Destinazioni - Comune

Tursi

Luogo: Tursi (Matera)

Tursi (IPA: ['turːsi] Tùrse in dialetto tursitano, Thyrsoi, Θυρσοί in greco, Turci e Tursia in latino) è un comune italiano di 5.136 abitanti della provincia di Matera in Basilicata. Vi ha sede la Comunità Montana Basso Sinni. Il 4 maggio 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha insignito il comune di Tursi del titolo onorifico di Città. Geografia fisica Centro medievale (circa V secolo) a 243 m s.l.m., nato originariamente attorno al castello e successivamente sviluppatosi nella vallata sottostante assumendo una singolare forma allungata. Il punto più alto del centro abitato è costituito proprio dal castello con un'altitudine di 346 m s.l.m.. La piazza Maria SS. di Anglona, posizionata a valle del centro storico ha un'altitudine di 210 m s.l.m.. Il centro abitato è diviso per gran parte dal torrente Pescogrosso, che prende il nome dagli enormi massi ritrovati lungo il suo corso e sfocia come affluente nel fiume Sinni. Tursi dista poco meno di 20 km dalla costiera jonica, anche se nei pressi della frazione Panevino, che costituisce il confine est del territorio tursitano, il mare dista solamente 6 km. Territorio Il territorio tursitano confina a nord col fiume Agri e con il comune di Montalbano Jonico, ad est con il comune di Policoro, a sud con il fiume Sinni e i territori di Rotondella, mentre ad ovest con i territori di Sant'Arcangelo, Colobraro e Stigliano. Di prevalenza collinare è ubicato al centro dei due grandi fiumi della Lucania, l'Agri e il Sinni, che all'epoca della costruzione della città erano navigabili. Attualmente i corsi dei fiumi sono interrotti da due grosse dighe artificiali, il bacino artificiale di Gannano nei pressi della frazione Caprarico, interrompe il corso del fiume Agri e la diga di Monte Cotugno, il più grande bacino artificiale in terra battuta d'Europa, nei pressi di Senise, interrompe il corso del fiume Sinni. I due fiumi sono costeggiati da due delle strade principali della Basilicata e che da loro prendono il nome. La Strada Statale 598 Val d'Agri costeggia l'Agri e la Strada Statale 653 Sinnica costeggia il Sinni. Il terreno circostante è di origine argillosa, un notevole impatto paesaggistico è da attribuire ai calanchi che con l'erosione del tempo hanno assunto forme davvero bizzarre. Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta). Clima La stazione meteorologica più vicina è quella di Montalbano Jonico. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +7,4 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +25,5 °C. Classificazione climatica di Tursi: Zona climatica D; Gradi giorno 1452. Storia La Siritide Scavi archeologici eseguiti in Basilicata, nei pressi di Anglona e nei pressi di Policoro, hanno riportato alla luce innumerevoli opere attualmente custodite nel Museo archeologico nazionale della Siritide, accertando l'esistenza di insediamenti risalenti al 3000 a.C. Gli abitanti di queste zone erano denominati Enotri, in particolare però gli abitanti della zona compresa tra i fiumi Sinni ed Agri, venivano chiamati Coni. A partire dall'VIII secolo a.C., sulla costa ionica, per mano dei Greci provenienti dalla Ionia, furono fondate le città di Siris, Heraclea, Metaponto e Pandosia. Siris si ritiene fondata all'inizio del VII secolo a.C. dai popoli dell'Epiro, distrutta da Sibari e Crotone nel VI secolo a.C., dalle sue rovine sorse Heraclea tra il 443 a.C. e il 430 a.C. Nel IX secolo la città viene menzionata col nome di Polychorium e nel 1126 in un atto di donazione al monastero di Carbone, compare l'attuale nome Policoro. Pandosia, che confinava con Heraclea, è considerata la più antica città pagana della Siritide. Fondata degli Enotri prima del 1000 a.C., fu molto ricca e importante grazie alla fertilità del terreno e alla posizione strategica. I due grossi fiumi lucani, l'Agri e il Sinni, a quel tempo navigabili e l'antica via Herculea che da Heraclea risaliva per più di 60 km la valle dell'Agri fino alla città romana di Grumentum, agevolavano le comunicazioni e quindi una rapida espansione della città. Fonti discordanti attribuiscono a Pandosia (Lucania) o a Pandosia Bruzia il luogo in cui perse la vita Alessandro il Molosso, re dell'Epiro e zio di Alessandro Magno avvenuta nel 330 a.C., in una battaglia contro il popolo dei lucani. Nel 281 a.C. fu campo di battaglia tra i Romani e Pirro re dell'Epiro, che corso in aiuto dei tarentini si accampò tra Heraclea e Pandosia. Quest'ultimo, durante la battaglia, usò un gran numero di elefanti, vincendo la battaglia di Heraclea, ma con un numero di perdite altissimo. Nel 214 a.C. fu teatro di un'ennesima battaglia nel corso della seconda guerra punica tra i Romani e Annibale, re dei Cartaginesi, per conquistare il dominio sul mediterraneo. Pandosia venne distrutta tra l'81 a.C. e il 72 a.C. ad opera di Lucio Cornelio Silla generale romano. Dalle rovine di Pandosia sorse, poco prima dell'era cristiana, Anglona cittadina assai fiorente. Dai Saraceni ai Bizantini Nel 410 i Visigoti di Alarico I saccheggiarono e semidistrussero Anglona. Per controllare il territorio circostante costruirono un castello su una collina a metà strada tra i fiumi Agri e Sinni. Gli abitanti sopravvissuti della città di Anglona si rifugiarono attorno al castello dando origine alla Rabatana, primo borgo popolato di Tursi Nel IX secolo, attorno all'826, ci fu un'incursione dei Saraceni, provenienti dall'Africa. Nell'850 gli stessi riuscirono a conquistare gran parte della pianura metapontina, compreso la Rabatana. Abitarono il nascente borgo, lo ingrandirono e furono proprio loro a dargli il nome, a ricordo del loro borgo arabo Rabhàdi. L'impronta saracena è molto presente nelle costruzioni, negli usi e costumi della Rabatana. Nell'890 i Bizantini riconquistarono i territori che una volta appartenevano all'Impero Romano d'Occidente, scacciando definitivamente l'impronta araba dalle terre lucane. Sotto i Bizantini ci fu uno sviluppo notevole, sia demografico che edilizio e il borgo cominciò ad estendersi verso la valle sottostante, l'intero centro venne chiamato Tursikon o Tursicon, dal suo fondatore Turcico. Verso la fine del X secolo l'imperatore Basilio I costituisce prima il thema di Langobardia e il thema di Calabria e successivamente, nel 968 venne creato anche il thema di Lucania che aveva come capoluogo Tursikon negli stessi anni divenne anche sede della diocesi con cattedra vescovile presso la chiesa di san Michele Arcangelo dove nel 1060 si svolse il sinodo dei vescovi. Dopo l'anno Mille una grossa migrazione dei Normanni, nelle vesti di pellegrini diretti verso luoghi sacri della cristianità, o nelle vesti di mercenari pronti a combattere per un pezzo di terra, giunse ben presto nel sud Italia. Fu facile inserirsi nelle lotte interne tra Longobardi e Bizantini, ottenendo ben presto terre e benefici. I Normanni contribuirono notevolmente alla crescita della città, proprio come fecero successivamente prima gli Svevi e poi gli Angioini. I Doria Dopo la definitiva distruzione di Anglona, venne risparmiato solo il santuario, nel 1400 i restanti cittadini si rifugiarono nella fiorente Tursi. Nel XVI secolo Tursi contava ormai oltre 10.000 abitanti e 40 dottori in legge e nel 1543 vennero unite la diocesi di Anglona e quella di Tursi costituendo la diocesi di Anglona-Tursi, che dal 1546 ebbe cattedra a Tursi. Nel 1552 Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero assegnò all'ammiraglio e statista Andrea Doria il Principato di Melfi. Alla sua morte, nel 1560 il titolo passò al nipote, il principe di Melfi Gianandrea Doria. Successivamente, nel 1594, Carlo Doria divenne duca di Tursi e per gratitudine verso i cittadini rinominò la sua abitazione da Palazzo Doria a Palazzo Tursi, attualmente sede del comune di Genova. In quegli anni Carlo Doria fece costruire, a sue spese, nel rione Rabatana una enorme scalinata in pietra, tuttora utilizzata, che ha la particolarità di possedere lo stesso numero di gradini della scalinata presente nel Palazzo Tursi. Nel 1656 la peste invase le strade di Tursi e quelle dei paesi limitrofi, la popolazione si ridusse drasticamente anche a causa dell'emigrazione. Nel 1769 i Doria persero i terreni che furono acquistati dalle nobili famiglie dei Donnaperna, Picolla, Panevino, Camerino e Brancalasso. Simboli Stemma La torre, rappresentata cilindrica e a tre piani, ricorda quella dell'antico castello e delle origini attorno ad esso. Il sole simboleggia la luce e la vita, i due rami di alloro la gloria e la prevalenza su Anglona, gli alberi di ulivo rappresentano la ricchezza della terra. Il sito Comuni italiani descrive così lo stemma: Blasonatura stemma Blasonatura gonfalone Onorificenze Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Cattedrale dell'Annunziata, situata nel centro della città, in piazza Maria Santissima di Anglona. Dedicata alla Vergine Annunziata è stata eretta nel XV secolo ampliando una chiesa preesistente che tuttora costituisce la sacrestia. Santuario di Santa Maria Regina di Anglona è un antico santuario mariano, si trova su di un colle a 263 m s.l.m., nella frazione di Anglona, tra i fiumi Agri e Sinni, a metà strada tra Tursi e Policoro. Nel 1976 divenne sede titolare della diocesi di Tursi-Lagonegro. Dal 1931 è monumento nazionale. Il 17 maggio 1999 il santuario è stato elevato a basilica minore da papa Giovanni Paolo II, a ricordo del sinodo dei vescovi. Chiesa di San Filippo Neri, datata 1661, di stile barocco, dedicata al santo patrono della città. È situata in piazza Plebiscito nel rione San Filippo. L'edificio ha tre navate e conserva pregevoli opere, dell'artista tursitano Francesco Oliva, tra cui un quadro del Santo. San Filippo Neri fu acclamato protettore di Tursi durante il Seicento, mentre nella città imperversava la peste e il colera. Negli stessi anni, a metà del XVII secolo nel rione Petto venne costruito l'oratorio, anch'esso intitolato al Santo, che si sviluppa su tre livelli, che ebbe nell'Ottocento una notevole importanza spirituale e culturale grazie alla presenza dei frati missionari di San Vincenzo de Paoli. Chiesa di Santa Maria Maggiore, situata nel rione Rabatana. Costruita nel IX - X secolo ad opera dei monaci basiliani. Il 26 marzo 1546 la bolla del pontefice Paolo III eleva la chiesa a collegiata. Altre chiese Chiesa di San Michele Arcangelo, situata nel rione San Michele, risale al X secolo. Nel 1060 vi ha avuto luogo il sinodo dei vescovi. Le pareti interne erano addobbate con quadri e sculture di Antonio Cestone. Fino all'8 agosto 1545 ricoprì il ruolo di cattedrale, che da quella data passò alla Cattedrale dell'Annunziata. Chiesa della Madonna delle Grazie, in stile barocco, si trova nei pressi di via Eraclea, ai piedi del centro storico. È stata costruita tra il XVII e il XVIII secolo. Presenta un ampio frontale, con tre porte d'ingresso, sormontato da una monofora campanaria. Nel 1983 è stata restaurata dalla Comunità Montana Basso Sinni, ed arredata con contributi cittadini. Dietro l'altare, si conserva un'antica statua di legno della Madonna col Bambino risalente al settecento. Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, è una chiesa moderna situata nel rione Sant'Anna. Chiesa di San Rocco. Chiesa di Maria Santissima Regina del Mondo (nella frazione Caprarico). Chiesa della Madonna del Rosario (nella frazione Panevino). Ex convento di San Francesco d'Assisi Il convento di San Francesco d'Assisi, dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti, risale alla prima metà del XV secolo, più precisamente al 1441, sito sulla collina omonima domina sul rione sottostante, Santi Quaranta. Nel Seicento divenne seminario di tutte le arti liberali. Sin dalla sua fondazione aveva accolto un noviziato, un professorato ed uno studio di filosofia. Nel 1609 la struttura venne ampliata e arricchita con una biblioteca, molto famosa a quei tempi. Nel XIX secolo i frati cominciarono a diminuire, fino a quando nel 1894 il convento venne adibito a cimitero. Nel 1914 venne definitamente chiuso tranne la chiesetta interna che fu comunque utilizzata fino agli anni cinquanta. Recentemente, con opere di ristrutturazione e riqualificazione del monumento, all'interno della chiesetta, si sono rinvenute alcune antiche pitture. Una di queste pitture porta come data 1377 e ciò fa supporre che la chiesa sia stata costruita circa cento anni prima, quindi nella prima metà del XIV secolo. Secondo altre fonti, però, le pitture sarebbero state eseguite nel XVI secolo e rappresenterebbero un evento miracoloso avvenuto nel 1377. Nel 1991 è stato dichiarato monumento nazionale dal ministro Ferdinando Facchiano. Ex convento di San Rocco Il convento di San Rocco, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, risale alla fine del XVI secolo, più precisamente al 1589, sito su una collina di fronte al centro abitato. Negli anni novanta il vescovo mons. Rocco Talucci concesse l'uso del convento alla Fondazione Exodus Onlus di don Antonio Mazzi, per il recupero dei tossicodipendenti. I ragazzi della fondazione, provenienti da ogni parte d'Italia, hanno ristrutturato il convento e migliorato la zona circostante, creando un campo da calcio a 5, sistemando i selciati e creando una zona panoramica per scorgere, dall'alto, la città. La piccola chiesetta, all'interno, è anch'essa stata ristrutturata. Il 16 agosto, nel giorno della festa del santo, è ormai consuetudine recarsi al convento per ascoltare la Santa Messa e fare una piccola processione nei pressi del convento. Architetture civili Palazzi Il palazzo del barone Brancalasso, semplicemente chiamato "Palazzo del Barone" è situato al centro di piazza Plebiscito, nel rione San Filippo, la sua costruzione è velata da un pizzico di mistero. Un'antica leggenda narra che il palazzo fu costruito in una sola notte da demoni e spiriti degli inferi, i quali, non potendo far ritorno in tempo nel loro regno, si materializzarono alle luci dell'alba sul tetto dell'edificio sotto forma di statue. In realtà in una notte venne delimitato il perimetro del palazzo alla cui costruzione si opponevano i proprietari dei fondi vicini. Le tre statue posizionate su di esso simboleggiano la giustizia, la pace e la carità. Il palazzo Latronico è situato in pieno centro storico, nel rione San Michele, è probabilmente il più grande palazzo di Tursi ed è dotato di un ampio atrio con gradinata interna in pietra e di una caratteristica torre del belvedere. Il palazzo è stato abitato dalla famiglia Latronico fino agli anni sessanta. La casa di Albino Pierro è sita nel centro storico nel rione San Michele. La casa è stata denominata dal poeta, nelle sue poesie, ‘U Paazze. È una costruzione composta da un seminterrato e due piani in elevazione da dove vi si accede. La casa gode di un incantevole panorama, sul torrente Pescogrosso, sul convento di San Francesco e sui dirupi del rione Rabatana, molto probabilmente tutti luoghi di grande ispirazione per il poeta. Dopo la morte di Pierro, la casa è stata ristrutturata e adibita, ai piani superiori, a Biblioteca Pierro dove vengono custoditi molti libri utilizzati dal poeta, in vita, e molte sue opere originali. Questo palazzo è meta di turisti e studiosi provenienti da ogni parte del mondo. La targa marmorea installata dal comune dopo la morte del poeta riporta una citazione tratta dall'epigafre dell'opera Ci uéra turnè. Palazzo Basile, l'originalità di questo palazzo è il grande portone arcato che immette in un ampio atrio Palazzo Guida, ha un portone in legno massiccio sormontato da arco con lo stemma della famiglia Palazzo Ginnari, ha un'ampia e pregevole gradinata. Palazzo Santoro, Palazzo Cucari, Palazzo Labriola, Palazzo Vozzi, Palazzo Siderio, Palazzo Donnaperna, tutti situati nel rione Rabatana Palazzo Camerino, Palazzo Ranù e Palazzo Margiotta, siti in rione Petto Palazzo Latrecchina, Palazzo De Santis, Palazzo Cristiano-Modarelli, ex palazzi della famiglia Panevino Architetture militari Il Castello Costruito dai Goti attorno al V secolo per difesa del territorio è situato a 346 m s.l.m.. Ad oggi sono solo rimasti i resti di quello che fu un castello gotico, alcune parti però, come i cunicoli sotterranei, sono rimasti intatti fino all'inizio del Novecento. Recenti scavi archeologici hanno portato alla luce, scheletri, tombe, monete, frammenti di anfore e palle ogivali di piombo recanti la scritte EIETHIDE (greca) e APNIA (latina), queste opere sono attualmente esposte nel Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro. Da atti del 1553, tra la città di Tursi e il marchese Galeazzo Pinelli, si scopre che il castello è stato abitato fino al XVI secolo. Il castello misurava 400 palmi di lunghezza e 200 di larghezza, con una superficie di 20 000 palmi quadrati, tra cui 15 000 adibiti a giardino, cantine e cisterne, mentre i restanti 5 000 per una comoda abitazione. Era costruito su due piani e aveva due torri cilindriche a tre piani. Dentro le mura di cinta erano presenti un giardino, delle cantine, alcune cisterne e comode abitazioni per i baroni; l'ingresso era regolato da un ponte levatoio. Fu dimora di numerosi signori, principi e marchesi, ma durante i periodi di guerra diventava una vera e propria fortezza. Un'antica tradizione crede all'esistenza di un cunicolo tra la chiesa di Santa Maria Maggiore nel rione Rabatana e il castello, che doveva consentire ai signori di recarsi in chiesa indisturbati. Altro Piazze Piazza Plebiscito, sita nel rione San Filippo, fino agli anni sessanta era considerata il centro della città. Piazza Maria Santissima di Anglona, costruita nel 1951 dal genio civile di Matera, originariamente come consolidamento dell'argine del torrente, è stata riammodernata di recente e costituisce l'attuale centro cittadino. Ospita la sede del municipio e confina con piazza cattedrale, piazza del mercato coperto, piazza del monumento costruita nel 1955 per onore ai caduti e anch'essa riammodernata di recente, e piazza terrazzo sul Pescogrosso costruita nel 2001. Piazza Pescogrosso, sita nel rione Sant'Anna è stata costruita nel 1994 ad opera della Comunità Montana Basso Sinni, grazie ad un'opera di riqualificazione e ammodernamento della zona coprendo di fatto una gran parte del torrente Pescogrosso, ed infatti essendo nata sopra di esso prende il suo nome. Piazza fratelli Conte, situata nel rione Sant'Anna, e costruita assieme ad essa durante gli anni settanta, è attualmente adibita a terminal bus. Piazza San Sebastiano, di recente costruzione ed ancora in fase di completamento è situata nel rione Santi Quaranta, ai piedi del rione Petto. Prende il nome dall'ex convento di San Sebastiano anch'esso in ristrutturazione, ed è stata costruita in vista della costruzione di un ascensore panoramico per il pizzo delle monachelle, piccola zona che gode di un panorama incantevole, in cima al rione Petto. Monumento ai caduti La città di Tursi ha contribuito con molti uomini durante la prima e la seconda guerra mondiale, e proprio in onore ai caduti tursitani che l'amministrazione comunale, guidata dall'allora sindaco Armando Di Noia, fece erigere il monumento. Il monumento ai caduti è situato in piazza monumento e la costruzione risale al 1970, recentemente è stato ristrutturato e spostato leggermente per donargli una posizione più centrale. Sui lati del cippo marmoreo si leggono i nomi dei caduti sul fronte e la seguente iscrizione: Società Evoluzione demografica Il comune conta, al 31 dicembre 2012, 5.147 abitanti così ripartiti: 2.560 maschi e 2.587 femmine. Le famiglie sono 2.122, le convivenze registrate 3 e la media di componenti per famiglia è 2,4 (di poco inferiore alla media nazionale di 2,5, e in perfetta media con l'analogo valore regionale). Il comune, negli ultimi decenni ha conosciuto, come molti comuni del mezzogiorno, una lieve e costante decrescita della popolazione dovuto principalmente alla diminuzione del tasso di natalità e al fatto che molti giovani decidono di perfezionare gli studi universitari in città del centro-nord, soprattutto Milano, Bologna e Roma. Una volta laureati difficilmente trovano un mercato del lavoro capace di assorbire figure professionali specializzate, all'interno del paese. Abitanti censiti L'evoluzione demografica del comune è molto più ampia. Infatti già dal 1277 si contavano 1.440 abitanti (240 fuochi) fino ad arrivare al massimo bum demografico nel 1561 quando si contavano 10.788 (1798 fuochi), per poi avere un lento e costante calo fino al 1853 quando si contavano 3.538 abitanti. Etnie e minoranze straniere Tursi ha conosciuto un'ampia emigrazione durante il Novecento, prima verso le Americhe, successivamente verso l'Europa settentrionale (soprattutto in Germania) e l'Italia nord-occidentale (soprattutto Genova, dove si contano alcune migliaia di tursitani), oggi invece è diventata una destinazione per immigrati extracomunitari, cominciata con l'esodo albanese nel periodo 1991-1997. Sebbene i valori siano ancora molto lontani dalla media italiana, gli stranieri regolari sono 297 (145 maschi e 152 femmine). La cittadinanza straniera è pari al 5,77% della popolazione tursitana. Le comunità maggiormente rappresentate sono: Romania, 129 persone, il 2,47% sulla popolazione residente e Albania, 109 persone, il 2,09% sulla popolazione residente. Lingue e dialetti Il dialetto tursitano fa parte del cosiddetto dialetto metapontino, anche se a Tursi, c'è una diversità fonetica dovuta alla trasformazione della vocale a in e all'interno delle parole e della terminazione per s di molte altre parole come ad esempio: vèv ala chès (vado a casa), quànn tòrns? (quando torni?), lass'm stè (lasciami stare). Il maggiore esponente di questo dialetto è, senza ombra di dubbio, il poeta Albino Pierro. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue, non solo europee, anche per questo è stato pubblicato un dizionario. Di seguito alcuni detti dialettale: Si vo iabbè u vicine, cùcchete tarde a sère e ìavezete prèste a matinè / Se vuoi gabbare il vicino, vai a letto tardi la sera e svegliati presto la mattina. S’ u ciucce nu vò vive, a vogghie a fischè / Se l’asino non vuole bere, è inutile continuare a fischiare!. U pirucchie ‘nda farine s' crèrete muunère / Il pidocchio nella farina si crede molinaro. Iummèra mute nun cì passé, cà te poie nechè / Fiumara calma non passarci, che puoi annegare. I guèie da pignète le sapete ‘a cucchiera / I guai della pignatta li conosce solo il mestolo Pigghiete u bbone quanne llèie ca u mèhe nun manche mmèie / Prendi il buono quando ce l'hai che il male non manca mai Addù ci sù tante jalle nun ffè mèie jurne / Dove ci sono tanti galli non fa mai giorno. Religione Nel 968 la prima sede vescovile di rito bizantino venne istituita a Tursi e fino all'inizio del XII secolo la diocesi adottò il rito bizantino. Nel 1110 la sede vescovile di Tursi venne trasferita ad Anglona, poiché meglio disposta strategicamente e per la presenza, sulla collina, di un edificio religioso particolarmente importante, il Santuario di Santa Maria Regina di Anglona, e la diocesi assunse il nome di diocesi di Anglona. Successivamente, con la decadenza della città di Anglona e lo sviluppo di Tursi, papa Paolo III per dirimere le liti tra la curia e la camera baronale, con decreto concistoriale dell'8 agosto 1545, diretto al vescovo Berardino Elvino, sancì il trasferimento della sede vescovile di Anglona nella città di Tursi. Sede della cattedra fu la chiesa di San Michele Arcangelo, soltanto otto mesi dopo, lo stesso Pontefice con la bolla del 26 marzo 1546, trasferi definitivamente la cattedra episcopale a Tursi, nella chiesa dell'Annunziata e ordinò ai vescovi di mantenere il titolo di diocesi di Anglona-Tursi. L'8 settembre 1976, a seguito della creazione della Regione ecclesiastica Basilicata assunse il nome di diocesi di Tursi-Lagonegro. Anglona, invece, divenne sede titolare di diocesi. Suo primo vescovo titolare dal 1977 al 1991 è stato Andrea Cordero Lanza di Montezemolo poi divenuto cardinale. La diocesi ha 72 parrocchie e una superficie di 2.509 km². Nel 2004 contava 131.500 battezzati su 132.500 abitanti, pari al 99,2% di battezzati della popolazione totale. Tradizioni e folclore Molte tradizioni tursitane si rifanno ad avvenimenti religiosi. La sera del 18 marzo è tradizione bruciare le frasche, raccolte tra i campi durante le potature, creando così grandi falò. La gente del luogo chiama l'evento u umnnàrie riferito al falò di San Giuseppe. Tra i rioni c'è una sorta di competizione nella preparazione dell'evento, facendo una vera e propria gara su chi ha la migliore organizzazione. I cittadini si soffermano attorno al fuoco dove viene arrostita della carne e si balla a suon di tarantelle, suonate dal vivo da cittadini d'eccezione. Durante la serata si svolge anche la Festa della Focaccia. L'evento è molto antico e si svolge nella notte tra il 18 e il 19 marzo, giorno della festività di San Giuseppe nonché Festa del Papà. Con questo rito antichissimo si ricorda la sacra coppia di giovani sposi (San Giuseppe e la Madonna), in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata la richiesta di un riparo per il parto. Un'antica leggenda narra di un giovane pastorello che, mentre pascolava il suo gregge sulla sommità della collina "Variante", a metà strada tra Tursi ed Anglona, vide avvicinarsi una "bellissima Signora", che gli chiese di recarsi in paese, per invitare gli abitanti del luogo ad andarLa a prendere. La gente prima incredula, poi sempre più curiosa si dirige sulla sommità della collina dove ritrova la statua della Madonna e la riporta nel suo santuario. Da allora tutti gli anni, l'ultima domenica di aprile, la Madonna viene portata a spalle per un percorso di oltre 10 km, dal santuario di Anglona alla cattedrale dell'Annunziata di Tursi. Nel periodo pasquale è usanza allestire in chiesa il santo sepolcro, portando il sabucco, piccoli piatti e cestini con germogli di grano. La preparazione di questi cestini è abbastanza lunga, infatti durante il periodo di quaresima si pongono dei semi di grano in uno piccolo strato di terriccio o di cotone umido. Il cestino è conservato in un luogo buio ed umido in modo da consentire la crescita dei germogli in maniera lineare. Il 13 giugno il giorno della festa di Sant'Antonio da Padova è tradizione recarsi a messa con un cestino pieno di panini. Durante la celebrazione i panini vengono benedetti dal vescovo e successivamente, tra le strade della città vengono donati alla gente meno abbiente. Il 13 dicembre, in occasione della festività di Santa Lucia, è uso locale cuocere il grano in pignatte di terracotta e mangiarlo, il giorno seguente, assieme a tutta la famiglia, con zucchero e cacao o fritto con peperoncino e cipolla. Il 2 febbraio giorno della candelora si usava benedire delle candele e conservarle sul capezzale del letto, per accenderle durante un temporale o quando un parente stava per esalare l'ultimo respiro. Ormai questa tradizione è quasi caduta in disuso. Anche il carnevale è ricco di tradizioni, alcune ormai cadute in disuso, infatti in passato si usava "portare le serenate" in casa degli amici o sotto la finestra della morosa, al suono del cup cup. I ragazzi si vestono in maschera e girano il paese raccogliendo regalini. Tra le vie del paese scorre la classica sfilata dei carri che si conclude bruciandoli in piazza alla morte di carnevale. Cultura Istruzione Biblioteche Sono presenti alcune biblioteche, in buon numero rispetto agli abitanti. Biblioteca Comunale, situata nel corso principale, in via Roma, è ben accessibile da qualsiasi punto della città, ben fornita risulta utilissima per gli studenti di scuole elementari e media inferiori e superiori. Biblioteca Vescovile, è situata in pieno centro, nei pressi del municipio e della cattedrale dell'Annunziata. Conta di un buon numero di libri, molti dei quali antichissimi. I tomi più vecchi sono stati ristrutturati e sono custoditi presso la casa vescovile, sono però visionabili copie identiche di tali opere. Biblioteca "A. Pierro", situata presso il palazzo Pierro nel rione San Michele del centro storico. Originariamente era la casa del poeta Albino Pierro, dopo la sua morte venne ristrutturata dal comune e adibita a biblioteca. Sono presenti molti libri utilizzati dal poeta nei suoi anni di vita e moltissime opere originali di Pierro. Scuole In città ha sede l'ITCG "M.Capitolo" (Istituto Tecnico Commerciale per Geometri e Tecnici del Turismo), nel rione Sant'Anna è presente anche un Istituto Professionale. l'Istituto Comprensivo Statale "Albino Pierro" comprende tutti gli istituti di primo e di secondo grado inferiore. Musei Sulla collina di Anglona e in Conca d'Oro, sono stati rinvenuti dei busti della dea Demetra e statuette della Sfinge alata. In una tomba sono stati rinvenuti: una collana di pasta vitrea, diversi anelli, due orecchini con pendagli a piramide in oro di stile tarentino, un'anfora e due scodelle decorate con palmette, appartenute ad una giovane donna. Tale corredo data, con una certa approssimazione, la tomba al III secolo a.C. Gli ori e le monete di argento rinvenuti negli strati inferiori del santuario campestre dedicato a Demetra risalgono alla metà del IV secolo a.C. Nella stessa zona sono state scoperte altre tombe a cumulo risalenti alla prima metà dell'VIII secolo a.C., e alcune necropoli ellenistiche e romane, che custodivano ricchi corredi, di cui molti sono esposti nel Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro. Recenti scavi archeologici nei pressi dei resti del castello gotico di Tursi, hanno portato alla luce scheletri, tombe, monete, frammenti di anfore e palle ogivali di piombo recanti la scritte EYHfIDA (greca) e APNIA (latina), quest'ultime, usate come armi di lancio durante un assedio al castello. Media Stampa Tursitani, bimestrale di Tursi, città della Rabatana e di Pierro, sede della Diocesi. La Stella di Anglona, pubblicazioni dell'Ottocento curate dalla curia vescovile. L'Orfanello di San Rocco, pubblicazioni del 1950 curate dalla curia vescovile. Il Dialogo, pubblicazione curata dalla curia vescovile. Cinema 2002: Le scarpe di Pasquale, diretto da Luigi Caldararo, tratto da La conquista del Sud di Carlo Alianello. 2005: Sexum Superando - Isabella Morra, diretto da Marta Bifano. 2007: Modo Armonico Semplice - L'asilo di un maestro, diretto da Salvatore Verde. 2007: Nine Poems in Basilicata, diretto da Antonello Faretta con John Giorno. Cucina La cucina è stata influenzata dalla povertà e dalla vita contadina. Per questo originariamente il pane era fatto in casa. Ad oggi, molti panifici locali fanno ancora il pane casereccio e per questo troviamo: a pitta (una specie di ruota piana) e u piccillète (una sorta di ciambellone bianco a forma di volante), tra le focacce troviamo a caccallèt che può essere dolce, con l'uva sultaninala, e salata con i ciccioli. La focaccia classica è chiamata volgarmente vruscète ed è generalmente condita con pomodori e peperoni. Nelle sere invernali, davanti al focolare si consuma la ffella-rusch, una fetta di pane abbrustolita al fuoco e condita con strutto o un filo d'olio, sale e pupàcce pisèt (peperone macinato), ricavato macinando i pupàcce crusk (peperoni secchi e croccanti). Il piatto più tipico, è quello dei frizzuli ca' millica o maccaruni ca' millica, ossia maccheroni lavorati col ferro a sezione quadrata (da calza o di ombrello) e conditi con sugo di pomodoro e mollica di pane fritta. Tra i primi piatti troviamo anche i raskatelle pupàcce e pummidòre, cavatelli col sugo di pomodori e peperoni freschi. Quando si uccideva il maiale, nulla andava perduto, a cominciare dal sangue che serviva per la preparazione del sanguinaccio. Le parti meno nobili, quali le cotiche, il lardo, le interiora venivano utilizzate, nella preparazione delle frittole (ciccioli) e della nnuglia che era detto salame pezzente poiché fatto con gli scarti della carne. Questi alimenti sono usati principalmente come contorni, o cucinati insieme alle verdure, nella preparazione della minestra maritata. Dopo il maiale, la carne più consumata era quella ovina, usata per la preparazione dei Gghiommaricchie, degli involtini di interiora fatti solitamente alla brace o infornati in una teglia con le patate. Nel periodo pasquale è usanza fare i cavzòn (calzoni tipici ripieni di salsiccia, o di verdure o di patate), mentre nel periodo natalizio si preparano le crispelle (morbide ciambelle di pasta lievitata e fritte in abbondante olio, o panzerottini fritti ripieni con peperoni secchi e alici), i panzèrott e uand (panzerottini fritti ripieni di crema ai ceci, e dolci tipo chiacchiere). Tra i vini troviamo il Matera DOC. Altri piatti tipici tursitani sono: cicorjè e fèv - cicorie e fave, finucch' e fasul - minestra di finocchi e fagioli, Mugnèm chièn - Melanzane ripiene, Pastùrej, raskatelle ca' millica - pasta fatta in casa (cavatelli) conditi con sugo di pomodoro e mollica di pane fritta, Zuppa di lumache, Insalata d'arance. Eventi Gli eventi principali di Tursi sono le feste popolari religiose. La più conosciuta è la Festa della Madonna di Anglona che ricorre ogni 8 settembre. La festa viene preceduta da fiere, sagre e concerti, che si alternano sul sacro colle di Anglona. Il 26 maggio si svolge la festa patronale dedicata a San Filippo Neri con la consueta processione tra le vie del paese. Tra il mese di maggio e il mese di giugno nella piazza principale della città ha luogo il motoraduno organizzato dal Motoclub Southern Bikers Tursi. Il 2 luglio si svolge la festività della Madonna dell'Icona (icona del XIV secolo, della scuola di Giotto, che ritrae la Madonna col Bambino) presso la chiesa di Santa Maria Maggiore, il 16 agosto ha luogo la festività di San Rocco con processione presso l'omonimo convento, il 1º ottobre si tiene la sagra del percoco settembrino tipico vino bianco di Tursi. Annualmente, tra agosto e settembre avviene il premio Pierro, gara regionale di poesia dialettale in onore del poeta tursitano Albino Pierro. Tra luglio e agosto nel centro storico, si svolge la manifestazione estiva le vie dell'arte dove vengono esposte opere e creazioni di artisti locali. Nel comune hanno luogo inoltre diverse manifestazioni folcloristiche tra le quali, in dicembre, la rassegna interregionale del folclore. Ogni 20 del mese si svolge il mercato cittadino, ogni martedì è previsto il mercatino rionale. Nel periodo Natalizio, dagli anni '70, viene allestito il presepe vivente tra i vicoli del rione Rabatana. Persone legate a Tursi Di ieri Giulio Antonio Brancalasso (Tursi, 1570 - 1620), precettore alla Corte di Carlo Emanuele I di Savoia ed autore di un compendio di teologia pubblicato in Napoli nel 1609, scrisse il poema in lingua spagnola Il labirinto di Corte. Francesco Brancalasso (Tursi, 1594 - Gallipoli, 1656), entrò nell'Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, autore di un poema nel 1651 dal titolo La Betulia liberata. Michelangelo Latronico (Tursi, 1646 - ?), medico e poeta. don Francesco Andreassi (1666), reggente della cancelleria di Napoli. Giulio Cesare Clauridia ( 1689 ), canonico, musicista, autore del canto della Messa di Claradies. padre Andrea Picolla (Tursi, 22 marzo 1666 - 1730), Servo di Dio. Niccolò Margiotta ( XVIII secolo ), poeta e scrittore. Francesco Oliva (Tursi 1752 - Francia ?), pittore. Antonio Nigro (Tursi, 1764 - 1854), medico e archeologo, autore di un prezioso Memorandum istorico topografico sulla città di Tursi e sulla antica Pandosia di Heraclea oggi Anglona. Antonio Maria Oliva (Tursi, 1780 - Napoli 1841) scrittore. Domenico Simeone Oliva (Tursi, 5 ottobre 1783 - Napoli, 1842), accademico, letterato e traduttore, precettore dei figli di Gioacchino Murat e maestro di Pasquale Stanislao Mancini, Alessandro Poerio, Antonio Scialoja. Scrisse Il Natale del Messia, Tassaortea, Gismonda da Salerno, La corona eterna di Amalia. Cesare Oliva (Tursi, ? - Napoli, ?), magistrato e procuratore del re Vittorio Emanuele II a Torino nel 1862. Laura Beatrice Oliva (Napoli, 1821 – Fiesole, 1869), poetessa ed educatrice, moglie di Pasquale Stanislao Mancini. Giovanni Battista Domenico Giustiniano Ayr (Tursi, 1841 - 1895), medico e scienziato, medaglia d'oro per la ricerca all'università di Napoli. Antonio Cestone (Colobraro, 1855 - Tursi, 1928), scultore e pittore, le sue opere sono presenti nel convento di San Rocco e nella chiesa di San Michele in Tursi. Vincenzo Cristiano (Tursi, 1865 – Tursi, 1952), maestro e poeta. Luigi Ettore Cucari (Tursi, 1868 - 1939), consigliere e presidente del consiglio provinciale di Basilicata. Carmela Ayr (Tursi, 1873 - Roma, 1964), poetessa, studiosa di filosofia, pedagogia e letteratura, autrice di oltre trenta pubblicazioni. Andrea Ferrara (Tursi, 1882 - Roma, 1954), Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana, primo presidente della Suprema Corte di Cassazione. Manlio Capitolo (Tursi, 1902 - Roma, 1954), presidente del Tribunale di Venezia e Roma. Albino Pierro (Tursi, 1916 - Roma, 1995), poeta, più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Rocco Bruno (Tursi, 5 gennaio 1939 - Tursi, 6 gennaio 2009), storico e studioso, autore di "Anglona: una città, un vescovado, un santuario", "Storia di Tursi" e molte altre pubblicazioni sulla storia dei territori tursitani Luigi Nobile (Tursi, 24 febbraio 1921 - Aosta, 18 febbraio 2009), medico, è stato un calciatore, conquistò lo scudetto con la Roma nel 1941-42. Di oggi mons. Francesco Cuccarese (Tursi, 1930), arcivescovo emerito di Pescara-Penne e canonico del capitolo della basilica di San Pietro in Vaticano. Carmelo Antonio Bruno (1939), maestro di musica e compositore. Nicola Crispino (Tursi, 21 ottobre 1940), geometra, foto-video amatore, cultore di storia e tradizioni locali. Rocco Campese, poeta, storico, studioso di filologia e scrittura del dialetto. Luigi Caldararo (1942), maestro e pittore. mons. Francesco Nolè (1948), vescovo cattolico della diocesi di Tursi-Lagonegro. Vincenzo D'Acunzo (1950), artista e pittore. Rosa Maria Fusco (Matera, 1953), poetessa, scrittrice, saggista e critico letterario. Vincenzo Missanelli (Tursi, 1954), designer e socio fondatore dell'ADI (Associazione per il Disegno Industriale) Toscana. Corrado Veneziano (Tursi, 1958), regista teatrale e docente universitario. Cittadini onorari cardinale Michele Giordano, (Sant'Arcangelo, 1930 - Napoli, 2010), è stato arcivescovo metropolita di Napoli e Cardinale presbitero di San Gioacchino ai Prati di Castello. Anthony 'Tony' Buba (Braddock, 1944), regista e produttore cinematografico di origini tursitane. Pasquale 'Pat' Buba (Braddock, 1946), fratello di Tony, tecnico di montaggio di film del calibro di Gangs of New York. Il 3 agosto 2000 il consiglio comunale conferisce ai fratelli Buba la cittadinanza onoraria. Rocco Brancati (Potenza, 1950), redattore del quotidiano Il Mattino di Napoli, giornalista italiano RAI. Cosimo Damiano Fonseca, (Massafra), accademico dei Lincei, rettore dell'Università di Basilicata. John Giorno (New York, 1936), poeta, scrittore e attore di origini tursitane, fondatore di Performance Poetry collaborò a lungo con Andy Warhol. Il 9 ottobre 2013 il Consiglio comunale gli ha conferito il titolo di cittadino onorario. Geografia antropica Suddivisioni storiche Rioni del centro storico rione Rabatana: è il primo rione abitato di Tursi, nato originariamente attorno al castello nel V - VI secolo dai fuggiaschi della città di Anglona (attuale frazione di Tursi). rione San Michele: prende il nome dall'omonima chiesa, ed è il rione più antico dopo la Rabatana. Risale al X secolo, ad oggi ancora abitato, ha case e strade strette costruite in pietra. Nel rione è presente il palazzo Latronico, uno dei più grandi palazzi di Tursi e la casa natale del poeta Albino Pierro, ora adibita a biblioteca. rione San Filippo: prende anch'esso nome dall'omonima chiesa che si affaccia su piazza plebiscito. Costruito attorno al XVII secolo, fino agli anni sessanta era ritenuto il centro del paese e disponeva di tutti gli uffici pubblici successivamente spostati nell'attuale centro città. In questo rione è presente, oltre a piazza plebiscito, il palazzo del Barone Brancalasso, uno dei palazzi più suggestivi, velato anche da un velo di mistero. Attualmente è presente una sede dalla posta e una scuola materna. I viottoli sono in pietra e in prevalenza, strette e ripide. rione Petto o Pandosia: è il più caratteristico di Tursi, per l'originale disposizione delle case che sono addossate le une sulle altre e di fatti aggrappate alla ripida timpa sottostante. Le abitazioni scendono pian pian verso il basso fino a raggiungere il nuovo rione Santi Quaranta. Le strade hanno un forte pendio e costruite completamente con ciottoli. rione Cattedrale, Catuba e Vallone: il rione Cattedrale ingloba di fatto il rione Catuba, esposto ad ovest e ben conservato, e il rione Vallone, zona bassa e centrale della città. Nel rione è presente la cattedrale dell'Annunziata che dà sulla piazza Maria SS. di Anglona, attuale centro città. Sulla piazza è presente anche il municipio costruito nel secondo dopoguerra. Rioni fuori dal centro storico rione Piana o Europa: sorge lungo la sponda destra del torrente Pescogrosso. Il nome del rione deriva dalle vie intitolate agli stati europei. Viene anche chiamato Piana poiché sorto in una zona pianeggiante. Nel 1983 il torrente straripò e molte abitazioni subirono gravi danni, successivamente si costruirono artificialmente gli argini al Pescogrosso. Le case sono costruite prevalentemente in tufo e le strade pavimentate con lastroni di pietra. rione Costa: nasce ai piedi della collina di San Rocco e prende proprio il nome dalla posizione in cui è sorto. Via Roma lo separa dal rione Piana. Quest'ultima via è il corso principale della città, lungo la quale sorgono la scuola media e la scuola elementare. La costruzione delle case e la grandezza delle strade lo rende simile al rione Piana, tranne che per i maggiori dislivelli di quest'ultime. rione Sant'Anna: sorge lungo la sponda sinistra del torrente Pescogrosso. Prende il nome dal vecchio convento di Sant'Anna, attualmente adibito ad Istituto Professionale. La costruzione di questo rione è iniziata negli anni settanta ed è uno dei rioni moderni della città. Vi è anche presente la via più lunga e comoda di Tursi, viale Sant'Anna, che costeggia il torrente e che nel giorno 20 di ogni mese ospita il consueto mercato. Le strade sono abbastanza ampie, asfaltate e fiancheggiate da abitazioni a 5 piani in cemento armato. rione Santi Quaranta: è il più moderno della città, le costruzioni sono cominciate verso la fine degli anni settanta ed è a tutt'oggi in espansione. È sicuramente il rione meglio esposto, in una zona abbastanza pianeggiante detta la "piana di Santi Quaranta", e prosegue lungo il corso del torrente. Prende il nome dalla piana omonima nella quale secondo un'antica leggenda furono trucidati 40 martiri cristiani, ma più probabilmente in ricordo dei santi Quaranta martiri di Sebaste. Comprende costruzioni di tipo popolare e numerose abitazioni in cooperative, le strade, modernissime, sono ampie e asfaltate. Nel rione è presente un campo sportivo, un campo da tennis, una scuola materna e la moderna sede dell'ITCG "M.Capitolo" (Istituto Tecnico Commerciale, per Geometri e tecnico Turistico). Economia Agricoltura La città ha un'economia prevalentemente agricola, diffusissime sono le coltivazioni di agrumi e alberi da frutto. Rinomate sono le arance di Tursi i partajall o "portogallo", importate attorno all'anno mille dai Saraceni, hanno subito, nel corso degli anni, una sorta di modifica genetica naturale che le ha rese uniche nella loro specie. Questo tipo di arancia denominata "Arancia Staccia" prende il nome da un antico gioco simile a quello delle bocce in cui si utilizzava la staccia (in lingua dialettale), una pietra piatta e levigata. Infatti l'arancia staccia è pressoché piatta e schiacciata ai poli, matura in marzo, ha un peso medio molto alto e può tranquillamente raggiungere un chilogrammo. La particolare buccia è molto spessa e soffice, la polpa è senza semi e il sapore è squisito e impareggiabile. Questa particolare arancia è presente solo nel territorio dei comuni di Tursi e il vicino Montalbano Jonico. L'enorme diffusione delle coltivazioni di agrumi, nell'ultimo secolo, soprattutto nella zona di Anglona, hanno dato il nome alla vallata sottostante al sacro colle di Anglona, denominandola Conca d'Oro. Il 30 gennaio 2007 si è attivato un progetto del "Consorzio per la Tutela e Valorizzazione dell'Arancia Staccia di Tursi e Montalbano Jonico" per richiedere il riconoscimento comunitario D.O.P. Molto diffuse sono anche le coltivazioni del Percoco bianco di Tursi di cui è stata richiesta l'Indicazione geografica protetta, IGP. Si coltiva anche la vite, da cui si ricava il Matera DOC e i peperoni da cui si ricava il classico Zafaran (pupàcce crusk in tursitano), anch'esso IGP. Allevamento Anche l'allevamento è abbastanza diffuso, come nel resto dell'entroterra lucano. È molto diffuso l'allevamento di ovini e caprini e di conseguenza la produzione di pecorino e formaggi caprini e di carne d'agnello e capretto. Turismo Il turismo, fino a qualche anno fa poco sviluppato, ha registrato un forte aumento soprattutto grazie ai lavori di riqualificazione del centro storico Rabatana. Anche i due monumenti nazionali presenti nella città, il Santuario di Santa Maria Regina di Anglona e l'ex convento francescano, sono stati restaurati di recente. All'interno del santuario sono stati restaurati innumerevoli dipinti e dopo l'elevazione dello stesso a basilica, è stato riattrezzato l'intero colle. Infrastrutture e trasporti Strade I principali collegamenti che interessano il comune sono la strada statale 598 di Fondo Valle d'Agri a nord e la strada statale 653 della Valle del Sinni a sud. Entrambe collegano il comune tramite la strada provinciale 154. Ferrovie La località è servita dalla stazione di Policoro-Tursi, posta sulla ferrovia Jonica, originariamente denominata Tursi-Policoro, assunse il nome attuale nel 1961. Amministrazione Gemellaggi Tursi è gemellata con: Genova, dal 2005 Valmontone, dal 2004 Sport La Polisportiva Aurora Tursi, squadra di calcio della città, è stata fondata nel settembre 2007 dalla fusione della Polisportiva Pandosia e Aurora Tursi. Ha disputato l'ultima stagione in seconda categoria classificandosi al primo posto. Impianti sportivi Stadio Mimmo Garofalo, inaugurato il 3 giugno 2007 dagli allievi della Juventus, durante la prima partita dell'XI Coppa Gaetano Scirea. Lo stadio, situato in zona Pontemasone, ha una capienza di 500 spettatori, una tribuna coperta, spogliatoi, e illuminazione notturna. In rione Santi Quaranta si trova il campo sportivo comunale, che viene utilizzato per gli allenamenti della società calcistica e le partite delle squadre giovanili. Nello stesso quartiere, è presente il campo da tennis comunale. Note Bibliografia Dinu Adameşteanu, Topografia e viabilità, in Megale Hellàs. Storia e civiltà della Magna Grecia, Milano, 1993. Giuseppe Antonini, La Lucania vol I, Napoli, ed. A. Forni, 1797, ristampato nel 1987. Cesare Baronio, Annales ecclesiastici, Roma, 1588-1607. (DE) Hans Georg Beck, Geschichte der orthodoxen Kirche im byzantinischen Reich: Ein Handbuch, Gottingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1980, ISBN 978-3-525-52312-4. 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Ferdinando Ughelli, Italia Sacra sive da episcopis Italiae et insularum adiacentium, Venezia, 1720. Comitato Festa presieduto da Don Zorzi, Iniziative culturali ed artistiche, Anglona 2006, Rotondella, ArchiviA, 2006. Calabria bizantina, vita religiosa e strutture amministrative: atti del primo e secondo Incontro di studi bizantini, Parallelo '38, 1974. Voci correlate Thema bizantino di Lucania Diocesi di Anglona Diocesi di Tursi-Lagonegro Santuario di Santa Maria Regina di Anglona Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto Dialetto metapontino Altri progetti Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Tursi» Commons contiene immagini o altri file su Tursi Collegamenti esterni Tursi in Open Directory Project, Netscape Communications. (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Tursi") Presentazione di Tursi su YouTube. URL consultato il 15 marzo 2009. Percorsiguidati, Tursi e dintorni. URL consultato il 15 marzo 2009. Comune di Tursi, sito ufficiale. URL consultato il 15 marzo 2009. Salvatore Verde, Leandro Domenico Verde, Tursitani. URL consultato il 15 marzo 2009. Comunità Montana Basso-Sinni. URL consultato il 15 marzo 2009. Archeoclub Siritide. URL consultato il 15 marzo 2009. Guida ai comuni - Tursi. URL consultato il 15 marzo 2009. Comuni Italiani - Tursi. URL consultato il 15 marzo 2009.

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