Venosa e il Principe-compositore
Annoverata tra i “Borghi più belli d’Italia”, la città di Venosa (PZ) è da considerarsi a pieno titolo una delle perle della Basilicata. Dell’antico municipium romano di Venusia è possibile ammirare i resti nel Parco Archeologico che si sviluppa attorno all’incompiuta Abbazia della Santissima Trinità, al cui interno sono ospitate le sepolture di Roberto il Guiscardo e dei suoi familiari. L’imponente Castello dei Del Balzo, con l’ampio fossato e le massicce torri cilindriche, è la traccia più evidente del periodo aragonese.
Venosa è anche la patria di un personaggio eclettico: il Principe Carlo Gesualdo. Figura dimenticata fino agli inizi del ‘900, Gesualdo da Venosa e il suo estro artistico furono d’ispirazione all’intero panorama musicale e teatrale europeo. Scipione Cerreto, liutista del ‘500 disse di lui: “Se questo signore fosse vissuto all’epoca dei Greci, gli avrebbero fatto una statua di marmo e d’oro”.
Raffinato compositore di madrigali, il Principe Gesualdo fu autore di una ricca produzione, che spazia dalla musica sacra a quella laica, ispirando in alcuni tratti Wagner, Stravinsky e…addirittura, Franco Battiato, che nel brano del 1995 intitolato appunto “Carlo Gesualdo da Venosa” canta:
“I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa,/musicista assassino della sposa/cosa importa?/Scocca la sua nota,/dolce come rosa”.
Perché “assassino della sposa”? Ebbene, il Principe-compositore si macchiò anche di un fatto di sangue: l’omicidio della prima moglie, Maria d’Avalos, amante di Fabrizio Carafa. Un evento che contribuisce ad ammantare di mistero la personalità tragica e controversa del grande artista lucano.
Eliana Iorfida