Basilica di Santa Croce
È una delle più grandi chiese di Firenze, nota anche come "Tempio dell’Itale glorie" per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati. Il progetto del complesso di Santa Croce è tradizionalmente attribuito ad Arnolfo di Cambio, anche se non vi sono documenti scritti che lo confermano, a spese della popolazione della Repubblica Fiorentina. Il Convento nacque in contemporanea alla Basilica, e al nucleo iniziale si aggiunsero presto la sagrestia, il dormitorio, l'infermeria, la foresteria, il refettorio e la biblioteca. La Basilica ha continuato a essere arricchita e modificata nei sette secoli dalla sua fondazione, acquisendo sempre nuovi connotati simbolici: da chiesa francescana a "municipio" religioso per le grandi famiglie e le corporazioni, da laboratorio e bottega artistica a centro teologico, da "pantheon" delle glorie italiane a luogo di riferimento della storia politica dell'Italia pre e post-unitaria. Nel 1966, l'alluvione di Firenze inflisse gravissimi danni al complesso, che divenne simbolo delle perdite artistiche subite dalla città. La facciata odierna fu realizzata tra il 1853 e il 1863, ad opera dell'architetto Niccolò Matas, in stile neogotico. Tra le opere d'arte spiccano le tre lunette dei portali, che ricordano la leggenda della Vera Croce, alla quale la Chiesa è dedicata. Inconfondibile è il profilo laterale della Basilica, ritmato dai nudi timpani triangolari e false campate, con alte bifore e paramento in pietraforte a vista. Sul fianco sinistro, è addossato un porticato trecentesco, detto "delle Pinzochere". L'esile campanile risale solo al 1847-1865, opera di Gaetano Baccani. L'interno, ampio e solenne, ha una forma di croce egizia, cioè a "T", tipico di altre grandi chiese conventuali. La grandiosa navata centrale è sostenuta da archi a sesto acuto su pilastri ottagonali, con soffitto a capriate. La Cappella Maggiore si ispira all'architettura gotica, con un forte slancio verticale sottolineato dalle nervature a ombrello nella volta e dalle strette bifore. Gli affreschi che la decorano sono opera di Agnolo Gaddi (1380), come i disegni delle vetrate. Ancora più importanti sono gli affreschi nelle due successive cappelle: la Cappella Peruzzi e la Cappella Bardi, entrambe decorate da Giotto tra il 1320 e il 1325. Nella prima sono raffigurate le Storie di San Giovanni Battista e quelle di San Giovanni Evangelista, mentre in quella Bardi, le Storie di San Francesco. Le navate custodiscono innumerevoli tombe: solo sul pavimento sono disseminate 276 lastre di marmo con rilievi e stemmi intarsiati e molti monumenti funebri si trovano sulle pareti tra gli altari vasariani. Nel 1871 veniva qui sepolto Ugo Foscolo, per suo stesso desiderio di essere accanto a Michelangelo e Galileo. Dopo questo episodio, iniziarono ad arrivare altre salme di celebrità da tutta Italia (Gioachino Rossini, Leon Battista Alberti, ecc.). La sacrestia è un grande ambiente coperto a capriate e ricco di affreschi. Il Chiostro trecentesco, sul lato destro della facciata, introduce alla Cappella Pazzi, capolavoro di Filippo Brunelleschi e di tutta l'architettura rinascimentale: presenta una volta a botte decorata da tondi e rosoncini di Luca della Robbia. All'interno, i dodici grandi medaglioni degli Apostoli, tra le migliori creazioni del della Robbia. Accanto alla Cappella Pazzi. Il Secondo Chiostro ha partitura quadrata con pozzo centrale, opera del 1453 di grande eleganza, da alcuni attribuito al disegno di Brunelleschi. Il percorso espositivo prosegue con la visita dei locali del Refettorio trecentesco, dove sono posti importanti esempi d'arte sacra, tra i quali spicca il Crocifisso di Cimabue, una delle opere d'arte più importanti di tutti tempi, e la grande serie di affreschi di Taddeo Gaddi (1333).