conservati della Basilicata, nel quale gli antichi quartieri si sviluppano secondo in un perfetto schema "a fuso", tipico delle città medievali realizzate sui colli, costruito attorno alla bellissima Cattedrale di Santa Maria Assunta, voluta da Roberto il Guiscardo, nella quale, nel 1383, Luigi I d'Angiò fu incoronato re di Napoli.
3. I muretti a secco in Calabria e Sicilia
Questi particolarissimi Beni Immateriali UNESCO segnano allo stesso modo il paesaggio di Calabria e Sicilia.
L’area della cosiddetta Costa Viola calabrese ad esempio, tratto litoraneo compreso tra Palmi e Reggio Calabria, è da sempre caratterizzata dalla presenza di muretti a secco realizzati con pietre posate una sull’altra e il solo utilizzo di terra asciutta, secondo le regole antiche dettate da un’agricoltura “eroica” e da un rapporto rispettoso tra uomo e natura.
Il paesaggio della Costa Viola, con i suoi terrazzamenti, rappresenta un contesto di grande fascino per storia, leggende e tradizioni tutte mediterranee.
In Sicilia, tra le pertinenze del Castello di Donnafugata, sontuosa dimora del tardo ‘800, si dislocano una serie di masserie dalla struttura inconfondibile, che vede al centro “u bàgghiu“, il cortile interno, attorniato dalle case dei “massàri“. Intorno, il paesaggio disegnato dai muretti a secco siciliani, punteggiato da alberi di carruba e dagli uliveti del ragusano.
Le stesse masserie venivano costruite a secco, senza malta e senza intonaco, dai contadini esperti che conoscevano ogni segreto delle meravigliose campagne del sud Italia.
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