Turi
Turi (Tùre IPA: ['t̪uːrə] in dialetto turese, Θυριαι in greco antico) è un comune italiano di 13.059 abitanti della provincia di Bari in Puglia. Sorge a 31 km a sud-est di Bari, sui primi contrafforti dell'altopiano della Murgia a 254 m s.l.m. È noto per essere stato luogo di detenzione di Antonio Gramsci e Sandro Pertini. Geografia fisica Territorio Il territorio comunale si estende su una superficie di 70,77 km2 e confina con Casamassima, Conversano, Gioia del Colle, Putignano, Rutigliano e Sammichele, tra il secondo e il terzo gradonne carsico dell'entroterra delle Murge. Il territorio è di natura carsica/calcarea e per questo ricco di doline, inghiottitoi, pozzi, grotte e un'ampia idrografia sotterranea da cui si alimentano numerosi pozzi. La parte settentrionale è prevalentemente pianeggiante, mentre la porzione restante (più dell'80% del territorio) si presenta collinare, con rilievi che non superano i 400 m s.l.m.. I più significativi sono Monte Ferraro (280 m), Monte Carbone (322 m), Monte Zingaro (290 m) e Monte Rotondo (398 m), verso Gioia del Colle. Proprio per questa caratteristica del territorio turese, è presente anche una lama, la lama Giotta, che ha origine presso la Via per Conversano. Questa, durante i giorni di pioggia, si riempie d'acqua che viene trasportata fino alla pianura sottostante, se è poca, oppure sino alla foce nel quartiere di Torre a Mare, se la quantità d'acqua è maggiore. Nonostante la presenza di alcuni boschi (Bosco Gonnella, Bosco Musacco, Bosco di Procida e Bosco di Monte Ferraro), la gran parte del territorio - circa 65 km2 - è utilizzata a fini agricoli. Clima Turi è situata in area collinare distante qualche decina di km dalla costa adriatica. Il clima è di tipo sub-litoraneo, con inverni moderatamente freddi ed estati calde e asciutte. In inverno le nevicate sono deboli ma frequenti soprattutto a febbraio. Temperatura minima assoluta: -9,0 °C; Temperatura massima assoluta: 43,2 °C. Classificazione climatica di Turi: Zona climatica D; Gradi giorno 1687. Secondo la classificazione dei climi di Köppen Turi appartiene alla fascia Csa ossia al clima temperati delle medie latitudini con stagione estiva calda (temperatura media assoluta del mese più caldo non inferiore ai 22º) e prevalentemente asciutta. Storia Preistoria Nel territorio di Turi la presenza dell'uomo è documentata sin dal Neolitico: a questo periodo si devono riferire alcuni manufatti litici rinvenuti in prossimità dell'attuale abitato. Si tratta di reperti sporadici, che possono essere riferiti alla presenza di un abitato o alla frequentazione dell'area da parte di comunità neolitiche portatrici di un'economia di tipo produttivo. All'Eneolitico o età del Rame si riferisce invece un importante insediamento scoperto in località Lama Rossa, verso Rutigliano, mentre all'età del Bronzo si possono ricondurre alcune testimonianze scoperte in prossimità di via la Quacquera, a sud dell'attuale abitato; in località Trisore, in prossimità di Masseria Moretto e a Frassineto, vicino alle Masserie Annunziatella e Ospedale. Nel corso della prima età del Ferro si svilupparono a Turi piccoli villaggi di capanne che, a seguito di una crescita demografica, avvenuta tra il VII-VI secolo a.C., cominciarono ad evolversi in un grande abitato peuceta, esteso su una superficie di circa 25 ettari. L'abitato peuceta, circondato da diverse cerchie murarie, era formato da un'acropoli, dove erano ubicati gli edifici pubblici e di culto e dove risiedeva l'aristocrazia locale, e dall'abitato vero e proprio, dove risiedeva gran parte della popolazione. L'abitato peuceta è da identificare verosimilmente con la Thuriae citata da Tito Livio. Dell'abitato peuceta e delle relative necropoli sono giunte testimonianze di grande interesse, custodite nei Musei di Bari, Taranto e Conversano, e resti strutturali di antiche abitazioni, visibili in via Castellana Grotte. Nel Museo Archeologico di Bari si possono ammirare alcuni importanti corredi tombali ed un pregevole cratere attico a figure nere, rinvenuto nel 1932 in via Fiume. Altri reperti sono esposti nel Museo Civico di Conversano. Nel territorio di Turi sono inoltre documentati altri piccoli insediamenti peuceti in località Trisore, presso masseria Moretto e a Frassineto, vicino alla Masseria Ospedale. Età romana In età romana, l'abitato peuceta di Turi risulta abbandonato, resterà disabitato per circa un millennio. Il territorio di Turi ha, nonostante ciò, restituito alcune preziose testimonianze di età romana. Di particolare interesse è l'iscrizione sepolcrale della liberta Philona, scoperta alla fine del Settecento sulla via per Putignano. L'iscrizione relativa ad una liberta degli imperatori flavi attesta la presenza a Turi di possedimenti imperiali. In località Trisore, sulla strada per Gioia del Colle, e in località San Giuseppe, sulla strada per Conversano, è documentata la presenza di due grandi ville rustiche abitate ininterrottamente dall'età repubblicana al tardoantico. Una fattoria di piccole dimensioni è, inoltre, attestata, in prossimità di Masseria Parco la Chiesa. Medioevo ed età moderna Nel corso del Medioevo, in prossimità dell'antico abitato peuceta di Turi, fu costruita una chiesetta rupestre a doppia cupola, poi dedicata nel 1505 a S. Rocco. L'impianto del nuovo abitato risale verosimilmente all'altoo Medioevo, come attestano diversi reperti Bizantini rinvenuti nel corso dei lavori di restauro del Palazzo Marchesale. Sono reperti che anticipano di qualche secolo la costruzione del Castello normanno, fatto erigere, con molta probabilità, da Tommaso da Frassineto, primo signore di Turi. Dell'antico Castello normanno, risalente al XII secolo, restano in piedi due torri e un paramento murario con due monofore. Il Castello, ampliato dai Moles nel corso del Cinquecento, è oggi inglobato nell'attuale Palazzo Marchesale fatto costruire nel corso Settecento dai Venusio, che lo trasformarono nel sontuoso palazzo riportato all'antico splendore, a seguito dei recenti restauri. Età contemporanea Turi è nota anche per essere stata luogo di reclusione, nel carcere cittadino, di due personalità illustri dell'antifascismo: dal 1928 al 1933 Antonio Gramsci, che vi scrisse i Quaderni del carcere e le Lettere dal carcere, e dal 1930 al 1932 Sandro Pertini. Molti anni dopo, nel 1993 dal carcere evase il boss della Sacra Corona Unita Francesco Leone. Simboli Stemma "D'azzurro terrazzato, di verde alla quercia naturale col bove nero passante davanti". Esso è diventato lo stemma di Turi, perché la leggenda dice che i superstiti provenienti della mitica "Thuriae", che si trovava nei pressi di "Monte Sannace" Gioia del Colle, videro nei pressi di Largo Pozzi un bove sotto una quercia, dove decisero di fondare il loro nuovo villaggio. Lo stemma risalente al 1581 è lo stesso, ma la corona non è quella torrellata dei comuni della repubblica italiana, ma è una corona marchesale dei marchesi Moles. Inoltre il motto dello stemma era "ex tauro civium fertilitas" ossia "dal toro la fertilità dei cittadini". Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria Assunta, risale quasi certamente al XII secolo. Alcuni documenti attestano che nel 1407 era collegiata. Ha facciata neoclassica, in cui quattro paraste doriche sostengono una trabeazione. La Chiesa, a tre navate con presbiterio rialzato e maestoso altare maggiore, subì una profonda trasformazione nei primi decenni del Settecento, con l'aggiunta delle cappelle laterali. Tuttavia, una cappella ha mantenuto un prospetto tardo rinascimentale e conserva al suo interno un altare dedicato alla Madonna, nelle cui nicchie sono posizionate le figure plastiche della Vergine con il Bambino, al centro, dell'Eterno Padre, in alto, e dei SS. Cosma e Damiano, ai lati, tutte in pietra policromata. La semplicità dell'esterno contrasta con la ricchezza di decorazioni dell'interno, che conserva manufatti lignei come il pulpito e la cantoria con l'organo, e opere di rilevante importanza artistica, quali le sculture dedicate alla Madonna di Terra Rossa ed alla Trinità dell'artista rinascimentale Stefano da Putignano (XVI secolo), e le pregevoli tele della Cena di Emmaus di Giuseppe Demattia e della tela dell'Assunta sull'altare maggiore, opera di Paolo Finoglio, oltre a tele di Vitantonio De Filippis, Nicola Gliri, D'Elia. Il fonte battesimale, di epoca rinascimentale, è costituito da una vasca circolare collocata su di un toro stiloforo di età basso medievale da riferire verosimilmente alla chiesa più antica. Il campanile risale al 1731 ed è opera dell'architetto molfettese Pietro Magarelli. Negli anni 2005-2008 la Chiesa venne parzialmente restaurata su progetto dell'Architetto turese Giuseppe Giannini, in quella circostanza ha ritrovato l'epigrafe posta sul fianco del campanile che volge alla Piazza Silvio Orlandi, all'altezza dell'apertura quadrilobata, la prova dell'avvenuta costruzione del Campanile nel 1731. Chiesa di San Rocco (o dell'Annunziata) detta Cappellina, ha forme proto-romaniche (XI-XII sec), con influenza bizantina. È un esemplare di chiesa a due cupole, caratterizzata da un tetto con due tamburi sormontati da piramidi e realizzate con le chiancarelle che richiamano il tipico trullo molto diffuso nelle nostre terre. Ha una sola navata rettangolare che consta di due ambienti, ciascuno coperto da una cupoletta semisferica. La Chiesa è realizzata in conci regolari di pietra e l'unica decorazione di questo edificio compatto è una serie di denti di sega posti su due file. La porta originaria ha un architrave litica con un'epigrafe. Tra il XII e il XIII secolo si arricchì di un piccolo campanile a vela, cuspidato, tuttora esistente e nel tardo Rinascimento subì trasformazioni tra cui lo spostamento dell'ingresso sul lato corto opposto a quello originario. Chiesa di Santa Chiara, fu costruita nel 1623. È un ambiente rettangolare. Le cappelle laterali, affiancate, sono segnate da paraste con capitelli e trabeazione, alla cui altezza corrisponde il piedritto degli archi del matroneo. Sull'ultima parasta di sinistra c'è una grande corona in legno dorato. La volta è a botte lunettata. Sull'altare maggiore un'imponente tela di Carlo Amalfi del 1771 raffigurante la morte della santa titolare mentre sul soffitto una tela che raffigura Santa Chiara che scaccia i Saraceni da Assisi del pittore Fedele Fischetti. È adiacente ad una struttura monasteriale il cui primo nucleo, risalente agli ultimi del XVI secolo, occupava le case adiacenti all'attuale chiesa.Con l'incremento del numero delle suore, il primitivo cenobio si ampliò, accorpò altre case e nel 1623, raggiunse l'attuale fisionomia. All'interno della Chiesa sono presenti le caratteristiche griglie di legno bombate e dorate, dette gelosie, che venivano utilizzate dalle suore clarisse dell'annesso monastero per assistere alle funzioni religiose senza essere viste. Con bolla pontificia di Urbano VIII, luglio 1623, il monastero fu eretto a clausura. Con l'Unità d'Italia furono soppresse le comunità monastiche Turesi, e furono incamerati dal demanio. Alcuni interventi di risanamento e protezione dall'umidità, eseguiti fra il 2010 e il 2012, su progetto dell'architetto turese Giuseppe Giannini e non ancora ultimati, hanno permesso di risalire a quella che poteva essere l'antica facies della chiesa. Sono stati ritrovati sotto la coltre di intonaco e vari riempimenti in scapoli di tufo e laterizi alcune partiture architettoniche (basi, pilastri e capitelli) sagomate a modanature neoclassiche. Alcune di queste sono state conservate al fine di tracciare il solco a future ricerche. Notevole per la ricostruzione storico-documentaria dell'edificio religioso ancora in corso, è il ritrovamento dell'antico piano di calpestio. Al di sotto dell'attuale pavimento in stile napoletano ma eseguito negli anni '50, è stato rinvenuto un piano regolare, apparentemente in cocciopesto o battuto di terreno. Chiesa e convento di San Giovanni Battista, fu costruita adiacente al convento dei francescani. Presenta navata unica, cappelle sul lato destro ed altari sul lato sinistro. L'interno custodisce un crocifisso, di Fra' Angelo da Pietrafitta, due tele di Donato Paolo Conversi (San Francesco che riceve le stimmate e la Madonna del Carmine) ed opere di Gaspare de Populo e Alonso de Corduba. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi, la chiesa divenne prima rettoria, e poi parrocchia mentre l'annesso convento venne trasformato prima in asilo e quindi in ospedale e ospizio. Recentemente restaurato è tornato nelle disponibilità municipali e parrocchiali. A ridosso della Chiesa vi è la Torre dell'Orologio, vero e proprio simbolo dello sviluppo urbano ottocentesco di Turi, è tra le più belle della Terra di Bari. Fu costruita nel 1892 da Giuseppe Schettini su progetto dell'architetto conversanese Sante Simone. Chiesa della Madonna delle Grazie, unico esempio rimasto delle numerose chiesette che un tempo arricchivano il centro storico. La facciata presenta un ampio portale. Una delle due fasce piatte e parallele gira sul fianco e sullo spigolo del prospetto. La copertura è piana e la volta è bassa. Il piccolo campanile a vela è ad un solo fornice, arcuato. Chiesa di San Domenico, fu costruita nel 1644. Si presenta ad aula con cappelle laterali, nel fastoso interno si può ammirare il maestoso altare che raggiunge la volta. Sullo sfondo, si nota la tela che rappresenta San Domenico in adorazione della Vergine con colonne laterali. Ai lati, preziosi armadi pensili custodiscono le reliquie. Le pareti ai lati dell'altare hanno dei pannelli ovali dipinti nel 1751 e firmati da Conversi e cornici ricche di decorazioni in stucco. Al margine dello spazio presbiteriale c'è una grande corona pensile. Il pulpito, in legno intagliato, è policromo e dorato mentre la cantoria presenta un organo di Giuseppe Rubino. Una grande tela sul terzo altare, raffigurante L'apparizione della Vergine a San Leonardo, è stata attribuita ad Angelo Solimena(XVIII secolo). Di altissimo valore artistico sono le statue, di San Rocco, e San Giuseppe Calasanzio. Era la chiesa del collegio dei Padri Scolopi che, nel XVIII secolo, s'impegnarono per debellare l'analfabetismo. È qui che nel 1733 cominciò a insegnare San Pompilio Maria Pirrotti. Il collegio oggi è la sede del Municipio del Paese. Chiesa di Sant'Oronzo detta Cappellone, fuori dal centro abitato, sulla strada che conduce a Rutigliano, si incontra la Chiesa di Sant'Oronzo sulla Grotta. Nel 1727 fu costruita, all'ingresso della grotta di Sant'Oronzo, in cui esiste ancora un altare, una cappella, detta del Lucernario. Successivamente, sempre nel XVIII secolo, fu edificata una chiesa che fu restaurata nel 1925, e attualmente nel 2000. Imponente edificio religioso a croce greca sorto per volere della cittadinanza sulla grotta dove la tradizione vuole che il santo leccese si fosse rifugiato per sfuggire alle persecuzioni. All'interno tre altari con tele raffiguranti Sant'Oronzo, copia del quadro del Coppola presente nel Duomo di Lecce, San Pietro d'Alcantara e Santa Teresa d'Avila di Donato Paolo Conversi e la Vergine con San Bernardino da Siena e un Santo Vescovo di ignoto pittore locale. Un maestoso scalone conduce alla grotta sottostante, luogo solenne e suggestivo, particolarmente venerato dalla comunità locale. Prezioso il pavimento maiolicato posto davanti all'altare del Santo. Edicola votiva del Crocifisso, strutturata a tempietto, a sesto acuto con pilastri laterali, sormontato da lanternini ciechi alla sommità, è di gusto neogotico ottocentesco. Chiusa da una vetrata, a cui è anteposto preceduto da un cancelletto tipico in ferro battuto. All'interno vi è posta una croce in pietra. Venne restaurata negli anni '80 dal restauratore rutiglianese Lorenzo Gassi su progetto dell'architetto turese Giuseppe Giannini. A loro di devono, oltre quelli già descritti, gli interventi di protezione con muretto a secco, delle tegole marsigliesi soprastanti. Grotta di Sant'Oronzo: (il pavimento in maiolica laertina), la grotta di Sant'Oronzo di Turi custodisce una rara testimonianza di un pavimento in maiolica del Settecento conservato pressoché integro. Un pregevole pavimento, messo in opera tra il 1727 ed il 1728 in concomitanza alla costruzione, per volontà della comunità turese, del santuario di Sant'Oronzo, patrono di Turi, che sovrasta l'ipogeo. Il pavimento è costituito da 238 mattonelle che compongono un fantasioso e variegato repertorio ornamentale con decorazioni policrome a foggia di rosone, di festoni e di immagini figurate. L'apparato figurativo, composto da personaggi maschili e femminili, da paesaggi campestri e vedute marine, da motivi vegetali (alberi e fiori) ed animali (quadrupedi e volatili) e da uno stemma araldico, si può attribuire ad una bottega di Laterza, centro produttivo di ceramica tra i più fiorenti nel panorama delle manifatture pugliesi tra il Seicento ed il Settecento. Il linguaggio simbolico dell'apparto iconografico presente sulle mattonelle di Turi è di tipo profano, marginale appare la simbologia cristiana contenuta nella rappresentazione di alcune chiese con campanili che si slanciano nella serie delle mattonelle con paesaggi, o delle due imbarcazioni con alberi sormontati da croci o ancora alla figura di un pellegrino. Di non facile lettura è l'allegoria dei personaggi raffigurati, se da un lato la donna con volatile può rappresentare la lussuria e quella con fiore in bocca la purezza e forse a omaggi amorosi sono da riferire i fiori posseduti da altre figure femminili, non è chiaro invece il significato del bordone da pellegrino sormontato da punta di lancia o del fischietto retrattile nella bocca di figure maschili. Più comprensibile appare il significato simbolico della serie dei quadrupedi che passa dall'immagine della forza e del potere raffigurata del leone e dai cavalli, a quella della fedeltà e dell'astuzia impersonata dai cani e dalle volpi, fino al gatto che potrebbe risultare l'allegoria della libertà, mentre alla lussuria rimanda, molto probabilmente, la rappresentazione di lepri e conigli e forse del gallo e alla fedeltà coniugale rinviano invece le figure delle colombe. Il pavimento di Turi è stato attribuito dall'archeologo Donato Labate -in mancanza di precisi riscontri documentali con altre sue opere firmate- al “Maestro della Grotta di Turi”. A questo maestro è possibile riferire per analogie stilistiche che presentano con la decorazione del pavimento turese, sia le “riggiole” della sacrestia del Santuario di Mater Domini di Laterza, sia un “alberello” della collezione Curci di Bari, sia infine le mattonelle della cripta della cattedrale di Acquaviva delle Fonti. Il pavimento in maiolica della Grotta di Turi, per il suo stato di conservazione e per il ricco e variegato repertorio ornamentale e figurativo rappresentato, è da ritenersi il più significativo catalogo decorativo della ceramica di Laterza della prima metà del Settecento. Il pavimento, per l'importanza che riveste nel panorama della storia delle ceramica pugliese merita di essere adeguatamente valorizzato, promuovendone la conoscenza e la fruizione. Architetture civili Borgo Antico, tale quartiere situato nella parte centrale del paese, che corrisponde alla parte più alta del centro abitato. Di antiche origini, esisteva già dal XVI sec. Qui possiamo trovare il palazzo marchesale, all'inizio castello dei Moles e poi palazzo dei Venusio, a quasi 300 m s.l.m., il paese vecchio, con un caratteristico centro storico che conserva l'aspetto tipico dei piccoli centri mediterranei: le case piccole e raccolte, i muri bianchi di calce, le viuzze strette e lastricate, i caratteristici "sottani" e le edicole votive dedicate a vari santi, ma soprattutto a Sant'Oronzo o alla Madonna, la cappellina di San Rocco, più lontana dal Borgo Antico e la Chiesa Madre o Matrice, la più grande (a tre navate) risalente al XII secolo. Palazzo Marchesale Moles-Venusio, presenta alcuni elementi di architettura normanna, risalenti ai tempi di Goffredo, nipote di Roberto il Guiscardo. È stato sicuramente un castello medievale per la sua posizione al margine dell'abitato, e per il grande fornice d'accesso alla piazza interna ed è situato a più di 270 m. sul livello del mare. Durante i lavori di ristrutturazione, i nobili spagnoli Francesco e Beatrice Moles trasformarono nel XVI sec. la corte interna in piazza. L'attuale struttura presenta tutti gli elementi che caratterizzavano le costruzioni settecentesche. Il palazzo ed i corpi feudali di Turi, consistenti in circa duemila ettari di terra nel 1741 furono venduti dai Moles al Barone Ottavio Venusio di Matera che in seguito fu elevato al titolo di Marchese da Ferdinando IV di Borbone. Ha due corpi laterali, appena accennati, e un'altra zona basamentale in blocchi di pietra. Il piano nobile presenta ampie finestre aperte su balconi di stile barocco corredati da ringhiere bombate in ferro battuto. Il maestoso portale di gusto napoletano presenta lateralmente delle lesene ruotate in fuori e presentava, fino a qualche anno addietro, sulla trabeazione uno stemma lapideo araldico dei Marchesi Venusio in fregio. Al cortile interno, di notevole decoro, si accede da un grande androne. Architetture militari Castello-Masseria Caracciolo, costruito nel Medioevo, a scopo di difesa e trasformato, nel sec XVIII, in abitazione signorile. Il suo corpo di fabbrica, squadrato, ha agli angoli, quattro torrette coperte da calotte, tra le quali si notano le caditorie che attestano la primaria funzione difensiva. Masserie, sul territorio sono presenti masserie che differenziano l'architettura in base alla destinazione d'uso. Prevalgono i tipici elementi difensivi, quali garitte, feritoie e, primo fra tutti, la corte chiusa da un alto muro di cinta su cui insiste la casa padronale, gli ambienti di servizio e la chiesetta. Vanno citate le masserie del Santissimo ora de Bellis, Orlandi, Gonnelli, le Monache, Sant'Angelo, Difesa, Serrone, Caione e la masseria di Musacco con annesso boschetto, donata dalla famiglia Gonnelli alla "Madonna di Pompei", che, dopo il crollo di alcune coperture, è in abbandono e degrado. Bosco Gonnella, (Bosche Ghennèdde in dialetto turese) è a 7.5 km dal centro abitato, sulla strada per Gioia. È uno spazio di circa 21 ettari, ad un'altitudine di 298 m s.l.m.; il nome deriva dalla masseria nelle vicinanze. Molto varia la flora (roverelle, querce, in particolare la Quercus trojana, lecci, fragni) e la fauna (vipere e aquilotti). Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Lingue e dialetti Il dialetto turese (/tu:resə/) è un dialetto parlato nel comune di Turi. Appartenente al gruppo dell'Apulo-barese, il turese si differenzia per l'uso di vocali diverse. La prima coniugazione infatti, che in barese ha come terminazione la vocale "-à", in turese, come nel resto dei dialetti murgiani, la terminazione prevalente risulta come esito "-é" (esempio: parlà -> parlé). Col passare del tempo, l'italianizzazione non ha potuto far altro che segnare una graduale evoluzione, facendo cadere in disuso termini arcaici. Il dialetto turese, a differenza dell'idioma barese è più chiuso e si avvicina di più ai dialetti dell'entroterra murgiano, facenti parte ugualmente del barese. Differenza rispetto al barese si riscontra anche in un marcamento maggiore del raddoppiamento fonosintattico. Esempi: non si vede nulla! - turese, non z'affítte nudde! - barese, non se vede nìende! Che vuoi? - turese, Ce igghié? - barese, Ce ué? Cultura Scuole Nel comune sono presenti istituzioni prescolastiche, scolastiche di primo grado e di secondo grado. Media Stampa Le testate giornalistiche cittadine sono: La voce del Paese settimanale di cultura, politica e sport edito da Il foro. Fax settimanale di attualità, politica, cultura e sport, edito dalla Converprint srl. Il paese, periodico turese di informazione e cultura fondato nel 1988, edito dall'omonima associazione culturale. Cinema Sono stati girati a Turi i seguenti film: Antonio Gramsci: i giorni del carcere anno 1977 di Lino Del Fra con Riccardo Cucciolla, Lea Massari, Mimsy Farmer e Luigi Pistilli, premio Pardo d'Oro 1977 al Festival del cinema di Locarno. Casanova '70 (1965) Marcello Mastroianni, Virna Lisi e Moira Orfei. Regia di Mario Monicelli. Nomination all'Oscar alla migliore sceneggiatura originale 1966 Il Segno di Zorro (1963) Regia di Mario Caiano e Nathan H. Juran Eventi Festa di sant'Oronzo La Festa patronale di Sant'Oronzo si svolge tra il 24 ed il 30 agosto. La sera del 25 una suggestiva ed imponente processione di fedeli accompagna pregando, con candele votive, il busto del Santo Vescovo, dalla Chiesa Madre alla periferica Chiesa di Sant'Oronzo alla Grotta, attraversando in piena notte senza illuminazione il viale di cipressi del cimitero comunale. La mattina del 26, alle prime luci dell'alba, molti pellegrini, raggiungono a piedi la grotta, per assistere alla messa votiva. Nella chiesa madre il Vescovo celebra la sonenne Messa, e segue la Processione di gala del Santo per le vie del Paese. Alla processione vi partecipano, cavalcate in abiti storici, seguita da sbandieratori, dalle antichissime confraternite cittadine, dall'immagine del Santo e dalle autorità, civili e militari. Il Busto del Santo portato il 25 alla grotta, viene eretto sulla torre lignea tutta decorata da maestri ebanisti locali F.lli Albano. La sera del 26 agosto il Carro Trionfale rientra in paese trainato da sei muli, tra ali di folla festante. In piazza il carro viene accolto da luminarie, lanci di fiori, palloncini, fuochi d'artificio e la musica delle Bande (quella di Turi, sul Carro, quella ospite sulla cassa armonica) che si danno "battaglia" a suon di note. Il 27 agosto avviene la discesa del santo dal Carro Trionfale con il rientro all'interno della chiesa Matrice. La sera del 28 agosto in conclusione dei festeggiamenti in onore di Sant'Oronzo vi è una gara di fuochi pirotecnici, con l'assegnazione della migliore bomba d'apertura ed il miglior fuoco pirotecnico. Infine, per concludere i festeggiamenti la sera del 30 agosto si svolge un concerto di musica leggera. Il Passapassa/u passa passe La mattina del 25 aprile nei pressi della Chiesa di San Rocco viene celebrata all'aperto la Messa tra ali di folla che seguono il rito. Dopo la benedizione la Confraternita dell'Addolorata sfila innanzi al cippo scolpito raffigurante l'Annunziazione e seguono i fedeli che tengono per mano i bambini con delle fasce di stoffa colorata al braccio segno della durata di legame con il padrino o la madrina, cantando per invocare la protezione della Madonna. Si compiono tre giri di processione intorno all'isolato della chiesetta. Il rito va compiuto dal padrino e dalla madrina insieme col bambino o la bambina per tre anni consecutivi, e può fare da padrino solamente chi a sua volta è stato "passato". Il rito ha forti analogie con l'omonima usanza molto più arcaica in voga nel vicino comune di Rutigliano ove presso la Chiesa rurale della SS. Annunziata si svolge per l'appunto il "passa passe" quale forma di comparaggio mediante l'uso di nastri variopinti. Più anticamente, sempre a Rutigliano, un rito omonimo, ma più ancestrale e profano, contemplava la cura delle ernie attraverso il "passaggio" (passa passe) dell'infermo fra cespi di lentisco fesso. Anche a Noicàttaro la terza domenica di maggio, nella chiesa dell'Annunziata, si svolge tale rito. La pratica di "comparaggio" da alcuni anni è stata ripristinata presso la chiesa rupestre della Annunziata a rutigliano,attualmente oggetto di restauro in corso. Tale evento si svolge il lunedì di pasquetta. Persone legate a Turi Giovanni Maria Sabino (Turi, 1588 - Napoli, 1648), compositore di musica sacra e maestro di cappella tra i precursori della musica barocca. Donato Paolo Conversi (Matera, 1697- Turi 1760), pittore. Pompilio Maria Pirrotti (Montecalvo Irpino, 1710 - Campi Salentina, 1766), religioso dell'ordine degli scolopi, santo per la Chiesa cattolica: da giovane teologo visse alcuni a Turi, dedicandosi all'educazione della gioventù. Vincenzo Maria D'Addiego (Turi, 1755 - Turi, 1830), filosofo e religioso, preposto generale degli scolopi. Giuseppe Del Re (Turi, 1806 - Torino, 1882), politico, patriota e letterato. Francesco Raffaele Curzio (Turi, 1822 - Firenze, 1901), patriota garibaldino e deputato del Regno d'Italia. Antonio Gramsci (Ales, 1891 - Roma, 1937), politico e intellettuale antifascista, recluso a Turi dal 1928 al 1933, dove scrisse i Quaderni del carcere e le Lettere dal carcere. Sandro Pertini (Stella, 1896 - Roma, 1990) partigiano e politico, settimo presidente della Repubblica Italiana. Detenuto a Turi tra il 1930 e il 1931, ne ottenne poi la cittadinanza onoraria Raffaele Resta junior (Turi, 1905 – Roma, 1973) giurista e politico. Oronzo Pugliese (Turi, 1911 - Turi, 1990), allenatore di calcio. Vincenzo Di Pinto (Turi, 1958), allenatore di pallavolo. Geografia antropica Urbanistica Il paese, nonostante le sue dimensioni, è diviso in alcuni quartieri: "Paffendàlle" che occupa tutto il territorio dietro la Scuola Media Statale Raffaele Resta e la Scuola Elementare Pietro De Donato Giannini e tutta la parrocchia della Chiesa della Santissima Maria Ausiliatrice; "Pecora vecchia" che occupa tutto il territorio vicino al Palazzo Marchesale e il Comune (Paese Vecchio, parte occidentale); "Messina" che occupa tutto il territorio alle spalle della Chiesa Matrice (Paese Vecchio, parte orientale) e "Porta Rossa" (o Sant'Elia) che è situato a sud della città; "Borgo Nuovo" è un quartiere situato nella parte settentrionale del paese, a nord di Via Casamassima. È stato fondato nei primi anni del Novecento e vi troviamo il campanile di San Giovanni Battista, che fu patrono del paese, e come edifici pubblici importanti la scuola elementare e la scuola secondaria di primo grado, gemellata col comune sloveno di Sesana; "Rione Casamassima" che occupa la parte occidentale del paese, a sud di Via Casamassima; Infine "Borgo Caduti" che occupa la piccola zona presso la Villa dei Caduti. Economia Turi è inserita in un contesto territoriale che fa dell'enogastronomia e della tipicità dei suoi prodotti punti di forza per la propria valorizzazione. Da citare sono i trònere, braciole condite con pomodori, peperoncino e cipolla, e la faldacchèa, dolce a base di mandorle, insaporito con cannella, limone e marmellata di ciliegie o amarene. Turi è un centro agricolo di primaria importanza nel panorama economico provinciale. Il sistema economico produttivo del paese rivela, in taluni casi esaltandole, le caratteristiche tipiche dell'intera provincia di Bari e della Puglia in generale. Frutteti, vigneti a tendone e vigneti da vino sono le coltivazioni maggiormente impiantate e garantiscono una notevole produzione, rilevante dal punto di vista economico. Le coltivazioni predominanti sono: ciliegio, olivo, mandorlo, percoco e vite da tavola e da vino da cui si ottiene il famoso Primitivo Doc, vino forte e corposo di alta gradazione alcolica ottenuto ancora oggi con metodi tradizionali. Minori, ma comunque consistenti, sono le coltivazioni di albicocco, susino, cotogno e anche kiwi, fico e fico d'India. Ma è la coltivazione della ciliegia il vero asse portante dell'economia paesana. Turi infatti è leader nella produzione della qualità Ciliegia Ferrovia, una varietà particolarmente apprezzata all'estero per il suo ottimo sapore e per le sue doti di "durezza" che la rendono esportabile anche a lunga distanza. Il secondo fine settimana di giugno si celebra "La Sagra della Ciliegia Ferrovia" una manifestazione volta a promuovere e a valorizzare "L'oro rosso di Turi", con stand, mostre e manifestazioni culturali. Infrastrutture e trasporti Le principali infrastrutture stradali interessanti Turi, sono la Strada statale 172 dei Trulli e la SS 100 Bari-Taranto. La Stazione di Turi posta lungo la ferrovia Bari-Casamassima-Putignano è servita da treni delle Ferrovie Sud Est. Amministrazione Elenco amministrazioni dal 1997 a oggi Gemellaggi Sesana Roeser Dakhla Sport Calcio a 5 Asd Thuriae, formazione maschile militante in serie C1; Pallavolo Asp Turi, formazione maschile militante in serie D; Asv Turi, formazione femminile militante in serie B2; Corsa A.S.D. BIO AMBRA NEWAGE D.O.F. AMATORI TURI Go Kart ** A.S.D. Kartodromo 90 Note ^ Dato Istat - Popolazione residente a gennaio 2013. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996. ^ Leone: ex pentito, evaso e tifoso specializzato in sequestri lampo - Bari - Repubblica.it ^ Crocifissi di p. Angelo da Pietrafitta- Quaresima 2004 ^ Tour Guidato http://www.itriabarocco.net/raybox/view_pis11.do?id=t446586375&lo=it_IT ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia Turi dall'età feudale alla metà del sec. XIX, Giovanni Bruno, Bari (1971) Turi. Dalle origini all'età ellenistica, Donato Labate, Ed. Schena (1995) Sant'Oronzo storia di un culto, Osvaldo Buonaccino D'Addiego, Donato Labate, in “sulletracce” quaderno n. 10 del Centro Studi di Storia e Cultura di Turi (2007) Storia di Turi, dalle origini al 1865, Domenico Resta, Turi (2009) Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Turi