Padova, la città dei “senza”
Simbolo del Rinascimento del nord Italia, il cui splendore è racchiuso nel ciclo di Giotto della Cappella degli Scrovegni; scelta da Shakespeare per ambientare La bisbetica domata e definita dallo stesso “culla delle arti”, Padova, universalmente conosciuta come la “Città del Santo”, è anche nota per il curioso ricorrere della parola “senza”.
“Per il grande desiderio che avevo di vedere la Bella Padova, culla delle arti, sono arrivato…come chi lascia uno stagno per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete”.
(Shakespeare, La bisbetica domata, Atto 1, Scena 1)
Città del Santo dicevamo, “senza” specificarne il nome, perché è sottinteso riferirsi all’amatissimo Antonio, francescano portoghese i cui resti sono venerati nell’omonima Basilica che figura tra i monumenti più grandi e importanti della cristianità. Dunque “Santo senza nome”, ovvero per antonomasia!
E che dire del “Caffè senza porte”? Lo storico Caffè Pedrocchi – sorto nel 1772 in un punto strategico della città di Padova come “bottega del caffè” e coinvolto nei moti del Risorgimento – fino al 1916 era aperto ventiquattro ore al giorno e le sue porte non si chiudevano mai.
“È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia”.
(Stendhal)
A Padova troviamo anche una delle piazze più grandi e scenografiche d’Europa, il Prato della Valle, ovvero il “Prato senza erba”: un’isola di forma ellittica, chiamata Isola Memmia, che si estende per ben 20 000 m² circondata dal canale d’acqua alimentato dall’Alicorno, le cui sponde sono cinte da un doppio anello di 78 statue.
Per finire, avete mai visto un “Capitello senza colonna”? Casomai il contrario! Ma a Padova c’è anche questo e si trova nell’angolo nord-ovest del Palazzo della Ragione, nel cosiddetto “Salone”, all’incrocio della volta, nel punto in cui davvero manca una colonna.
Il ciclopico “Salone” (81x 27m), affrescato con uno strabiliante zodiaco ispirato agli studi di Averroè, congiunge le due principali piazze cittadine, delle Erbe e della Frutta, attraverso il passaggio coperto detto Volto della Corda, per via delle corde alle quali, nel Medioevo, venivano appesi per i polsi i commercianti rei di aver imbrogliato sulla misura della merce.
Dopo aver visto coi nostri occhi le bellezze e le unicità di Padova possiamo affermare “senza” timore di smentita che visitare questa città-capolavoro lascia chiunque “senza” parole.
Eliana Iorfida