Il Palazzo Te a Mantova: se quelle mura potessero parlare…
Come dire che il Manierismo si fa architettura. Edificio complesso e intrigante sotto molti aspetti, da quello strutturale a quello iconografico e simbolico, nasce nel Cinquecento dall’ispirazione visionaria di Giulio Romano, sotto la spinta del Marchese di Mantova Federico II Gonzaga che, col pretesto iniziale di ristrutturare alcune vecchie scuderie fuori città, elabora uno sfarzoso “nido d’amore” nel quale incontrare in gran segreto la storica amante, Isabella Boschetti.
Rifugio ideale per ordire trame di corte e consumare lascivi convegni amorosi, l’edificio rievoca nelle forme l’architettura delle ville romane: la sua pianta quadrata si svolge in larghezza, con un cortile centrale e un vastissimo giardino chiuso da un’esedra. Il gioco dei bugnati restituisce quel senso di raffinata “rusticità” che ben si accorda all’ambiente naturale in cui è immerso (fruttiere cariche d’agrumi e piante ornamentali usate anche come elementi decorativi).
Le sale si susseguono in una magnificenza iconografica senza precedenti, ispirate a elementi e temi chiave della classicità, secondo il gusto raffinato di Federico, che volle dedicare, ad esempio, un apposito ambiente alle “Metamorfosi” di Ovidio, tra i poeti più amati del Rinascimento. Palazzo Te è anche noto come “Palazzo dei lucidi inganni”, ovvero, ricco di trovate geniali e un po’ folli volte a far credere quello che non è, come avviene nella Camera del Sole: il soffitto, a forma di una carena di nave rovesciata, riproduce una trama di quadrilateri, molti dei quali aperti; i bassorilievi alle pareti sembrano di marmo, ma in realtà sono semplici riproduzioni in gesso degli originali ellenistici rinvenuti nelle Catacombe romane e ai Fori Imperiali.
Il Giardino d’Onore, un labirinto illuminato da fiaccole e torce, era cosparso di tappeti che si perdevano fino all’interno, a indicare i percorsi equivoci che conducevano ai piaceri di corte, fino al punto in cui Apollo trasforma la Ninfa Castalia in sorgente di musica e poesia.
Tutti i riferimenti alle Muse, alle Arti e all’astronomia, nel magico connubio che inganna l’occhio e induce appunto a un lucido e consapevole inganno, concorrono a rendere Palazzo Te uno scrigno di segreti piccanti e seducenti, oltre che un capolavoro indiscusso della Maniera architettonica e pittorica.
Eliana Iorfida