Destinazioni - Comune
Aversa
Luogo:
Aversa (Caserta)
Aversa (IPA: [a'vɛr:sa]) è un comune italiano di 52.813 abitanti della provincia di Caserta in Campania.
Prima contea normanna del meridione d'Italia, nonché comune capofila del II mandamento del circondario di Caserta fino al 1927, la città di Aversa è situata al centro di un territorio pianeggiante conosciuto come agro aversano, vasta area rurale dell'antica Terra di Lavoro nota anche come Campania Felix.
Dal 1053 è sede vescovile della diocesi di Aversa, ed è famosa anche per la produzione della mozzarella di bufala e del vino Asprinio. Prima dell'avvento del proibizionismo della cannabis, è stata uno dei maggiori centri italiani per la produzione di canapa.
Aversa è nota anche per aver dato i natali al celebre musicista e compositore Domenico Cimarosa, figura centrale dell'opera, in particolare di quella buffa, del tardo Settecento.
Storia
Primi insediamenti
Prima dell'avvento dei Normanni, nell'XI secolo, la città non esisteva ancora ed il territorio era popolato da piccoli raggruppamenti, casali e ville. Quasi al centro di una delle vie romane esisteva il casale Sancti Pauli ad Averze. Di forma pressoché circolare, l'originario villaggio, prima della conquista e fondazione normanna, era senza una fisionomia territoriale, giuridica o amministrativa. Posto a breve distanza dal corso del Clanio, nell'area compresa tra la Via Consolare Campana e la via Atellana, in una posizione di dominio delle principali vie di comunicazione tra il nord e il sud e tra i paesi interni e il mare, solo con l'avvento dei normanni il piccolo casale cominciò ad avere un assetto ben definito. Con ogni probabilità si trattava di uno stanziamento di tipo religioso, legato alla originaria chiesa di San Paolo.
La fondazione ed il periodo normanno
Fu fondata ufficialmente da Rainulfo Drengot dei principi di Quarrel il quale già nel 1022 aveva occupato un palazzo-castello che sorgeva accanto alla chiesa votiva di Sancte Paulum at Averze cingendo un'area pressoché circolare con fossi e siepi. Il Drengot ne divenne primo conte, nel 1030, su investitura di Sergio IV, duca di Napoli e poi confermato, nel 1038, dell'imperatore Corrado II. Dodici furono i conti normanni che ressero le sorti della città di Aversa, che da piccolo borgo, grazie alla politica di asilo iniziata da Rainulfo, divenne una piccola capitale, da dove partirono le conquiste normanne dell'Italia Meridionale. Il più importante dei conti fu senza dubbio Riccardo Drengot, l'unico che seppe tener testa a Roberto il Guiscardo. E fu proprio il conte aversano a condurre, nella battaglia contro le truppe pontificie a Civitella del Fortore, nel beneventano, i normanni alla vittoria, imprigionando lo stesso papa Leone IX. L'astuto Riccardo I però non trattò il pontefice da prigioniero, ma lo scortò a Roma con tutti gli onori. Questo gesto gli valse la conciliazione con la Chiesa, la cancellazione della scomunica, e l'investitura di Aversa a Diocesi.
Gli Angioini
Dopo la dinastia normanna e quella sveva, fu la volta degli Angioini. Nel 1285, con Carlo II d'Angiò e Roberto d'Angiò, la città visse un periodo florido. Gli Angioini scelsero la città come meta per la caccia. Tanto che il castello reale, di cui oggi restano poche tracce nella centralissima via Roma, nei pressi della parrocchia della Madonna di Casaluce, per lunghi periodi ospitava la corte angioina. In particolare la regina Giovanna I, scelse Aversa come sua sede preferita. Ed è proprio nel castello aversano, che si consumò una delle pagine più cruente della storia del XIV secolo. Infatti alcuni nobili napoletani capeggiati da Carlo di Durazzo, pretendente al trono di Napoli, forse in congiura con la stessa regina Giovanna I, uccisero, lanciandolo da una finestra con un cappio al collo, il principe consorte dell'angioina, Andrea d'Ungheria. Il cruento assassinio del giovane principe non rimase impunito. Il fratello, il re Luigi d'Ungheria, con l'esercito scese in Italia, e dopo aver attraversato l'intera penisola, si fermò nel castello di Aversa. Qui tramò la sua vendetta, con Giovanna I che scappò ad Avignone, ed i nobili, invitati ad un pretestuoso banchetto di riconciliazioni, incarcerati e sommariamente processati. Addirittura Carlo di Durazzo fu impiccato dalla stessa finestra del principe ungherese. La presenza della corte angioina, però, non portò solo tristi vicende. In questo periodo nacque la Real Casa dell'Annunziata (1315 circa), istituto benefico, orfanotrofio ed in seguito anche ospedale, che tanto ha segnato la vita e lo sviluppo sociale dell'intera comunità aversana. Numerose furono poi le chiese ed i monasteri edificati per volere dei d'Angiò. Dalla chiesa di San Luigi dei Francesi (oggi dedicata a San Domenico), fatta erigere dal nipote, re Carlo II d'Angiò, a San Nicola, solo per citarne alcune.
Gli Aragonesi, il periodo Spagnolo e il primo periodo Borbonico
Con gli Aragonesi la città continuò a godere di alcuni privilegi, ma la sua importanza cominciò a declinare a partire dalla discesa di Carlo VIII di Francia, nel 1494, tanto che nel 1503 divenne un centro periferico per lo spopolamento, dovuto all'epidemia di peste. Nel periodo spagnolo Aversa decadde ulteriormente a causa della peste del 1656. Questo avvenimento causò la perdita di buona parte della popolazione. Il calo demografico e le ristrettezze economiche determinarono un freno dello sviluppo. Durante il primo periodo borbonico Aversa ospitò re Carlo di Borbone, poi Carlo III di Spagna, tra l'aprile e il maggio del 1734, nel Palazzo Ventignano e dove ritornò nel 1738 con la moglie Maria Amalia di Sassonia.
Dal XIX secolo ad oggi
Dopo la breve Repubblica Partenopea con il ritorno dei Borbone due furono le innovazioni maggiori, la fine del sistema feudale e la statalizzazione dei beni ecclesiastici. Nella città molti ordini scomparvero e i loro beni passarono allo Stato. Nel 1813 i frati Minori lasciarono il Convento della Maddalena che fu occupato dall'Ospedale Psichiatrico, mentre il Convento di San Lorenzo fu trasformato in Orfanotrofio militare. Gioacchino Murat, che sostituì Giuseppe Bonaparte, ebbe le chiavi della città di Aversa, dove fondò il Convitto delle Orfanelle di Sant'Agostino e l'istituzione del Banco dei Pegni. Quando ritornò Ferdinando I nel 1815 vi furono malcontenti che portarono a veri e propri moti. Nei tumulti si tentò di imprigionare il vescovo Tommasi che fu poi ucciso nel 1821. I moti culminarono con la cattura di molti cabonari tra cui il Capitano dei Militi Provinciali, Andrea Infante (ricordato quale Martire della Libertà Italiana) ed il letterato Raffaele Lucarelli. Il 1º ottobre 1860, prima della Battaglia del Volturno, Giuseppe Garibaldi sostò nel Palazzo Golia. Il 1º dicembre 1945, finita la seconda guerra mondiale, fu fucilato ad Aversa il generale della Wehrmacht Anton Dostler, condannato per crimini di guerra, per aver fatto fucilare i soldati alleati prigionieri di guerra. L'esecuzione è stata fotografata e filmata con immagini in bianco e nero. Altro evento che ha segnato la storia aversana del XX secolo, è stato il terremoto del 1980, che vide la città normanna come il luogo più lontano dall'epicentro (l'Irpinia) in cui si registrarono vittime.
Geografia fisica
Territorio
Aversa è in piena Pianura Campana, al centro di una vasta area pianeggiante di antica vocazione agricola, situata a circa 3 km a sud del fiume Clanio e dista dal mare circa 22 km. La morfologia del territorio, unita alla fertilità del terreno e alle antiche e recenti opere di bonifica e di risistemazione del suolo, sono ancora oggi elementi strategici nella costruzione del paesaggio. Dista circa 16 km dal capoluogo di provincia Caserta, con più di 50.000 abitanti è il secondo comune per popolazione della provincia di Caserta.
Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
Clima
Ad Aversa il regime climatico è classificato come temperato caldo, con estati calde e inverni miti. Le medie invernali sono di solito inferiori ai 10 °C; le medie estive sono di 26 °C (con valori massimi che possono toccare i 35 °C). Le precipitazioni sono piuttosto irregolari: si concentrano tra ottobre e gennaio, mentre d'estate sono quasi inesistenti.
Classificazione climatica di AversaZona climatica: C
Gradi giorno: 1119
Geografia antropica
Urbanistica
L'abitato di Aversa rivela nella sua struttura urbanistica due differenti fasi di sviluppo:
il nucleo normanno di fondazione (XI secolo) a pianta radiocentrica, formato da strade anulari e radiali con al centro la Cattedrale di San Paolo.
la struttura ortogonale del quartiere Lemitone (XVII secolo) posto a sud-est del nucleo primitivo.
Il primo tracciato è ancora oggi riconoscibile nell'anello stradale composto da via S. Domenico, via Sellitto, via Domenico Cirillo, via S. Nicola, via S. Marta, successivamente ampliato per comprendere anche i borghi di nuova formazione. Questa seconda cerchia muraria, che si snodava lungo via S. Maria La Neve, via S. Francesco di Paola, via S. Andrea, via Domenico Cimarosa, via Golia e via Rainulfo Drengot, continuò a rispettare la struttura radiocentrica dell'originario schema urbanistico, congiungendosi al centro politico e religioso della città, con tracciati stradali radiali. Durante il periodo angioino furono ampliate le mura cittadine (1382) e l'apertura (1303) di una nuova importantissima arteria, la via Nuova (le attuali via Saporito e via Roma), che, favorendo lo sviluppo verso sud, conferirà un nuovo aspetto alla città, avviando la dissoluzione dello schema radiale medioevale. Tra il XVI secolo e il XVII secolo la realizzazione del quartiere Lemitone, secondo uno schema quadrilatero con strade che si incrociano ad angolo retto, tagliate da una diagonale (via Orabona), assestò il definitivo colpo di grazia al vecchio impianto urbano. Il Lemitone, il cui perimetro è rappresentato da via Magenta, via Roma, via Belvedere e via Costantinopoli, ripete lo schema dei quartieri spagnoli di Napoli, fatti realizzare oltre mezzo secolo prima dal viceré spagnolo don Pedro de Toledo. Tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento altre consistenti modifiche furono apportate alla struttura della città, dall'apertura di nuove arterie stradali e dall'abbattimento di molti edifici conventuali e civili in abbandono. Tra le più significative, la realizzazione di Piazza Marconi (1928) e Piazza Municipio (1937), che sorgeranno rispettivamente nell'area degli ex-conventi di S. Girolamo e S. Francesco d'Assisi, ed il sistema vie (Mazzini-Diaz-Garibaldi) e piazze (Mazzini-Vittorio Emanuele-Municipio) che collega la stazione ferroviaria con Piazza Municipio. Tra il XVI secolo e il XVII secolo la realizzazione del quartiere Lemitone, secondo uno schema quadrilatero con strade che si incrociano ad angolo retto, tagliate da una diagonale (via Orabona), assestò il definitivo colpo di grazia al vecchio impianto urbano. Il Lemitone, il cui perimetro è rappresentato da via Magenta, via Roma, via Belvedere e via Costantinopoli, ripete lo schema dei quartieri spagnoli di Napoli, fatti realizzare oltre mezzo secolo prima dal viceré spagnolo don Pedro de Toledo. Tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento altre consistenti modifiche furono apportate alla struttura della città, dall'apertura di nuove arterie stradali e dall'abbattimento di molti edifici conventuali e civili in abbandono. Tra le più significative, la realizzazione di Piazza Marconi (1928) e Piazza Municipio (1937), che sorgeranno rispettivamente nell'area degli ex-conventi di S. Girolamo e S. Francesco d'Assisi, ed il sistema vie (Mazzini-Diaz-Garibaldi) e piazze (Mazzini-Vittorio Emanuele-Municipio) che collega la stazione ferroviaria con Piazza Municipio.
Suddivisioni storiche
In epoca medievale la città contava sei rioni: S. Croce, S. Girolamo, S. Antonio, S. Andrea, S. Maria a Piazza e S. Nicola, che con il borgo fuori le mura di S. Lorenzo ed altri sette sobborghi, formavano tanti piccoli universi cittadini.
Simboli
Lo Statuto comunale della Città di Aversa a proposito dello stemma e del gonfalone cittadino li descrive in questo modo:
L'emblema della città di Aversa raffigura un gallo basilisco, con la punta delle ali e la coda a forma di serpente. Perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa (il cui simbolo era appunto il gallo) e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, ad emblema dell'eternità. La traduzione del motto è: "Il Basilisco che giacque sull'arena, libero risollevò il capo invitto". In origine "l'arme" della città era raffigurata dal solo gallo, che non compare per la prima volta nelle terre aversane con la venuta dei galli normanni, difatti era già stato adottato nell'antichità, in particolar modo, nelle monete. Dopo che Aversa risorse dai danni provocati dalla peste del 1496 che decimò buona parte della popolazione, venne aggiunto al gallo il basilisco, altro simbolo antichissimo della Liburia.
Onorificenze
Nel 1038 l'imperatore Corrado II investì Rainulfo Drengot e la contea di Aversa con le armi imperiali, cioè con la lancia e il gonfalone. Aversa acquisì il diritto ad assumere il titolo di città, che tuttora mantiene. Il titolo è stato poi confermato da un D.P.R. del 10 ottobre 1990.
Monumenti e luoghi d'interesse
I mille anni di storia le hanno consegnato un patrimonio artistico di grande pregio: il centro storico. Esso è costituito da numerose chiese da cui deriva il nome di Città dalle cento chiese.
E proprio alla Diocesi si riferisce la proprietà delle maggiori opere artistiche ed architettoniche presenti in città. Dalla Cattedrale di San Paolo, con il suo splendido deambulatorio romanico e la sua maestosa cupola ottagonale, alla stupenda chiesa barocca di San Francesco delle Monache e la chiesa di Santa Maria a Piazza, dove sorge il Castello cosiddetto Aragonese ma il cui primo impianto si deve a Ruggiero II che, distrutte le mura della città nel 1135 provvide alla rifortificazione anche con la costruzione del castello in cui soggiornò per un certo periodo. I più importanti pittori sono presenti nelle chiese aversane, dalla scuola giottesca a Guido da Siena, da Angiolillo Arcuccio a Colantonio. Ed ancora Polidoro da Caravaggio, Marco Pino da Siena, Pietro da Cortona, Pietro Negroni detto il Giovane Zingaro, Josè de Ribeira detto lo Spagnoletto, Cornelius Smeet, Abram Vink, Teodoro d'Errico, Francesco De Mura, Massimo Stanzione, Francesco Solimena, Paolo De Majo, solo per citarne alcuni.
Architetture religiose
Cattedrale di San Paolo
La Cattedrale di San Paolo costituisce il fulcro della vita religiosa della città. È situata nel cuore del borgo antico, autentico ombelico di Aversa. La costruzione si deve a Riccardo I, che iniziò i lavori nel 1053 e furono terminati da suo figlio Giordano nel 1090. L'edificio ha subito varie devastazioni e numerosi restauri che ne hanno alterato l'antico aspetto originario. Fu rifatta la cupola in stile arabo-normanno con due ordini sovrapposti di arcatelle cieche nel 1349. Determinante per l'aspetto attuale del Duomo furono le modifiche apportate a partire dal 1703 per volere del vescovo e cardinale Innico Caracciolo, che affidò i lavori all'architetto romano Carlo Buratti, che ideò l'attuale facciata barocca. L'interno è diviso in tre navate con cappelle laterali.
Chiesa di Santa Maria a Piazza
Situata nei pressi del Castello Aragonese, la Chiesa di Santa Maria a Piazza è la chiesa più antica di Aversa (XI secolo). L'edificio fu eretto in forma romanica, ma a seguito di un terremoto, l'impianto originario subì, nel XIV secolo, una completa trasformazione secondo i canoni dell'architettura gotica. La facciata è in tufo a vista con tre portali di forma ogivale. Sulla destra vi è il campanile, anch'esso dell'XI secolo. L'interno è a tre navate, i pilastri e le arcate a tutto sesto della navata centrale sono in tufo a vista. Custodisce affreschi e frammenti della prima scuola giottesca.
Convento e Chiesa di San Francesco delle Monache
La Chiesa di San Francesco delle Monache fu fondata tra il 1230 e il 1235, dall'ordine francescano. Di forma romanico - gotica, fu rifatta nel 1645 con ornamenti di marmo intarsiati policromi e splendidi altari. Tra il 1830 e il 1839 nella parte che affaccia su via Roma fu costruito un Belvedere per permettere alle clarisse in clausura di seguire, non viste, le funzioni rituali delle festività aversane. Del grande convento resta ben poco poiché, nella prima metà del XX secolo, il chiostro grande e parte del Belvedere delle Monache furono espropriati per dare assetto all'attuale Piazza Municipio. La chiesa custodisce opere di Francesco De Mura, Pietro da Cortona e Josè de Ribera detto lo Sagnoletto.
Chiesa di Sant'Antonio da Padova
La Chiesa di Sant'Antonio da Padova è situata lungo via Seggio e risale al XIII secolo. Di architettura gotica nel XV secolo fu largamente rimaneggiata. L'interno è ad unica navata. Le forme attuali sono emerse dal restauro successivo al sisma del 1980 che ha evidenziato il Rosone e le monofore della facciata, e all'interno, la trifora del presbiterio e l'arco trionfale.
Chiesa di San Lorenzo ad septimum
L'antico cenobio benedettino di San Lorenzo ad septimum, fu edificato intorno al X secolo ed era posto sulla via consolare romana a sette miglia da Capua. Con l'avvento dei Normanni, il piccolo cenobio benedettino cominciò ad ingrandirsi ed a crescere di importanza. Fu soppresso nel 1807 dai francesi. È oggi sede della facoltà di Architettura del polo tecnologico della Seconda Università degli Studi di Napoli. L'interno della chiesa ha tre navate con cappelle laterali. In origine presentava alla fine delle navate absidi semicircolari terminali e due file di pilasti polistili. Nel XV secolo e XVI secolo furono rifatte le absidi in forma quadrata. Famoso anche per il suo chiostro rinascimentale di suggestiva bellezza. Del periodo normanno rimane il portale in marmo scolpito che adorna l'ingresso della chiesa del XII secolo.
Chiesa di San Nicola
La Chiesa di San Nicola è situata nei pressi dell'antica Porta San Nicola, oggi andata perduta. Costruita certamente prima del 1132, probabilmente nell'Undicesimo Secolo. L'interno è a tre navate, negli ultimi restauri sono state riportate all'antico aspetto originario. È custodita una tavola fiamminga che raffigura L'Annunciazione, inizi del XVII secolo, di Dirk Hendricksz.
Chiesa e Monastero di San Domenico
La chiesa di San Domenico fu fondata da Carlo I d'Angiò nel 1278 e completata da suo figlio Carlo II d'Angiò e dedicata a San Luigi IX, re dei francesi, e diventata poi San Domenico perché i Domenicani vi abitarono fino al 1808. In origine presentava uno schema di grande aula rettangolare fino a quando, nel 1742, l'Ordine Monastico pensò ad un radicale restauro, incaricando Filippo Raguzzini, il quale utilizzò, per la facciata il progetto per il concorso di San Giovanni in Laterano in Roma. Il Raguzzini inserì sulla facciata quattro edicole con le statue di Benedetto XIII e Pio V, in quelle superiori, e Benedetto XI e Innocenzo V, in quelle inferiori e sulla sommità della facciata è collocata la statua di Luigi IX. La chiesa conservava interessanti opere: ai lati dell'ingresso, due bellissimi medaglioni marmorei coi Santi Pietro e Paolo di cultura merliana; al secondo altare destro, l'Annunciazione, di Francesco De Mura; al terzo, Resurrezione di Gesù, di Francesco Solimena. L'arco voltato a botte dell'abside, su cui poggia un organo transennato del XVII secolo, fu ricostruito in mattoni nel 1847. Nel 1813 il monastero passò ai Minori Osservanti della Maddalena, che vi rimasero fino al 1911.
Complesso dell'Annuziata
Il Complesso dell'Annunziata fu fondato agli inizi del Trecento per volere dei sovrani angioini. Il Complesso acquisì ruolo e potere fondamentale nella città. Nel 1422 Giovanna II donò all'Annunziata l'ospedale di S. Eligio, che consentì l'accorpamento delle due strutture nell'unica istituzione dell'Ave Gratia Plena, gestita da amministratori laici. Il Complesso è caratterizzato da una scala monumentale, simile a quella del Duomo e di S. Lorenzo. Il Complesso presenta uno sviluppo planimetrico che è il risultato delle numerose modifiche apportate nel corso di quattro secoli. Tra il 1518 e il 1520 vennero prese importanti iniziative, prime fra tutte la realizzazione del nuovo organo per la chiesa, commissionato a Giovanni Donadio. Una delle prime iniziative fu l'allestimento di un nuovo ingresso alle fabbriche e nel 1518, utilizzando una grossa colonna, fu realizzato il nuovo Arco di marmo realizzato a spese di Jacopo Mormile. Nel 1566 iniziò l'opera di trasformazione della chiesa, con l'inserimento della tribuna e di una sorta di transetto per ridurre l'eccessivo sviluppo longitudinale dell'unica navata. Nel 1612 furono inserite lungo la navata le cappelle e fu realizzata la nuova sacrestia con il progetto di frà Nuvolo. Nel 1582 si intraprese la costruzione di un nuovo Ospedale, riservato alle donne. Nel 1836 fu ricostruita la cupola, dopo il crollo avvenuto in seguito al terremoto del 1826. Nel 1712 iniziò la ricostruzione dell'attuale Campanile, a pianta quadrangolare, con basamento in piperno bugnato e due ordini superiori con lesene doriche e ioniche. Nel 1776 Giacomo Gentile completò la struttura con la costruzione dell'Arco sormontato dall'orologio, così da collegare la torre campanaria e il complesso. Nel tempo il monumento è diventato il simbolo di Aversa. Il complesso è composto da un cortile dove in fondo vi è la chiesa della SS. Annunziata preceduta da un Pronao composto da quattro colonne di marmo con capitello corinzio. L'interno della chiesa è a Croce latina. Al suo interno sono custoditi alcuni dipinti tra i quali: la Deposizione di Cristo di Marco Pino da Siena del 1571; l'Adorazione dei Pastori di Francesco Solimena del 1688 e la Strage degli Innocenti di Giuseppe Simonelli del XVIII secolo; sull'altare si può vedere la tavola dell'Annunciazione attribuita a Ferrante Maglione del XV secolo. Attualmente il complesso ospita la Facoltà di Ingegneria della Seconda Università di Napoli.
Parrocchia di Sant'Audeno
L'antica parrocchia di Sant'Audeno, la prima in Italia dedicata al vescovo francese, di origine normanna, si trovava nei pressi del borgo Sant'Andrea, dell'antica chiesa rimane soltanto il portale gotico e il relativo chiostro oggi magnificamente recuperato e visitabile. Crollata la chiesa, la parrocchia fu trasferita nella seicentesca Trinità dei Pellegrini, iniziata il 9 luglio 1603, dal vescovo Bernardino Morra sul posto di una più antica Cappella risalente al 1582. La facciata settecentesca (1744) si rifà ad un gusto pittoresco e retorico che emula il Raguzzini. Nelle edicole della facciata vi sono le statue in pietra di San Filippo Neri e di San Giacomo, al centro, il bassorilievo dell'Assunzione della Vergine. L'interno presenta un prezioso soffitto ligneo dorato che conteneva tre tele di Massimo Stanzione; queste, intorno agli anni quaranta, furono sostituite con le attuali che raffigurano: la Madonna col Bambino e Santi, il Miracolo della peste di San Francesco Saverio e la Madonna con Bambino e Santi di un anonimo seicentesco. Nella cona dell'altare maggiore si trova un dipinto della SS. Trinità con la Vergine e San Filippo Neri, iniziato da Massimo Stanzione e terminato da Andrea Vaccaro, che sovrasta l'altare marmoreo. Ai lati del presbiterio vi sono le statue lignee di San Pietro e di San Paolo, della prima metà del Seicento. Sovrasta le tele la bella e alta cupola (XVII secolo) dai pregevoli stucchi. Quattro altari marmorei settecenteschi decorano le pareti dell'unica navata.
Chiesa dell'Immacolata Concezione
La chiesetta della Concezione dell'Arciconfraternita dell'Immacolata fu costruita nel 1582 presso Porta San Nicola, ai confini della quarta cinta muraria. Ha un elegante facciata divisa in due ordini architettonici da un cornicione ondulato; il superiore, con timpano, presenta due finestre laterali, l'inferiore con portale centrale timpanato presenta la statua dell'Immacolata Concezione in una nicchia decorata con stucchi. Sul lato sinistro del prospetto si erge un campanile a vela. L'interno, adorno di stucchi e di un bel soffitto a cassettoni del Seicento, nel quale è posto un rilievo della Cattedrale di Aversa, si presenta ad una sola navata. Conclude la navata un interessante presbiterio sormontato da una volta ellittica, il tutto rifacendosi ad un gusto barocco borrominiano introdotto in città dal Raguzzini nella Chiesa di San Domenico. Nelle due cappelle destre vi sono, nella prima, una tela con San Gorgonio, e nella seconda, un Sant'Aniello, attribuibili a Carlo e Nicola Mercurio (XVII secolo); sull'altare maggiore, l'Immacolata e simboli mariani (1605), di Vincenzo Camardella e, al di sopra, una tela con la Trinità. Sul lato sinistro, San Matteo e l'Angelo (1687), di Carlo Mercurio, e, in quella successiva, San Liborio (1690) di Nicola Mercurio. Nella controfacciata fa da corona un organo ligneo seicentesco. Attualmente è sede della omonima Arciconfraternita, in cui si venera la Madonna dell'Immacolata Concezione da molto tempo prima del riconoscimento del Dogma che avvenne l'8 dicembre 1854.
Santuario B. V. Maria SS. di Casaluce Regina della famiglia
La chiesa fu fondata intorno al 1300 e fino ai primi dell'Ottocento era dedicata a Celestino V. I Padri Celestini, ne ebbero la custodia fino al regno di Gioacchino Murat, furono chiamati nel 1309 da Carlo d'Angiò.Dopo la scomparsa dei Padri Celestini la chiesa fu dedicata, non più a San Celestino V, ma ai Santi Filippo e Giacomo. La chiesa attualmente ha poche tracce dello stile gotico originario poiché gli interventi del 1736 ne hanno cambiato completamente l'aspetto. L'esterno presenta due edicole con le statue di San Benedetto e di San Pietro Celestino, un bassorilievo con la Madonna e il Bambino e lo stemma di Pietro da Morrone, fondatore del succitato Ordine dei Padri Celestini. L'interno, barocco, ad una sola navata, è coperto da capriate lignee a vista; un organo del XVIII secolo decora la controfacciata, vicino dei finestroni romano-gotico. Agli altari vi sono opere di interesse artistico: nel primo altare destro, tela co San Benedetto e San Placido (XVIII secolo); sul secondo, Presentazione di Gesù al Tempio, di Carlo Mercurio; di fronte, tavola di San Pietro Celestino, diFrancesco Imparato e la Trasfigurazione, copia da Fabrizio Santafede.,la Madonna di Casaluce In questa parrocchia è custodito, per quattro mesi dell'anno, dal 15 giugno al 15 ottobre, un'immagine della Madonna col Bambino, detta di Casaluce, oggetto di forte devozione popolare e che la tradizione attribuisce alla mano pittorea di San Luca evangelista.Sopra l'Altare Maggiore c'è il Trono Marmoreo della Madonna di Casaluce,edificato nel 1900. C'è anche un trono ligneo del 1858 e restaurato nel 2013, viene usato nella festa di Settembre. Il 12 settembre 2006, l'arcivescovo di Aversa, Mario Milano, ha elevato la Chiesa Parrocchiale dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo alla dignità di Santuario mariano diocesano, dedicandolo alla Beata Vergine Maria Santissima di Casaluce Regina della Famiglia.
Chiesa e Convento di San Biagio
Il Monastero di San Biagio, eretto probabilmente da Aloara, di ordine benedettino, non ha più nulla dell'antico assetto se si esclude la struttura incorporata in quella successiva e il pronao dalla chiesa (XI secolo). La tradizione vuole che il Convento sia stato costruito per rinchiudere, o difendere dalle scorrerie, le donne Normanne quando i loro uomini si allontanavano dalla città per andare a combattere i nemici. All'esterno della chiesa emergono i bei portali del pronao (XVIII secolo) di tipo borrominiano, essi contengono tondi rilievi di San Benedetto e San Mauro. Il Pronao, di sei campate voltate a crociera, immette nel sontuoso interno copioso di notevoli opere. Nel soffitto vi erano dipinti di Malinconico e Caracciolo, distrutti il 20 agosto 1943 col crollo della copertura. L'interno è ad unica navata e presenta, tra i finestroni, diciotto tele centinate, con storie di San Benedetto, di Pietro Martino (1701), mentre la controfacciata contiene cinque dipinti del giordanesco Giovanni Battista Lama.
Chiesa e convento della Maddalena
La chiesa della Maddalena fu fondata da Carlo I d'Angiò nel 1269, fuori Porta San Nicola, come Hospitium lebrosorum che in seguito fu trasferito nell'Ospedale di Sant'Eligio, sempre ad Aversa. Nel 1420 il Convento fu occupato dai Minori Conventuali. Dieci anni più tardi, nel 1430, l'aversano Jacopo Scaglione fece costruire il chiostro di pietra grigia ampliato poi dal frate Angelo Orabona, arcivescovo di Trani, che vi aggiunse il pozzetto marmoreo centrale, sul quale è apposto lo stemma del casato, e fece affrescare le volte dei portici. I Francescani vi risiedettero fino al 1813 quando occuparono il Convento di San Domenico, mentre il plesso fu trasformato in Casa dei folli del “Regno di Napoli”.
Altre chiese
Chiesa di San Michele in via Armando Diaz ,chiamata la Chiesa della Ferrovia.
Chiesetta di Santa Maria della Pietà in via Isonzo, dove si venerano gli Angeli Custodi.
Chiesetta di San Bartolomeo in via Vittorio Emanuele III,dove si venera la Madonna delle Grazie.
Chiesa di San Rocco in Via Sant'Andrea,dove si venera la Madonna Addolorata.
Chiesetta di Santa Marta Minore in via Santa Marta.
Chiesa di Santa Maria del Popolo in via Castello.
Chiesa delle Cappuccinelle in via Castello.
Chiesa di Santa Maria degli Angeli in via Salvatore Di Giacomo.
Convento e Chiesa di Santa Maria del Carmelo in via Ludovico Abenavolo.
Chiesetta della Confraternita di San Benedetto in via Monserrato.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie in via San Giovanni.
Chiesa di San Giovanni Evangelista in via Santa Maria La Neve.
Chiesa di Santa Maria la Nova in via San Biagio.
Chiesa di Santa Lucia in via Santa Lucia.
Chiesa di Sant'Agostino dei Calzi in via Cesare Golia.
Chiesa e Convento di Sant'Anna in Piazza Crispi.
Chiesa di Santo Spirito in via Roma.
Chiesa di San Giovanni Battista in via Isonzo.
Chiesetta di San Giuseppe in Piazzetta Savignano.
Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli in via Costantinopoli.
Chiesa di San Giuseppe Operaio in Via Enrico Caruso.
Chiesa di Santa Teresa in Via Luca Giordano.
Chiesa dell'Arciconfraternità dell'Immacolata Concezione del 1650 in Via San Nicola.
Cappelle
Cappella di Sant'Antonio da Padova, sita in via Armando Diaz, esistente dal 1900
Cappella della Morte, sita in via Rainulfo Drengot.
Cappella Madre del Cimitero, sita in via Arturo Garofano, esistente dal 1854
Cappella del Monte del Purgatorio e dei Santi Filippo e Giacomo, sita in via Roma
Altri edifici sacri
Il Seminario Vescovile
Il seminario vescovile di Aversa, istituito nel 1566 in seguito alle prescrizioni del Concilio di Trento, fu costruito per volere del cardinale Caracciolo, vescovo di Aversa, dall'architetto Carlo Buratti, tra il 1711 e il 1715, e inaugurato nel 1725. L'Arcivescovo Carmine Cesarano, negli anni trenta, fece apportare alcune innovazioni dirette dall'architetto Lamberto Solimene. Di notevole interesse architettonico, all'interno dell'edificio, il chiostro settecentesco e lo Scalone d'onore. Nel grande chiostro rettangolare il rigore semplice dei pilastri del primo ordine, si ravviva nel secondo ordine del più raffinato gioco prospettico degli archi strombati poggianti sul basamento. Nello Scalone, di cui si ignora l'autore, appare l'originale soluzione tecnico-stilistica dei balaustrini inclinati per dare all'insieme un più marcato senso di dinamismo. Il seminario conserva un ricco patrimonio di opere d'arte, provenienti per lo più dalle varie chiese cittadine, tra le quali il trecentesco gruppo marmoreo Madonna col Bambino , da alcuni attribuito allo scultore senese Tino di Camaino, e la tavola del Martirio di San Sebastiano del 1468 di Angiolillo Arcuccio. Oggi è sede dalla Biblioteca Seminariale Paolo VI.
Architetture civili
Palazzi
Palazzo Golia
Palazzo Golia, palazzo nobiliare, sito in via Seggio, fu dei baroni Ricciardi Serafino de Conciliis. Edificio di tipo a corte, che emerge per l'equilibrio e l'eleganza delle proporzioni. L'ampio cortile interno, sullo sfondo del quale campeggia una leggiadra statua raffigurante la Campania Felix, è sormontato da un giardino pensile che, con le sue piante secolari, prospetta frontalmente l'alto portale d'accesso. Al piano terra di questa dimora gentilizia erano un tempo ubicati i locali destinati alle attività agricole, alle scuderie ed alle altre attività di servizio. Di notevole pregio architettonico lo scalone principale in pietra vesuviana che conduce al primo piano dell'abitazione che ospitò Giuseppe Garibaldi alla vigilia dello storico scontro sul Volturno, il 1º ottobre 1860. Garibaldi, che era alla ricerca di finanziamenti che potessero servire per l'equpaggiamento del proprio esercito, si recò a Santa Maria Capua Vetere e ad Aversa. Qui si rivolse per un prestito alla famiglia dei baroni Ricciardi Serafini de Conciliis, promettendo la restituzione della somma da parte dello Stato Sabaudo ad un tasso centuplicato. Questo non fa che dimostrare come il Garibaldi, contrariamente a quanto si afferma nella storiografia ufficiale, fosse partito con l'accordo dello Stato Piemontese, dato che poteva impegnarsi in suo nome. Il prestito gli fu accordato, ma non dalla nobile famiglia, che risultò al verde, ma da un commerciante suo inquilino, Giuseppe Motti, cui i nobili si erano rivolti. In particolare, fu la moglie di costui ad impegnare la dote di paterna. Garibaldi dopo aver pernottato nella dimora dei de Conciliis, se ne ripartì, preparandosi ad affrontare la battaglia sul Volturno. Al sopraggiunto esercito piemontese che aveva invaso lo Stato Pontificio senza dichiarazione di guerra restava da terminare l'annessione, cosa che avvenne con la presa di Capua e Gaeta. Lo Stato Sabaudo, provvide a restituire i debiti contratti dal Motti al tasso promesso. Questo permise alla famiglia Motti di acquistare il palazzo della servitù ed il proprio negozio dai nobili de Conciliis. Questo evento è ricordato da una lapide commemorativa marmorea posta in alto sulla parete laterale sinistra della facciata del palazzo.
Palazzo Gaudioso
Palazzo Gaudioso, sito in Piazza Federico Santulli, è un edificio del XV secolo di aspetto severo e turrito, insistente su di un'area dell'antico borgo San Nicola, nella sua lunga vita ha subito numerosi rimaneggiamenti, tanto da perdere, in buona parte, la configurazione originaria. Gli interventi degli anni novanta sono quelli che ne hanno maggiormente alterato l'aspetto, proprio per l'aggiunta della torre nell'angolo nord-ovest. L'interno presentava una corte e un giardino, il viridarium, consueta caratteristica topologica dell'edilizia abitativa della città. Il prospetto impianta un solido portale di disegno catalano, realizzato con pietra grigia e bianca. Le cornici degli stipiti del portale, e quelle delle finestre di tipo "inginocchiato", sono finemente lavorate per la presenza di scalanature. Il portale alla sommità si conclude con un arco ribassato e la presenza nella chiave dello stemma gentilizio del casato. La facciata del portale non è baricentrica, questo perché vi era la presenza della chiesa di San Nicola, per cui, se il portale fosse stato collocato centralmente, l'aria antistante all'accesso sarebbe rimasta ridotta, ma tale collocazione indica anche che il palazzo è successivo all'ampliamento gotico della chiesa. L'interno presenta un decoroso aspetto quattrocentesco, con l'ala settentrionale su un doppio ordine di arcate collegate da una comoda e larga scala. Nel marzo 2007 è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca Comunale, ubicata nel palazzo. La Biblioteca è intitolata a Gaetano Parente.
Altri palazzi
Tra gli altri palazzi presenti in città si ricordano:
I Sedili
Ad Aversa si contavano quattro Sedili, il Seggio di S. Antonio, il Seggitiello di Piazza, il sedile di S. Andrea e il Sedile di San Luigi. Quest'ultimo è l'unico sopravvissuto ed il più antico tra i 13 sedili presenti in Italia.
Seggio di Sant'Antonio
Il Seggio di S. Antonio era ubicato lungo il perimetro delle mura di Ruggero II, in corrispondenza della porta del Mercato vecchio, era riservato alle famiglie nobili che risiedevano lungo la via Seggio.
Seggitiello di Piazza
Il Seggitiello di Piazza era un tempo sul sito della chiesa di S. Maria del Popolo, lungo il primo perimetro murario normanno in corrispondenza della porta nord occidentale. Il Seggitiello apparteneva ai nobili della porta Castello, custodi della porta della città, situata in corrispondenza della residenza di Rainulfo Drengot. Il seggio si trovava nella Platea del castello. La fabbrica era di dimensioni ridotte. Dopo l'ampliamento delle mura, la struttura perse la funzione primitiva e venne utilizzato nei periodi della fiera come sede del Portolano e del Comandante della Bagliva. Successivamente al suo posto fu costruita la chiesa di S. Maria del Popolo.
Sedile di Sant'Andrea
Il Sedile di Sant'Andrea presentava un impianto iconografico rettangolare di più ridotte dimensioni rispetto al Sedile di San Luigi. Realizzato fuori la porta S. Andrea, nel popoloso borgo del Mercato del Sabato (dal Settecento Mercato Vecchio), fu inglobato nella Parrocchiella. Era situato al di fuori della seconda cinta muraria normanna del XII secolo, venne inglobato nella città con l'ampliamento angioino.
Sedile di San Luigi
Il Sedile di San Luigi è l'unico monumento medievale del genere che la città conserva. Il Seggio di pietra grigia fu concesso alla città dall'Imperatore Enrico VI nel 1195 alle famiglie dei cavalieri aversani. Venne retto dal Monte di Pietà (1599) fino a quando non passò nella Chiesa di Santa Maria del Popolo. Era adibito a luogo di convegno, in precedenza fu utilizzato per amministrare la giustizia. Con l'andare degli anni subì gravissimi danni tanto che nel 1692 fu interamente ristrutturato. La loggia è formata da due campate coperte da volte ed archi a tutto sesto. Lo spazio è recintato da un muretto e da un artistico cancello in ferro eseguito nel 1913 dagli alunni dell'Istituto Artistico di San Lorenzo.
Architetture militari
Le mura della città
Il primitivo nucleo urbano fu cinto da soli fossati e terrapieni. Nella nuova realtà urbana la chiesa assume un ruolo e una posizione centrale, non solo come simbolo religioso, ma anche luogo di incontro della comunità. Il modello radiocentrico adottato non ha coevi riscontri nel territorio italiano, fortemente condizionato dalla tradizione coloniale romana. In Francia si rileva, in numerose realtà urbane, con al centro la cattedrale: esempi ne sono Bram e Brive. Il nucleo originario di Aversa era caratterizzato dalla polarità della cattedrale e del palazzo, entrambi in posizione centrale perché i due edifici erano posti l'uno acanto all'altro. In origine non vi era alcuna struttura fortificata. La decisione di Riccardo I Drengot di realizzare ad Aversa la nuova cattedrale e l'imponente programma costruttivo intrapreso, indicano che i successi militari dei normanni si accompagnano ad una espansione economica della città. La successiva crescita della città è riassunta nell'impegno a ridefinire i due poli di maggiore interesse, la cattedrale e il castello. Ad Aversa solo dopo l'unificazione ad opera di Ruggero II di Sicilia nel 1135 venne programmata la costruzione di più idonee strutture di difesa. Il rapporto conflittuale con i locali, delusi dalla perdita di autonomia, suggerì la costruzione di un nuovo castello al di fuori delle mura per controllare ogni accenno di insurrezione al potere centrale. Lungo la nuova cinta muraria furono poste cinque porte, quattro in corrispondenza delle arterie di traffico regionale, Santa Maria, San Giovanni, San Nicola e Sant'Andrea, e in ultimo Portanova che consentiva il collegamento diretto con i casali meridionali. In epoca federiciana non venne realizzato alcun ampliamento. Gli Svevi si impegnarono in lavori di notevole entità per adeguare il castello ai nuovi compiti difensivi. Gli Angioini diedero un contributo determinante alla crescita di Aversa con l'ampliamento del tracciato murario deciso nel 1382. Durante la dominazione Aragonese non si registrano significativi ampliamenti delle mura. Venne eretta la Porta Castello, in occasione della costruzione del nuovo castello, nella seconda metà del '400. Agli inizi dell''800 ebbe inizio l'abbattimento della cinta muraria e delle porte, che erano viste come un impedimento, un vincolo da rimuovere, una presenza conflittuale con gli ideali di modernità e di igienità. Dell'antica cinta muraria restano:
il castello
frammenti di mura nei pressi di Porta San Giovanni
Porta San Giovanni nell'omonima via
I castelli
Sin dalle origini Aversa fu dotata di castelli fortificati. Rainulfo se ne fece costruire uno quando fondò la città, di cui però non rimangono tracce. I più famosi, di cui restano tracce, sono tre:
Castello di Savignano
Poiché Savignano era un piccolo villaggio (Sabinianum), si sono trovate tracce di un più antico castello sul quale fu costruito quello che resta oggi anche se non si sa quasi nulla sulle sue origini. Fu adibito a deposito, fino al 1970, dalla Polizia di Stato.
Castello Angioino
Fu costruito intorno al 1300 per volere dei re della casa Sveva e fu sede della casa d'Angiò. Era situato nell'attuale chiesa dei SS. Filippo e Giacomo (chiesa di Casaluce), che era la cappella del castello. Era composto da quattro torri merlate. Fu dimora di Carlo I d'Angiò. Il castello divenne famoso per la morte di Andrea d'Ungheria, che fu impiccato la notte del 17 ottobre 1345. Fu ceduta ai Padri Celestini nel 1364. Nel 1807, fu ridotto ad abitazione ed è così rimasto fino a oggi, trasformato negli anni tanto da perdere le tracce dell'antico castello.
Castello Aragonese
Il maestoso Castello di Ruggero II (o Aragonese), dotato di spesse mura quadrate, che dall'alto delle sue quattro torri domina la zona circostante. Sorto nei pressi della chiesa di Santa Maria a Piazza, nell'area dei Patibulum, come limite settentrionale della terza cerchia di mura, è di forma quadrata, con torri merlate agli angoli, e orientato, secondo un'antica ripartizione, sui quattro angoli del Mondo.
Fu dimora e rifugio di svariati principi, regine famose, regnanti e semplici capitani di ventura, tra cui si ricordano Giovanna d'Angiò, la regina di Napoli tristemente nota per il suo carattere volubile e sensuale e Giacomo Attendolo, padre del più conosciuto Francesco I Sforza.
Nel XVIII secolo, per le alterne fortune e l'incuria umana quest'imponente opera architettonica era quasi completamente rovinata, tanto è vero che nel 1750 Carlo III di Borbone (che volle anche la Reggia di Caserta), ne affidò il restauro al suo principale architetto, Luigi Vanvitelli, per farne un Quartiere di Cavalleria (anche oggi, con l'espressione "Quartiere", si indica tale zona della città).
Sul finire dell'Ottocento il Castello era nuovamente in rovina; solo nel 1931 ritornò alla ribalta per iniziativa ed intraprendenza del noto frenologo aversano "Filippo Saporito" (di cui portava il nome), che, dopo averlo fatto restaurare, lo adibì a casa di cura e custodia per imputati condannati parzialmente in quanto affetti da forme di malattia mentale, divenendo così un carcere giudiziario (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) tra i più famosi d'Italia. È diventato sede della nuova "Scuola di Formazione e Aggiornamento dell'Amministrazione Penitenziaria", inaugurata il 16 marzo 2002.
Porta San Giovanni
Porta San Giovanni costituisce, assieme ai resti di Porta San Nicola, l'unico esempio rimanente delle antiche porte che cingevano la città di Aversa. È situata nella omonima via. Un tempo vi si trovava il Borgo dei pescatori che accoglieva i pescatori del Lago Patria, soggetti al monastero di San Lorenzo.
Monumenti e statue
Monumento a Domenico Cimarosa
È con la delibera dell'11 giugno del 1899 che prende avvio ufficiale l'iniziativa delle Celebrazioni Cimarosiane, in occasione del primo centenario della morte del musicista, avvenuta nel 1801, con la costituzione di un Comitato sotto l'Alto Patronato di S.A.R. la Regina Madre, la Presidenza onoraria del Ministro della Pubblica Istruzione On. Alfonso Gallo e dell'On. Guido Baccelli, la presidenza effettiva dell'On. Pietro Rosano, essendo segretario il prof. Enrico Altavilla e tesoriere il barone Compagna. Il Comitato tiene la sua prima riunione nel Conservatorio di San Pietro a Majella il 16 luglio e affida l'incarico del monumento allo scultore Francesco Jerace. Il dibattito urbanistico sul sito dove allocare il monumento si sviluppa per ben tre tornate del Consiglio Comunale: 2 settembre, 4 e 16 novembre del 1899, e a conclusione viene scelta piazza Principe Amedeo rispetto a piazza Vittorio Emanuele. La celebrazione cimarosiana non fu onorata dalla elevazione del monumento, e il progetto viene accantonato. La questione è ripresa da un'interpellanza del consigliere comunale avv. Frattini con la quale si chiede di conoscere i motivi per i quali la deliberazione dell'11 giugno del 1899 non sia ancora un fatto compiuto. Nel 1920 il Commissario Prefettizio Cimmino riprende la questione con una concreta proposta di allocazione del monumento nell'ambito della sistemazione degli spazi risultanti dalla demolizione del Convento di San Girolamo. La vicenda si concluderà nel 1929, con l'allocazione del monumento nell'attuale sito, per abbellimento del piazzale della Ferroviaria, definito nel 1928 a seguito dell'arretramento del piano del ferro e della nuova stazione ferroviaria. L'opera a Domenico Cimarosa fu realizzata da Francesco Jerace nel 1929. Si tratta di un'opera, di gusto tardo-neoclassico, che si ispira a modelli canoviani. Il monumento, che raffigura il maestro appoggiato alla transenna, era completato da un genietto alato sul podio, non più esistente, ispiratore allegorico della musica scherzosa del maestro.
Monumento ai caduti in guerra
Si erge al centro di Piazza Municipio di fronte al Municipio, su un'aiuola quadrangolare e costituito da un basamento di pietra. Fu realizzato da Francesco Jerace nel 1936. È un'opera di grande perizia tecnica ed assume, coì com'è collocata, un grande effetto scenografico. La composizione richiama gusti del verismo francese della prima metà dell'800.
Monumento a Pietro Rosano
Si erge in Piazza Principe Amedeo all'interno della Villa Comunale. Opera raffigurante l'insigne deputato aversano, fu realizzato nel 1907 da Francesco Jerace. Il monumento è costituito da un'articolata base a forma di piramide, che comprende la statua allegorica dell Campania, su cui poggia un'alta colonna il cui capitello regge il busto di Rosano. Alla base vi è la scritta A Pietro Rosano/La Campania/MCMVII. Si tratta di un'opera tardo-ottocentesca di buon effetto compositivo.
Altri monumenti
Sotto l'aspetto monumentale non va trascurato il complesso dell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena, fondato da Gioacchino Murat nel 1813, primo manicomio d'Italia, che nonostante l'abbandono conserva un altare di grande interesse scultoreo attribuito a Giovanni da Nola (il Merliani) secondo alcuni, mentre altri lo attribuiscono allo scultore partenopeo Salvatore Caccavello.
Aree naturali
Parco "Salvino Arturo Pozzi"
Collocato nella zona nord della città di Aversa, con una superficie di circa 22.000 m2, il parco è caratterizzato da percorsi per jogging e passeggiate, ospita una variegata flora nonché attrezzi in legno per ginnastica/stretching e un bocciodromo (punto di ritrovo e svago per anziani). Il Parco prende il nome di Salvino Pozzi e viene aperto al pubblico mentre una parte dell'area è adibita a parcheggio. Il Parco Pozzi è divenuto, nel corso del tempo, da vasta proprietà della famiglia Marrandino, che ha tracciato i primi viali in terra battuta e messo a cultura numerose e pregiate essenze arboree, come i maestosi cedri del Libano, il pino mediterraneo e le araucarie, un ospedale militare e quindi un centro di accoglienza per gli italiani che provenivano dai diversi territori dell'ex impero coloniale. L'area in questione, già ai primi del Novecento, assume una dizione toponomastica indicata nel tracciato che da Piazza Vittorio Emanuele conduce fino a Via Roma, come via del Parco (comunemente indicato in dialetto come “aret 'o parco”, trad. "dietro il parco"). Nel 1935 si assiste ad una svolta profonda perché agli interessi per la passeggiata all'aria aperta, allo svago della città si preferiscono quelli più prettamente di carattere militare. Sono gli anni del consenso popolare nei confronti del regime fascista che tenta l'avventura coloniale per allargare i confini dell'Impero con l'impresa di Etiopia. L'area in questione viene quindi individuata dal Ministero della Guerra come quella possibile per costituire, all'interno del Parco, un presidio ospedaliero destinato all'assistenza ai soldati impegnati nelle operazioni militari in Africa orientale. Nasce in questo modo l'Ospedale Militare Baraccato che prende il nome di Arnaldo Mussolini. L'Ospedale impiega lo spazio del Parco per disporre diversi padiglioni per interventi sanitari costruiti con baraccamenti in legno, collegati tra loro da ampi viali alberati ispirati al castrum romano. In questo modo si ha al posto dei viottoli in terra battuta dell'impianto originario, una vera e propria rete viaria interna pensata soprattutto per le necessità funzionali. L'insediamento viene anche dotato di un impianto idrico, realizzato a carico del Comune grazie ad un accordo tra il tenente colonnello e l'allora podestà fascista di Aversa, mentre i lavori dell'intero ospedale vengono completati nel 1937. Con la disfatta della seconda guerra mondiale il Comando alleato requisisce l'area che viene svincolata nel 1946 per trasferire tutte le attrezzature presenti ad Aversa a quello analogo di Maddaloni. L'area viene concessa in maniera temporanea al Comune ed utilizzata come ricovero dei profughi provenienti dalla Grecia, dall'Egeo, dalla Venezia Giulia, dall'Istria e dall'Egitto. Si ha in questo modo un cambio della destinazione del Parco da insediamento militare ad ente per l'assistenza dei profughi del dopoguerra. I profughi occupano le baracche lasciate dall'Ospedale e danno luogo ad una pacifica colonizzazione dell'area che viene ufficialmente denominato “Centro raccolta profughi baraccato”. Soltanto dopo l'istituzione delle Regioni a statuto ordinario, avvenimento che risale negli anni settanta, l'intero immobile diviene proprietà della Regione Campania, che successivamente lo cede in comodato d'uso gratuito al Comune di Aversa. Nel periodo che va dagli anni cinquanta alla fine degli anni ottanta l'originaria area del Campo vede diminuire gli spazi liberi per l'edificazione di alcune costruzioni come una chiesa e di uno spazio destinato a campo sportivo. In questi anni il Comune utilizza l'area anche per una sezione di scuola elementare mentre sono praticamente ignorati gli interventi di tutela del verde che viene affidata agli interventi spontanei degli ospiti del Campo. Con lo scorrere degli anni la maggior parte degli ospiti del Campo profughi riesce a trovare una dimora più idonea rispetto alle baracche oramai fatiscenti grazie all'assegnazione di case popolari mentre la decisiva trasformazione del campo in un parco pubblico, avviene nel 1990, a seguito del viaggio ad Aversa del Pontefice Giovanni Paolo II. Infatti per acconsentire di assistere alla messa del Papa il maggior numero di fedeli il Comune decide l'abbattimento delle baracche e di gran parte delle strutture edilizie esistenti nel Campo, asfalta i viali e lo spazio del campo sportivo e provvede all'arricchimento dell'area verde con altre aiuole fiorite.
Altri parchi
Tra gli altri parchi presenti in città si ricordano:
Villa Comunale
Parco "Antonio Balsamo"
Parco "Grassia"
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Etnie e minoranze straniere
Ad Aversa risiedono 2607 cittadini di nazionalità non italiana, pari al 4,97% della popolazione residente. Le comunità nazionali più numerose sono:
Ucraina - 923
Algeria - 439
Polonia - 456
Marocco - 234
Romania - 432
Cina - 123
Religione
La religione più diffusa è il cattolicesimo. Aversa fa parte dell'omonima diocesi cattolica, suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli., che fu costituita nel 1053 da papa Leone IX. Il patrono della città è Paolo di Tarso, che secondo la tradizione predicò la Parola di Dio percorrendo la via Campana da Pozzuoli, dove era sbarcato, verso Roma. al santo è dedicata un'edicola dell'antico borgo longobardo denominato Sancti Pauli ad Averze, attestato già nel 1022.
Un movimento particolarmente sviluppato ad Aversa, e nell'Agro aversano, è quello dei Testimoni di Geova. La comunità conta oltre 1.500 aderenti. Ad Aversa è presente anche una Chiesa Cristiana Evangelica Nuova Pentecoste, appartenente alla Federazione delle Chiese Pentecostali d'Italia. Le altre minoranze religiose, incluse quelle degli immigrati, non dispongono di luoghi di culto.
Tradizioni ludico-religiose e rassegne folcloristiche
Durante l'anno, diversi eventi tradizionali di natura ludico-religiosa e rassegne prettamente folcloristiche coinvolgono la popolazione locale, tra cui:
Processione del Santo Patrono, san Paolo, 25 gennaio
Feste in alcuni chiostri della città come nel chiostro di Sant'Antonio da Padova
Processione della Madonna Addolorata, 2 domeniche prima di Pasqua
Sfilate di quadri e fujenti presso le diverse edicole devozionali dedicate alla Madonna dell'Arco, Lunedì in Albis
Processione di Sant'Antonio da Padova, il 13 giugno.
Arrivo della Madonna di Casaluce,dal 15 giugno al 21 giugno
Festa della Madonna della Libera, Iª domenica di settembre, presso il quartiere San Lorenzo
Festa Patronale della Madonna di Casaluce, II Venerdi di Settembre al II Lunedi di Settembre.
Saluto della Madonna di Casaluce,il 14-15 ottobre
Madonna di Casaluce
L'effigie mariana è detta di Casaluce, dal nome del vicino Comune in cui è conservata per otto mesi l'anno. L'immagine della madre di Dio, che secondo la tradizione è opera del pennello di San Luca, pervenne da Gerusalemme a Carlo d'Angiò nel 1277 e fu da questi collocata, insieme con due idrie nelle quali Gesù avrebbe operato alle nozze di Cana il miracolo della conversione dell'acqua in vino,nel Castello Angioino di Aversa, situato fuori le mura della città, nel borgo detto del Mercato vecchio, ove si trova l'attuale Santuario di Maria SS. di Casaluce Regina della Famiglia. Sistemata in seguito nel castello di Casaluce, mutato in sacro chiostro da Raimondo del Balzo, la sacra immagine fu da allora detta di Casaluce e sotto questo titolo viene onorata da oltre sei secoli. Poiché i padri celestini annualmente, nei mesi estivi, per evitare il pericolo della malaria, tornavano all'antica sede di Aversa portando seco la sacra effigie, derivò da lì l'usanza del transito annuale in Aversa, ogni 15 giugno. Ciò nonostante gli abitanti dei due centri pervennero spesso ad accesissimi contrasti, degenerati anche nella violenza, finché Ferdinando II di Borbone, con un decreto del 23 marzo 1857, stabilì quale dovesse essere il tempo della dimora della sacra immagine nei rispettivi comuni, rispettati ancora oggi. I contrasti sono così cessati, ma non è venuta meno la simbolica resistenza che si manifesta col sospingere avanti e indietro l'icona sulla linea di confine dei due paesi, con una tenacia che è soprattutto frutto di ataviche consuetudini popolari.
Celebrazioni per la Madonna di Casaluce
Esse si distinugono in tre fasi precise dell'anno.
Il 15 giugno l'icona è traslata da Casaluce ad Aversa. Nei successivi giorni, avviene la processione per le strade cittadine con pernottamento in diverse chiese fino all'arrivo conclusivo in quella dedicata ai SS. Filippo e Giacomo (Santuario Maria ss. di Casaluce Regina della Famiglia).
Durante la II settimana di Settembre, invece, sono programmati sia appuntamenti liturgici (come il novenario e la processione) sia eventi ludici. Rispetto al passato, però, quest'ultimo versante sconta il persistere di una vera e propria crisi "artistico-artigianale" a causa dell'assenza, da molti anni oramai, di Concerti Bandistici (sostituiti da mere esibizioni canore) e di Fuochi Pirotecnici Aerei (dovuta alla massiccia edificazione che ha rivestito anche l'ultimo sito di sparo alle spalle della stazione ferroviaria).
Il 15 ottobre, l'Icona viene accompagnata al vicino paese di Casaluce, dove resta fino al 15 Giugno dell'anno seguente.
Istituzioni, enti e associazioni
Tra le istituzioni di cui Aversa è sede vi sono:
Comando dell'Arma dei Carabinieri
Comando di Polizia Municipale
Comando della Guardia di Finanza
Commissariato della Polizia di Stato
Distaccamento del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Ospedale civile San Giuseppe Moscati
Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito
Tribunale di Napoli Nord
Uffici giudiziari del Giudice di Pace
Centro Ricerche e Studi sulla Psichiatria e le Scienze Sociali “Le Reali Case dei Matti”
Qualità della vita
L'inquinamento atmosferico (chimico ed acustico) nella città di Aversa ha ormai raggiunto livelli che compromettono la qualità della vita e della salute pubblica. Le principali cause dell'inquinamento atmosferico ad Aversa sono ascrivibili all'inquinamento da traffico veicolare, inquinamento prodotto dai riscaldamenti delle abitazioni, l'inquinamento industriale e l'inquinamento da smaltimento (incenerimento) abusivo di rifiuti urbani e speciali. Le conoscenze attuali in merito allo stato dell'aria sono ancora insufficienti, dato che le campagne di monitoraggio sono state sporadiche e piuttosto brevi. Rispetto ad una analisi di scala regionale, i dati relativi al periodo 1994-2001, mostrano che nell'agro aversano si registrano alcuni miglioramenti grazie alle politiche di limitazioni del traffico veicolare, attuate dalle amministrazioni locali. Riguardo ai gas ad effetto serra, nel Rapporto 2009 dell'ARPAC, viene evidenziato come a livello regionale tra il 1990 e il 2005 il contributo diminuisce attestandosi intorno a 3 tonnellate CO2/pro capite, ben al disotto della media europea (10,4 tonnellate di CO2/pro capite), fatto ascrivibile ad una generale produzione dei tassi di produttività.
Cultura
Istruzione
Biblioteche
Aversa dispone di quattro Biblioteche. La Biblioteca Comunale Gaetano Parente, fondata nel 1876, ha sede presso il rinascimentale Palazzo Gaudioso. Conta un patrimonio librario di oltre 18.000 volumi. Sono inoltre conservati preziosi manoscritti risalenti al XV secolo e XV secolo.
La Biblioteca Seminariale Paolo VI, è situata nel Seminario Vescovile. Qui sono conservati circa 20.500 volumi, 100 manoscritti, 100 periodici ed opuscoli.
La Biblioteca della Facoltà di architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli fu fondata nel 1995 ed è ospitata nell'edificio monumentale del Monastero di S. Lorenzo ad Septimum. Qui sono conservati circa 5.000 volumi ed opuscoli, 80 periodici e 5 CD-ROM.
La Biblioteca del Centro Ricerche e Studi sulla Psichiatria e le Scienze Sociali “Le Reali Case dei Matti” è ospitata nell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena. Qui sono conservati circa 6.000 volumi tra monografie e riviste specializzate. Il materiale conservato è principalmente di carattere religioso e medico scientifico.
Scuole
Ad Aversa sorgono quattro scuole secondarie di I grado e dieci secondarie di II grado (3 istituti professionali, 3 istituti tecnici, 4 licei) che raccolgono studenti provenienti dall'intero agro aversano.
Università
Dal 1992 Aversa è una delle sedi decentrate della Seconda Università degli Studi di Napoli e ospita due facoltà del polo tecnologico: la Facoltà di Architettura "Luigi Vanvitelli" e quella di Ingegneria, sita presso la Real casa dell'Annunziata.
Musei
Museo Diocesano
Il Museo Diocesano è ospitato nel Deambulatorio del Duomo di Aversa. Costituito nel 1995, conserva il patrimonio artistico liturgico della Cattedrale. Il museo contiene argenti sacri del Seicento e del Settecento di importanti botteghe napoletane, - tra cui quella dei Guarriniello - diversi documenti di epoca normanna, la Madonna con il Gonfalone, - tela datata e firmata da Francesco Solimena e considerata un "exemplum" del pittore di Canale di Serino - nonché alcune tavole della seconda metà del Quattrocento di Angiolillo Arcuccio, tra cui il celebre Martirio di San Sebastiano. Inoltre è presente un capolavoro unico: San Giorgio e il drago, tra le poche sculture preromaniche presenti nell'Italia meridionale, una lastra marmorea dell'XI secolo.
Altri musei
Civico Museo di Storia Militare
Teatro
Il Teatro Domenico Cimarosa deve il suo nome al musicista aversano Domenico Cimarosa ed è situato in vicolo del Teatro. Nasce nel 1889 come teatro in legno nell'attuale piazza Principe Amedeo. Nel 1924, l'onorevole Giuseppe Romano (Peppuccio) lo fa costruire in tufo e cemento armato nell'attuale sede. La facciata presenta due ordini di finestre, di cui il superiore ad arco moresco, che adornano un bassorilievo simile al monumento a Domenico Cimarosa posto nella piazza antistante la Stazione Ferroviaria di Francesco Jerace, con stemmi e simboli musicali. In stile liberty, ha la forma di ferro di cavallo ed è sormontato da una cupola circolare affrescata da Arnaldo De Lisio negli anni venti con allegorie inneggianti gli insigni musicisti aversani, Domenico Cimarosa e Niccolò Jommelli, e decorazioni di Antonio Giametta. Dal 1927 sino agli anni settanta viene gestito da Emilia Della Valle, madre dell'attuale proprietario. Negli anni settanta e ottanta è ridotto a cinema a luci rosse. Successivamente viene acquisito da Renato Virgilio che lo ha riportato agli antichi splendori. La struttura funge anche da cinema, offre rappresentazioni teatrali e musicali, convegni politici e iniziative socio-culturali.
Altri teatri
Teatro Metropolitan
Musica
Aversa ha una grande tradizione musicale, basti citare tre illustri musicisti aversani: Domenico Cimarosa, Niccolò Jommelli e Gaetano Andreozzi. Ad Aversa, dal 1999, si tiene ogni due anni il Concorso Flautistico Internazionale "Domenico Cimarosa", Premio Rotary Terra Normanna, nella prima decade di dicembre. Il concorso ideato dall'associazione Diaphonia, ha negli anni guadagnato sempre maggior consensi nel mondo musicale italiano e internazionale. Presidenti di giuria, solo per citarne alcuni, sono stati il compositore argentino, con nazionalità italiana, già premio Oscar Luis Bacalov, il compositore Stelvio Cipriani e il flautista francese Maxence Larrieu. All'ultima edizione, tenutasi nel 2011 hanno partecipato giovani musicisti provenienti da ben 46 nazioni, in rappresentanza di tutti i continenti. Inoltre, dal 2004, si tiene il Concorso nazionale per sole cantautrici "Bianca d'Aponte", presso il Teatro "Domenico Cimarosa" dal 22 al 23 ottobre.
Cinema
Nel 1976 fu girata ad Aversa parte del film Pasqualino Settebellezze, diretto da Lina Wertmüller e interpretato da Giancarlo Giannini, che ai Premi Oscar del 1977 ricevette 4 nomination.
Cucina
La cucina aversana deriva dalla cucina napoletana con variazioni che le danno un'impronta tipicamente agricola. È una cucina sbrigativa e senza complicate manipolazioni, ma saporita e gustosa nello stesso tempo per la semplicità e naturalezza dei suoi ingredienti. Non mancano però piatti di maggiore impegno. Tra gli antipasti si possono collocare la Pizza di scarola, "l'insalata di fagioli", le "mulignane a fungetiello", il Tortano e il Casatiello. Tra i primi piatti abbondano le paste asciutte con condimenti tra i più diversi e nuovi. I Maccheroni sono senza dubbio il piatto forte della cucina aversana. I modi di cucinarli sono molti: si va dai "maccarune case e pepe" a i "maccarune aglio e uoglio". Molto gustato è un piatto tipico aversano lo "scarpariello" (bucatini al sugo piccante). Tra i primi piatti vi sono i minestroni di verdura o la pasta preparata con gli ortaggi. La carne è il piatto più importante delle cucine e si presta ad un'infinità di preparazioni. La carne è prepara in diversi modi: la polpetta o il polpettone, le braciole al sugo, la carne alla pizzaiola, il soffritto di maiale, gli "stentenielli" (interiora di agnello o capretto). Tradizione ancora in auge vuole che il giorno del Santo Patrono S.Paolo si consumino polpette di carne e lasagne fatte in casa. L'ingrediente per eccellenza per la cucina aversana è sicuramente la mozzarella. Nelle bevande molto famoso è il vino Asprinio D.O.C.. Nella pasticceria il dolce tipico aversano è la Polacca.
Formaggi Freschi
I formaggi aversani sono per lo più di origine bovina, data la diffusione dell'allevamento delle bufale da latte.
Tra i formaggi freschi il più rinomato è la mozzarella di bufala aversana. Altri formaggi sono la ricotta e la provola affumicata.
Dolci
Aversa ha sempre avuto una tradizione di grandi pasticcieri. I dolci tipici sono la polacca e la pietra di San Girolamo. La prima è la reinvenzione del cornetto. Fatta di pasta lievitata, Crema