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Melito Irpino

Luogo: Melito Irpino (Avellino)
Melito Irpino è un comune italiano di 1.967 abitanti della provincia di Avellino in Campania. La Storia Origini Antica è l'orgine di Melito Irpino, le cui tracce originarie furono rinvenute alla fine del 1880. Alcuni parlarono di Cluvium, altri di un semplice sobborgo di Aeclanum, altri ancora (tesi prevalente) di Melae o Melas. Tito Livio (libro XXIV, Cap X) scrisse che quest'ultima venne distrutta dalle truppe di Claudio Marcello e Quinto Fabio al tempo della Seconda guerra Cartaginese nel 215 A.C., a seguito della sconfitta dei 3000 soldati che Annibale aveva lasciato a presidio del luogo. Il cospicuo bottino di guerra fu concesso per intero ai legionari vincitori. Il sig. G. Pecori, direttore degli scavi, comunicò all'Accademia dei Lincei la scoperta di un'area archeologica ad un chilometro circa dall'attuale Melito vecchia, in località Pezza. Furono trovati dei sepolcri (ritenuti di epoca romana) disposti in file parallele, un esteso fabbricato adibito a luogo termale, un tempietto. Successivamente, a scavi ripresi, ci furono altri ritrovamenti: due case ed un tempietto meglio conservato del primo, i resti di un acquedotto che affluiva ad una vasca, ed altri reperti, tra cui lapidi e frammenti di iscrizioni e di anfore, lucernarie, tegole, tubi di piombo con bollo sannitico e monete romane. Melito medioevale Incerta è l'origine del borgo medioevale, che vide crescere Melito vecchia attorno a sé nel corso del tempo. Le fonti storiche relative al periodo in oggetto sono carenti. Il borgo medioevale venne citato per la prima volta, come feudo intero, nel XII secolo, tra il 1142 e 1164, ai primi tempi della monarchia normanna. Al Re erano dovuti il servizio di un milite e una rendita di venti once d'oro all'anno. Successivamente, il territorio di Melito si trasmise per eredità (Baronato dei De Forgia). Nel 1239 Ferdinando II d'Aragona affidò il comune di "Melito Irpino" a Landolfo di Grottaminarda (l'unione tra i due comuni durò tre secoli). Melito fece altresì parte della Baronia del Conti di Gesualdo, fu anche feudo dei conti di Ariano, dei dei Della Marra, dei D'Aquino, dei Caracciolo, dei Pagano fino all'abolizione della feudalità (1784-1806). Melito vecchia Fino al 1923 la denominazione del borgo fu Melito Irpino valle Bonito. La planimetria del vecchio paese ed il ricordo di chi ci ha vissuto, descrivono un borgo piccolo e tranquillo. Osservando la piantina di Melito vecchia, si nota il tipico impianto urbano medioevale, col fitto intreccio di costruzioni, vicoli e scalinate che avvolgono il castello. Il centro del paese, Piazza Vittoria, ove si ritrovava la popolazione dopo aver assistito alla messa, era separato dall'Ufita, valicabile tramite un ponticello (tuttora esistente), da una semplice schiera di case. A seguito del sisma del 1962, sembrerebbe per apparenti cause di sicurezza, il vecchio borgo venne interamente raso al suolo, salvo per fortuna, le più significative testimonianze della storia melitese: il castello e la chiesa di S. Egidio. Anche il tracciato delle vecchie strade è andato perso, salvo i tratti rimasti pavimentati con basalto e ciottoli. La storia di Melito Irpina è stata caratterizzata dal ricorrere di altri eventi drammatici, in aggiunta ai terremoti già citati, che si sono susseguiti nel tempo regolarmente (es. 1456, 1688, 1702, 1930, 1962, 1981 e 1982). Infatti, si annoverano alluvioni, quale quella del 1949 che travolse il ponte di ferro e scardinò i mulini lungo il fiume, le frane ripetute, l'invasione delle cavallette nel 1634, le pestilenze del 1458, 1528, 1656-57. Monumenti Centro Storico: XI Secolo Nel centro storico si erge un castello di epoca normanna-sveva e rifatto per volere della committenza nobiliare aragonese, unica costruzione storica che rimane nell'antico borgo di Melito, devastata dal terremoto del 1962. Castello Se incerta è l'origine del castello, già esistente al tempo della conquista normanna, ma il cui primo riferimento storico daterebbe 1062 o 1298, certa è la funzione strategica della struttura, che si erge senza fondazioni sulla roccia, su una piccola altura, che sovrasta la sottostante valle. La forma romboidale irregolare della costruzione, con un corpo centrale allungato e torri angolari circolari (una sola quadrata), indicherebbero un'origine longobarda, presentando i castelli normanni tipicamente forma quadrata, con quattro torri più robuste con cortile centrale. Tale orientamento, sarebbe altresì sorretto dalla creazione da parte dei Longobardi di una serie di fortificazioni nei punti militarmente strategici, quale era Melito, a protezione dalle invasioni dei Greci stanziati in Puglia. Il castello, con una spessa muratura in pietrame, presenta diversi livelli a seconda del piano di fondazione. Era difeso da un fossato, visibile fino a poco tempo fa, da mura e da un avancapo, detto il barbacane (la zona intorno al castello viene ancora oggi ricordata in dialetto col nome di Varvacale). In prossimità del castello, ad una cinquantina di metri, si ergevano le antiche porte, oggi grosse buche ove venivano issate barre di ferro o legno usate per sbarrarle. La presenza di cave a cielo aperto fa ritenere che per la costruzione del castello si utilizzò in prevalenza pietra locale, integrata da materiale alieno. Purtroppo, l'originalità della struttura è stata fortemente compromessa da diversi eventi, quali la sua distruzione parziale per le lotte sul suo possesso, manomissioni intervenute nel corso del tempo (asportazioni di blocchi di rivestimento riutilizzati in alcune abitazioni del borgo), incendi, notevole quello del 1779, a seguito del quale si effettuarono delle riparazioni che fecero perdere al castello i suoi caratteri principali. Nel 1912 fu risistemato il lato occidentale del Castello. Il colpo di grazia arrivò col terremoto del 1962, che lo rese pericolante, tanto che i vigili del fuoco furono costretti ad abbattere la parte più antica, l'unica torre quadrata ed una torre circolare, nell'interno alcune stanze inabitabili. Oggi, l'intera struttura è in rovina. Nonostante conservi il suo notevole fascino, il castello è un imponente rudere, col tetto in più parti danneggiato, pericolante se non addirittura mancante, con mura lesionate, o peggio ancora imbrattate da vernici varie ed invase in più punti dai rovi. Evoluzione demografica Abitanti censiti Persone legate a Melito Irpino Tonino Sorrentino, calciatore. Basilio Minichiello, Presidente Nazionale Conapi. Amministrazione Melito Irpino dal 2009 non fa più parte della Comunità Montana dell'Ufita. Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ Legge Regionale N. 20 dell'11 dicembre 2008 della Regione Campania Voci correlate Valle dell'Ufita Idrografia Lungo il territorio comunale scorre il fiume Ufita, tributario del fiume Calore. Collegamenti esterni Comune di Melito Irpino
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