Il Festival dei Due Mondi visto dalla Rocca Albornoziana e dal Duomo di Spoleto
Spoleto Festival, l’evento più atteso della Valle Umbra, è un’occasione d’oro per visitare l’antico “Ducato di Spoleto” e i suoi simboli: la Rocca Albornoziana, il Duomo di Spoleto e il Bosco Sacro.
Cosa fare a Spoleto durante il Festival
Qual è l’evento per eccellenza che segna l’inizio dell’estate umbra? Senza dubbio il Festival dei Due Mondi di Spoleto, la storica kermesse di prosa, danza, concerti e mostre incastonata nella splendida cornice medievale di quello che fu il “Ducato di Spoleto”.
Se vi state chiedendo cosa fare a fare a Spoleto tra uno spettacolo e l’altro, non c’è che l’imbarazzo della scelta. La città e i suoi dintorni, nella dolce Valle Umbra, sono uno scrigno di bellezze da visitare.
Partiamo dal simbolo monumentale di Spoleto: la Rocca Albornoziana, così chiamata dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, che ne ordinò la costruzione nel XIV secolo. Oggi la fortezza è sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto e svetta imponente sul colle Sant’Elia, accogliendo i visitatori tra i porticati del suo Cortile d’Onore.
Visitando il centro storico ci si imbatte nell’altro potente simbolo cittadino, il Duomo di Spoleto, al cui interno si è rapiti dal ciclo di affreschi di Filippo Lippi e dalle cappelle di Giuseppe Valadier, tra i massimi esponenti del Barocco romano.
Nel Bosco Sacro, sulle tracce di San Francesco
Lasciamo il centro di Spoleto percorrendo il maestoso Ponte delle Torri, ovvero il tratto più spettacolare dell’acquedotto di Cortaccione, di origine romana, lungo 230 metri, celebrato persino da Goethe nel suo Italienische Reise.
Dalla sua estremità raggiungiamo direttamente per Monteluco, dove si trova il Fortilizio dei Mulini, l’edificio turrito che per secoli ha vigilato sul ponte, e il celebre Bosco Sacro, la lecceta secolare attraversata da sentieri per il trekking storico-naturalistico.
Il cuore della foresta custodisce diversi eremi, alcuni dei quali inglobati in ville private, e culmina, sulla sommità del Monteluco, col santuario francescano del XII secolo, all’interno del quale, scolpita su una lapide, è riportata una frase di San Francesco che racchiude l’essenza della Valle Umbra:
Nihil jucundius vidi valle mea spoletana”.
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