Destinazioni - Comune
Cagli
Luogo:
Cagli (Pesaro e Urbino)
Cagli (in antico Cale; Caj in dialetto gallo-italico marchigiano) è un comune italiano di 9.148 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.
Geografia fisica
L'ubicazione attuale della città è su di un altopiano stretto dai fiumi Bosso e Burano confluenti al Metauro. Il comune, che per estensione territoriale è il 3º più grande delle Marche e il 95º d'Italia, risulta delimitato verso sud dai monti Catria, Petrano e Nerone e più a nord dal monte Paganuccio che, con il Pietralata, forma le scoscese pareti di calcare massiccio del Passo del Furlo. Dista 51 km da Fano in direzione di Roma. Il territorio risulta geologicamente interessante. Il primo geologo della valle del Bosso fu Don Mariano Mariotti (1812-1876). Qui è stato rinvenuto l'ammonite Cagliceras: etimologicamente Corno di Cagli. Si tratta di un fossile appartenente ai cefalopodi, proveniente dalle rocce calcaree, di origine marina, affioranti sui monti del circondario, risalenti al Giurassico inferiore, circa 175 milioni di anni fa.
Storia
Cagli, città che sotto il dominio bizantino costituiva nel VI secolo uno dei capisaldi della Pentapoli interna (insieme a Gubbio, Urbino, Fossombrone, Osimo e Jesi) risulta menzionata sia nell'Itinerarium Gaditanum di epoca traianea e sia nel cosiddetto Antonini Itinerarium che riporta gli elenchi delle città e delle stationes poste lungo le principali vie dell'impero romano. Era a 147 miglia da Roma. Più tardi, nel IV secolo, Cale (tale era l'antico nome della città) figura nell'Itinerarium Burdigalense o Hiersolymitanum destinato a pellegrini che da Bordeaux si dirigevano verso la Terra Santa e in quell'itineraria picta che è la Tabula Peutingeriana. Sempre nel IV secolo Servio Onorato, commentando l'Eneide di Virgilio, chiariva il possibile equivoco affermando "Cales civitatis est Campaniae [l'odierna Calvi], nam in Flaminia est, quae Cale dicitur" e precisava che nella Galizia un'altra città portava, evidentemente a seguito della dominazione romana, il nome della Cale posta lungo la Flaminia. Ulteriore corpo alla Cale antica è dato dal ritrovamento di numerosi reperti tra i quali i bronzetti etruschi e italici del IV secolo a.C. scoperti in un santuario pagano nei pressi della città, e tra i quali figura la nota Testa di Cagli (testa di giovane con diadema) conservata nel museo archeologico nazionale delle Marche in Ancona.
Nell'atto di donazione del territorio delle due Pentapoli (la marittima e la annonaria o montana) e dell'Esarcato, redatto per il re dei franchi Pipino il Breve, nel 754, a favore di Santa Romana Chiesa, Cagli è indicata con l'appellativo di città.
Parzialmente distrutta dal fuoco, appiccato dai ghibellini durante la cruenta lotta intestina del 1287 finalizzata alla sottrazione del potere civile alla fazione guelfa, sotto l'alta protezione di papa Niccolò IV (e l'intermediazione del cardinale Berardo Berardi) viene, nel 1289, traslata, dalle propaggini di monte Petrano, e ricostruita ex novo nel sottostante pianoro, inglobando gli edifici religiosi e civili preesistenti che ne costituivano il borgo. Sembra che nel 1287, un consistente gruppo di cagliesi di parte guelfa, fuggendo trovasse rifugio e accoglienza a Sassoferrato fondando il borgo di quella comunità. Ben presto la città tornerà ad essere un florido centro, visto che in un registro di pagamento delle tasse alla Chiesa del 1312, sottoposto a revisione a seguito del forte calo demografico dovuto ad una carestia, Cagli era composta da 1.528 famiglie corrispondenti ad una popolazione compresa tra i 6.328 e i 7.119 abitanti. I termini di raffronto sono ricavabili in Fumantes Marchiae secundum antiquum Registrum Camere Romane ecclesie, databile al 1340, dove Pesaro annotata 2.500 fuochi mentre Fano ne conta 4.500. Poco dopo, nelle Constitutiones Aegidianae del 1357, Cagli figura tra le nove città magnae della Marca (insieme per l'odierna provincia di Pesaro, Fano e Fossombrone), che erano precedute nella classificazione da cinque città maiores, e seguite dalle ventidue mediocres, ventisei parvae, tredici minores e dai castra e terrae.
Costituito nel XII secolo, il libero comune di Cagli, tra i cui podestà figurano gli Orsini, i Colonna, i Baglioni, i Gabrielli, i Montefeltro e i Tarlati, aveva assoggettato oltre 52 castelli snidando la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati, senza sottrarsi ad una politica aggressiva che portarono le armi delle sue milizie fin dentro i chiostri delle potenti abbazie. La sua espansione ebbe a seguire i confini della giurisdizione della Diocesi di Cagli che in Greciano (IV secolo) annovera il suo primo vescovo. L'incendio del 1287 appiccato al Palazzo del Comune dai ghibellini appoggiati da Trasmondo Brancaleoni del feudo di Roccaleonella, aveva indebolito la politica territoriale comunale che peraltro dovette sempre confrontarsi con le mire espansionistiche del limitrofo Comune di Gubbio spesso frenate grazie alle alleanze strette con Perugia.
La città era, però, rinata nel 1289 con uno straordinario progetto urbanistico (attribuito da Maddalena Scoccianti ad Arnolfo di Cambio) basato su ampie vie che si uniscono in maniera ortogonale.
Anche se dovette essere in parte ripensato e non sempre fedelmente rispettato nei secoli, come rammenta lo stesso celebre giurista Bartolo da Sassoferrato quando asserisce che talune strade interne furono ristrette per questioni di difesa, la città entrava nel Rinascimento, condividendo la felice stagione urbinate, con la razionale e anticipatrice geometria del suo impianto urbanistico. Ciò, secondo la tesi di Bresciani Alvarez e Filippini, non dovette passare inosservato agli occhi di quanti animavano culturalmente la magnifica Corte del duca Federico da Montefeltro. Lo spunto a tale ipotesi nasce dall'osservazione che la celebre Città ideale, attribuita a Luciano Laurana su disegno di Leon Battista Alberti (conservata nella Galleria Nazionale delle Marche), presenta sullo sfondo un elemento paesaggistico dal profilo talmente caratterizzato da non sembrare fantastico ma decisamente reale visto che combacia con l'altopiano di monte Petrano ai piedi del quale è ancor oggi Cagli con la sua piazza. A questo si aggiunge l'arretramento di parte degli edifici posti sul lato destro della tavola urbinate e che è realmente presente su di un lato della via che fiancheggia il lato destro del Palazzo Pubblico cagliese. Quest'ultima strada veniva, inoltre, a concludersi di fronte ai fabbricati che compongono il monastero di San Nicolò che sopravanzavano nella sede stradale lasciando uno stretto passaggio al posto dell'odierna ampia via del torrione allineata, solo nella seconda metà del Novecento, in larghezza a via Leopardi proveniente dalla piazza maggiore. Il grande edificio a pianta centrale che compare al centro del dipinto, secondo la tesi citata, avrebbe occupato il posto del Palazzo Pubblico che nel 1476 il Comune di Cagli (esattamente un secolo dopo il suo ingresso volontario su piede di uguaglianza insieme ad Urbino nel nascente stato dei Montefeltro) aveva donato a Federico da Montefeltro, il quale si fece carico, in quegli anni, di far eseguire profondi lavori di ristrutturazione a Francesco di Giorgio Martini, l'architetto senese che negli anni ottanta del Quattrocento è in Cagli impegnato per l'erezione della Rocca e del Torrione. Il dibattito su una Cagli destinataria o semplice ispiratrice di un superbo progetto, da leggersi secondo quanto già proposto da Zorzi nel 1976 come una città progettata, rimane ovviamente aperto e quelle che potrebbero apparire come delle coincidenze meritano, per la loro eccezionalità, successivi approfondimenti.
Esiste uno speciale rapporto tra Cagli i Montefeltro e la città di Urbino. Il 24 dicembre 1375 il conte Antonio da Montefeltro, con le armi della lega fiorentino-viscontea rientrava in Urbino e n'era "gridato" signore. Ma, scrive Gino Franceschini (Documenti e Regesti, Urbino, 1982, pp. IV-V), "non bastava essere 'gridato' signore, bisognava avere la capacità di divenirlo [...]. Nell'alleanza del febbraio 1376 le città di Urbino e di Cagli partecipavano al patto col Signore su piede di uguaglianza come compartecipi agli impegni ed agli oneri stipulati da lui, mentr'egli agiva a nome delle terre che gli ubbidivano quale 'dominus' e capo delle milizie". Era nato lo Stato di Urbino che registra una rilevante svolta politica a seguito del considerevole accrescimento territoriale generato dall'acquisizione di Gubbio avvenuta poco dopo: nel 1384.
Furono soprattutto le manifatture, consistenti in particolare nella lavorazione dei panni di lana e più tardi della seta e nella concia delle pelli, che sviluppatesi notevolmente sotto i duchi d'Urbino sostennero la forte crescita economica della città e conseguentemente costituirono la base per quello culturale, al quale presero parte anche grandi artisti attivi presso la Corte urbinate o uomini di governo a quella legati.
La devoluzione del ducato d'Urbino allo Stato Pontificio, del 1631, comporta per Cagli l'inserimento in uno Stato dove le Marche dovranno votarsi principalmente all'agricoltura cerealicola, strategia economica che essendo poco remunerante per le aree appenniniche avrebbe, infine, comportato, a partire dal Settecento, un arretramento economico sempre più consistente delle stesse. L'Unità d'Italia se da un lato accende gli animi anticlericali che vagheggiano un progresso a portata di mano trovano in loco validi spunti nella costruzione della ferrovia Fano-Fabriano-Roma (distrutta e mai più ricostruita durante la seconda guerra mondiale) e del Teatro comunale. dall'altro apre il capitolo delle spoliazioni dei monasteri prima e delle confraternite dopo i cui beni demaniali servirono per l'ammodernamento del Regno. La politica della monarchia sabauda, a differenza di quella pontificia precedente che aveva lasciato ampia autonomia ai comuni, avrebbe ben presto mostrato il volto del "piemontesismo" anche nelle Marche vanificando, con il compimento dell'unificazione amministrativa del 1865, i disegni di decentramento.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, nel territorio del Comune di Cagli trovarono rifugio e protezione alcune famiglie di profughi ebrei, italiane e straniere. In quest'opera di solidarietà, che coinvolse molti abitanti del luogo, si distinsero in particolare la famiglia Alessandri, proprietaria di una pensione sul Monte Petrano, la famiglia Virgili nella frazione di Secchiano, e la madre superiora del Convento di san Nicolò, suor Nicolina Baldoni (con l'approvazione del vescovo mons. Raffaele Campelli). L'11 febbraio 1992, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l'alta onorificenza dei Giusti tra le nazioni ai coniugi Virgilio e Daria Virgili e alle loro figlie Gianna e Mercedes e, il 29 febbraio 2004, a Spartaco Alessandri e sua madre Mimma Alessandri.. Qualche anno prima la stessa alta onorificenza era stata conferita al cittadino onorario card. Pietro Palazzini.
Alla città di Cagli va affiancata la bellezza del suo territorio appenninico che per molti tratti si presenta pressoché incontaminato e del tutto simile al cuore verde dell'Umbria. È un territorio vasto, dove cresce il prelibato tartufo bianco, quello del comune di Cagli che con i suoi 226 km² è per estensione il terzo delle Marche. Di Cagli, Vittorio Sgarbi nel 1997 scrive che «indipendentemente dal singolo palazzo, dipinto, oggetto, è il fatto di non poterla più rimuovere dalla mente come accade per altri luoghi che sono più facoltativi, li hai visti ma non fanno parte di una memoria essenziale o indispensabile. Invece per me Cagli […] è diventata una città inevitabile». Più tardi nel 2005, sempre Sgarbi, riferendosi a questa città annota: «Cagli è una città bellissima, con grandi palazzi che nascondono bellezze impreviste, soluzioni architettoniche sorprendenti». In precedenza Edward Hutton, giungendo in treno da Sassoferrato, annotava nel 1913 che «Cagli è la cittadina più deliziosa che si trova fra Fabriano e Urbino, un luogo ombroso, fresco, tranquillo, pieno di edifici interessanti e di belle pitture». Lo stesso precisava che «si viene qui per vedere soprattutto Giovanni Santi, padre di Raffaello, che ha lasciato in Cagli più di un dipinto, e ci si resta per amore del posto». Lo scrittore inglese rimarcava, inoltre, che «la gente è cortese e bella più del comune. È una città piena di belle pitture e in grado di offrire al viaggiatore, oltre le porte urbiche, la vista di paesaggi magnifici e di splendidi monti che l'attorniano da ogni parte».
Toponimo
Il toponimo Cagli deriva dall'antico nome latino di Cale, attraverso le forme tardolatine Callis e Callium. L'abitato altomedievale sorgeva però sul Colle della Banderuola a sud-ovest della città moderna.
Nel commentare i versi dell'Eneide di Virgilio, Servio Onorato spiegava "Cales civitates est Campaniae, nam in Flaminia est, quae Cale dicitur", e aggiungeva che nella provincia di Galizia un'altra città portava il nome di Cale.
All'atto della traslazione e rifondazione della città nel sito moderno (9 febbraio 1289), per volontà di papa Niccolò IV, Cagli fu ridenominata Sant'Angelo Papale, ma nel corso dei secoli prevalse anche nei documenti ufficiali l'antico toponimo ormai modificato dall'evoluzione della lingua.
Stemma comunale
Con decreto del Capo del Governo datato 20 febbraio 1935 lo Stato italiano ha formalizzato per Cagli l'uso del suo antico stemma così descritto: Di rosso al capriolo d'argento accompagnato da tre palle d'oro: due in capo ed una in punta. Lo stemma con il solo scaglione (nel Decreto è definito capriolo) d'argento su campo rosso è già ben documentato fin dai tempi dell'imperatore Federico II di Svevia. L'inserimento delle tre palle d'oro per tradizione avvenne in omaggio ai de Medici di Firenze nel tempo in cui ebbero il governo dello Stato d'Urbino sottratto ai Della Rovere per volontà del pontefice Leone X. Sempre per tradizione il motto che attornia l'arme comunale è la diretta conseguenza della distruzione della città del 1287 e della sua rifondazione del 1289. Questo spiega, in effetti, il senso di tale motto che recita "Callium fide et concordia sibi superstes".
Ma proprio a seguito della rifondazione avvenuta sotto l'alta protezione e guida di papa Niccolò IV la città nuova fu ribattezzata col nome di Sant'Angelo Papale ed assunse nel suo stemma a figura intera San Michele Arcangelo d'oro di norma con la bilancia (sulla mano sinistra) e la spada (sulla destra) in atto di calpestrae la figura del demone alato in verde, su fondo azzurro. Il Buroni riteneva che di questo stemma vi erano alcuni esemplari su monete del XVII secolo con la sigla "S.P.Q.C" ossia Senatus Populusque Callensis. Nella lettura popolare le tre palle sono reinterpretate come i tre monti (Catria, Petrano e Nerone) che delimitano parte del territorio del comune di Cagli mentre lo scaglione diventa la confluenza dei fiumi Bosso e Burano che stringe il pianoro su cui la città è stata rifondata nel 1289. I colori della città sono il rosso e giallo, nell'abbinamento che figura anche nelle bolle di papa Niccolò IV riguardanti la traslazione e rifondazione di Cagli.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Architetture religiose urbane
Basilica Concattedrale di Cagli
Cappella Suore del Preziosissimo Sangue
Chiesa di San Bartolomeo
Chiesa di San Domenico, con, all'interno, la Cappella Tiranni
Chiesa di San Filippo
Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Giuseppe
Chiesa di San Nicolò, e convento
Chiesa di San Pier Damiani
Chiesa di San Pietro, e monastero
Chiesa di Sant'Andrea
Chiesa di Sant'Angelo Minore
Chiesa di Santa Chiara
Chiesa di Santa Croce
Chiesa di Santa Maria della Misericordia
Oratorio di San Geronzio a Campo ventoso
Oratorio di San Giuseppe
Oratorio di Sant'Angelo minore
Oratorio di Sant'Antonio da Padova
Oratorio di Sant'Emidio
Sacello votivo in memoria dei Caduti
Architetture religiose extra muros
Abbazia di San Pietro di Massa
Abbazia di Santa Maria Nuova
Chiesa di San Cristoforo di Montegherardo
Chiesa di San Cristoforo in Isola
Chiesa di San Geronzio del convento dei Cappuccini
Chiesa di San Lorenzo di Roccaleonella
Chiesa di San Martino di Castellonesto
Chiesa di San Martino di Montepaganuccio
Chiesa di San Michele Arcangelo di Cerreto
Chiesa di San Michele Arcangelo di Paravento o Sortecchio
Chiesa di San Severo di Smirra
Chiesa di San Silvestro di Montescatto
Chiesa di San Vitale di Castiglione dei Siccardi
Chiesa di San'Angelo in Maiano
Chiesa di Santa Barbara in Venzano
Chiesa di Santa Maria ad Nives di Tarugo
Chiesa di Santa Maria in Val d'Abisso
Chiesa Sacro Cuore di Gesù di Pianello
Chiesa San Donato dei Pecorari
Chiesa San Giovanni decollato di Montevarco
Chiesa San Giovanni in Offaga
Chiesa San Lorenzo di Carda o della Colombaia
Chiesa Santi Gervasio e Protasio di sanguineto
Chiesa Santi Nicolò e Cristoforo di Secchiano
Chiesa Santi Quirico e Giulietta di Pievarella
Pieve dei Santi Simone e Giuda di Acinelli
Pieve di San Bartolomeo di Drogo
Pieve di San Fiorano di Pietrafitta
Pieve di San Paterniano in Maltaro
Pieve di Sant'Apollinare di Molleone
Pieve di Santo Stefano di Acquaviva de Figarola
Pieve Santi Vincenzo e Anastasio di Montepaganuccio
Santuario di Santa Maria delle Stelle di Montemartello
Architetture civili
Castelli, Rocche e Torri
Castello di Naro
Rocca e Torrione
Opera autografa di Francesco di Giorgio Martini il Torrione, che si stava costruendo nel 1481 insieme con la Rocca romboidale, appartiene al fecondo periodo di transizione quando artisti della fatta del famoso architetto senese sperimentavano nuove soluzioni di architettura militare per fronteggiare l'impiego sempre più massiccio delle armi da fuoco. Il Torrione si salvò dallo smantellamento della Rocca operato nel 1502, prima della seconda invasione del Ducato di Urbino da parte del Valentino. Ancor oggi è collegato con il suggestivo "soccorso coverto" (lungo camminamento segreto sotterraneo) ai ruderi della Rocca sui quali sorge, dal 1568, il convento dei Padri Cappuccini. Dal Torrione si intravede la duecentesca porta urbica turrita detta porta Massara, e il vasto monastero di clausura delle domenicane con la chiesa di San Nicolò profondamente modificata nella prima metà del Settecento e ricca di opere di Gaetano Lapis.
Palazzi
Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli.
Nella seconda decade del Seicento il monumentale edificio gentilizio era già indicato come il palazzo di Anton Francesco Berardi. I Berardi, discendenti degli Acquaviva, nel Duecento con il Cardinal Berardo Berardi avevano svolto un ruolo determinante nella rifondazione della città. Sua Santità Papa Niccolò IV, il francescano Girolamo Masci d'Ascoli Piceno, in virtù dello stretto legame di amicizia con il cardinal Berardi prese a cuore la ricostruzione della nuova città semidistrutta dall'incendio appiccato dai ghibellini.
Estinto il casato dei Berardi il nuovo assetto proprietario è rilevabile anche dalla narrativa della controversia sulla sostituzione della rampa con i due gradini dell'ingresso del Palazzo su piazza San Francesco a causa delle nuove quote. Infatti, nella delibera consiliare comunale del 18 giugno 1827 è fatto riferimento a “la Ratta [rampa] che esisteva avanti il Portone del palazzo una volta Berardi ora de' Nobili Signori Fratelli Agostini Zamperoli”. Successivamente la figlia di Luciano Agostini Zamperoli, di nome Amelia, il 24 settembre 1849 contrae matrimonio col nobile Liborio di Sante Mochi. Da quest'ultima unione coniugale discendono i Mochi Zamperoli i quali nel 1997 hanno ceduto l'intero edificio alla Provincia di Pesaro e Urbino.
Si tratta di uno dei più vasti e preziosi palazzi gentilizi di Cagli eretto su preesistenze medioevali dal ramo più facoltoso dei Berardi. Il livello culturale ed economico dei membri del casato committente spiega la monumentalità di tale fabbricato che costituisce a tutti gli effetti il maggiore e più compiuto esempio di architettura civile seicentesca nella città di Cagli.
La parte medioevale di notevoli proporzioni inglobata nell'attuale fabbricato era ben visibile sul fronte di via Lapis. Di Anton Francesco Berardi, committente del Palazzo, nel 1639 il Bricchi scriveva che "con la peritia di belle lettere, e di quasi tutte l'Arti liberali, istitutore, e conservatore d'una nobile e dotta Accademia, quale d'ogni mese tiensi nel suo adorno Palagio di sua architettura fatto". Ma il Palazzo dovette positivamente risentire anche del fatto che nel Settecento fu abitato dall'architetto Anton Francesco junior al quale vanno ricondotte nel Settecento numerose e importanti fabbriche spesso in collaborazione col Murena che opera a stretto contatto con il Vanvitelli. Nella prima metà dell'Ottocento, sotto gli Agostini-Zamperoli, furono realizzati ulteriori lavori diretti da Michelangelo Boni, allievo del Valadier, e dei quali da nota il Maestrini quando assegna proprio al Boni "Ristauri interni ed esterni del Palazzo Agostini Zamperoli".
L'ampio fronte principale del palazzo è articolato dalla presenza di un grande portale in pietra corniola sormontato da un balcone, che colpisce per le sue dimensioni. Le finestre della facciata principale sono riccamente ornate con grandi mascheroni e ghirlande. Tutte le sale del piano nobile hanno volte in buona parte a padiglione. La più interessante è quella lunettata con stucchi ed affreschi secenteschi da tema muliebre nei quali è riscontrabile un'eco baroccesca. I numerosi affreschi, in particolare quelli seicenteschi tanto del piano nobile quanto del pianterreno (mai studiati nel corso del Novecento per l'impossibilità di accedere al Palazzo), i portali, i camini marmorei e la felice architettura dell'intero complesso fanno di tale edificio uno straordinario fabbricato monumentale. Il Palazzo, il cui restauro è pressoché concluso, sarà sede del Polo Bibliotecario e Archivistico della città di Cagli.
Palazzo Felici.
I Felici, che discendono dai Bandini originari di Lucca, si erano stanziati a Piobbico con Corrado intorno al 1330. A fare tale affermazione è il celebre medico e naturalista Costanzo Felici, che chiudeva i suoi giorni a Pesaro il 15 febbraio 1585 senza lasciare alcuna discendenza maschile in quel castello. Delle figlie sposate, nate dal matrimonio con Virginia Brancorsi di Rimini, Emilia si era unita al medico Fabrizio Simoncelli di Cagli. Nonostante le varie unioni matrimoniali che vi erano state fin dal XV secolo tra i Felici e nobili cagliesi, il primo ramo che prende residenza stabile in Cagli è tuttavia quello di Fabrizio II Felici. Di tale famiglia, composta di giuristi e uomini d'arme di spicco, se ne ha una descrizione da un atto comunale cagliese del 6 giugno 1640, con il quale si attesta "che le famiglie de Signori Felici e Berardi di questa Città sono antichissime, e nobilissime per le quali qualità hanno sempre goduti tutti gli honori, et essercitate quelle cariche solite à darsi à maggiori, in riguardo delle loro nascite". Il palazzo, stando alla Mappa della Città di Cagli del 1858, era passato in proprietà ai Romiti dai Felici Giunchi. Solo in seguito parte di tale edificio divenne proprietà dei Balloni. L'altra parte del palazzo venne acquisita dal nobiluomo Lorenzo Mochi figlio di Onesto di Sante, con atto notarile del 1926. L'edificio gentilizio si presenta imponente con un ampio giardino posizionato nella parte retrostante. Nel timpano di uno dei più elaborati portali della città è lo stemma dei Felici. Nel grande salone galleria sono in particolare due grandi stemmi che testimoniano l'unione matrimoniale di un Felici con una nobildonna discendente dei Berardi e dei Giunchi di Urbino e dei Marcelli. Nel piano di rappresentanza del palazzo le sale che si susseguono sono sormontate da ampie volte a padiglione decorate.
Palazzo pubblico.
Piazza Matteotti, l'antica piazza Maggiore, risulta dominata dalla severa mole medioevale del Palazzo pubblico da sempre sede della magistratura cittadina. L'edificio, al quale fu accorpato il palazzo del Podestà, fu donato nel 1476 dal comune di Cagli al duca Federico da Montefeltro il quale ebbe a commissionare, a Francesco di Giorgio Martini i lavori di trasformazione che, mai completati, gli conferirono l'aspetto attuale. Di questo periodo è lo spostamento al livello di calpestio dell'antico ingresso fortemente rialzato, l'abbattimento della merlatura e l'erezione di un'ampia loggia della quale restano solo i peducci nonché la partizione interna degli spazi del pianterreno. Il fronte principale è dominato dal campo dell'orologio datato 1575, opera dei lapicidi cagliese Scipione e Giambattista Finale. A lato dell'odierno disadorno ingresso sono delle unità di misura (canna, braccio e piede) alle quali si affianca il tronco scavato di colonna all'interno del vestibolo, datato 1548. Nella lunetta della parete di fondo è l'affresco, databile 1536, della Madonna col Bambino, San Michele Arcangelo e San Geronzio attribuito al pittore cagliese Giovanni Dionigi. Verso l'esterno, il passaggio ricavato al di sotto dell'affresco, è impreziosito da un prezioso portale quattrocentesco con, a bassorilievo, i simboli federiciani. Da qui si accede al cortile, al centro del quale è la scultura contemporanea Ordine cosmico di Eliseo Mattiacci, che consente, tramite lo scalone incompiuto, di salire alle carceri oppure di accedere al Museo Archeologico e della Flaminia sistemato negli spazi del duecentesco palazzo del Podestà. Al centro di Piazza Matteotti è la fontana eseguita nel 1736 da Giovanni Fabbri su disegno del cagliese Anton Francesco Berardi collaboratore di quel Carlo Murena, che subentrò al Vanvitelli nelle fabbriche della città dorica.
Palazzo Preziosi Brancaleoni.
Il palazzo fu commissionato dal giureconsulto Luca Preziosi che oltre ad operare nell'università degli studi di Siena e Padova è nel 1471 in Firenze a servizio della Repubblica. Amico di San Bernardino, fu ritratto con il Santo in un affresco andato perduto. Sul finire del Settecento il palazzo era di proprietà dei Loreti dei quali Giuseppe sposava nel 1810 Virginia sorella di Pio IX, il quale nel viaggio per partecipare al conclave, che lo avrebbe elevato al trono di Pietro, ebbe a soggiornare in Cagli. Congedandosi dal cognato che formulava espressioni augurali, il cardinale Mastai Ferretti, scettico rispondeva, “di questo legno si fanno i fusi”. La facciata del palazzo richiama il bugnato rustico del piano terreno del palazzo dello Strozzino a Firenze che Palla Strozzi fa realizzare negli anni 1425-34 su disegno di Michelozzo. Il bozzato è qui realizzato a filari di pietra bianca alternati a quelli rosati. La facciata che è corsa da due marcapiani è stranamente priva del coronamento che doveva essere un robusto cornicione. Stando alla descrizione seicentesca del Bricchi il fronte principale recava due sedili il che spiegherebbe la mancanza di un'elaborata fascia di raccordo tra il piano di calpestio e il bozzato.
Palazzo Tiranni-Castracane.
Il fronte principale del cinquecentesco Palazzo Tiranni - Castracane è rimarcato da un robusto cornicione a cassettoni e da un portale rusticato nel cui timpano è lo stemma della Santa Casa di Loreto che lo ricevette quale lascito ereditario nel 1590. Fu la Santa Casa, che assolto fino al 1631 l'onere di tenere il palazzo aperto ai duchi d'Urbino, lo cedette nel 1642 ai Felici ai quali, nel 1646, subentrarono i Castracane. Al primo piano, oltrepassato il grande portale lapideo con stucchi del Brandani e stemma lapideo posteriore dei Castracane, si accede nel salone d'onore con monumentale camino per la cui alzata in stucco, datata 1571, Federico Brandani raffigurò, entro il grande riquadro centrale, la Fucina di Vulcano. Alla felice mano del Brandani si deve nel 1555 l'elaborato ornato in stucco di una delle volte del piano nobile con scene tratte dal repertorio antiquariale come nel caso dei lunghi bassorilievi con Trionfi di Condottieri. Vi sono anche cammei d'intonazione classicheggiante che rappresentano le quattro stagioni, scene mitologiche e complesse allegorie come nell'ovale centrale ove compare la Vittoria alata. Nei due portali Brandani pone le lettere "F E V" che alludono al committente poiché attengono a Felice Tiranni episcopo urbinate. Del Brandani è pure l'alzata del camino della stanza accanto, privato della caminiera marmorea. Il palazzo è destinato a sede del Museo Civico e del Museo della Diocesi di Cagli.
Ponti
Ponte Mallio.
Il nome a questo ponte deriva da un'iscrizione ove era citato il personaggio M. Allius. Il manufatto, costruito originariamente in epoca repubblicana, si presenta come una delle opere romane più imponenti di quelle esistenti lungo il tracciato della consolare Flaminia. Il grande fornice centrale (11,66 m) è composto da 21 cunei e sormontato da un cordolo aggettante. Risulta in parte ancora interrato come l'altro più piccolo posto dopo la serie dei possenti contrafforti. Tecnicamente il ponte è stato costruito mediante la sovrapposizione a secco di grandi blocchi (superiori anche al metro cubo) in “breccione”, localmente noto come pietra “grigna”, di cui un'antica cava si trova lungo la Flaminia, poco dopo la località Foci. La parte in conci di pietra corniola, disposti a filari regolari, risale ad un successivo intervento di restauro che si ipotizza sia avvenuto all'inizio dell'epoca imperiale.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
All'inizio del gennaio 2011, c'erano 813 immigrati che vivono nella città di Cagli. La stragrande maggioranza degli immigrati che vivono nella zona sono di origine orientale. I gruppi più numerosi sono i seguenti:
Cultura
Musei
Centro per la scultura contemporanea
All'interno del Torrione del 1481 i cui spazi si direbbero non costruiti bensì scavati (esattamente come per la scultura attraverso l'asportazione del materiale) è attivo, inizialmente sotto la direzione artistica del critico d'arte Fabrizio D'Amico, il Centro per la Scultura Contemporanea Torre martiniana, inserito nella più vasta rete dello SPAC (Sistema Provinciale Arte in Rete), nato a seguito del successo ricevuto dalla mostra "Pensieri Spaziali" (ideata nel 1989 da Eliseo Mattiacci con il determinate sostegno di Lucia Braccini e Paolo Paleani). Tale evento espositivo nel 1989 metteva insieme i migliori talenti della scultura contemporanea in campo internazionale: Pietro Coletta, Marco Gastini, Paolo Icaro, Hidetoshi Nagasawa, Nunzio, Pino Pascali ed Eliseo Mattiacci, che hanno realizzato per l'occasione opere site-specific, confrontandosi con la monumentalità della struttura architettonica. Fu così che, su iniziativa dello stesso Mattiacci, prese corpo l'idea di destinare il Torrione Martiniano a sede permanente di una collezione d'arte contemporanea. Il nucleo primigenio delle opere esposte nel Centro di Scultura deriva proprio da tale mostra poiché tutti gli artisti lasciarono le loro creazioni ideate appositamente per tali spazi militari caratterizzati dall'essenzialità. Sull'idea di costituire una collezione in continua crescita in un luogo che da macchina da guerra per la difesa diviene suggestivo contenitore d'arte contemporanea, il menzionato primo nucleo è stato a mano a mano incrementato con l'ingresso di ulteriori sculture di artisti emergenti e di calibro internazionale ideate sempre appositamente per il Torrione di Cagli: Roberto Almagno, Giovanna Bolognini, Giuliano Giuliani, Jannis Kounellis, Carlo Lorenzetti, Luigi Mainolfi, Giulio Paolini, Giuseppe Uncini, Gilberto Zorio, Ernesto Porcari, Giovanni Termini, Adrian Tranquilli. Tale raccolta del Comune di Cagli rispecchia alcuni dei linguaggi fondamentali che hanno caratterizzato la ricerca e la sperimentazione in campo artistico degli ultimi quaranta anni: dall'attenzione all'uso di materiali poveri o di recupero, all'utilizzo dei metalli in una carrellata di esperienze aperte ad ipotesi diverse sul modo di intendere la scultura. L'attività del Centro di Scultura Contemporanea è stata documentata da una pubblicazione intitolata "Quaderni di Scultura Contemporanea", attraverso cui è possibile approfondire, anche grazie a numerosi interventi critici, le tematiche culturali ed estetiche riguardanti gli esiti della ricerca plastica.
La collezione permanente nel 2012 è perciò composta dalle opere di:
Roberto Almagno (Frosinone, 1954)
Giovanna Bolognini (Mapello, 1955)
Pietro Coletta (Bari, 1948)
Marco Gastini (Torino, 1938)
Giuliano Giuliani (Ascoli Piceno, 1954)
Paolo Icaro (Torino, 1936)
Jannis Kounellis (Atene, Grecia, 1936)
Carlo Lorenzetti (Roma, 1934)
Luigi Mainolfi (Avellino, 1948)
Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940)
Nunzio Di Stefano (Cagnano Amiterno, 1954)
Hidetoschi Nagasawa (Tonei, Manciuria, 1940)
Giulio Paolini (Genova, 1940)
Ernesto Porcari (Norma, 1951)
Salvatore Scarpitta (New York, U.S.A., 1919-2007)
Adrian Tranquilli (Melbourne, Australia, 1966)
Giovanni Termini (Assoro, 1972)
Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 - Trevi, 2008)
Gilberto Zorio (Adorno Micca, 1944)
L'opera Pelle conciata del 1968 di Pino Pascali (Bari, 1935 - Roma, 1968), ospitata in mostra nel 1989, attualmente non fa parte della collezione permanente.
CESCO - Il filo di Canova
Nel più vasto progetto del polo culturale d'eccellenza di Cagli, finanziato dal MiBAC e dalla U.E., ha preso corpo dal 2009 nelle sale del restaurato Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, sotto la direzione dello scultore Loreno Sguanci, il CESCO (Centro di Documentazione del Disegno e Maquette della Scultura Contemporanea), che focalizza con disegni e maquette la sua attenzione sulla genesi della scultura contemporanea ideata per lo spazio urbano pubblico. Proprio in questa ottica il CESCO intende essere luogo di accoglienza di progetti di quelle opere ideate e realizzate per essere collocate in diversi centri urbani. L'obiettivo di tale raccolta è quello di ricostruire, caso ancora unico in Italia, un quadro il più possibile concreto delle soluzioni artistiche proposte da quegli scultori che si sono impegnati nella costruzione di un rapporto propositivo tra il proprio immaginario e le esigenze intrinseche degli spazi collettivi. L'idea si va sempre più sviluppando nel più vasto intento di costituire un filone di approfondimento dedicato alla scultura partendo dallo straordinario corpus di disegni e schizzi di Antonio Canova conservato a Cagli, passando per la costituzione, nel 1997, del Centro di Scultura Contemporanea Torre Martiniana con artisti di fama internazionale coinvolti da Eliseo Mattiacci fino ai recentissimi spazi espositivi del Centro di Documentazione. Le sale del CESCO, attraverso espositori e postazioni multimediali, sono luogo privilegiato di documentazione e consultazione per la scultura contemporanea grazie alle donazioni degli artisti tra i quali: Tito Amodei, Federico Brook, Nino Caruso, Umberto Corsucci, Marcello Guasti, Bruno Liberatore, Fulvio Ligi, Carlo Lorenzetti, Eliseo Mattiacci, Agapito Miniucchi, Gabriele Perugini, Loreno Sguanci, Ettore Sordini, Mauro Staccioli, Ivan Theimer, Artemisia Viscoli. Il percorso, sapientemente ideato da Silvia Cuppini e Roberto Bua, si snoda attraverso la metafora del bozzolo e dell'uovo, contenitori ideali per esporre disegni e bozzetti: così come dai primi si compirà la metamorfosi della farfalla, da questi ultimi scaturirà la scultura definitivamente conclusa.
Museo archeologico e della Flaminia
Il Museo, secondo il riordinamento attualmente in corso, si apre con due sale in cui sono esposti i materiali rinvenuti in varie località della zona di Cagli e databili dalla protostoria all'età romana; una sezione a parte è relativa alla storia delle collezioni di antichità a Cagli (tra le quali è la “Collezione Amatori” costituita da quaranta vasi etruschi e magno-greci). Per il loro particolare interesse ai materiali di epoca preromana è dedicata la sala centrale del Museo. Da una grotta sul Monte Nerone, in località Fondarca, provengono un grosso dolio, ricomposto in restauro, e frammenti di altri vasi d'impasto dell'età del Bronzo. Dalla zona di San Vitale-Col di Rigo, sempre sul Monte Nerone, si presenta vasellame in bronzo e fittile, tratto da corredi di tombe galliche. Si segnalano inoltre le tre bulle d'oro etrusche provenienti da Monte Petrano, recanti l'immagine a stampo di una biga e databili al IV secolo a.C. Il nucleo di gran lunga più noto e di maggior prestigio di antichità cagliesi di questo periodo (V-IV secolo a.C.) è, tuttavia, costituito dai tredici bronzi votivi etruschi e italici, fortuitamente rinvenuti nel 1878 nell'area di un ignoto luogo di culto in località Coltone e già esposti a Roma per decenni nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (dove influenzarono noti artisti contemporanei), prima che (dal 1970) nell'altrettanto prestigiosa Sezione Protostorica del Museo di Ancona, dove tuttora si trovano gli originali. Per la stretta connessione tra Cagli, le sue origini romane e la via Flaminia, ai reperti di età romana è dedicata la seconda sala del Museo che apre con vasellame fittile a vernice nera ed acromo, da tombe di età tardorepubblicana rinvenute a Pian di Maiano. Più numerosi frammenti ceramici, in particolare da mensa, resti di anfore e frustuli di un pavimento a mosaico, tutti perlopiù della prima età imperiale, provengono invece da raccolte effettuate in superficie in varie località del territorio cagliese. Documentano, insieme ad un capitello in marmo proconnesio di fine III inizi IV secolo d.C. e nella pluralità dei loro contesti di provenienza, l'esistenza nelle campagne attorno all'abitato di Cale di un popolamento sparso piuttosto consistente, articolato essenzialmente in ville o fattorie. Notevole, inoltre, una piccola testa femminile in marmo, databile intorno al II secolo a.C. ed una raccolta di monete. Di pregevole fattura è, poi, la cosiddetta Venere da Pitinum Mergens scoperta nel 1874 (donazione Enzo e Franca Mancini). Questa statua di Venere, databile al IV sec. d.C., era posta in origine in un edificio di culto di Pitinum Mergens ed il particolare medaglione la metterebbe in collegamento con il culto della Grande Madre Cibele e di Attis. Infine della medesima donazione è il cospicuo rubinetto bronzeo, forse di un perduto edificio termale della prima età imperiale. Il museo è in fase di ampliamento (con dotazione di ascensore e scala interna) mediante l'accorpamento di un secondo piano.
Teatri
Teatro comunale.
Fu edificato tra il 1871 e il 1876 su progetto di Giovanni Santini da Perugia (autore del Teatro Civico di Orvieto e quello di Narni) parzialmente modificato dal perugino attivo a Bologna Coriolano Monti. L'edificio è l'apoteosi dello stile eclettico, e le decorazioni interne, opera di Alessandro Venanzi da Ponte San Giovanni di Perugia (1839-1916) sorprendono lo spettatore tanto per il fasto dell'insieme quanto per la loro eleganza e qualità dei dettagli. La sala degli spettacoli, con i palchi disposti a ferro di cavallo, è sormontata da un'ampia volta con, entro cornici esagonali, le figure allegoriche delle sette arti liberali. Dello stesso Venanzi è il sipario che si rifà all'episodio storico del 1162 quando l'imperatore Federico Barbarossa, dopo aver conquistato la guelfa Cagli, conferisce poteri di governo sulla città di Perugia a Ludovico Baglioni.
Film
Lungometraggi girati a Cagli
Viola bacia tutti, Anno 1998. Regia: Giovanni Veronesi; Soggetto: Giovanni Veronesi, Rocco Papaleo; Sceneggiatura: Asia Argento, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini; Produttore: Pacific Pictures Cinematografica.Durata 90'. Nella città di Cagli le riprese hanno interessato: Piazza Matteotti e il Palazzo Pubblico. Nel territorio di Cagli le riprese sono state realizzate a Monte Petrano e lungo la strada per San Savino. Per esigenze di copione Cagli è diventata Cavagna, città Umbra. Il regista, prima dell’inizio delle riprese, fece richiesta, esaudita dal Comune, di poter cambiare i cartelli stradali per poter trasformare Cagli in Cavagna.
Rossini! Rossini!, Anno 1991. Regia: Mario Monicelli (dopo l’abbandono di Robert Altman); Soggetto: Nicola Badalucco, Bruno Cagli, Susi Cecchi D’Amico, Mario Monicelli; Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Bruno Cagli, Susi Cecchi D’Amico, Mario Monicelli; Fotografia: Franco Di Giacomo; Montaggio: Ruggero Mastroianni; Musiche: Giacomo Rossini, Paisiello, Paer, Anonimo; Interpreti: Philiphe Noiret, Sergio Castellitto, Serena Mariani, Giusi Cataldo, Sabine Azema, Jacqueline Bisset, Assunta Serna, Giorgio Gaber, Vittorio Gassman, Pino Tosca, Federico Chaliapan; Produttore: Roseo Film, Istituto Italnoleggio, Istituto Luce, RAI I, Carthago Film, Taurus Film, Velarde Film. Durata: 134 min. A Cagli le riprese sono state concentrate nel Teatro Comunale. La scena della battaglia sulle barricate è stata girata lungo Corso XX Settembre e Porta Lombarda.
Paesaggio nella nebbia, Anno 1987. Regia: Theo Angelopoulos; Soggetto: Theo Angelopoulos; Sceneggiatura: Theo Angelopoulos, Tonino Guerra; Fotografia: Giorgio Avanitis; Montaggio: Giannis Tsitsopoulos;Musiche: Helene Karaindrou; Interpreti: Tania Palaiologou, Michalis Zeke, Stratos Giorgioglou, Eva Kotamanidou, Aliki Georgouli, Vanghelis Kazan, Kyriakos Katrivanos, Nina Para Zafiropoulou; Produttore: Basic Cinemat., RAI 2, ParadisFilm, Generale d’Images, La Sept Paris, O.E., C.N.G., ET 1Athens, Theo Angelopoulos. Durata: 127 min. La scena finale del film, con i bambini che si allontanano dirigendosi verso un grande albero in un paesaggio immerso nella nebbia, è stata girata sulle pendici del Monte Petrano di Cagli. Il comune di Cagli conserva un ciak, donato dal regista, utilizzato durante le riprese del film.
Cenerentola '80, Anno 1984. Regia: Roberto Malenotti; Sceneggiatura: Ottavio Alessi, Riccardo Malenotti, Ugo Liberatore, Carlo Cristallini; Fotografia: Dante Spinotti; Musiche: Guido De Angelis, Maurizio De Angelis; Interpreti: Bonnie Bianco, Pierre Cosso, Adolfo Celi, Sylvia Koscina, Vittorio Caprioli, Sandra Milo, Edy Angelillo. La scena della discoteca è stata girata a Cagli nella Discoteca Masai.
Il signor Ministro li prese tutti e subito, Anno 1977. Regia: Sergio Alessandrini (Sergio Grieco); Sceneggiatura: Giancarlo Brea, Sergio Grieco; Fotografia: Vittorio Bernini; Montaggio: Francesco Bertuccioli, Adalberto Ceccarelli Grauer; Musiche: Carlo Savina; Interpreti: Giorgio Ardisson, Daniele Vargas, Orchidea De Santis, Gigi Bonos, Susanna Martinkova, Maria Rosaria Riuzzi. Durata : 97 min. Le riprese a Cagli interessarono diverse vie del centro storico
Film TV girati a Cagli
Datteri dolci (Süße Datteln), Anno 2010. Regia: Sibylle Tafel; Sceneggiatura: Sibylle Tafel; Interpreti: Saskia Vester, Sonja Gerhardt, Kostja Ullmann, Katja Flint, Francesco Pannofino, Barbara Morawiecz, Julia Eder, Stéphane Maeder, Dirk Ossig; Produttore: TV60 Filmproduktion GmbH per ARD TV-Monaco. Alcune scene sono state girate a Cagli in piazza Matteotti e sul balcone di Palazzo Mavarelli.
Sospetti, Anno 2000. Regia: Luigi Perelli; Soggetto: Piergiuseppe Murgia, Dario Piana, Andrea Purgatori, Mimmo Rafele, Antonio Servidio, Sergio Silva, Bianca Maria Vaglio; Sceneggiatura: Andrea Purgatori, Mimmo Rafaele; Montaggio: Mauro Bonanni; Musiche: Pino Donaggio; Interpreti: Isabella Ferrari, Remo Girone, Sebastiano Somma, Simona Cavallari, Franco Castellano, Nando Gazzolo, Tiziana Sensi, Francesco Siciliano, Giorgio Lupano, Orso Maria Guerrini, Caterina Vertova, Paolo Scalondro; Produttore: Sergio Silva Fiction sas, RAI Fiction. Durata: 6 puntate andate in onda dal 04.09.2000 al 21.09.2000. Il film è stato in parte girato a Cagli: interno del Teatro Comunale, piazza Papa Niccolò IV, vie del centro storico, residence Torre Sasso; Ascoli Piceno; Frontone e Gradara.
Tutti per uno, Anno 1999. Regia: Vittorio De Sisti; Fotografia: Pierluigi Santi; Montaggio: Cosimo Andronico; Interpreti: Giampiero Ingrassia, Anna Valle, Franco Castellano, Federico Galante, Nicolò Rapisarda, Pamela Saino, Riccardo Germani, Tennis Zamponi, James Papparella, Ariane Turchi; Produttore: Titanus. Il film è stato girato interamente a Cagli: piazza San Francesco, Ospedale Angelo Celli, scuola Franco Michelini Tocci, via del Torrione, piazza Papa Nicolò IV.
La dottoressa Giò, Anno 1997-1998. Regia: Filippo De Luigi; Soggetto: Filippo De Luigi, Catherine Grellet, Paola Pascolini, Giovanna Caico; Musiche: Riccardo Eberspacher, Stefania Maggio; Interpreti: Barbara D'Urso, Fabio Testi, Flavio Bucci, Riccardo Cucciola, Anita Zagara, Cecilia Dazzi, Alfredo Pea, Marina Ninchi, Gea Lionello, Selvaggia Quattrini, Paolo Calissano, Luciano Mazzi, Sergio Abbagnato; Produttore: Mediaset-Sphere. La serie è articolata in dodici episodi di 100' ciascuno. È la prima serie al mondo che si svolge interamente in un reparto di ginecologia. Tutti gli episodi della seconda serie sono stati girati all’ospedale Angelo Celli di Cagli e al Santa Colomba di Pergola.
Colonne sonore
The Beginner, Anno 2012. Regia e sceneggiatura Pierluigi Ferrandini. Cortometraggio. Con l'Orchestra Rossini diretta da Paolo Savio si registra nel Teatro Comunale di Cagli la colonna sonora del cortometraggio. Il brano La lugubre gondola di Franz Liszt è stato arrangiato per orchestra da Paolo De Nardo. In quell'occasione sono state registrate a Cagli anche le scene del promo.
Persone legate a Cagli
Sono numerose e varie le personalità celebri che a Cagli sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque hanno operato significativamente e hanno stabilito dei saldi rapporti con la città, il suo spirito e i suoi ruoli. Qui sono riportati i soli nominativi di quanti hanno già una scheda biografica loro dedicata nella presente enciclopedia.
Berardo Berardi, cardinale.
Michelangelo Boni, architetto.
Antonio Brancuti, patriota.
Corrado Cagli, pittore.
Raffaele Campelli, vescovo.
Filippo Castracane degli Antelminelli, arcivescovo.
Angelo Celli, medico, scienziato, deputato.
Augusto Curi, arcivescovo.
Cecilia Eusepi, beata.
Giuseppe Felici, fotografo.
Italo de Feo, scrittore, critico letterario, saggista e giornalista.
San Geronzio, vescovo, patrono della città di Cagli.
Edoardo Giorgetti, nuotatore.
Gaetano Lapis, pittore.
Orazio Luzi, giureconsulto e religioso.
Prospero Domenico Maroni, giureconsulto, inquisitore.
Eliseo Mattiacci, scultore.
Fernando Mencherini, compositore, musicista.
Niccolò IV, papa.
Pietro Palazzini, cardinale.
Bernardino Pino, abate, letterato e commediografo.
Sebastiano Purgotti, chimico, matematico e filosofo.
San Rainerio di Cagli, arcivescovo, compatrono dell'Arcidiocesi di Spalato e della città e diocesi di Cagli.
Agostino Rigi Luperti, agronomo.
Beato Giovanni Saziari, Terzo Ordine Francescano
Vittorio Sgarbi, critico d'arte, politico, scrittore.
Ettore Sordini, pittore.
Giuseppe Sordini, musicista.
Francesco Tarducci, scrittore e storico italiano.
Felice Tiranni, arcivescovo.
Giuseppe Venturi, arcivescovo.
Tradizioni ed eventi
Distinti salumi
Negli anni pari alla fine di aprile, uno dei mesi strategici per la maturazione delle carni di maiale conservate secondo natura, si tiene nel centro storico di Cagli la Rassegna Nazionale del Salume denominata “Distinti salumi”. La frase tradizionale di chiusura delle lettere formali qui oltre a salutare scherzosamente vuole sottolineare la qualità distinta dei salumi portati all'attenzione di un pubblico più vasto.
Con questa iniziativa biennale promossa dal Comune di Cagli (coordinamento Assessorato al Turismo) ed organizzata in collaborazione con numerosi enti pubblici su un'idea Slow Food (ben allineata al sentire del territorio), si è inteso fare di Cagli, anno dopo anno, il centro dell'offerta nazionale dei salumi di qualità intrisi della cultura, della civiltà delle terre italiane. La scelta di puntare sulle carni di maiale di qualità (in un territorio dove è già elevata quella equina e notevole è quella bovina di razza marchigiana grazie al lungo alpeggio sui monti Catria-Petrano-Nerone) tiene conto sia degli spazi naturali pressoché incontaminati (qui cresce peraltro il prelibato tartufo bianco di Acqualagna e quello nero pregiato di Norcia ma anche la succulenta lumaca bianca di Pianello di monte Nerone) e sia di una tradizione plurisecolare relativa proprio all'allevamento e alla lavorazione delle carni di maiale. Cagli si è candidata così, nelle Marche al confine con Umbria e Toscana, ad essere da un lato mercato nazionale di salumi di qualità e dall'altro a diventare capofila nell'allevamento allo stato semibrado di un suino autoctono per la produzione di carni di pregio sia per il consumo fresco e sia per la produzione di salumi. Il maiale di queste terre a cotenna nera e di più ridotte dimensioni, dagli esperti denominato in antico cinturello cagliese, ha carni di sapore nettamente superiore e decisamente molto saporite e se allevato allo stato semibrado in spazi incontaminati come quelli sub-appenninici del cagliese e del Montefeltro può oggi, con la mutata sensibilità dei consumatori, diventare rapidamente una rilevante risorsa.
I terreni poveri, come è già stato ampiamente accertato, diventano con l'allevamento del maiale nero allo stato semibrado una grande ricchezza e quindi costituiscono fattore di crescita economica dell'intero territorio. Sicuramente la produzione di carni di pregio sia per il consumo fresco e sia per la produzione di salumi di qualità, che nello specifico attiene il maiale nero, sarà un fattore di riscossa delle aree montane svantaggiate e ai margini dell'odierna agricoltura. Aree montane, quelle del Montefeltro e sub-appenniniche che grazie all'elevata integrità ambientale sono luoghi di elezione per simili allevamenti.
Festa della pipa
Ogni anno a maggio tutti gli artigiani pipai e i mastri pipai si riuniscono ed espongono i loro prodotti migliori.
Palio storico Giuoco dell'Oca
In Cagli la faziosità tra i quattro Quartieri crea l'inconfondibile clima della disputa. La più antica notizia storica risale al 1543, anno in cui il Gucci annota che "ni tempi Carnevaleschi" la magistratura cittadina "soleva far giostrare al corso dell'Anello, et al giuoco dell'Oca" (Gucci, V, p. 400, VI, p. 1). La ricchezza degli abiti fedelmente ripresi da dipinti cinquecenteschi, palese nel Palio calliense che si disputa la seconda domenica di agosto. La Vigilia (secondo sabato di agosto) la parte più squisitamente cagliese. Nel tardo pomeriggio, al suono della meridiana del palazzo Pubblico le rappresentanze dei Quartieri si portano in piazza Maggiore per l'investitura dei capitani, e per il dono dell'olio al patrono della città.
La sera nei Quartieri ci si incontra a trarre gli auspici, mentre le Taverne propongono pietanze tipiche.
Il giorno del Palio dell'Oca si svolge il corteo con i suoi oltre 400 personaggi. Il Magistrato passando lungo le vie cittadine mostra la riottosa oca in ferro battuto, messa in palio. All'ombra del duecentesco palazzo Pubblico, ai giocatori di dadi è assegnato il ruolo di far spostare i paggi segnapunto del rispettivo Quartiere su di un variopinto percorso di cinquantaquattro caselle. Ai paggi giocatori invece va l'arduo compito di sostenere le prove di abilità che comportano in caso di sconfitta la retrocessione. La sera si festeggia o ci si consola nelle quattro Taverne di Quartiere, ma di fronte a del buon vino marchigiano e a succulente pietanze gli animi tornano sereni nella sempre troppo breve notte.
Processione del Corpus Domini e Ottavario
Per ininterrotta consuetudine dal XV secolo la pietà popolare di cittadini e fedeli si esprime con l'infiorata per le vie della città per il passaggio del celebrante che, attorniato dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, sotto il baldacchino reca l'ostensorio con la particola benedetta.
Processione del Cristo Morto
La Pasqua a Cagli raggiunge livelli particolarmente struggenti durante il giorno del venerdì Santo, con la processione del Cristo Morto, che è legata alla Confraternita del Santissimo Crocifisso e San Giuseppe eretta nel 1537.
La processione del tardo pomeriggio, dopo la deposizione, partendo dal Duomo si conclude di fronte alla chiesa di San Giuseppe con i due gruppi contrapposti dell'Addolorata da un lato e quello del Cristo ai piedi della grande croce tra le statue di San Giovanni Evangelista e la Maddalena. Il simulacro del Cristo viene infatti esposto alla devozione dei fedeli all'interno della chiesa, dopo essere stato adagiato sotto un antico pregevole baldacchino di tessuto nero con i simboli della Passione ricamati con argento filato. Le pareti della chiesa per l'occasione risultano invece addobbate da dodici stendardi da parata di lino del Seicento. La sera oltre quattrocento confratelli di cinque distinte confraternite cittadine, partendo dalla chiesa di San Giuseppe, danno vita al commovente corteo religioso che precede il carro ove è deposto il Cristo morto. Scalzi, in segno di penitenza, ed incappucciati poiché la carità, non ammette alcun esibizionismo, vagano per la città in religioso silenzio o recitando le preghiere solite, accompagnati dal suono mesto di un tamburo, e da scelti brani musicali.
Enogastronomia e agricoltura
Cucina
La regione Marche, che è considerata anche sotto l'aspetto gastronomico una delle più complete d'Italia, può essere scoperta attraverso le sue tavole imbandite tenendo presenti due fondamentali aspetti della sua cucina: quello marinaro e quello per così dire montano. Quest'ultimo risulta particolarmente sfaccettato e nell'area appenninica della provincia di Pesaro e Urbino, sovrastato dalla presenza generosa del tartufo bianco di Acqualagna e del nero pregiato di Norcia. La qualità e la grande varietà del tartufo fanno di queste zone un luogo privilegiato per i raffinati cultori del prezioso tubero il cui mercato principale rimane quello di Acqualagna (Mercato del Tartufo da settembre a marzo il giovedì e la domenica; Fiera Nazionale del Tartufo, dall'ultima settimana di ottobre alla 1ª decade di novembre; Fiera Regionale del Tartufo Nero Pregiato, la 3ª domenica di febbraio).
Ottimi sono tuttavia anche i funghi, ed in particolare i poco noti ma gustosi "turini" e prugnoli, da impiegare per condire piatti di tagliatelle. La polenta viene cucinata nelle maniere più disparate, ma fra tutte la più caratteristica e quella alla carbonara tagliata con il filo e condita con del sugo bianco, nonché quella con le lumache mangiata rigorosamente sulla spianatoia. Le lumache, in questo caso come piatto a sé stante, sono pure oggetto della sagra di Pianello. Tra i primi piatti vanno comunque segnalati le "pappardelle" alla lepre, i ravioli con carne e spinaci, i passatelli e i cappelletti in brodo. La carne bovina della razza bianca marchigiana risulta poi alquanto simile, per pregio e caratteristiche, alla più nota toscana razza Chianina. Di particolare qualità sono l'agnello ed il capretto cotto ai ferri, nonché il castrato. Quest'ultimo nel cagliese, dopo essere stato cucinato ed insaporito alla brace, viene ripassato in padella con salsa di pomodoro.
Tra le carni bianche non va trascurato il coniglio in porchetta. Ben radicata è poi la tradizione della lavorazione delle carni di maiale che oltre ad essere preparato in porchetta con abbondante finocchio, dà vita a gustosi salumi, tra i quali ottime lonze, coppe, prosciutti e salsicce. Qui, infatti, è una delle patrie della norcineria marchigiana legata in particolare all'allevamento semibrado del maiale scuro in spazi ambientali pressoché incontaminati come sono quelli sub-appenninici tra Marche e Umbria.
Ai salumi in quest'area si abbina l'ottimo pane "sciocco" (a lievitazione naturale) e la "crescia" alla graticola (della quale la piadina romagnola è la parente povera), nonché la "crescia brusca", ovvero pizza la formaggio che un tempo veniva preparata per le festività pasquali. Buoni sono in genere i pecorini, per la forte presenza di ovini, tra i quali ha assunto una discreta notorietà quella che Michelangelo chiamava la "Caciotta d'Urbino". Ai dolci può essere accompagnato il "Visner", o l'ancor più raro vino santo le cui uve appesa nelle cucine con i camini accesi lasciano un leggero e particolare retrogusto. Durante i freddi inverni accompagnati spesso da abbondanti nevicate, si beve del brulè di vino rosso e della "moretta", bevanda calda a base di caffè, anice e rum.
Amministrazione
Gemellaggi
Esiste il gemellaggio promosso dall'Istituto Comprensivo Statale Franco Michelini Tocci con la corrispondente scuola media di Spalato. Lo stesso negli anni Ottanta ne aveva promosso uno con la scuola media di Caen in Francia.
Spalato
Civiche benemerenze
Il Comune di Cagli, interprete dei desideri e dei sentimenti della cittadinanza, ritiene essere compreso tra i suoi doveri anche il necessario compito di designare alla pubblica estimazione l'attività di tutti coloro che indipendentemente dalla cittadinanza, con opere concrete nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'industria, del lavoro, dell'economia, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico, con particolare collaborazione alle attività della pubblica amministrazione, con atti di coraggio e di abnegazione civica, abbiano in qualsiasi modo giovato a Cagli, sia rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, sia servendone con disinteressata dedizione le singole istituzioni.
Allo scopo sono istituiti speciali segni di benemerenza destinati a premiare le persone (o la memoria delle persone) e gli enti che si sono particolarmente distinti nei campi e per le attività di cui al precedente articolo uno.
Le Civiche benemerenze della città di Cagli assumono le seguenti forme e priorità;
Medaglia d'Oro
Attestato di Civica benemerenza.
È altresì prevista, per casi del tutto eccezionali e di straordinario valore, la speciale benemerenza costituita dalla Placca d'Oro. Non può essere conferita la Placca d'Oro a persona o ente che non abbia in precedenza ricevuto la Medaglia d'Oro.
Le Civiche Benemerenze, nel numero annuo prefissato dall'apposito Regolamento approvato il 29 novembre 2005, sono conferite con provvedimento del Sindaco su decisione conforme del Consiglio comunale a cui compete accogliere le proposte formulate su tale specifico argomento.
Cittadinanza onoraria
Il comune di Cagli con delibera del Consiglio comunale conferisce la cittadinanza onoraria.
Ramin Bahrami - conferita dal Consiglio Comunale con delibera n. 43 del 27.12.2013.
Bruno Cagli - conferita dal Consiglio Comunale con delibera nº 52 del 29.09.2010.
Raffaele Campelli - conferita dal Consiglio Comunale con delibera nº 196 del 23.10.1978.
Italo de Feo - conferita alla memoria dal Consiglio Comunale con delibera nº 52 del 29.09.2010.
Pietro Palazzini - conferita dal Consiglio comunale con delibera nº 256 del 13.08.1984.
Premio dell'Angelo Città di Cagli
Con il Premio dell'Angelo - Città di Cagli istituito (con apposito Regolamento approvato il 19 maggio 2003) il comune si propone di esprimere la pubblica riconoscenza a coloro che, indipendentemente dal luogo di nascita, hanno fatto onore alla Città di Cagli per l'impegno profuso nell'ambito culturale, scientifico e sociale in senso lato. La decisione della Commissione deve ricevere il gradimento, espresso a maggioranza, del Consiglio Comunale di Cagli. Per ciascun anno non può essere assegnato più di un premio. Il Premio consiste in un bronzo, tirato in multiplo, dello scultore Loreno Sguanci.
Sport
Calcio
A Cagli ci sono due squadre di calcio:
A.S.D. Cagliese 1922 Calcio (girone A marchigiano di Promozione), è nata nel 1922.
Acquaviva Calcio (Terza Categoria) squadra dell'omonima frazione.
e due squadre di calcio a 5:
Atletic Cagli C5 (Serie C2)
Smirra City, squadra della frazione Smirra (militante in Serie D)
Note
Bibliografia
Carlo Arseni, Immagine di Cagli. Storia raccontata della città dalle origini all'avvento della Repubblica, Cortona, 1989.
Ettore Baldetti, Documenti del Comune di Cagli. Regesti I 1. La città antica (1115-1287), Urbania, 2006. ISBN 88-7663-371-5.
Gottardo Buroni, La Diocesi di Cagli (Marche), Urbania, 1943.
Austen Henry Layard, Giovanni Santi e l'affresco di Cagli, a cura di Ranieri Varese, Firenze, 1994.
Eliseo Mattiacci, Alberto Mazzacchera, Luigi Sansone, a cura di, Il Centro per la Scultura Contemporanea Torre Martiniana nel Torrione della Rocca di Cagli, Fusignano, Danilo Montanari Editore, 2012. ISBN 978-88-87440-93-5.
Alberto Mazzacchera, Cagli. Comune e castelli in Catria e Nerone. Un itinerario da scoprire, Pesaro, 1989.
Alberto Mazzacchera, Spoliazioni napoleoniche perpetrate nella diocesi di Cagli in Lo Stato della Chiesa in epoca napoleonica, Urbania, 1996.
Alberto Mazzacchera, Benedetta Montevecchi, Gaetano Lapis: i dipinti di Cagli, Urbania, 1994.
Alberto Mazzacchera, Il forestiere in Cagli. Palazzi, chiese e pitture di una antica città e terre tra Catria e Nerone, Prefazione di Vittorio Sgarbi, Urbania, 1997.
Alberto Mazzacchera, Soppressione degli ordini religiosi e confische dei beni ecclesiastici nella diocesi di Cagli dopo l'Annessione, in Marche e Umbria nell'età di Pio IX e di Leone XIII, Urbania, 1998.
Alberto Mazzacchera, Cagli in Palazzi e dimore storiche del Catria e Nerone, Bari 1998.
Alberto Mazzacchera, Portali gentilizi a Cagli, Urbania, 1999.
Alberto Mazzacchera, Francesco Pucci. Ebanista intarsiatore dell'Ottocento in Il mobile pesarese. Dai maestri artigiani alla produzione industriale, Milano, Il Lavoro Editoriale, 2000. ISBN 88-7663-293-X.
Alberto Mazzacchera, Origine e soppressione del Monte di Pietà di Cagli in Monti di Pietà, finanza locale e prestito ebraico nelle Marche in età moderna, Urbania, 2000.
Alberto Mazzacchera, Gaetano Lapis (Cagli, 1706 - Roma, 1773) in I sensi e le virtù. Ricerche sulla Pittura del '700 a Pesaro e Provincia, Modena, Artioli Editore, 2000. ISBN 88-7792-066-1.
Alberto Mazzacchera, Immagine del Cristo Morto. Foto del Venerdì Santo di Cagli di Alessandro Adami 2004.
Alberto Mazzacchera. La Rocca e il Palazzo Pubblico del duca Federico da Montefeltro. Nuovi documenti e riflessioni sulle fabbriche di Francesco di Giorgio a Cagli in Contributi e ricerche su Francesco di Giorgio Martini nell'Italia centrale, Urbania 2006.
Alberto Mazzacchera, Una città per la chiesa di San Francesco. Il caso della traslazione di Cagli voluta da papa Niccolò IV in Arte francescana tra Montefeltro e papato 1234-1528, Ginevra-Milano, Skira, 2007. ISBN 978-88-6130-350-8.
Alberto Mazzacchera, Conferimento della Cittadinanza Onoraria alla memoria di Italo de Feo in Italo de Feo. Scrittore, critico letterario, saggista, giornalista e uomo politico Atti del Seminario di Studi Eclanese nel centenario della nascita (1912-2012), Flumeri, 2013.
Luigi Michelini Tocci, Eremi e cenobi del Catria, Cinisello Balsamo, 1972.
Giuseppe Palazzini, Le chiese di Cagli, Roma, 1968.
Giuseppe Palazzini, Pievi e parrocchie del cagliese, Roma, 1968.
Pietro Palazzini, Sussidi alla storia del diritto dei secc. XV-XVI. Il testamento di un giureconsulto cagliese Luca de Pretiosis in Studia Picena. Fano, 1949.
Ernesto Paleani, I bronzi di Coltona, Ernesto Paleani Editore, 1998.
Ernesto Paleani, Il museo civico di Cagli. Storia, ubicazione, inventario, Ernesto Paleani Editore, 1998.
Ernesto Paleani, Cagli. Itinerari antichi interni alla via Flaminia: da Cagli verso Frontone, Ernesto Paleani Editore, 1999.
Ernesto Paleani, Secchiano di Cagli. Insediamenti umani antichi e Loca Sanctorum, Ernesto Paleani Editore, 1999.
Ernesto Paleani, Cagli. Itinerari antichi interni alla Via Flaminia, Ernesto Paleani Editore, 1999.
Ernesto Paleani, Giuseppe Palazzini, Pietro Palazzini. Pievi, parrocchie, chiese, oratori nella Diocesi di Cagli dalle origini ai nostri giorni. (Apecchio, Cagli, Frontone, Pergola, Piobbico), Tomo I, Apecchio, 2008.
Mirco Palmieri, Ermes Maidani, Di questo legno si fanno i fusi, Urbania 1994.
Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Dromedari Giuseppe, Il corridoio bizantino al confine tra Marche e Umbria, Pesaro 2014, ISBN 9788891141491 (Ebook ISBN 9788891146373)
Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti, Giuseppe Dromedari, Pianello di Cagli Viaggio nella storia di una vallata, Urbino 2010. ISBN 9788891138170 (Ebook ISBN 9788891142542)
Gabriele Petromilli, Casus 167 (dal "Decisiones Prudentiales" di frà Prospero Domenico Maroni da Cagli), Edizioni Il Veliero, Pesaro 1993
Giovanni Scatena, Il torrione di Francesco di Giorgio Martini in Cagli, Urbania, 1986.
Antonio Tarducci, De' vescovi di Cagli, Cagli, 1896.
Antonio Tarducci, Dizionarietto biografico cagliese. Cenni storici su 360 cittadini cagliesi, Cagli, 1909.
Voci correlate
Acquaviva (Cagli)
Arnolfo di Cambio
Comunità montana del Catria e Nerone
Corrado Cagli
Francesco di Giorgio Martini
Italo de Feo
Niccolò IV
Pianello (Cagli)
Giovanni Santi
Vittorio Sgarbi
Timoteo Viti
Altri progetti
Commons contiene immagini o altri file su Cagli