Destinazioni - Comune
Sant'Arcangelo Trimonte
Luogo:
Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento)
Sant'Arcangelo Trimonte è un comune italiano di 629 abitanti della provincia di Benevento in Campania.
Descrizione araldica dello stemma comunale
Si riporta la descrizione araldica dello stemma comunale comunicato dall'Ufficio araldico nazionale:
"Tre monti d'argento all'italiana su sfondo azzurro, il monte centrale caricato di tre spighe di grano, d'oro. Sormontato da una corona turrita, incorniciato dai simboli della Repubblica; un ramo d'alloro ed uno di quercia."
Geografia fisica
Dista dal capoluogo provinciale circa 20 chilometri. È situato in posizione dominante la bassa valle del fiume Ufita in prossimità della sua confluenza nel fiume Calore. Il territorio è esposto a mezzogiorno; la parte più alta del territorio, il "toppo del bosco", si trova a un'altezza di circa 500 m s.l.m.
Il territorio è collinare, leggermente declive verso sud nella parte alta, più scosceso, geologicamente instabile ed interessato da fenomeni franosi la parte sud; solo una piccola parte del territorio è pianeggiante in prossimità delle valli dei fiumi Ufita e Calore. Confina a nord col comune di Buonalbergo, a nord-ovest e a sud-ovest col comune di Paduli, ad est e a sud sud-est col comune di Apice.
Economia
L'economia del comune era basata sulle piccole aziende agricole condotte ad economia diretta, la maggior parte del reddito proveniva dalla tabacchicoltura ma era diffuso anche l'allevamento dei bovini di razza marchigiana, quest'ultimi erano usati prima dello sviluppo e dell'evoluzione della meccanizzazione, come animali per la produzione di lavoro per i campi. Oggi con la crisi del settore agricolo, benché fosse stato previsto e realizzato un piano per gli insediamenti produttivi, l'economia giace in un profondo stato di catalessi, sono attivi pochi esercizi commerciali, si distingue una piccola industria per la produzione di utensili meccanici di precisione e che occupa una decina di addetti, un piccolo laboratorio artigiano per la produzione di ceramica. Notevoli gli sforzi della Pro Loco per rilanciare l'economia dando un forte input alle filiere turistiche gastronomiche, l'Associazione specializzandosi nella cultura dell'accoglienza si sforza nel promuovere e nel costruire un prodotto turistico da destinare a una utenza desiderosa di tranquillità, di libertà e di vita sana lontano dallo stress e dal caos della vita cittadina. Negli anni 90 è stato realizzato con fondi comunitari il Piano di Insediamenti Produttivi che nell'idea generale, sarebbe dovuto essere il "volano" per la rinascita e la conversione dell'economia locale, tutto ciò ad oggi non è avvenuto. È attivo il Centro Disosso Campano Srl, che lavora carni macellate da destinare alla grande distribuzione, ma a causa della crisi, nonostante la validità della struttura e dell'impianto, non ha portato alcun beneficio al mercato del lavoro locale. Dal 2012 è nata la Lipodyne sas, società facente capo all'ingegnere chimico Saverio Ranaudo di origine sannita, che vuol creare un indotto produttivo che rilancerà anche l'economia agricola. L'azienda lavora oli vegetali da destinare alla produzione di energia verde. L'ingegnere si propone di realizzare altri ambiziosi progetti, cioè quello di lavorare piante officinali per ricavarne basi di essenze commerciabili. Anche in questo caso si è distinta l'attività di promozione e difesa attuata dalla pro loco, che ha difatto attivamente patrocinato l'insediamento della ditta che porterà sicuramente notevoli benefici al piccolo comune, soprattutto perché la maggiore garanzia è che la società è interamente sannita, non ha ricevuto né riceverà contributi pubblici ed i soci titolari hanno il pieno interesse a far funzionare l'azienda ed il sistema.
Prodotti tipici
molti i prodotti tipici dell'agricoltura locale, primo fra tutti fino allo scorso secolo, il tabacco. Questo è stato la base di sviluppo dell'economia locale, consentendo un grosso investimento e nell'edilizia privata e in agricoltura diffondendone e ampliandone la meccanizzazione. - il pomodoro "quarantino" antica varietà di pomodoro a maturazione scalare e naturalmente resistente alle avversità meteo-climatiche, agronomiche ed entomologiche. Ha un frutto a polpa piena, ricco di semi e molto dolce di colore rosso intenso che si presta benissimo alla trasformazione in salsa, sia passata che concentrata al sole. Ottimo anche per il consumo fresco, in insalata condito con l'ottimo olio locale ottenuto dalle varietà "ortice" e "ravece".
Storia
Conosciuto fino al 1861 col toponimo di Montemalo, nome derivante dalla lingua osco-sannitica che individuava con molta probabilità un luogo protetto (monte) adatto al ricovero delle greggi (maloe). Abitato già in età pre-romana da almeno una tribù (famiglia) osco-sannitica dedita all'allevamento degli ovini, che si era stanziata nelle grotte naturali ancora presenti nel sito dove sorgerà il castello del paese. Il maniero fu realizzato, a giudicare dai pochi resti, dai longobardi in età medioevale ed è ricordato nelle cronache medioevali proprio per la vasta estensione delle sue segrete. Feudo rustico, appartenne sempre a famiglie nobiliari infeudate di altri feudi ed amministrato come un'azienda agricola. Solo con Carlo III di Borbone la famiglia Moccia venne infeudata del titolo di "Marchesi di Montemalo", titolo tuttora detenuto dall'ultimo discendente della famiglia; Immanuel. I Moccia persero la proprietà del feudo, non il titolo, in seguito al ricorso presentato da Ippolita Spinelli alla gran corte feudale che ne chiedeva l'invalidazione a causa di una irregolarità formale; all'assegnazione del feudo non era seguito il "giuramento di ligio assenso", per tale motivo la corte ritenne di accogliere il ricorso. I Moccia vissero nel castello di Montemalo, tanto è vero che ancora oggi gli abitanti del luogo ove sorgeva la "casa del marchese" conservano il nomignolo di "marchese", e chi va a fargli visita, va dal "marchese".
Colonizzazione Schiavona
Verso il 1500, molte aree interne del regno di Napoli che erano rimaste spopolate in seguito al disastroso evento sismico del 1456, furono ripopolate da popolazioni Schiavone che scappavano dall'invasione turca, e dalla islamizzazione, della penisola balcanica. Con questo nome si designavano indistintamente etnie Serbo- Croate, Albanesi, Bulgare, Gitane (ungheresi), Montenegrine. Nel XVI secolo, il re d'Albania Giorgio Castriota Scanderbeg chiese aiuto al Regno di Napoli per accogliere gli esuli cristiani dall'Albania e dalla Dalmazia (all'epoca chiamata volgarmente "Schiavonia"), in seguito alla conquista ottomana. Montemalo fu ripopolato da Schiavoni, come ci dice lo storico Tommaso Vitale, e questi riedificarono il paese, costruirono la nuova Chiesa fuori dalla "terra" e la intitolarono a Santa Maria, costruirono i borghi rurali caratteristici della campagna montemalese, ed in uno di essi costruirono un'altra Chiesa dedicata ai S.ti Arcangeli, e quella Chiesa, di cui nulla rimane, ha dato il nome, prima alla c.da omonima e poi al paese. Di quelle genti ora non ne esiste più traccia, anche se nel dialetto locale traspare qualche termine slavo. Nei paesi dove queste comunità hanno conservato la loro tradizione e lingua, è sovente la risposta alla domanda: "da dove vieni?" "iz bane mora" (dall'altra parte del mare). A Sant'Arcangelo Trimonte, i locali più anziani quando vogliono indicare una località situata dall'altra parte della collina che ospita il paese dicono "a quella banna". Rilevante la sicura attinenza. Non sappiamo quante famiglie slave si insediarono a Montemalo.
I Moccia di Montemalo
La linea dei Moccia Marchesi di Montemalo (1º novembre 1683), oggi Sant' Arcangelo Trimonte (BN) origina da PIETRO (1638†1699), figlio di ANTONIO (1607†1692), che sposa una di casa di Palma, Lucrezia. Dalla loro unione nacquero ANTONIO, COSTANZA che sposa Antonio Giovene marchese di Pietramelara, NICOLA nato nel 1678, EUFEMIA, SCIPIONE II Marchese di Montemalo, DOMENICO ANTONIO (1682†1745) III marchese di Montemalo, GIOVANNI che morì adolescente, ed infine BEATRICE che andò in moglie a Orazio Pacifico, originando, i marchesi Pacifico-Moccia nobili del sedile San Luigi di Aversa. Alla morte di Pietro, SCIPIONE primogenito, fu dichiarato erede dei beni feudali con decreto di preambolo della Gran Corte di Vicaria del 30 giugno del 1699. Morti Scipione e poi GIOVANNI, con decreto del 6 ottobre del 1708 fu dichiarato III marchese di Montemalo DOMENICO o DOMENICO ANTONIO. Nel 1727 Ippolita Spinelli e suo marito Luigi Sanseverino fecero richiesta di annullare la vendita del feudo di Montemalo fatta nel 1683 a Pietro Moccia da Carlo Spinelli, perché non si era ancora dato il giuramento di ligio omaggio. All'istanza notificata l'11 febbraio 1727 Domenico Moccia non si oppose purché la Principessa di Bisignano si contentava di far rimanere il titolo di marchese ad esso e ad i suoi eredi e successori. La Gran Corte della Vicaria con sentenza dell'11 marzo del 1727 revoco' la vendita alle condizioni poste da Don Domenico Moccia. I Marchesi vissero nel castello di Montemalo, gli appartamenti sono stati abbattuti in seguito ai danni riportati dal terremoto del 1962 e sul sito la famiglia Panarese, proprietaria dello stabile, ha ricostruito un nuovo immobile che tuttora abita, ma ciò nonostante continua a conservare il nomignolo di "Marchesi". La famiglia Moccia continua a conservare il titolo, uno degli ultimi Marchesi, Mario, chiese ed ottenne dal tribunale di Venezia di aggiungere al suo cognome Moccia, il distintivo "di Montemalo". Detiene attualmente il titolo Immanuel Moccia di Montemalo.
Eventi recenti
Nel 1978 ha subito il "trasloco" dalla Provincia di Avellino a quella di Benevento.
Monumenti
Chiesa di Santa Maria Maggiore; la chiesa edificata "fuori dalla terra" dalla neo comunità montemalese- schiavona verso il 1500, prima intitolata a "Santa Maria" poi in seguito a Santa Maria Maggiore. La struttura, semplice a unica navata con l'altare maggiore a nord, ed una imponente torre campanaria sul lato est dell'edificio, vi si accedeva mediante una scalinata che dava direttamente sul sagrato della chiesa. All'inizio del Novecento con fondi donati dai "Montemalesi" in America venne edificata la "navata di San Rocco" sul lato ovest dell'edificio. In seguito al sisma del 1962, l'originario edificio riportò seri danni che ne compromisero la struttura richiedendo l'abbattimento. Il nuovo edificio è sorto sullo stesso sito realizzata su moderno progetto. Ristrutturata nel 2000, è stata oggetto di ulteriori rifacimenti nel 2012 utilizzando fondi comunali, è stata ripristinata la facciata, rifatto il sagrato, la pavimentazione esterna, la rampa di accesso alla sala per le attività sociali e culturali, la facciata inoltre è stata arricchita con l'installazione di un portale di accesso in ferro battuto e delle ringhiere realizzate con lo stesso materiale che proteggono le rampe ed il perimetro del sagrato. Sul lato ovest è stata realizzata una fontana rappresentante "il calice e l'ostia", sviluppata su progetto dell'arch. Marcello Panarese ed utilizzando materiali pregiati. A settembre 2012 è stata realizzata e montata una vetrata artistica in sostituzione della precedente, larga circa 10 mt ed alta 1,5 mt rappresentante la Madonna in ascensione fra gli Angeli. L'opera è stata realizzata da Maurizio Mazzocca, con fondi Comunali. La Chiesa agli atti dell'Amministrazione vescovile risulta innalzata alla dignità di "Abbazia Mitrata", cioè il parroco titolare può a sua discrezione, portare la Mitra copricapo che di solito vediamo portare da vescovi, cardinali e dallo stesso Papa.
La "Madonna della Misericordia" o di Tignano. Custodita all'interno della chiesa di Santa Maria Maggiore, è una statua lignea rappresentante la Madonna assisa in trono col Bambino in braccio nell'atto misericordioso e materno di porgere una mela. La statua fu ritrovata nel 1700 all'interno del tronco di una quercia alla località "macchiariello" da un certo "Chiuccolo Ottone" e da questi e dalla sua famiglia fu detenuto per diverso tempo in seguito la Statua fu resa al parroco di Santa Maria Maggiore Don Beniamino D'Aloia e da allora fa parte del patrimonio della Chiesa. La statua è stata di recente restaurata ed ha ricuperato parte della sua originaria bellezza.
"L'obelisco della croce" ora posizionato sul lato est della piazza Libertà, era ubicato al centro di essa fino a metà del Novecento, poi spostato per far spazio ai pali dell'illuminazione pubblica. Non è chiara l'origine e la provenienza dell'obelisco, probabilmente esso fu costruito in conglomerato cementizio da quegli schiavoni che vennero a ripopolare il paese nel 1500, che erano di forte fede religiosa, per mettersi sotto la protezione della Santa Croce oltre che della Madonna e dei Santi Arcangeli, a cui dedicavano uno speciale culto.
Il castello di montemalo, a guardia delle basse valli dei fiumi ufita e miscano nella loro confluenza col fiume calore, naturali vie d'accesso dalle puglie alle fertili valli telesina e caudina verso il napoletano. Costruito intorno ad una collinetta tufacea dai longobardi, l'edificio dovette essere imponente, a giudicare dalle dimensionii di base dell'unica torre rimasta. Il castello è ricordato più volte nelle cronache di varie epoche per l'estensione delle sue secrete. Il castello di montemalo fu abitato per un periodo dalla famiglia Moccia, infeudata del feudo col titolo di "Marchesi di Montemalo", titolo tuttora detenuto dagli eredi del casato non più residenti nel luogo. Dell'edificio originario si conservano la torre di nord-est, la scalinata di accesso, una cisterna dell'acqua, parti di mura sia sul lato ovest che sul lato est, altri elementi sono stati "inglobati" nelle numerose abitazioni private sorte sul suo sito in seguito alla vendita operata dall'ultimo feudatario - proprietario il duca Coscia di Paduli.
"il Leone", posto a guardia della scalinata di accesso è il superstite della coppia che era stata posta originariamente a guardia dell'accesso al castello, secondo alcuni la fattura è romana, ma secondo altri la fattura è sannita. Il leone è quello che originariamente si trovava sul lato sinistro della scala, ora è stato posto a destra per ricavare l'angolo da dedicare alla Statua bronzea di San Pio da Pietrelcina.
il ponte "latrone", trae il nome non da un tristo luogo ove era solito praticare crimini, come taluni sono portati a pensare, ma da "laterex" - laterizio. Infatti il ponte costruito dai romani sul tracciato della via appia-traianea era di laterizio. Aveva una particolarità rispetto agli altri ponti realizzati sullo stesso percorso subiva una deviazione di circa trenta gradi sui basamenti, passando il torrente "lametto" e portandosi verso quello che oggi è il territorio di Buonalbergo. Del ponte restano pochi ruderi, anche se ultimamente anche ad opera di Associazioni come il Club Alpino Italiano che realizza il "cammino dell'arcangelo" e della Pro Loco che vi realizza attività di accoglienza, probabilmente questi ruderi saranno presto rivalutati.
Cappella della Madonna del Carmelo. Realizzata all'inizio degli anni 90 del secolo scorso, ad opera di Arturo Fuccillo e Luigi Silvestri con fondi raccolti fra la popolazione. Realizzata in mattoncini di creta, e legno lamellare la cappella ospita una statuetta rappresentante la Madonna del Carmelo. Antica la devozione alla Madonna, protettrice dei raccolti degli agricoltori e dei braccianti tanto è vero che fino a tutti gli anni 80 vi era all'ingresso del decumano superiore (via San Pietro) una edicola dedicata ad essa. Demolito l'antico centro urbano sul sito è stata realizzata una nuova piazza intitolata a San Pietro ed al suo centro è stata realizzata la suddetta cappella. La piazza si affaccia nel meraviglioso scenario della valle "lauretto" popolata di diverse essenze della flora locale che danno la sensazione di un "tuffo nella natura".
Monumento ai caduti di tutte le guerre. Realizzato alla confluenza di via Giardino con via Piave all'ingresso del largo La Loggia, la statua bronzea raffigurante il milite posta su di un piedistallo marmoreo fu collocata all'inizio degli anni 90 utilizzando fondi comunali e privati raccolti fra i cittadini. Nello stesso luogo sono state collocate le lapidi poste precedentemente e recanti i nomi dei figli di Sant'Arcangelo Trimonte caduti per la Patria. Molti perirono durante le due ultime grandi guerre, ma di uno voglio ricordare la triste quando sfortunata storia. Tucci Antonio di Raffaele, marinaio sommergibilista, era in forza al Regio sommergibile Topazio e si trovava in Sardegna quando ci fu l'Armistizio dell'8 settembre 1943. Le unità ricevettero l'ordine di alzare un'insegna di riconoscimento e di recarsi verso il porto di Tunisi, il topazio partì secondo ordini ricevuti, durante il tragitto, il topazio fu affondato da unità aeree inglesi che non riconobbero gli identificativi (almeno così risulta dai loro rapporti).
Uomini Illustri
Francesco Saverio Addonizio; letterato, poeta, educatore insigne.
Luigi Antonio Addonizio; poeta, rettore del Convitto Nazionale "Vittorio Emanuele" di Benevento.
Avifauna
L'avifauna del bosco di pazzano a Sant'Arcangelo Trimonte, è costituita dai "picidi"; picchio rosso maggiore e picchio verde, che sono degli insettivori per antonomasia che prelevano gli insetti sotto le cortecce degli alberi maturi. Inoltre nel bosco, sono presenti i "corvidi" nidificanti quali; la cornacchia grigia, la gazza ladra e la ghiandaia ed è presente anche una colonia di "taccole" che nidifica nei fori di scarico dell'arcata del ponte sul torrente di pazzano. Numerose sono anche le coppie dei rapaci notturni e diurni quali l'Allocco ed il gufo comune e due coppie di poiane che nidificano sugli alberi maturi quali le querce. Numerose sono le coppie dei "paridi" quali la cinciarella, la cinciallegra e la cinciamora, che nidificano nelle cavità degli alberi maturi. Tante sono le coppie dei "silvidi" occhiocotto e capinera che nidificano nelle chiome degli arbusti. Tante sono anche le coppie dei "columbiformi" quali tortora selvatica e colombaccio, che nidificano nelle chiome degli alberi. Numerose sono anche le coppie dei "turdidi" quali i merli, che nidificano nelle siepi all'interno del bosco. Tante sono anche le coppie di "rigogoli" migratori transahariani che vengono a nidificare nel bosco costruendo un nido a forma di amaca e alimentano i piccoli nati con frutti di bosco. All'interno del bosco è presente con numerose coppie anche il picchio muratore, piccolo passeriforme che costruisce il nido all'interno delle cavità degli alberi cementando il foro con fango prelevato in natura, inoltre è presente con numerose coppie anche lo scricciolo che costruisce il nido all'interno degli arbusti a forma di globo.
Fauna terrestre
La fauna presente all'interno del bosco, è costituita dai seguenti mammiferi: la volpe rossa, la faina, il tasso, la donnola, la puzzola, il riccio, i moscardini. Mentre sono presenti gli anfibi ed i rettili quali, il biacco, il ramarro, e numerose coppie di tartarughe di terra.
Turismo
La Pro Loco di Sant' Arcangelo Trimonte (motto: "insieme si cresce") è sede di: Servizio Civile Nazionale, Informa giovani, Informazioni turistiche, e Biblioteca di Interesse Locale.
Tra le più importanti manifestazioni estive ricordiamo: La "Festa sull'Aia" e il "Pizza party"
Servizi
punto informagiovani
il servizio è gestito dalla Pro Loco, è attivo ed è collegato al sistema nazionale oltre che all'Ufficio Relazioni con il Pubblico della Regione Campania.
infopoint
il servizio è gestito dalla Pro Loco, è attivo ed a disposizione del pubblico per qualsiasi tipo di informazione riguardante i movimenti turistici, lo sviluppo e la promozione del territorio.
Biblioteca di Interesse Locale
La Biblioteca è stata fondata dalla Pro Loco nell'anno 2011. Raccoglie circa tremila volumi di vari argomenti. Particolare interesse raccolgono le sezioni dedicate alla storia locale ed agli avvenimenti post-unitari noti col nome generico di "brigantaggio". La biblioteca è aperta ed è al servizio del pubblico.
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Amministrazione
Note
^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
Voci correlate
Comunità Montana del Fortore
Discarica di Sant'Arcangelo Trimonte
Collegamenti esterni
http://www.comune.santarcangelotrimonte.bn.it
http://www.trovavetrine.it/prolocosantarcangelotrimonte/