Le guarattelle napoletane: l'arte dei burattini napoletani
L’arte dei burattini napoletani, teatrini di posa con fantocci di cenci e legno, è nata intorno al XVI secolo con il nome di guarattelle, derivato da guarattino, ovvero burattino.
Pare che il nome di burattino risalga al buratto, una stoffa utilizzata dai mastri fornai per setacciare la farina mista al fogliame, un termine probabilmente usato anche in senso dispregiativo, di un’arte povera che metteva in scena commedie finalizzate alla critica degli usi e costumi dell’epoca.
La particolarità di queste guarattelle è che vengono indossate proprio come un guanto, anche se l’assonanza tra guanto e guarattelle è prettamente casuale, queste sono manovrate con la mano, vengono chiamati infatti burattini da mano.
La guest star di fama internazionale che continua a conquistare il pubblico di tutto il mondo è Pulcinella, icona indiscussa di Napoli, chiamata anche “la città di Pulcinella”. Nonostante questa machera sia spesso data in pasto al folklore, insegna di pizzerie e ristoranti di quartiere, la storia della maschera napoletana di Pulcinella è intrisa di fascino e significati.
Pulcinella e Gaspare Nasuto
ViaggiArt approda ad Acerra – fra le più antiche città della Campania, a circa 17 km dal capoluogo, dove troviamo il Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà Contadina - per parlare con il mastro burattinaio Gaspare Nasuto, ambasciatore della maschera di Pulcinella nel mondo per il Museo di Acerra.
Ci sono diverse leggende sull’ambiguo e probabilmente doppio personaggio di Pucinella: la storia popolare vuole che nasca proprio ad Acerra come contadino, un certo Puccio d’Aniello chiamato “Pulecenella”, altre leggende lo vogliono invece nato dal Vesuvio.
Il personaggio ha preso storicamente vita nella Commedia dell’Arte intorno alla seconda metà del 1500 grazie all’attore Silvio Fiorillo, anche se le sue origini risalgono addirittura alle Atellane romane.
Pare infatti che Pulcinella sia tratto da Maccus, un servo dal lungo naso e dalle guance paffute con una protuberanza sul ventre con indosso una camicia larga e bianca. Fu a partire dal XVIII secolo che pulcinella valica i confini nazionali diventando la maschera più celebre del mondo.
Il teatrino di Pulcinella
Non vogliamo prendere in considerazione le origini folkloristiche di questa maschera ma del teatro dei burattini napoletani e di Pulcinella, un’arte antica e accurata che riesce ad unire idealmente i popoli di tutto il mondo. Una tradizione nata cinque secoli fa viva ancora oggi.
«La parte che mi sorprende ogni volta – racconta Nasuto - nonostante porti in scena Pulcinella da diverso tempo, è proprio il fatto che le persone reagiscono alla stessa maniera in qualsiasi parte del mondo. Considero Pulcinella una livella che riesce a mettere sullo stesso piano qualsiasi tipo di spettatore, di qualsiasi nazionalità e estrazione socioculturale».
Gaspare Nasuto tra i più grandi maestri della tradizione napoletana di burattini, dà vita fin dal 1989 alle sue guarattelle e lo fa letteralmente. Dall’intagliare il legno per creare il burattino, alla cura minuziosa del teatrino; dalla scrittura per la scena all’interpretazione: lui li considera attori di legno.
La costruzione è fatta con grande attenzione in modo da caricare addosso al suo burattino tutte le simbologie antiche che gli appartengono. L’interpretazione invece richiede un notevole sforzo fisico, allenamento e massima concentrazione.
Le guarattelle napoletane nel mondo
Nasuto gira il mondo utilizzando tecniche teatrali molto antiche, tra cui quella della pivetta, una sorta di fischietto che si mette in gola e permette di dar voce al burattino di Pulcinella. Non a caso il nome di Pulcinella alcuni credono provenga da “piccolo pulcino”, nato da un uovo di gallina e col naso uncinato.
«Ho avuto la fortuna di girare il mondo e confrontarmi con altre culture e tradizioni: dall’Europa alle zone precolombiane, dall’antica Persia agli Stati Uniti – ci racconta il mastro burattinaio -. Girando in lungo e in largo il mondo mi sono reso conto che Pulcinella è molto di più di una definizione, il successo che ancora oggi riesco ad ottenere con i miei spettacoli è il fatto che Pulcinella ha un dono: entra in empatia con il pubblico in pochissimi secondi».
Nel teatro delle guarattelle napoletane Pulcinella è l’archetipo più rappresentativo: riesce a chiudere nella sua figura sia i tratti maschili che quelli femminili, a rappresentare la moralità e l’immoralità, ad essere tutto il contrario di tutto, il bianco e il nero.
«A me piace la sua parte amorale, riesce a fare delle cose che noi non possiamo fare e ad avere sempre il perdono. Se consideriamo che Pulcinella non solo parla per mezzo della pivetta ma parla anche in napoletano - in maniera quasi incomprensibile se non per la gente del posto - i livelli di comprensione di quello che fa sono altissimi. Questo succede con gli adulti ma anche con i bambini piccolissimi. A volte anche i gatti e i cani, quando lavoro all’aperto, sembrano essere rapiti da Pulcinella!».
Riproduzione riservata © Copyright Altrama Italia
Se ti è piaciuto questo articolo potrebbe interessarti anche:
I posti più belli di Napoli da vedere assolutamente