Destinazioni - Comune

Santa Cristina Gela

Luogo: Santa Cristina Gela (Palermo)
Santa Cristina Gela (Sëndahstina in arbëreshë) è un comune italiano di 928 abitanti della provincia di Palermo, che dista 25 km circa dal capoluogo di Sicilia. Il paese, insieme a Contessa Entellina e Piana degli Albanesi, fa parte delle tre comunità albanofone di Sicilia, dove l'antica lingua albanese (arbërisht) viene ancora parlata. I suoi abitanti sono arbëreshë, ossia italo-albanesi. Geografia Orografia e idrografia Santa Cristina Gela sorge su un colle a m.670 s.l.m., a 25 km da Palermo. È circondata da una corona di vette di notevole altitudine. Partendo da occidente e proseguendo verso est, troviamo il monte Pizzuta (1333 m), il monte Kumeta (1233 m) ed il monte Maganoce, dalla caratteristica forma arrotondata. A seguire, troviamo il monte Giuhà (arb.Xhuhà), il monte Leardo (1016 m), il massiccio della Rossella (1064 m) e di Turdiepi ed infine il Pizzo Parrino (977 m). A nord del paese, invece, vi sono dei rilievi di modesta altitudine (800 m) che si saldano poi con i monti di Palermo. Il paesaggio che ne risulta è di tipo appenninico, ricco di castagneti e boschi di querce, lecci e sugheri. Nel territorio di Santa Cristina i corsi d'acqua presentano carattere torrentizio con grosse portate d'inverno, modeste in primavera, nulle in estate: sono tributari dell'Eleuterio o del Belice Destro. Quest' ultimo negli anni '20 del XX secolo è stato sbarrato con una diga artificiale, alla gola tra i monti Kumeta e Maganoce, dalla tipica forma ad imbuto da cui prende il nome arbërisht Honi(abisso). Lo sbarramento ha generato il bacino montano di Piana degli Albanesi, il cui impluvio ricade, in parte, nel territorio di Santa Cristina Gela. Oltre la funzione idroelettrica iniziale, attualmente il lago contribuisce a rendere suggestiva l'oasi naturalistica locale del WWF. Storia Il feudo di Santa Cristina, nuovo nome della più antica Terra di Costantino menzionata nel Rollo di Monreale (1182), fu donato dal Conte Ruggero dei Normanni all'Arcivescovo di Palermo e il 31 maggio 1691 fu concesso in enfiteusi a 82 agricoltori arbëreshë provenienti da Piana degli Albanesi. Essi si stabilirono su un insediamento rurale (masseria o bicocca) preesistente, tipica del periodo arabo in Sicilia. Tale nucleo originario, l'antico baglio, con successivi apporti, è ancora leggibile in piazza Umberto I, mentre l'adiacente piazza Mariano Polizzi, attuale piazza principale, in antico costituiva il màrcato, lo stazzo per gli armenti. La fondazione di Santa Cristina, quale capoluogo del feudo omonimo, dell'Erranteria del Salice e del Pianetto va ricondotta al 1747, anno di una nuova concessione enfiteutica accorpata a favore dei Naselli, Duchi di Gela, che vi esercitarono la signoria baronale sino all'abolizione del sistema feudale in Sicilia (1812). Nel 1818, con Legge Organica del Regno delle Due Sicilie estesa ai domini borbonici "ultra Farum", diviene Comune e continua a denominarsi Santa Cristina. Il nome odierno "Santa Cristina Gela", richiamando l'eponimo dei Naselli fondatori, viene sanzionato dopo l'unità d'Italia al fine di evitare le molte omonimie riscontrate nel territorio del nuovo Regno d'Italia. L'atto di concessione enfiteutica ai Gela, per le particolari clausole in esso contenute, costituiva "licenzia populandi", talché seguirono i "bandi di popolazione", cui risposero gli abitanti delle Terre viciniori: Altofonte e Piana degli Albanesi. Ne risulto' una comunità mistilingue e mistireligiosa, dove prevalse la parlata albanese e si conservo' per oltre un secolo il "rito greco", oltre a usi e costumi degli avi albanesi. La particolarità religiosa, cioè la compresenza nella stessa chiesa parrocchiale "latina", sia della liturgia "greca" che di quella "romana", continuo' a mantenersi fino alla seconda metà del XIX secolo, quando la tradizione della messa "arbërisht" cedette a quella "litisht", come risulta dai registri par­rocchiali consultati dallo studioso Giuseppe Chiaramonte Musacchia. I rapporti con Piana degli Albanesi, in quanto "città madre", sono in genere buoni, ma non sono mancati in passato screzi dovuti alla perimetrazione dei rispettivi territori comunali nel 1842. In verità Santa Cristina Gela si è sempre sentita legata a Piana degli Albanesi, come dal suo più connaturale centro maggiore, a motivo della sua origine, per la tradizione linguistica e le comuni costumanze arbëreshe, cui si aggiunge, dal 1937, la medesima appartenenza all'Eparchia bizantino-arbëreshe di Sicilia. Santa Cristina oggi Si presenta come un piccolo centro a ridosso della fascia urbana di Palermo. La sua economia è basata principalmente sul terziario, sul piccolo artigianato, sull'agricoltura e la zootecnia. Un importante settore dell'economia locale è la produzione e commercializzazione di prodotti agro-alimentari. Tra i principali ricordiamo: il pane (arb.: bukë -a), di semola di grano duro, cotto a legna, il vino (verë -a), l'olio d'oliva (vaj ulliri), i prodotti caseari: ricotta (gjizë -a), formaggio pecorino (udhos delje), caciocavallo (kaskaval -i). Ricordiamo anche la pasticceria e la produzione dolciaria: i cannoli (kanojët) e le sfince di San Giuseppe (shfinçet) con ricotta. L'allevamento locale di bovini ed ovini fornisce carni di ottima qualità; particolarmente apprezzata la salsiccia (likënkë -a) con i semi di finocchio. Tuttavia, alta resta l'emigrazione giovanile, soprattutto dei soggetti con livello di studi medio-alto, che non trovano facilmente occupazione nel territorio. Amministrazione Evoluzione demografica Abitanti censiti Feudi Lo Stato baronale di Santa Cristina nasce dall'unione di due feudi (Santa Cristina con l'Erranteria del Salice e Pianetto), concessi in enfiteusi perpetua alla famiglia Naselli, duchi di Gela, dall'Arcivescovo di Palermo, nel 1747. Dopo l'abolizione del sistema feudale in Sicilia (1812) e la nascita del Comune borbonico (1818), il territorio si completa con l'aggiunta dell'ex feudo di Turdiepi, della Massariotta e di parte dello Scanzano. Capoluogo dello Stato, prima, e del Comune, poi, fu la zona urbana di S. Cristina, che inglobo' una antica "bicocca". Cfr.: - Zef Giuseppe CHIARAMONTE e Niccolo' CHETTA in Bibliografia. Toponimi arbëreshë nel territorio L'antica presenza arbëreshe ci viene tutt'oggi testimoniata dalla toponomastica rurale che, a parte alcuni macrotoponimi di origine araba, nei microtoponimi risulta quasi del tutto albanese. Rehjet, it.: poggi Rahji i Shportës, Poggio della sporta o di Shporta (famiglia albanese immigrata) Guri i Korbit, pietra o rocca del corvo Gropa e Mollës, sic. Zotta (valle) del Pomo Fusha e Kollës, sic. Piano di Cola Nin-madhi, Nino il grande Lëmi i Gharajës, aia di Garaia (famiglia Schiro') Altri esempi in: Zef Giuseppe Chiaramonte, opera citata. Festività e folklore Kalivari, Carnevale: nei giorni seguenti l'Epifania sino al martedì grasso. Durante questo periodo i giovani vestiti in maschera giravano per le vie del paese e si fermavano di tanto in tanto a ballare presso le case di cittadini che si mettevano a disposizione. Tale usanza è oramai andata in disuso. Sunjusepi, San Giuseppe: il 19 marzo si prepara il Pane di San Giuseppe,buka e Sunjusepit: pane di varie forme decorate con una glassa bianca in superficie ed un rametto di rosmarino. Il pane, preparato dalle famiglie che ne hanno fatto promessa al Santo (ja kanë taksur), viene distribuito, dopo la benedizione del parroco, agli abitanti e agli ospiti esterni. La sera il simulacro del Santo viene portato in processione per le vie del paese. Ad organizzare la festa si occupa la congregazione di San Giuseppe, la più antica del paese, fondata alla fine del Settecento. Kreshmët, la Quaresima: la sera del venerdì precedente la Settimana santa, Java e Madhe, cade la vigilia della resurrezione di Lazzaro, secondo il calendario della Chiesa Bizantina. I giovani sono soliti intonare per le vie del paese il "Canto di Lazzaro", una composizione poetica in albanese, risalente, come testo scritto, al sec. XVIII. Si tratta di un canto di questua secondo la classificazione etnografica corrente. Infatti, il canto si conclude con una strofa di richiesta di uova. Queste verranno colorate di rosso e distribuite la Domenica di Pasqua. Sempre il Venerdì santo, e Prëmtja e Madhe, viene intonato, con la stessa modalità, ma in siciliano il Canto della passione della Vergine. Nei giorni precedenti la Pasqua, Pashkët, venerdì e sabato, i ragazzini sono soliti invitare la popolazione a visitare il Cristo Morto in chiesa, scandendo "jecni te klisha se Krishti ë vdekur" e agitando "çokullat", tavolette di legno che emettono un suono a sostituzione delle campane, mute, të lidhura, in segno di lutto. Pashkët, Pasqua: la liturgia pasquale segue la tradizione romana. Il giorno di Pasqua vengono preparate le uova rosse, vetë e kuqe e i dolci di pastafrolla a forma di cestino con l'uovo rosso,panaret. Shën Gjergji, San Giorgio): il Santo è molto venerato sebbene non vi sia una festa dedicata. Il legame con Piana degli Albanesi, mai interrotto nei secoli, si manifesta in questa occasione con un pellegrinaggio mattutino che da Santa Cristina giunge sino alla chiesa di San Giorgio in Piana. Non rara la traslazione del simulacro del Santo Megalomartire da Piana degli Albanesi a Santa Cristina, dove si porta in processione per le vie del Paese. Shën Mëria e Tajavisë, la Madonna di Tagliavia: in occasione di tale festivita' che ricorre tra maggio e giugno, in corrispondenza dell'Ascensione, gli abitanti si recano in pellegrinaggio presso il Santuario di Tagliavia che dista circa 15 km. Sënda Hstina, Santa Cristina: la festa principale del paese che ricorre il 24 luglio e si protrae per più giorni. Per tale ricorrenza il Vescovo dell'Eparchia visita la comunità e la celebrazione religiosa culmina con la processione del simulacro della Santa per le vie del paese. La comunità organizza manifestazioni culturali, musica, spettacoli, sagre gastronomiche e fuochi d'artificio che chiudono i festeggiamenti. Makullata, l'Immacolata Concezione: festa religiosa dell'8 dicembre, animata dalle consorelle della Congregazione dell'Immacolata che, alla fine della processione della statua, organizzano un celebre sorteggio a cui partecipano tutte le iscritte. Per l'Immacolata, alla sera, è d'uso cenare con lo sfincione. Natallet, Natale: per il periodo natalizio ogni famiglia fa scorte dei tipici dolci noti in Sicilia come "bucellati" e nelle comunità arbëreshe con il nome di "të plotë", letteralmente "ripieni", riempiti di pasta di mandorle o marmellata di fichi. Persone legate a Santa Cristina Gela Giuseppe Arcoleo (1825-1875), medico oftalmico di fama europea e Direttore della Clinica Oculistica dell'Università di Palermo; figlio di Gaetano, ultimo papàs di rito greco-bizantino a S. Cristina. Francesco Musacchia (1852-1931), fondatore nel 1902 della Lega Nazionale Albanese di Palermo. Zef Chiaramonte Musacchia (1946), scrittore e studioso della lingua, dei costumi e del folklore arbëresh. Lingua La lingua Arbëreshe La parlata arbëreshe o arbërisht di Santa Cristina Gela è del tutto simile, dal punto di vista lessicale e fonetico, a quella di Piana degli Albanesi data la provenienza dei primi abitanti/fondatori. Nonostante la vicinanza (dista 4 km) e la continua osmosi di abitanti tra le due comunità, l'arbërisht di Santa Cristina ha mantenuto ed evoluto delle proprie peculiarità, alcune delle quali elencate di seguito. Santa Cristina: "arà" - Piana degli Albanesi: "o/ëj". "Arà" deriva dalla perifrasi "àra ëj" (così è), calco dal siciliano "ora si'". L'avverbio "arà" si ipotizza derivi dal greco άρα/àra con il significato di "certo, quindi, dunque". La prima persona plurale del presente indicativo, che in alcuni verbi nella parlata di Piana termina in "-jëm", nella parlata di Santa Cristina termina semplicemente in "-ëm": a Santa Cristina si ha "shohëm" (noi vediamo) e a Piana si ha "shohjëm", così pure "flasëm" per "flasjëm" (noi parliamo), "presëm" per "presjëm" (noi aspettiamo/tagliamo), e così via. Il costrutto "fare + verbo infinito" si forma con l'ausiliare potere (mënd) e non con il verbo fare (bënj) come nella parlata di Piana: si ha pertanto "mënd e më shkosh" (fammi passare) invece di "bëjëm të shkonj", "mënd e më çelsh" (fammi accendere) al posto di "bëjëm të çel" Curiosità linguistiche L'ape si chiama "arxë" mentre a Piana degli Albanesi "mizare", i vestiti "mbrojët" al posto di "pethkat". Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 592. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia: CHIARAMONTE, Zef Giuseppe, La Terra di Costantino: Bizantini Arabi Normanni e Albanesi a S.Cristina Gela: fonti documenrarie, Palermo: Provincia Regionale di Palermo, 2002. CHETTA, Niccolo',Tesoro di notizie su de' Macedoni, ms., Palermo, 1777; ed. a cura di Matteo Mandalà col patrocinio del Comune di Contessa Entellina, 2003. Voci correlate Eparchia di Piana degli Albanesi Rito bizantino Albania Arbëreshë Arvaniti Chiesa della Martorana Gjergj Kastrioti Skënderbeu Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Santa Cristina Gela Collegamenti esterni http://www.eparchiapiana.it/ Eparchia bizantina di Piana degli Albanesi http://www.unionebesa.it/ Unione dei Comuni BESA - Lidhja e Bashkivet BESA
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