Castello di Sammezzano
Il Castello di Sammezzano ha assunto l’aspetto attuale grazie all’opera di Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, grande appassionato di orientalismo, che trasformò l’edificio preesistente tra il 1843 e il 1889. Spese gran parte della sua vita per realizzare il Castello e il Parco di Sammezzano: fu allo stesso tempo proprietario e committente, ingegnere, architetto e geologo, progettando e realizzando la struttura con l'ausilio di manodopera. Alla morte fu sepolto in una tomba nel castello stesso, il Sepolcreto, e poi traslato. La tenuta di cui fa parte Sammezzano appartenne a famiglie molto importanti. Nel 1927 il complesso viene certificato di “Particolare Interesse Pubblico” e sottoposto a tutela nel 1972. Il Castello, che domina la collina sopra Leccio (Reggello), presenta una duplice facciata che simboleggia il sole e la luna, annunciando già le meraviglie ed i misteri che racchiude al suo interno. Le numerose sale interne, particolarmente quelle del piano nobile, costituiscono un viaggio virtuale in tutto l’Oriente, dalla Cina e l’Arabia fino alla Spagna araba: ogni stanza è un mondo che Ferdinando non ha mai realmente visto, ma che ha conosciuto attraverso la ricerca e il profondo studio, come denotano le frasi, i motti e i commenti (in latino e italiano) che accompagnano i visitatori in questo viaggio. Tra le sale meritano menzione la Sala d’Ingresso (1853), il Corridoio delle Stalattiti (1863), la Sala da Ballo (1867) e la Torre Centrale (1889). In qualità di esperto di piante e appassionato di botanica, Ferdinando Panciatichi riorganizzò anche l'ampia area verde circondante il Castello, circa 65 ettari, con numerose piante rare ed esotiche che dovevano avere la duplice funzione di abbellire gli esterni e introdurre gradualmente i visitatori alle meraviglie dello stile moresco.