Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore
La Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore, piccolo gioiello barocco, raccoglie le memorie più antiche del Cristianesimo a Corigliano. Risale, infatti, al 970, epoca in cui gli abitanti della marina occuparono il colle Serratore. Le prime attestazioni sono tuttavia precedenti (VI secolo). La chiesa mantiene l'originale rito greco-ortodosso fino al 1400. Venne ricostruita una prima volta nel 1329 dal conte Ruggero Sangineto, restaurata nelle attuali forme barocche nel 1744 e poi riportata in parte all'originale da artigiani locali. L'interno, ad una sola novata, conserva numerose opere di pregio: una tela seicentesca attribuita al pittore Cesare Fracanzano, "Sant'Agata in carcere" (1650), un ciclo pittorico settecentesco di Pietro Costantini da Serra San Bruno e un grande organo del 1757. Il coro, in legno di noce intagliato con inserti in radica a figure, si data all'ultimo quarto del Settecento ed è opera dell'ebanista Agostino Fusco di Morano Calabro; le decorazioni marmoree (marmo di Carrara con tarsie policrome) sono opera dei Palmieri di Napoli. Sotto il piano di calpesto le cripte delle famiglie gentilizie Morgia e Persiana. La Sagrestia costituisce un piccolo museo a sé: i suoi arredi lignei intagliati e dorati conservano, oltre agli antichi paramenti damascati in oro della famiglia Peretti (nipote di Sisto IV), sete e argenti (tra cui copia di una pisside trafugata nel 1806), uno dei più ricchi e antichi archivi ecclesiastici della città. L'archivio parte dal 1555 con la pergamena che testimonia l'Aggregazione delle numerose parrocchie e confraternite sul territorio e custodisce diversi manoscritti preziosi grandi libri corali.