Chiesa di Santa Sofia
La Chiesa di Santa Sofia è una delle più importanti testimonianze dell'architettura longobarda a Benevento, parte del percorso denominato "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette siti e iscritto nella lista dei "Patrimoni dell'Umanità" UNESCO (2011). Fondata dal duca Arechi II intorno al 760, la Chiesa riproduce la cappella palatina di Liutprando, a Pavia; mentre la dedica a Santa Sofia, ovvero alla "Sapienza", è un esplicito richiamo a Costantinopoli. L'edificio subì gravi danni nei terremoti del 1688 e del 1702, e fu ricostruita secondo il gusto barocco: Carlo Buratti trasformò la pianta da stellare a circolare, con due cappelle laterali; furono modificati l'abside, la facciata e i pilastri, e furono distrutti quasi del tutto gli affreschi. Nel 1957, un discusso restauro ripristinò quanto andato perso sulla base dei documenti disponibili. La pianta centrale presenta sei colonne al centro a sorreggere la cupola, e otto pilastri di pietra calcarea bianca. La zona delle tre absidi è circolare. Notevoli le statue lignee di San Giovenale (1790) e l'Immacolata, dello scultore Gennaro Cerasuolo. Degli affreschi originari rimangono alcuni frammenti nelle due absidi laterali, opere di artisti legati alla Scuola di miniatura beneventana (VIII-IX secolo). Il portale romanico ospita un bassorilievo del XIII secolo ed è fiancheggiata da due colonne che reggono un arco.