Teatro Comunale Alessandro Bonci
Le prime notizie riguardo l'esistenza a Cesena di luoghi preposti alle rappresentazioni teatrali si hanno nell'anno 1503, quando una sala veniva allestita all'occasione con la commedia Filettolo e la sua amante Lisbena nel Palazzo dei Conservatori, e nel 1560 con una commedia in Palazzo Alidosi poi detto Spada. Questa ultima sala, adibita agli spettacoli, continuò ad essere utilizzata anche nel Settecento perché in una nota di cronaca si dice che il 15 maggio 1783 fu per ordine del Marchese Spada 'disfatto' il teatro (Zanotti, carta 68 retro). Si sciolse dall'impegno che evidentemente aveva assunto perché nello stesso 1783, il marchese comunicò che non era più in grado di mantenere da solo il teatro per ragioni finanziare (Il teatro ...Bonci p. 30). Dieci anni dopo in una guida del 1793 si ricorda parlando di Cesena Bella città [...] vi sono [...] un castello, un teatro (Boccolari 1793, p. 87) che dimostra che doveva già essere riconoscibile nel tessuto urbano forse il teatro di Palazzo Spada, certo luogo deputato e aperto al pubblico - se non un teatro vero e proprio. Infatti era divenuto abituale l'uso di aprire a teatro il Palazzo Spada e nel 1796 si pensò di farvi una costruzione stabile. (Raggi 1906, p. 7). Il 4 maggio 1796, il marchese Francesco Spada di Bologna, accettò di dare in locazione l'immobile con un contratto d'affitto ventennale risolvendo così i problemi economici ad una Delegazione' teatrale. Questa aveva nominato l'architetto Lorenzo Caporali per disegnare il progetto che fu realizzato da Giuseppe Sangiorgi. Il teatro non molto bello ed in legno fu costruito nel piano nobile del Palazzo: occupava il secondo, terzo e quarto piano (Enciclopedia, p. 459)] e aveva ventuno palchi distribuiti in tre ordini. Fu inaugurato durante la dominazione francese il 13 maggio 1797 con l'opera buffa La donna volubile. Ma non incontrava la soddisfazione generale perché occorreva accedervi per una scaletta angusta e maldifesa (p. 7) che provocò ripetuti incidenti. Fu rinnovato quando il palazzo fu acquistato il 5 maggio 1829 dal Marchese Guidi che a scopo di speculazione lo aveva da tempo acquistato dal marchese Spada. In quell'occasione il teatro prese il nome di Teatro Comunale Spada. Nel 1838 il Consiglio Comunale decretò la costruzione di un nuovo edificio teatrale da erigere al posto del vecchio teatro Spada che continuà ad ospitare spettacoli fino a quando nell'agosto 1843 essendosi già cominciato a demolirlo, non si ebbe spettacolo. Nel Carnevale 1843-44, si aprì il minuscolo Masini, con opera semiseria .. (Trovanelli 1896). L'architetto Vincenzo Ghinelli (a cui si devono anche i teatri di Senigallia e di Camerino) disegnò il progetto a quattro ordini come aveva chiesto il Comune ma in fase di realizzazione se ne preferirono costruire cinque. Nella struttura del teatro sono state adottate soluzioni tecniche e distributive di grande razionalità. Nel 1843 iniziarono i lavori di demolizione oltre che di Palazzo Spada, di altre case ed edifici nelle immediate vicinanze. L'interno del teatro fu decorato a monocromi e arabeschi dorati e quattro tondi raffiguranti le Muse dal pittore Francesco Migliari di Ferrara. I lavori terminarono dopo otto anni, nel 1846, quando il teatro fu inaugurato con la rappresentazione di Maria di Rohan di Donizetti. La facciata di gusto neoclassico è porticata e decorata da finestre con bassorilievi di Bernasconi di Bologna, scandite da otto semicolonne ioniche. La facciata è coronata da un frontone con lo stemma del comune con il motto Jacta est alea e le figure dei fiumi Savio e Rubicone. Dall'atrio si accede alla sala e al casino posto al secondo piano. La sala con pianta a ferro di cavallo ha quattro ordini e un loggione: le balconate sono rivestite con stucco veneziano lucido. Tenendo presente che un tempo erano venduti anche i posti in piedi e che solo nel loggione entravano anche 400 persone, il teatro poteva accogliere più di 1400 spettatori che aumentavano a 1500 persone in occasione dei veglioni di carnevale. Una volta infatti usavano costruire i teatri con una capienza pari ad un decimo della popolazione della città. Il palcoscenico è assai ampio e dotato di servizi, con una porta per l'entrata delle scene molto comoda. Il corredo scenico fu dipinto da Pietro Venier di Verona mentre Antonio Pio decorò il sipario con Dante Alighieri condotto al tempio della Gloria ancora nel teatro ma in pessime condizioni conservative. Nel corso dell'ultimo restauro sembra che sia stato ritrovato il secondino originale di Antonio Liverani mentre risulta perduto quello di Lucio Rossi. L'attrezzeria con graticci e tamburi ottocenteschi è in buona parte conservata. Il teatro conserva anche le macchine per i rumori della saetta, della grandine e del tuono delle quali, in genere, i teatri storici rimangono privi. Cinquant'anni dopo, nel 1897, si apprestavano i primi restauri alle decorazioni pittoriche esterne ed interne. Alcune modifiche apportate nel tempo all'edificio, rispetto all'impianto originale anche se numerose ne hanno complessivamente rispettato l'assetto primitivo. Nel 1924 fu eliminato il proscenio, ridotto il golfo mistico e demoliti i palchi al quarto ordine. Un intervento di consolidamento fu attuato dopo la seconda guerra mondiale alle coperture, mentre negli anni Settanta fu costruita una saracinesca tagliafuoco. Agli inizi degli anni Ottanta, il teatro risultava ormai fatiscente e, oltre a non rispondere adeguatamente alle mutate esigenze dei cittadini e alle norme di sicurezza, mostrava cedimenti alle strutture, mentre i decori e gli arredi necessitavano improrogabilmente di un adeguato restauro. Pertanto dal 1983, in più stralci, è stato condotto un lungo e complesso restauro conservativo e di messa in sicurezza, conclusosi nel 1995. Nei lavori del 1983 è stato ricomposto il manto di copertura e delle strutture portanti le cui capriate, di considerevoli dimensioni (22 metri), hanno richiesto notevole impegno tecnico ed esecutivo per il loro estremo stato di degrado. Per le parti lignee ammalorate sono state utilizzate resine epossidiche e barre in vetroresina. Sono stati erogati dei fondi dalla Regione Emilia Romagna per il restauro dell'atrio del Conservatorio che è ritornato, come Ridotto, a far parte della macchina teatrale come sala per concerti. Questo recupero ha consentito di rispettare quell'ordine razionale con cui questi ambienti di accesso alla sala dello spettacolo erano stati progettati. In una saletta, ove era situata la biglietteria, è stato creato uno spazio, la Sala Morellini, in cui si realizzano mostre di giovani artisti contemporanei ed esposizioni diverse. Per l'arredo della sala teatrale, che dopo le modifiche del 1924-1928 era di colore rosso, è stata scelta una tappezzeria di colore verde acqua e azzurro pallido com'era in origine. Il vecchio sipario, sebbene stralciato dall'odierno piano di intervento, è stato restaurato e rimarrà fisso nel fondale come una quinta non potendo sopportare trattamenti ignifughi, inoltre al sipario storico nel 1999 si è aggiunto quello realizzato dall'artista cesenate Massimo Pulini, l'opera inizialmente è stata pensata per celare il tagliafuoco. Pulini ha concepito un'iconografia complessa e al tempo stesso armonica nell'architettura e nei simboli costituita da più elementi dalla potente forza evocativa. Le immagini dalle tonalità quasi monocrome si susseguono quasi compenetrandosi. Al colonnato circolare, dalle linee classiche, si sovrappone un bacile da cui emerge un Mercurio mentre dal fondo emerge una grande testa virile, pacata e candida. Il vecchio lampadario andato perduto dopo la guerra, è stato sostituito con uno di vetro di Murano. I nuovi pavimenti sono stati realizzati in seminato alla veneziana eccetto che nei palchi dove si è preferito utilizzare il cotto. Il rispetto della cassa armonica della platea è stata resa possibile realizzando la pavimentazione della platea con assi di legno e sollevandola opportunamente dal piancito che è rimasto di terra battuta com'era in origine. I lavori, diretti da Riccardo Barbieri e dal suo assistente Michele Casadei, entrambi dell'Ufficio tecnico del Comune di Cesena, si sono conclusi alla fine del 1995. (Caterina Spada - Lidia Bortolotti)