Destinazioni - Comune
Pezzolo Valle Uzzone
Luogo:
Pezzolo Valle Uzzone (Cuneo)
Pezzolo Valle Uzzone (Pseu in piemontese) è un comune italiano di 354 abitanti in provincia di Cuneo, in Piemonte.
Il comune fa parte della comunità montana Alta Langa e Langa delle Valli Bormida e Uzzone.
Storia
Il comune di Pezzolo Valle Uzzone è stato creato solo nel 1928 con l'unione degli antichi centri di Gorrino e di Torre Uzzone. Il primo, dove sorge un castello costruito prima dell'Anno Mille, compare, col nome di Gorino, in una bolla pontificia del 1014. Del secondo si ha notizia fin dal 1209, quando il Comune di Asti lo diede in feudo ai Del Carretto.
Il comprensorio, originariamente dominio del marchese Bonifacio del Vasto e quindi di suo figlio Bonifacio di Cortemilia, divenne poi possesso del Vescovo di Asti ed in seguito dei Del Carretto, dei Marchesi di Saluzzo ed infine di Casa Savoia.
Edifici religiosi
Il Santuario del Todocco, a circa 700 m d'altitudine, in un punto grandiosamente panoramico della Langa, ricostruito negli anni '30, è "ab antiquo" dedicato alla Madonna della Divina Grazia -devozione che risale alla miracolosa guarigione di una pastorella sordomuta nel XVII secolo (Parrocchia di San Bartolomeo). All'area del Todocco appartiene, sul versante verso la Valle Uzzone, la località Sejore (Sjure- le Signore?), dove si conserva la secentesca cappella rurale della Madonna della Neve, che ricorda il prodigioso evento della nevicata d'agosto a Roma, al tempo del Papa Liberio, nel luogo in cui sorge ora Santa Maria Maggiore. La "Festa del Todocco" si svolge, in memoria dell'evento, le prime due domeniche d'agosto. Tra le ipotesi sull'origine del toponimo "Todocco", vi è anche quella che fa riverimento a "Théotokòs", appellativo ricorrente della Vergine Maria in area greca: Genitrice di Dio. Se avvalorata, tale ipotesi potrebbe spostare l'inizio di una devozione mariana sul colle a molto prima della fine del I MIllennio. A Torre Uzzone l'insieme degli edifici dell'antica parrocchiale è di proprietà privata dopo un lungo periodo di trascuranza e conseguente diruizione. Della chiesa, da tempo diroccata, è stata ricavata una piccola cappella, mentre si conserva intatto il campanile. All'epoca dell'abbandono tra i ruderi era possibile ammirare un bel tabernacolo in arenaria azzurra con la scritta Ave Salvator Mondi (con la "o") e una data ancora del XV secolo.
Nei pressi del complesso sono visibili oggi le mura perimetrali della cappella dei Conti Doglio di Torre Uzzone ed il Comune ha avuto cura di restaurare e conservare l'area del cimitero storico.
Altri edifici di interesse sono:
La chiesa parrocchiale di San Colombano a Pezzolo, del XVII secolo.
All'interno vi è presente una pala d'altare del XVII secolo raffigurante San Colombano e Sant'Irnerio di Chartres;
La chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli nella frazione di Gorrino (dove si conserva un prezioso ciborio in pietra del 1560 su cui un'epigrafe cita Pietro Fauni da Costacciaro, vescovo di Acqui dal 1558 al 1578);
La chiesa confraternitale della Madonna di Loreto a Gorrino;
le cappelle di San Rocco alla Carpeneta, di Sant'Antonio a Conavio (Larè), di San Sebastiano, San Bernardo (l'affresco, recente, di mano di un'esperta restauratrice cortemiliese, sostituisce un'antica tela di pari soggetto trafugata; presenta San Bernardo di Chiaravalle e San Luigi Re di Francia), della Vergine Annunziata (con pregevole affresco absidale, forse coevo della Cappella medesima, del XVII/XVIII secolo e restaurato nel 1864, in cui spicca la forza pittorica e cromatica della composizione e il mirabile e sontuoso gioco dei panneggi delle vesti, delle cortine e del letto).
L'affresco (in "Galleria fotografica") merita uno specifico approfondimento, per quanto concerne la possibile attribuzione al pittore Giovanni Agostino Ratti, nato a Savona nel 1669 e morto a Genova nel 1755, con ampie esperienze in qualità di incisore, scenografo e frescante in diverse città d'Italia. L'ipotesi deriva dal fatto che un "Officio della Beatissima Vergine Maria, da dirsi nelle Compagnie de' Secolari", edito a Torino presso la Società degli Artisti, Tipografi Editori nel 1849, riporta nel risguardo di coperta una pregevole incisione identica all'affresco di Gorrino: le uniche differenze tra quest'ultimo e l'incisione sono il minor sviluppo in altezza, dove la colomba dello Spirito Santo compare alla finestra nel riquadro più basso.
Tale incisione reca in basso a sin. il nome del disegnatore, Ratti, e a destra Ratti e Vaiani come incisori. Alessandro Vaiani fu infatti un pittore fiorentino contemporaneo del Ratti ed operò anch'egli in area ligure. Questi elementi sembrano autorizzare con una certa sicurezza la definizione della paternità dell'opera. Altra cappella campestre è di San Martino di Tours (originaria parrocchiale con affresco absidale che raffigura il Vescovo Martino e San Francesco d'Assisi (o forse il Beato Guglielmo Rubone di Cortemilia) e ancora San Rocco nel territorio di Gorrino e la cappella, di fattura barocca, del Palazzo di Porcavio. A Piansoave, uno dei luoghi più ameni del territorio, è ancora presente la piccola chiesa borghigiana di San Giacomo, officiata regolarmente sino a tempi recenti. Piloni ed edicole devozionali punteggiano peraltro tutto il territorio del Comune. Riferimenti nella Galleria Fotografica.
Le lapidi romane
Merita particolare attenzione la lastra marmorea (lapide) murata nella cappella a destra dell'entrata nel Santuario del Todocco. Le dimensioni, in cm., sono di circa 80 di altezza per 60 di larghezza, e lo spessore di circa 20/25. Il materiale è un pregiato marmo bianco con venature e ombre grigio/brune (anche se presenta macchie, tracce d’urti e addirittura segni di nastro adesivo!...). Si presenta come la parte superiore di una più alta stele funeraria (o celebrativa), separata dal resto o per accidentale frattura, successivamente corretta con una scalpellatura per rendere il lato inferiore ortogonale al lato verticale, o volontariamente separata da una lastra intera per scelte di cui sfugge la ragione. La lastra è divisa in 4 registri, i primi tre racchiusi in una sobria cornice lineare modanata.. Nel primo, che è quanto rimane dell’originaria più estesa epigrafe, compare in caratteri regolari ed eleganti la scritta L.MARIUS, col punto di separazione tra la “L” e la “M” che non interrompe, come di consueto nell’epigrafia classica, la continuità del testo. Nel registro immediatamente superiore, la lupa che allatta Romolo e Remo.
L’animale ha una postura molto dinamica con le zampe allungate verso l’esterno (è visibile solo la posteriore sinistra), la testa rivolta verso i poppanti con le orecchie abbassate e la dentatura in evidenza, quasi in aggressivo gesto di difesa.
L'esecuzione del gruppo, nonostante una certa erosione presente su tutta la lastra, è molto accurata: le zampe della lupa sono ben modellate, con tendini e muscoli in evidenza così come la testa ed il corpo su cui si leggono bene le costole e le mammelle rigonfie, osservando che per le zampe e per la dentatura si è fatto uso del trapano, strumento dei marmorari per produrre piccole cavità, riccioli etc.. Le figurine dei due poppanti ignudi sono un poco corrose: in posizione opposta, schiena contro schiena, appoggiano un braccio a terra e tendono simmetricamente l'altro al ventre della nutrice. Tra i due è stato praticato, in secoli passati (i margini sono corrosi come il resto), un foro irregolare e passante, forse per inserirvi il cannello d’una fontana. Il terzo registro, a forma di timpano, contiene al centro un’ara dove posa un globo a cui tendono in postura rampante due Capricorni, con capo, tronco e zampe anteriori caprine, benché dotate di pinne calligraficamente definite, e corpo che termina con coda di pesce trilobata. Sui lati obliqui del timpano giacciono due leoni, in posizione speculare e simmetrica pur in presenza di piccoli particolari diversi. I leoni, che volgono la testa poderosa verso l’osservatore, afferrano con una zampa una testa d’ariete.
Tanto per la descrizione, confermata dall’immagine.
La lastra è stata murata all’interno dell’edificio alla fine del ventesimo secolo, dopo essere stata trasportata al Santuario dall’area dell’antica parrocchiale di Torre Uzzone. Qui era rimasta, a memoria di diverse generazioni, semplicemente addossata ad un muro esterno della chiesa, oggetto di curiosità storica e di qualche visita di studiosi e fotografi, ma senza che su di essa venisse mai attuato un progetto di recupero di analisi storico-archeologica che invece (non risultandomi siano stati fatti) sarebbero fortemente auspicabili. Premettendo che le ipotesi che seguono derivano da alcune osservazioni e notizie di comune reperibilità senza pretese scientifiche, la lapide di Lucio Mario è senz’alcun dubbio un manufatto d’epoca romana di grande pregio e quasi certamente riferible a eventi e personaggi di specifica rilevanza. Il materiale di qualità (un marmo bianco di fine struttura cristallina, molto compatto e solido), la raffinatezza e l’eleganza dell’esecuzione – opera di artigiano/artista non certamente improvvisato - fanno supporre il notevole rango sociale ed anche politico del dedicatario. La lupa che allatta Romolo e Remo è figura ovviamente ricorrente nell’iconografia classica, come primo emblema dello Stato romano, sigillo della sua fondazione e legittimità, e il suo utilizzo, ossia la possibilità di fregiarsene, era quasi certamente destinato a coloro che detenevano importanti cariche pubbliche, come nella fattispecie quelle consolari. Il resto delle immagini, come i capricorni rampanti sull’ara che sorregge il globo, i leoni e gli arieti dei fastigi, tutti in relazione con i segni zodiacali, potrebbero far riferimento simbolico alle origini del personaggio, al periodo della sua nascita, alla storia famigliare, alle imprese compiute e ad altro ancora. Lucio Mario? Nella storia romana compaiono, con rango consolare, due personaggi con questo nome: Lucio Mario Massimo Perpetuo Aureliano, più semplicemente noto come Mario Massimo, (latino: Lucius Marius Maximus Perpetuus Aurelianus; 158/160 circa – 230), che fu un senatore e uno storico non del tutto secondario dell'Impero romano, e suo figlio Lucio Mario Massimo (latino: Lucius Marius Maximus) anch’egli senatore e console nel 232 d.C. Il primo, come console ebbe diversi incarichi di governatore, compresi quelli della Gallia Lugdunense (Lione) e della Germania Inferiore, e servì al tempo degli imperatori Commodo, Settimio Severo, Caracalla e Macrino. Il secondo fu console nel periodo imperiale di Severo Alessandro. La lapide' potrebbe essere celebrativa o addirittura funeraria di uno di questi personaggi e quindi risalire al III secolo d.C., epoca con la quale alcuni elementi compositivi e lo stile raffinato potrebbero essere compatibili? Nella storia di Roma ve ne furono quasi sicuramente altri con questo nome, anche se non molti con il rango che la lapide testimonia. Inoltre sui motivi per cui il manufatto sarebbe pervenuto a Torre Uzzone – non ha alcun remoto fondamento la congettura che lì fosse stata eretta la stele e tanto meno prodotta – ogni ipotesi rischia di parere troppo fantasiosa. La più “umile” è che quel bel pezzo di marmo scolpito, anche se malamente forato, sia stato acquistato o rubato in qualche luogo più ricco e denso di vestigia storiche, fors’anche della Gallia Lugdunense, e poi per le meravigliose vicissitudini che spesso segnano la vita delle cose belle, sia arrivato a Torre Uzzone o dintorni, nelle mani di alcuni dei feudatari locali e lì, prima, chissà come utilizzato, poi abbandonato e quasi dimenticato. Per concludere, rammento la pia (non meno che eteroclita) ipotesi che la lapide abbia anche potuto far parte posticcia di un sepolcro marchionale: LMARIUS come L’aeta Marchionis Anima Requiescat In pace, Vita Soluta (Lieta l’anima del marchese riposi, a vita conclusa). In regione Piovero un'altra antica lapide romana è murata in un edificio rurale (Cascina di Piovero Sottano) nella campagna prospiciente la Valle Uzzone.
Giovanni Destefanis
Persone legate a Pezzolo Valle Uzzone
Clementina de Paulinyi, principessa
Canonico Benedetto Amedeo Giuseppe Ferrero (18 febbraio 1852 - 2 luglio 1916), successore e continuatore dell'opera di San Giuseppe Benedetto Cottolengo nelle opere di assistenza e cura dei malati e poveri da questi create a Torino
Riccardo Gallo (1875 - 1964), ammiraglio
Ugo Gallo (1905 - 1957), poeta, letterato, direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Lisbona
Giorgio Ghe (1901 - 1991), ammiraglio
Tito Giuseppe Viazzi (1816 - 1887), maggiore di Fanteria, medaglia d'argento al valor militare del Risorgimento (1859)
Silvia Belforte, architetto, docente al Politecnico di Torino
Lucia Carle, storica e antropologa
Cesare Viazzi, giornalista, cittadino onorario di Pezzolo Valle Uzzone (1987)
Maestro Ferdinando Gallo, già insegnante elementare e sindaco del Comune, scrittore, autore del libro La Zeta di Pezzolo, Storia e ritratti di un passato collettivo. I.E.E. Editoriale Europea - 2007 (II edizione)
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Amministrazione
Galleria fotografica
Voci correlate
Famiglia Viazzi
Note
^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
^ Statuto della Comunità Montana Alta Langa. URL consultato il 22 luglio 2011.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
Collegamenti esterni
[1] Da Spigno a Pezzolo
Altri progetti
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