Destinazioni - Comune
Pieve Vergonte
Luogo:
Pieve Vergonte (Verbano-Cusio-Ossola)
Pieve Vergonte (la Piev Vergont in piemontese, la Pieu in dialetto ossolano) è un comune italiano di 2.682 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola.
Geografia
Pieve Vergonte si trova in Val d'Ossola, che forma parte dell'alto Novarese, e si estende dal lato inferiore del Lago Maggiore, fino al Vallese e alla Svizzera con cui confina dalla parte Nord: a ponente ha la Valsesia, a levante le Valli del Milanese e del Luganese. Essa si divide in Superiore ed Inferiore.
Sono presenti sul territorio di Pieve Vergonte corsi d'acqua: Torrente Marmazza, il più importante corso d'acqua di Pieve Vergonte, Rio San Rocco, Rio Santa Maria, Rio Toietti, Rio della Fontana, Rio Valletta, Rio della Vallaccia, Rio detto Lanca, Rio detto Rialetto, Rio Arsa, Rio del Castello, Rio della Chiesa, Rio detto Inferno, Rio Togni, Rio Mot. Branchis. Il rio della Taverna e il Rio Fornate sono presenti con sbocco nella valle Anzasca. Il Canale Industriale Rumianca è un importante opera per la produzione di energia idroelettrica a fini industriali. Il Lago Sant'Anna, in frazione Loro, legato alla Società Pescatori Sant'Anna , fondata nel 1964 per la pesca alla trota.
I corsi d'acqua iscritti al registro delle acque pubbliche sono: Rivo Valle dell'Inferno, Rivo di Megolo, Torrente Arsa, Rivo Vallaccia, Torrente Marmazza, Torrente Anza.
Storia
Dalle tribù Celte all'Impero Romano
La zona del Nord Italia dove sorge l'odierna Pieve Vergonte era nota ai Romani come Gallia Traspadana, indicando quel territorio della Gallia Cisalpina compreso tra le Alpi ed il fiume Po, e gli antichi popoli che vi dimoravano erano considerati Galli. La popolazione più rilevante della zona erano gli Insubri, da cui la denominazione di Insubria, mentre sembra che nelle terre del comune di Pieve Vergonte fossero stanziati gli Agoni, di cui rimane traccia nel nome del fiume Agogna e della città di Vogogna.
Le guerre tra Romani e le popolazioni Galle del Nord Italia, che risalgono al III secolo a.C. e si protrassero per oltre due secoli, videro anche gli stessi Insubri protagonisti fino alla decisiva sconfitta presso Mediolanum, loro capitale, ad opera del proconsole Lucio Valerio Flacco nel 194 a.C. (560 a.U.c.).
Circa un secolo dopo, i Romani furono minacciati di perdere le loro conquiste nelle Gallie da un'invasione dei Cimbri, che calarono in Italia insieme agli alleati Teutoni. I Consoli Mario e Catulo furono inviati alla guida di un grosso esercito per fermarli allo sbocco delle Alpi. Mario si diresse verso la Provenza mentre Catulo si porto in Ossola, salendo lungo l'Atisone, oggi chiamato Toce, e qui si fortificò in due castelli, che come raccontato da Plutarco nella vita di Mario, non dovrebbero essere stati molto distanti dall'antica Vergunto, villaggio posto dove sorge l'odierna Pieve Vergonte, e da Vogogna, posti uno al di qua, l'altro al di là della Toce.
Il numero elevato degli invasori Cimbri costrinse i romani a ritirarsi, lasciando solo un piccolo presidio nelle fortificazioni, che fu però sconfitto con facilità. I Cimbri, percorrendo le valli fino alla pianura tra la Sesia e il Ticino, attraversando il territorio di Borgomanero, si scontrarono coi romani nelle campagne del vercellese, al di qua della Sesia. La Battaglia dei Campi Raudii del 101 a.C. (653 a.U.c.), avvenuta presso gli odierni prati Raudii a Castelbeltrame, fu particolarmente sanguinosa e segnò la fine dell'invasione dei Cimbri: centoquarantamila Cimbri restarono uccisi, e sessantamila furono fatti prigionieri. Trentatré insegne militari furono loro tolte, due dall'esercito di Mario, e trentuno da quello di Catulo. La battaglia è raffigurata da Giambattista Tiepolo nel quadro La battaglia di Vercellae, un'opera che fa parte di dieci tele dipinte per la decorazione di Ca'Dolfin a Venezia, in mostra al Metropolitan Museum of Art.
L'antica via del Sempione fu tracciata nel contiguo territorio di Vogogna ed edificata a est del fiume Toce, l'antico Atisone, diretta verso Cardezza, Beura, Masera, Montecrestese, fino al Ponte Maglio con il quale passa sulla riva opposta, ancora verso Creola entrando nel valle Deveria e proseguendo per Iselle ad Algabio e Sempione. Una lapide romana, posta a Vogogna, indica il restauro della strada nel 196, sotto l'imperatore Settimio Severo, con un testo gravemente danneggiato in cui si legge: "QUIA FACTA EX......HS XIII DCC DOMITIO DEXTRO II P..... FUSCO COSS M VALERIO OPTATO.C.VALERIO.THALETE CURATORIBUS.OPERI.DATIS.IMPERIO.VENUSTI.CONDIANI.PROC.ALP.ATRECT.MARMOREIS CREPIDINIBUS.MUNITA". Nella seconda linea dell'iscrizione sono citati Gaio Domizio Destro e Publio Fusco, consoli nell'anno 196 (948 a.U.c.). Nello stesso anno scoppiò la guerra civile tra il futuro imperatore Settimio Severo e Albino governatore della Britannia, che, occupata la Gallia, venne sconfitto dalle legioni di Severo a Lione nell'anno 197 a.C., città raggiunta secondo alcuni storici proprio attraverso il passo del Sempione.
V secolo
Nel 476, quando le milizie barbare, che formavano la maggior parte dell'esercito romano, pretesero un terzo delle terre d'Italia ed ottenero un rifiuto dal patrizio Oreste, che reggeva l'impero per il piccolo Romolo Augustolo, Odoacre fu acclamato re dagli insorti (23 agosto 476) e Oreste fu ucciso a Piacenza (28 agosto 476), Romolo Augustolo fu deposto e relegato con una pensione nella Campania, ultimo degl'imperatori romani d'Occidente.
Nel 498, a seguito delle vicende legate alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) e le susseguenti invasioni barbariche, Zenone, imperatore di Bisanzio e Teodorico, re degli Ostrogoti crearono un nuovo accordo, in base al quale il re ostrogoto avrebbe riconquistato l’Italia per conto dell’impero. Teodorico scese in Italia (498) e sconfisse l’esercito di Odoacre. Questi fu ucciso e Teodorico rimase signore d’Italia, incluso di Pieve Vergonte, sotto il nome antico di Vergunto. Gli Ostrogoti si stanziarono prevalentemente nel Centro-Nord dell’Italia e presidiarono i forti dell’arco alpino, per prevenire nuove invasioni.
VI secolo
Il dominio ostrogoto in Italia, inclusa Pieve Vergonte, venne terminato a seguito della sconfitta militare di re Totila, che scontratosi con Narsete ai Busta Gallorum presso Tagina (Gualdo Tadino) nel luglio 552, venne sconfitto e morì nella fuga. Fanno fede all'occupazione Gota dell'Ossola, incluso Vergunto, i ripostigli di monete greco-gote di Finero, località di Verbania (Repertorio 4980), un tesoro con monete in oro e gioielli, mentre il ripostiglio di Masera, località di Domodossola (Repertorio 5010), di soli argenti, è di età già longobarda. Nel settembre 569 Re Alboino alla guida dei Longobardi s'impadronì di Milano, dove fu proclamato dai suoi re d'Italia (dominus Italiae), mentre Pavia poté resistergli fino al 571, e con lei Pieve Vergonte, sotto il nome antico di Vergunto, passò sotto dominio dei Longobardi.
VII secolo
Nel mese di luglio dell'anno 604, nel corso di una cerimonia al circo di Milano, Adaloaldo fu proclamato re dei Longobardi, alla presenza del padre, il re Agilulfo, e degli ambasciatori del re dei franchi, Theudeperto. Al regale fanciullo venne promessa in sposa la figlia di Theudeperto e fu firmata la pace in perpetuo con i Franchi.
VIII secolo
Liutprando, re dei Longobardi, successore del padre Ansprando, sul cui trono salì nel 712 era di fede cattolica e si dimostro' costruttore e restauratore di chiese a Pavia e altrove. Fondò il Monastero di San Pietro in Ciel D'Oro intorno all'anno 728, a cui fece dono di un podere, tale Coro Vergonto, col diritto di pescare nel fiume Atosa (Toce), riconfermato poi da Corrado Il Salico nel 1033 (antiq. Italia. T. I.Col.596) Il dominio Longobardo d'Italia e di Pieve Vergonte terminò con re Desiderio il quale morto re Astolfo senza eredi (756), fu proclamato suo successore e poté salire al trono per l'intervento di papa Stefano II. Nel 773 segui' invasione dei Franchi di Carlomagno, chiamato a difesa dal pontefice, nonostante avesse ottenuto (770) in sposa la figlia di Desiderio, Ermengarda. Desiderio, re dei Longobardi, vinto alle Chiuse di Susa nel 773, fu assediato a Pavia, finché nel giugno del 774, si arrese. Adelchi, figlio di Desiderio, associato al trono, riparato a Verona, fu di nuovo vinto e riparò a Costantinopoli.
IX secolo
Il Sacro Romano Impero si costituisce in Europa nel Medioevo a partire dalla data simbolica del 25 dicembre dell’800, quando Carlo Magno riceve la corona in S. Pietro da papa Leone III. Il capitolato del Sacro Romano Impero pubblicato nell'802 è il suo fondamento giuridico. L'impero in età carolingia (800-887) comprende la Francia, l’Italia incluso Vergonte, tranne il Mezzogiorno, la Germania, la Spagna settentrionale (o marca di Spagna) e la zona mistilingue tra Francia e Germania. A partire da Ottone I di Sassonia (962), dal punto di vista territoriale si riduce al regno italico, incluso Vergunto, e a quello di Germania, estendendo però progressivamente la sua influenza sui nuovi Stati slavi dell’Est (Polonia, Boemia) e sull’Ungheria.
X secolo
Nell'anno 918 Vergunto e le terre vicine, inclusi i diritti di pesca e caccia, risultano proprietà dell'antico monastero di San Pietro in Ciel d'Oro in Pavia, come si evince da diplomi imperiali che confermano precedenti donazioni fatte da re Liutprando nell'VIII secolo e da successivi imperatori. Il diploma che ne fa certezza è di re Berengario, in cui si legge: "...et silc. corroboramus, oia quesca Ecclia possidet, in Epatu Nocariae in Oxola que dr. Vergunti et misendone et in villa et in monte cristeso et in murade et in varenzasca et in baci et in devere et in finole et in antigorio et piscaria que est in Tuxa et in valensasca, seselle cum ecclia in ibi fundata in honore santa marie et..."
XI secolo
Nell'anno 1004 Enrico II, re di Germania dal 1002, scese in Italia, dove Arduino d'Ivrea si era fatto incoronare re, e lo constrinse alla fuga cingendosi egli stesso della corona reale d'Italia a Pavia. Enrico II dovette ritornare nella penisola nel 1013, e l'anno successivo 1014 venne incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Benedetto VIII a Roma. A questi fatti d'Italia si aggiunge la storia di Pieve Vergonte, in quanto il 12 luglio 1006 nel castello dell'Isola di San Giulio, Pietro III, vescovo di Novara, concesse a tale Grimaldo per 29 anni la metà di quattro masserie poste nel territorio di Anzola appartenenti ai beni della chiesa pievana di San Vincenzo di Vergonte, per il canone d'affitto annuo di cento libbre di formaggio. Questo il testo del preziosissimo documento, conservato nell'Archivio Capitolare di Santa Maria a Novara (Novara, Archivio Storico Diocesano, A.C. N, 27). Nel 1006 le quattro masserie e i sei coloni erano di pertinenza della chiesa pievana di Vergonte, anche se amministrate dal Vescovo, il quale secondo una formula in uso a quel tempo, godeva i beni ma provvedeva ai bisogni di quella chiesa proporzionalmente ai frutti. Un legame già forte nel 1006, ma che risaliva ad un'epoca precedente e univa Anzola all'antichissima pieve di San Vincenzo di Vergonte. I sei fattori della chiesa di Vergonte (Domenico, Lupo, Martino, Domenico, Giovanni Battista e Albino) che nel 1006 lavoravano le quattro masserie di cui si componeva la terra di Anzola, discendeano probabilmente dai primi coloni insediati dalla Pieve di Vergonte o dal monastero di Pavia, che risulta aver posseduto in quei tempi terre e peschiere in altri luoghi della valle. I coloni vivevano dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, come rivela il canone stabilito in formaggio - cento libbre - da versare ogni anno nei giorni precedenti o successivi alla festa di Sant'Andrea (30 novembre): scadenza posticipata rispetto a quella di San Martino (11 novembre), tradizionalmente fissata come termine dell'annata agraria.
XIV secolo
Nell'anno 1309 venne abolito l'Ordine dei Templari, il quale aveva chiesa e ospitale presso la Masone, contiguo al territorio di Pietra Santa, antecedente la creazione di Pieve Vergonte. Il 9 febbraio del 1348, il villaggio di Pietrasanta, nato in seguito alla distruzione dell'antica Vergunto e antecedente alla creazione di Pieve Vergonte, venne distrutto da una piena del torrente Anza.
Pieve Vergonte era ancora il resto dell'antichissimo borgo di Vergonte, il quale fu subissato da una terribile irruzione del torrente Marmazza verso il V secolo dell'era volgare. Al di sopra della frazione di Megolo stava un piccolo castello, che già servì ai segnali sul contegno del nemico nel tempo delle fazioni Ferraris dell'Ossola Inferiore e Spilorcia dell'Ossola Superiore. Rumianca venne compresa nella Signoria di Vogogna e divenne feudo di un ramo della famiglia Borromeo, proprietaria del porto di barche tramite il quale si attraversava il fiume Toce.
XV secolo
Nell'anno 1402, a seguito della morte del padre, Filippo Maria Visconti (Milano 1392 - ivi 1447) duca di Milano, figlio di Gian Galeazzo e di Caterina Visconti, assistette impotente allo sfacelo dello Stato, mentre Facino Cane, che già dominava sulla corte ducale di Giovanni Maria, s'impadronì anche della contea di Pavia, di cui il Duca era stato insignito dall'imperatore Venceslao nel 1396. Filippo Marìa Visconti servendosi dell'aiuto di famosi capitani di ventura come Niccolò Piccinino e Francesco Bussone detto il Carmagnola stabili' un saldo e compatto nucleo territoriale lombardo. Nel 1421 Filippo Marìa Visconti volle assicurare anche gli sbocchi occupando, con l'aiuto di Carmagnola, Genova, le valli di Domodossola, inclusa Pieve Vergonte, e Bellinzona, minacciate dagli Svizzeri tedeschi. Nel 1422 al piano di Arbedo venne combattuta una battaglia che vede la vittoria delle milizie di Filippo Maria Visconti, comandate da Carmagnola, sugli Svizzeri. In conseguenza il confine svizzero ritornò allo spartiacque alpino.
XVI secolo
Nell'anno 1525 a seguito della battaglia di Pavia tra l'esercito di Francia guidato da re Francesco I e l'esercito del Sacro Romano Impero guidato da Carlo V d'Asburgo, le regioni del Nord Italia, incluso il Ducato di Milano, l'Ossola e Pieve Vergonte vennero trasferite alla Casa Asburgo. Nell'anno 1555 successivamente all'abdicazione di Carlo V, l'Impero venne diviso tra il figlio Filippo II e il fratello Ferdinando I. L'Ossola e con essa Pieve Vergonte passò sotto amministrazione del re di Spagna Filippo II e spagnola rimarrà per i successivi 159 anni. La Pace di Augusta venne conclusa il 25 settembre 1555 tra l’imperatore Carlo V e i principi tedeschi; pose fine alle trentennali guerre di religione in Germania. La pace sancìsce il diritto dei principi a scegliere secondo coscienza la confessione religiosa, con l’obbligo per i loro sudditi di adottare la stessa religione (cuius regio, eius religio «di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione»). Pieve Vergonte sotto il dominio di un re cattolico, rimase per diritto, terra di fede cattolica.
XVII secolo
Nel 1648 venne siglata la pace di Vestfalia, risultato della firma del Trattato di Münster e del Trattato di Osnabrück, che pose fine alla guerra dei Trent’anni. Il trattato di Osnabrück fu concluso tra Sacro Romano Impero, Svezia e stati tedeschi protestanti; quello di Münster tra Sacro Romano Impero e Francia. Per l’Italia, l’imperatore Ferdinando III riconobbe alla Francia il dominio di Pinerolo, ai Savoia il possesso di Alba, Torino e altre terre del Monferrato. Pieve Vergonte, con Milano, rimase sotto il dominio spagnolo. La Svizzera fu riconosciuta Stato indipendente dal Sacro Romano Impero. In Germania, gli Stati membri dell’Impero ottennero vera autonomia di governo.
XVIII secolo
A seguito della guerra di Successione Spagnola (1701-1714) conclusasi con il trattato di pace di Utrecht (1713) e in specifico il trattato di pace di Rastatt (1714), il Re di Spagna Filippo V si vide forzato a cedere il Regno di Napoli, il Regno di Sardegna, lo Stato dei Presidi e gran parte del Ducato di Milano all'imperatore Carlo VI. L'Ossola e con essa Pieve Vergonte seguirono il destino politico del Ducato di Milano passando sotto amministrazione austriaca.
Il Ducato di Savoia guidato dal Duca Vittorio Amedeo II acquisì il regno di Sicilia scambiato nel 1720 per il Regno di Sardegna e parte del Ducato di Milano. Vittorio Amedeo II concluse l'obbiettivo politico di trasformazione del titolo nobiliare da Duca a Re.
A seguito della guerra di Successione Austriaca (1740-1748) e i relativi trattato di Worms del 1743 e il trattato di Aquisgrana del 1748 che pose fine al conflitto, il Regno di Sardegna acquisì tra i numerosi territori, quello dell'Ossola, incluso Pieve Vergonte. Il Re di Inghilterra, la Regina di Boemia e Ungheria, Imperatrice del Sacro Romano Impero e il Re di Sardegna stipularono un'alleanza militare su iniziativa inglese con la cessione di territori sotto controllo austriaco al Regno di Sardegna che spostava il confine sul lago Maggiore e lungo il fiume Ticino fino al suo ingresso nel fiume Po. Dopo 29 anni di governo Austriaco, Pieve Vergonte passò sotto amministrazione della Casa Savoia di cui seguirà i destini fino alla sua caduta.
Nell'anno 1775 re Vittorio Amedeo III, approvo', con Patente 6 giugno 1775, il nuovo Regolamento per le amministrazioni comunali. La comunità di Vogogna venne considerata troppo estesa per cui l'antico Comune di Vogogna costituito primitivamente da dieci terre venne diviso in sei Comuni distinti e separati tra loro: Vogogna con Prata; Pallanzeno; Piedimulera; Cimamulera; Fomarco; Rumianca con le frazioni di Megolo, Loro e Pieve Vergonte.
XIX secolo
Nell'anno 1800 Napoleone scendeva in Italia e con un proclama del 15 ottobre formava dell'alto e basso novarese il dipartimento dell'Agogna. Con Legge 2 novembre 1800 l'Ossola dipendeva amministrativamente dal Compartimento dell'Agogna, suddiviso in 17 distretti. Vogogna, dichiarata Capoluogo del Distretto XIV, conservava ancora la sua antica Giurisdizione dell'Ossola Inferiore e della Valle Anzasca con 26 Comuni tra cui Fomarco.
Il Decreto 8 giugno 1805 sull'Amministrazione Pubblica e sul compartimento territoriale del Regno d'Italia, la cui Capitale risulta Milano, suddivise il Regime in Dipartimenti, Distretti, Cantoni e Comuni. Pieve Vergonte, frazione del Comune di Rumianca, assieme ai comuni di Pallanzeno, Piedimulera, Cimamulera, Anzino, Valle Anzasca, Fomarco, Anzola, Migiandone, Ornavasso, Mergozzo, Cuzzago e Premosello, faceva parte del Cantone di Vogogna che ne era la Capitale.
Nell'anno 1847 Pieve Vergonte era ancora frazione di Rumianca alla quale facevano capo anche le frazioni di Megolo e Loro. Nell'anno 1847, si scrive ancora che "...la poca pianura sucettiva di coltura ne' è devastata dai Torrenti Marmazza, Anza ed Inferno, che discendono precipitosi dai monti soprastanti, e mettono capo nel Toce essi nelle loro escrescenze recano molto danno alle campagne, minacciano la rovina delle paesi per ove passano e riesce di molto aggravio a questo comune frenarne l'impeto con mezzo di opportuni argini. Una catena di montagne sta dietro i luoghi dei quali è composto il Comune: sul dorso delle medesime veggionsi molti castagneti e inparecchi siti vi sono pure molte piante di alto fusto, ne vi mancano pascoli per alimentare numeroso bestiame. Il territorio produce segale, meliga, miglio, castagne ed uve in discreta quantità, i prodotti delle bestie bovine e delle lanute è assai considerevole"
Nell'anno 1861, con la nascita del Regno d'Italia, l'Ossola e con lei Pieve Vergonte passarono sotto l'amministrazione della Provincia di Novara.
XX Secolo e oggi
Nell'anno 1928 venivano definitivamente soppressi il Comune di Fomarco e il Comune di Rumianca che vengono riuniti in un solo Comune con denominazione "Pieve Vergonte", avente una popolazione di 1.916 Abitanti. Vengono abbandonate le sedi dei Comuni soppressi.
Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), il giorno 13 febbraio 1944 a Pieve Vergonte, in località Cortavolo, poco sopra la frazione di Megolo Mezzo, ebbe luogo uno scontro a fuoco tra la formazione partigiana del comandante Filippo Beltrami, una delle prime sorte nella zona tra il Cusio e l'Ossola, e le truppe, soverchianti di numero e meglio armate, dell'esercito tedesco e della Repubblica Sociale Italiana agli ordini del capitano Ernst Simon. Nello scontro caddero il comandante Filippo Beltrami, il commissario politico Gianni Citterio, il vicecomandante Antonio Di Dio e altri nove partigiani: Carlo Antibo, Giovanni Bressani Bassano, Aldo Carletti, Angelo Clavena, Bartolomeo Creola, Emilio Gorla, Paolo Marino, Gaspare Pajetta ed Elio Toninelli.
Nel corso della Resistenza fu anche ucciso il partigiano pievese Mario Massari, appartenente alla brigata Antonio Di Dio, caduto a ventun anni l'11 ottobre 1944 in uno scontro coi nazifascisti presso Migiandone, nel territorio di Ornavasso, e a cui il comune di Pieve Vergonte ha dedicato una via.
Importante fu anche l'opera della "staffetta azzurra" Ester Maimeri Paoletti, figlia del direttore della Rumianca e nipote dell'architetto Vietti Violi, una giovane ragazza che tenne i contatti tra i partigiani e la direzione dello stabilimento Rumianca, portando messaggi per i gruppi partigiani operanti in Ossola e nel Cusio.
Il 9 maggio 1945 si registra a Pieve Vergonte la fucilazione di 11 membri delle Brigate Nere della Repubblica Sociale, operanti in Val d'Ossola, da parte delle forze partigiane: Canapa Angelo Francesco, Conti Angelo, Di Giovanni Carlo, Francia Michele, Micale Salvatore, Cerchi Dino, De Deo Giuseppe, Perlini Vittorio, Princigalli Giovanni, Tesoro Alfredo e il fratello Tesoro Giuseppe. Viene fucilata anche una civile, Serafini Amelia.
Nel giorno 21 febbraio 1945, risulta da parte dei partigiani la fucilazione a Pieve Vergonte, di Rosina Gavazzi e Luciana Gavazzi, rispettivamente moglie e figlia del fascista Luciano Gavazzi, esponente dello squadrismo novarese della prima ora e comandante di battaglione caduto nel 1941 durante la guerra in Africa Orientale, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Successiva alla termine della guerra risulta la fucilazione a Pieve Vergonte di tre civili da parte dei partigiani: il Signor Casella e la Signora Calvi, abitanti in Pieve Vergonte, e il Signor Bettineschi abitante in Fomarco. Casella e Calvi vennero temporaneamente sotterrati all'Alpe Piana, in Val Toppa, sopra l'abitato di Pieve Vergonte. Il Signor Bettineschi venne temporaneamente sotterrato all'interno di una galleria di miniera all'Alpe Fontano, in Val Toppa, sopra l'abitato di Pieve Vergonte.
Monumenti e luoghi d'interesse
La Chiesa di Pieve Vergonte
Il Villaggio Operaio realizzato su progetto dell'architetto Paolo Vietti-Violi di Vogogna, esempio, con quello di Villadossola, di modello di insediamento alternativo costruito in epoca fascista.
Il Polo Chimico con gli uffici realizzati su progetto dell'architetto Paolo Vietti-Violi di Vogogna
Il cinema realizzato su progetto dell'architetto Paolo Vietti-Violi di Vogogna.
Il molinone per la macina di minerale aurifero, di cui rimane solo la vasca, presso il Parco dei Caduti della Grande Guerra.
Muro del Borgaccio nei pressi del fiume Toce, che separa Pieve Vergonte e il vicino paese Vogogna, ove si possono notare i resti di un muro del castello di Pietrasanta, distrutto il 9 febbraio 1348, detto comunemente il Borgaccio.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Emigrazione
Gli abitanti di Pieve Vergonte fin dall'Ottocento sono emigrati in terra straniera alla ricerca di migliori condizioni di vita permanenti o di un impiego stagionale, al fine di poter inviare rimesse a sostegno delle famiglie rimaste nel paese. La lista dei paesi meta di emigrazione include Francia, Svizzera, Canada, India, Nigeria, Inghilterra e Stati Uniti d'America.
Nel caso degli Stati Uniti, i nomi degli emigrati possono essere rintracciati dagli elenchi degli sbarchi di navi passeggere mantenuto nell'archivio di Ellis Island a New York. Tra gli anni 1890 e 1924 sono numerosi tra costoro gli abitanti del Comune di Fomarco e del Comune di Rumianca, oggi frazioni del Comune di Pieve Vergonte: risultano emigrati 26 pievesi dal Comune di Rumianca e 50 pievesi dal Comune di Fomarco. I nomi di famiglia di uomini e donne pievesi sono riconducibili a tradizionali famiglie pievesi. Dal Comune di Rumianca: Badini (2), Borghini (5), Crosetti (2), Francioli (3), Picchetti (1), Pirone (8), Rovaletti (1), Pirozzini (4). Dal Comune di Fomarco: Bargiga (2), Bassi (3), Bellardi (5), Blardone (2), Crosetti (8), Francioli (2), Panighetti (12), Picchetti (3), Pirazzi (6), Pirone (5), Tomola (3), Vola (2) e Zani (1)
Religione
Sant'Orsa è la patrona di Pieve Vergonte e delle valli dell'Ossola. Sant'Orsa è ritenuta una martire (III secolo d.C.), decapitata poco più che bambina durante la persecuzione dell'imperatore romano Decio. Pieve Vergonte ne conserva le spoglie con venerazione nella sua chiesa parrocchiale, considerandola compatrona e protettrice dei bambini, la cui benedizione avviene durante la festa annuale. Viene festeggiata con manifestazioni di carattere religioso e folcloristico.
Il nome di Orsa viene menzionato all'interno di un gruppo di martiri orientali di Nicomedia: Luciano, Marciano, Floro, Eraclio, vittime della persecuzione di Decio(249-251), condannati a morte per ordine del proconsole Sabino il 26 ottobre, giorno in cui i santi sono ricordati. Secondo la tradizione promossa a Pieve Vergonte, la cui parrocchia fu la prima chiesa della vallata dell'Ossola Inferiore, le reliquie della santa sarebbero state trasferite a Roma, presso le catacombe di Priscilla, fin dall'epoca del suo martirio. In questa catacomba vi rimasero fino al 1715, estratte dal loculo che le conteneva, vennero destinate alla venerazione dei fedeli. Attraverso una lunga serie di passaggi, i resti della giovane martire pervennero alla parrocchia di San Vincenzo e Anastasio, in Pieve Vergonte, come dono della famiglia nobile dei Cattaneo di Vogogna, come nota un atto notarile del 4 dicembre 1732. Ottenuta l'autorizzazione del Vescovo di Novara Gilberto Borromeo, il corpo della martire venne esposto alla venerazione dei fedeli. Nel 1741 il corpo viene collocato nell'elegante urna in cui è ancor oggi visibile. Per l'inaugurazione della pregevole opera, realizzata a Milano da Giovanni Antonio Ferreri, si svolsero solenni festeggiamenti il 23 ottobre 1741, con grande concorso di devoti da ogni valle dell'Ossola.
Nel 1879, la Sacra Congregazione dei Riti concesse alla Parrocchia di Pieve Vergonte, l'ufficio e la liturgia propria della Messa per la celebrazione della festa annuale, nell'ultima domenica di ottobre. La motivazione di tale concessione risiedeva nel fatto che le reliquie di Sant'Orsa, recuperate a Roma, vennero effettivamente ritenute appartenenti alla santa martire di Nicomedia citata nelle fonti agiografiche, e quindi validate storicamente. Attualmente l'urna di Sant'Orsa, sormontata da un angelo con corona e palma simbolo del martirio, è conservata in uno scurolo sopraelevato che si apre sulla navata destra della Chiesa, terminata con elegante forma nel 1898.
Economia
Industria
Il paese è sede di un'importante e storica industria chimica (Stabilimento chimico di Pieve Vergonte). Lo stabilimento industriale di Pieve Vergonte è sorto nel 1915 per iniziativa di industriali rappresentati dalla Società Italiana Prodotti Esplodenti (SIPE) con sede a Milano con un capitale sociale di 2.500.000 Lire. La prima produzione è a scopo bellico per la produzione di monocloruro di iodio, di clorobenzene e di fosgene utilizzati durante la prima guerra mondiale e successivamente nella campagna d'Africa.
In seguito la produzione si è sviluppata lungo le linee di produzione del Clorosoda, dell'acido solforico e dei fertilizzanti. Nel dopoguerra la Rumianca e successivamente la SIR svilupparono delle nuove linee produttive costituite dalle produzioni di DDT e dei Cloroaromatici facendo cessare quella di acido solforico da pirite. Questi prodotti vennero utilizzati dagli Stati Uniti d'America durante la guerra del Vietnam.
Ai sensi del D.L. del 9.12.1981 n.721, per l'attuazione del programma di riassetto del Gruppo SIR, di cui faceva parte la Rumianca S.p.A. con lo stabilimento di Pieve Vergonte, nel 1982, gli impianti di detta Società venivano trasferiti al Gruppo ENI e da questo alla Società ANIC. L'ANIC, poi EniChem, gestiva gli impianti di DDT sino al giugno 1996 e i rimanenti sino alla loro cessione in data 1.7.1997 alla Tessenderlo Italia, per la quale gli impianti di clorosoda, cloro aromatici e HCL sintetico sono in produzione.
Produzione di energia
Il Comune di Pieve Vergonte produce Energia Elettrica da fonte idraulica.
Il primo produttore è la Società Edison con gli impianti di Battiggio in Val Anzasca e Pieve Vergonte, entrambi alimentati con le acque del fiume Anza con una produzione media complessiva di 95 Gwh. Il secondo produttore è la Società Tessenderlo con gli impianti ex-Rumianca di Ceppo Morelli in Val Anzasca e di Megolo sul fiume Toce che sfrutta lo scarico dell'impianto di Pieve Vergonte della Società Edison con una produzione media complessiva di 90 Gwh.
Risorse naturali e minerali
Lungo il torrente Marmazza, sopra il comune di Pieve Vergonte, la valle Toppa è di notevole valore minerario.
L'estrazione dell'oro dalle miniere della Val Toppa in Pieve Vergonte si praticava mediante il mercurio. A riprova del interesse ad estrarre minerale aurifero dalla Val Toppa, è utile far riferimento alla Società per Azioni The Val Toppa Gold Mining, quotata alla Borsa di Londra nel 1863. La produzione di oro della Società Val Toppa risultava:
Anno 1864 - Produzione 509 once & 275 - Valore 1798 Sterline Britanniche "£", 18 scellini "s", 9 pences "d"
Anno 1865 - Produzione 574 once & 575 - Valore 2032 Sterline Britanniche "£", 14 scellini "s", 5 pences "d"
Anno 1866 - Produzione 1400 once & 925 - Valore 4957 Sterline Britanniche "£", 15 scellini "s", 8 pences "d"
con una produzione media di 1 oncia "oz" e 5 peso-per-penny "dwt" di oro per tonnellata di minerale estratto.
Amministrazione
Pieve Vergonte appartiene alla Comunità Montana Monterosa.
Note
^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
^ Sito dell'Associazione
^ Carta del reticolo idrografico di Pieve Vergonte
^ Cristiano Viglietti, Eramnno A. Arslan, Il Ripostiglio di monete ostrogote e bizantine di Pava, 2009. URL consultato il 22 giugno 2013.
^ Jacopo Durandi, Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, vol. 2, 1804.
^ Ester Mamieri Paoletti, La staffetta azzurra. Una ragazza nella Resistenza, Milano, Mursia, 2002.
^ Italo Allegra e Saverio Sardone, Novara in orbace, Lampi di stampa, 2010, p. 187.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
^ Sito dell'archivio di Ellis Island
^ Sito del Tessenderlo Group
^ [1]
^ Molte sono e sparse nelle diverse parti della valle dell'Ossola, le piriti giudicate non coltivabili con vantaggio, e che vengono interamente trascurate.Le piriti sono state rintracciate nella cava aurifere dei signori fratelli Maffiola, presso la valle Toppa, come nota l'illustre Chimico Gaetano Rosina (Gaetano Rosina,1819).
^ Il primo ad usare di un tal metodo si fu lo spagnolo Don Pedro Fernandez de Velasco, il quale introdusse l'amalgamazione dei minerali argentiferi in alcune miniere del Messico sino dall'anno 1566; poi egli stesso le estese al Perù nel 1571, in progresso di tempo poi l'amalgazione da questi due luoghi si diffuse da tutte le parti dell'America. Il dotto barone De Born, conoscendo quanto era stato fatto in America, fu il primo ad introdurre questo processo nelle miniere d'Europa; ma l'amalgamazione si faceva sempre con il concorso del fuoco. Gellert la ricondusse più economica praticandola a freddo. Questa operazione di amalgamazione è stata sempre l'oggetto di un gran numero di ricerche da parte dei coltivatori, esercenti o possessori di tutte le miniere aurifere dell'Ossola (Gaetano Rosina,1819)
^ John Arthur Phillips, The Mining and Metallurgy of Gold and Silver, E. e F.N. Spon, 1867, p. 520.
Bibliografia
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Giovanni Labus, Antica romana via del Sempione nuovamente osservata e illustrata con monumenti contemporanei - Memoria del cavaliere Giovanni Labus (Memoria letta nell'adunanza dell'I.R. Istituto lombardo del 6 agosto 1840) - Estratto del volume I delle memorie dell'I.R. Istituto lombardo - tipografia Bernardoni
Goffredo Casalis, Dizionario Geografico-Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna, compilato per cura del Professore Goffredo Casalis (volume XVI)- Stampato a Torino - anno 1847
Jacopo Durandi, "Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, Volume 2", Torino anno XII (1804) dalla stamperia di Bernardino Barberis, nella Contrada degli stampatori n.272, (Google eBook)
John Arthur Phillips, "The Mining and Metallurgy of Gold and Silver", London E & N.F Spon, Charing Cross, MDCCCLXVII
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