Melfi (IPA: [ˈmɛlfi],, Mélfe in dialetto lucano) è un comune italiano di 17.730 abitanti della provincia di Potenza, nella Regione Basilicata, terzo per numero di abitanti dopo i due capoluoghi di provincia. Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, la città è diventata un importante centro industriale ed è sede di un gran numero di imprese. Il polo industriale di San Nicola di Melfi, sorto nei primi anni novanta, ospita la fabbrica automobilistica SATA, il più avanzato stabilimento del gruppo FIAT in Italia, basato su sistemi innovativi d'automazione delle fasi produttive e sull'organizzazione del lavoro che massimizza la produttività.
Melfi è stata sede di un tribunale ordinario dall'anno 1862, soppresso dopo 150 anni, con Decreto Legislativo n. 155, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 settembre 2012, nell'intento di riordinare la cosiddetta geografia giudiziaria in funzione dell'ottimizzazione dei costi di gestione e della produttività.
Sin dal 1866, sono stati prodotti vari progetti per la creazione di una provincia distaccata da quella di Potenza. La proposta del 1951 fu approvata dai consigli comunali di 22 comuni, di cui 6 fuori regione, omogenei per scambi commerciali e vie di comunicazione, oltre che morfologia, un territorio esteso su 1.668 km², con una popolazione pari a 148 mila abitanti.
Geografia fisica
Territorio
Melfi si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia) e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto. Il territorio comunale, prettamente collinare, con un'altitudine media di 645 metri sul livello del mare, si sviluppa su una superficie di 205,15 km², secondo comune per estensione nella provincia.
Classificazione sismica: zona 1 (sismicità elevata-catastrofica), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
Clima
Da zona interna, che non risente dell'azione temperata del mare, e con altimetria superiore ai 500 metri, Melfi si ritrova ad avere un clima temperato freddo, con piogge irregolari e presenti perlopiù nelle stagioni autunnale e invernale. Gli inverni sono rigidi con frequenti nevicate. Le estati sono piuttosto calde con un clima secco. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +5,6 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +23,6 °C.
Classificazione climatica di Melfi:
Zona climatica D;
Gradi giorno 1841.
Storia
Origini
La fondazione di Melfi (sebbene abitata da epoche remote) è di ignota datazione ed esistono vari pareri discordanti. Giovanni Pontano e Leandro Alberti sostennero che i fondatori fossero greci; il monaco longobardo Erchemperto nelle sue opere attribuì la nascita di Melfi ad alcune famiglie dell'Impero romano.
Quando Costantino il Grande ricostruì Bisanzio, queste avrebbero deciso di trasferirsi nella città ma, a causa di un violento nubifragio nei pressi di Schiavonia, si sarebbero fermate a Ragusa (Croazia). Dopo esserne state scacciate, sarebbero infine tornate sulle coste italiane e, insediandosi nell'area del Vulture, avrebbero fondato Melfi. Però, per l'insicurezza dalle orde di barbari e le loro scorrerie, continuarono nel loro pellegrinaggio, e fondarono Amalfi (alcuni ritengono che dal nome di Melfi deriverebbe quello della città campana).
Esiste un'altra teoria che ne data la fondazione ai primi anni dell'XI secolo, ad opera del generale bizantino Basilio Boioannes (catapano d’Italia dal 1017 al 1027), poiché non esistono prove documentali dell'esistenza della città in tempi precedenti. Né risulta, con le vicine Rapolla e Venosa, nell'elenco delle città daune nominate da Plinio il Vecchio nel 70 d.C. circa.
Dall'antichità ai Normanni
I primi centri abitati, situati nella frazione Leonessa e resti di una mastodontica necropoli trovati in località Toppo d'Avuzzo a Rapolla attestano che l'area del melfese era abitata sin dai tempi del neolitico; Dauni e lucani furono tra le prime civiltà a insediarsi nel suo territorio. In epoca romana, l'abitato era in secondo piano rispetto ad altre località limitrofe come Venusia (l'attuale Venosa), dato che quest'ultima, trovandosi, assieme a Strapellum (l'attuale Rapolla), in un punto strategico della via Appia, fu un importante centro di scambi commerciali.
Con la caduta dell'Impero Romano, la zona, occupata dai bizantini e poi dai longobardi, iniziò ad acquistare maggior importanza, ma fu con l'arrivo dei normanni che iniziò ad assumere un ruolo fondamentale. Nel 1042, Guglielmo Braccio di Ferro e gli altri membri della famiglia Altavilla ottennero dal duca longobardo Guaimario IV di Salerno il riconoscimento ufficiale della conquista della città, diventando in cambio suoi vassalli, e partirono da Melfi per mettere sotto il proprio dominio l'intero meridione d'Italia.
A Melfi, capitale della Contea di Puglia, si tennero cinque concili, organizzati da cinque diversi Pontefici tra il 1059 e il 1137. Nel I concilio del 1059, il papa Niccolò II riconobbe i possedimenti conquistati dai Normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria,, che divenne vassallo della Chiesa. La città stava passando un momento fulgido della sua storia, e in tale circostanza diventava la Capitale del Ducato di Puglia e Calabria nel 1059.
Melfi, nonostante dovette cedere il titolo di Capitale a Salerno e infine a Palermo, continuò a essere un centro molto importante dell'impero normanno. La città fu luogo di organizzazione di altri Sinodi. Il papa Alessandro II dal primo agosto 1067 presiedette il Concilio di Melfi II; ricevette il Principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, e i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero Altavilla. Nel corso del Concilio di Melfi III, del 1089, il papa Urbano II indisse la Prima Crociata in Terra Santa., poi Pasquale II nell'1101 convocò il Concilio di Melfi IV e infine Innocenzo II nel 1137 celebrò il Concilio di Melfi V, ultimo della serie.
Dagli Svevi agli Aragonesi
Ai Normanni si sostituirono gli Svevi di Federico II Hohenstaufen, che portò Melfi e il suo castello a nuovi splendori. L'imperatore scelse la città come residenza estiva e qui (ma anche nelle località di Lagopesole, Palazzo San Gervasio e, secondo alcune fonti, anche Monticchio) trascorse i suoi momenti di svago, dato che prediligeva le foreste del Monte Vulture per praticare la falconeria (la caccia col falcone), il suo hobby preferito.
Il sovrano svevo promulgò dal castello le Costituzioni di Melfi (o Constitutiones Augustales), codice unico di leggi per l'intero regno di Sicilia, opera fondamentale nella storia del diritto, le cui caratteristiche sono considerate "moderne" da molti storici. Agli Svevi succedettero gli Angioini, e per Melfi iniziò il declino, sebbene Carlo II d'Angiò fece ristrutturare e ampliare massicciamente il castello. Gli Angioini vennero spodestati dagli Aragonesi, che divennero i nuovi dominatori di Melfi.
Poco più di due secoli dopo, quando Melfi era da tempo sotto il dominio spagnolo, l'esercito francese guidato da Pietro Navarro e Odet de Foix causò uno degli avvenimenti più truculenti della storia della città. Infatti, tra il 22 e il 23 marzo 1528, avvenne il cosiddetto assedio di Melfi, passato alla storia come "La Pasqua di sangue", ove la città venne saccheggiata, bruciata e gran parte della popolazione venne sterminata, le cui cifre approssimate si aggirano tra le 3.000 e le oltre 4.000 persone uccise. L'offensiva francese venne sradicata dal re di Spagna Carlo V, che riconquistò Melfi nel 1531, ma la città, ormai ridotta in macerie, fu abbandonata per mesi. Con l'emissione di due editti da parte del sovrano, Melfi venne ripopolata da persone provenienti dagli abitati limitrofi e da una colonia di albanesi; inoltre fu conferita del titolo di “fedelissima” ed esentata dal pagamento dei tributi per 12 anni.
Dal Cinquecento a oggi
Dal 1531 la città fu governata dalla famiglia dei Doria di Genova, sotto la sovranità delle dinastie reali spagnole degli Asburgo e dei Borbone; furono secoli di declino durante i quali avvennero varie insurrezioni sociali, come nel 1728 contro la gabella della farina e nel 1831 per la quotizzazione delle terre demaniali. Il 10 settembre 1656 si diffuse un focolaio di peste, che provocò oltre 500 morti in un semestre. Nel 1742, durante il regno di Carlo di Borbone, l'influente giurista Bernardo Tanucci, dopo la spedizione navale britannica contro Napoli di quell'anno, constatata la vulnerabiltà della città partenopea agli attacchi dal mare, propose invano di spostare la capitale del regno a Melfi.
Proclamata l'effimera Repubblica Napoletana (1799), a Melfi fu piantato l'albero della libertà e la città fu controllata dai giacobini fino all'arrivo dell'esercito sanfedista del cardinale Ruffo, il 29 maggio dello stesso anno. Ruffo riuscì ad impedire il saccheggio della città, anche se numerosi prigionieri perirono nelle prigioni melfitane, non si conosce se per malattia o per maltrattamenti.
Un violento terremoto distrusse buona parte dell'abitato nel 1851, uccidendo un gran numero di persone. Poco dopo l'unità d'Italia, la città, coinvolta nel brigantaggio, subì l'occupazione dell'armata di Carmine Crocco nel mese di aprile 1861, ove si fecero notare i briganti Domenico "Malacarne" Zappella e Michele Schirò. Più tardi la città fu teatro di condanne a morte per i briganti Giuseppe Schiavone, Giuseppe Petrelli e Aniello Rendina, giustiziati il 28 novembre 1864 dai bersaglieri sabaudi.
Il 19 luglio 1868, la città diede i natali a Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro, nonché uno dei maggiori fautori del meridionalismo, assieme a Giustino Fortunato. In era fascista, Melfi, come altri luoghi della Basilicata, fu terra di confino e tra i personaggi costretti al soggiorno obbligato vi furono antifascisti come Manlio Rossi-Doria, Franco Venturi, Ada Rossi, Eugenio Colorni e sua moglie Ursula Hirschmann.
La città fu devastata dal terremoto del Vulture nel 1930, che rese Melfi il comune dell'area maggiormente danneggiato, e subì forti flussi migratori verso il nord Italia e il nord Europa. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu bombardata dalle flotte alleate, per la precisione il 26 settembre del 1943, nel bombardamento ad opera del 12àth NATBF e DAF, che colpì Benevento, Melfi, Foggia, Pomigliano e Sarno; nell'occasione si registrarono numerose vittime tra i civili. Iniziò a vedere una certa ripresa agli albori degli anni novanta, con l'impianto degli stabilimenti FIAT e Barilla presso la zona industriale di San Nicola di Melfi.
Simboli
Blasonatura stemma
Blasonatura gonfalone
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Cattedrale di Santa Maria Assunta
Progettata da Noslo di Remerio, iniziò ad essere costruita nel 1076 per volere di Roberto il Guiscardo, sebbene altre fonti attestano la data d'inizio nel 1153, sotto l'ordine di Guglielmo I di Sicilia. Del suo passato normanno è rimasto ben poco per via dei terremoti e dei ripetuti restauri che hanno reso il suo attuale aspetto prettamente barocco, a eccezione del campanile, eretto nel 1153 per ordine di Ruggero II, il quale conserva ancora uno stile romanico normanno. L'interno ha pianta a croce latina e tre navate, sormontate da un soffitto a cassettoni dorati e da una cupola di forma piramidale a otto facce.
Chiesa di Sant'Antonio
La costruzione avvenne nel 1423 e i restauri dopo il 1851. Fu gravemente danneggiata dall'esercito di Odet de Foix nel 1528, durante l'assedio di Melfi e resistette ai terremoti del 1731 e del 1752, ma quello del 1851 la danneggiò seriamente. Dal XVII al XVIII secolo, la chiesa viene dedicata a Sant'Antonio. Di stile romanico e gotico, conserva affreschi dell'epoca, una statua lignea di Sant'Antonio con Bambino dipinto in oro e un dipinto di Carlo Sellitto raffigurante Le Anime del Purgatorio. Durante le opere di restauro furono scoperti due archi in stile gotico, ove sull'arco trionfale è scolpita la data di ricostruzione (1523), a seguito del sisma del XV secolo.
Chiesa di Sant'Anna e Santa Maria del Suffragio
Edificata nel 1934, la chiesa appartenente alla parrocchia Cattedrale è conosciuta come organizzatrice della processione del venerdì Santo, dove insieme alle immagini sacre della Madonna Addolorata e Gesù Morto, sfilano bambine vestite di nero con in mano i misteri della Passione di Gesù. Tale chiesa organizza anche la processione di Sant'Anna il 26 luglio.
Chiesa della Madonna del Carmelo (Carmine)
Un tempo era parte del Convento dei carmelitani, che occupava buona parte degli stabili circostanti. L'originaria porta in legno (oggi conservata nel Palazzo del Vescovado) presenta immagini che riassumono il tipico esempio della concezione medioevale della morte. La confraternita di questa chiesa (insieme a quella di S. Anna) cura i riti della settimana Santa con l'esecuzione di mesti canti riguardanti la tragedia del Golgota.
Chiesa di San Teodoro
La data di costruzione è ignota sebbene antica, si è a conoscenza solamente che nel 1040 fu elevata a parrocchia dal vescovo Monsignor Baldovino, fino all'anno 1988, quando l'allora vescovo Mons. Cozzi accorpò la chiesa alla Cattedrale. Nell'edificio era conservato un vasetto di legno che conteneva le reliquie di San Teodoro M., di San Sebastiano e San Petronilla ma, dopo il sisma del 1980, questa testimonianza è andata perduta. Vi si trova un crocifisso in legno di medie dimensioni e una statua della "Madonna Desolata".
Chiesa di San Lorenzo
Risalente al 1120, a quel tempo appartenente all'Abbazia di Sant'Ippolito di Monticchio Laghi, è probabilmente l'edificio più antico di Melfi, e consiste in un battistero ottagonale affiancato da un campanile ammezzato.
Altre chiese
Ex Chiesa di Santa Maria la Nova: Sul gentilizio "corso Garibaldi" fa bella presenza la facciata dell'ex chiesa di "Santa Maria la Nova", costruita intorno al XII secolo sotto il dominio dei longobardi, che conserva un bel portale ad arco ribassato caratterizzato da motivi geometrici e incisioni frastagliate a sbalzo. La pianta originariamente era a tre navate; le due laterali sono state separate e trasformate ad uso civile, mentre il campanile ha verosimilmente subito crolli ed è stato demolito.
Chiesa di Santa Maria ad Nives: Fu costruita nel 1570 dall'albanese Giorgino Lapazzaia, giunto a Melfi nel 1534. Legata al rito arbëreshë, in essa si celebrano due antiche tradizioni; quella dello Spirito Santo e quella delle panedduzze.
Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore e Convento: Già sede dei Cappuccini, posizionata sulla collinetta Tabor. Fu costruita nel XIII secolo e all'inizio era una casa di noviziato per poi essere adibita, dal 1696, a studio teologico e filosofico.
Chiese rupestri
Chiesa rupestre di Santa Margherita: interamente scavata nel tufo, risale al 1200. Fu scoperta da Gian Battista Guarini. Gli affreschi rappresentano soggetti come S. Margherita (sopra all'altare principale), l'arcangelo Michele, la Madonna con Bambino, S. Giovanni Battista e Cristo in Trono. Notevole una rappresentazione del motivo di Federico II che si imbatte in tre scheletri, diffuso schema di memento mori. Tra gli affreschi appaiono tre figure laiche in tenuta da falconieri, che, per il critico napoletano Pasquale Capaldo, sono i componenti principali della famiglia imperiale sveva: Federico II, sua moglie Isabella d'Inghilterra e il figlio dell'imperatore, Corrado IV. La rappresentazione melfitana dell'incontro dei tre morti e dei tre vivi è particolarmente insigne, non solo per l'ipotesi che a raffigurare i vivi sia la famiglia imperiale, ma anche perché essa potrebbe essere la più antica raffigurazione pittorica del tema a noi giunta, primato conteso con l'affresco di identico soggetto iconografico conservato nel Duomo di Atri, pur con alcune varianti
all'interno dello schema generale.
Chiesa rupestre della Madonna delle Spinelle: scoperta nel 1845 a seguito di una frana, ne resta solo la cappella terminale (resti della navata furono spianati negli anni settanta per creare un piazzale antistante) di pianta esagonale con sei semicolonne che sostengono un cornicione. In era medievale era una parte della Basilica di Santo Stefano, una costruzione paleocristiana con più navate e cappelle annesse. Secondo alcune leggende, in parte confermate, vi era un lungo cunicolo sotterraneo che collegava il complesso con il Castello. Fu luogo di varie riunioni e congressi e si sostiene che da questa struttura partirono i soldati normanni capeggiati da Boemondo e Tancredi d'Altavilla per la prima Crociata in Terra Santa..
Chiesa rupestre di Santa Lucia: Situata in contrada Giaconelli, a metà strada tra Melfi e Rapolla, è costituita da un solo ambiente con volta a botte. Gli affreschi della cripta, risalenti al XIII secolo e restaurati dal pittore prof. Tullio Brisi, presentano uno stile prettamente bizantino e illustrano le storie della santa. Inoltre vi è una raffigurazione della "Madonna con Bambino" seduta su trono mosaicato, tipica opera bizantina.
Chiesa rupestre dello Spirito Santo: Interamente scavata nella roccia, si trova a circa 900 metri di altezza tra i boschi del Monte Vulture. Conserva una statua della madonna, che viene portata per le via della città durante la festa della Pentecoste in memoria della battaglia tra francesi e spagnoli a Melfi.
Architetture civili
Piazze e Rioni
piazza Duomo: chiamata anche Largo Marconi, è la zona in cui si trovano la Cattedrale e il Palazzo del Vescovado (Melfi). Nel periodo di ottobre dà luogo alla Sagra della Varola, festa dedicata alla famosa castagna di Melfi, il "marroncino".
piazza Umberto I: chiamata anche la piazza (la chiazz), rappresenta l'agorà cittadina dall'XI secolo, epoca in cui era il fulcro del borgo medievale. I vicoli, i vicoletti e le gradinate della piazza conservano ancora rilievi, pozzi, portali e decorazioni in pietra. È una cavea per eccellenza da presentare come caso di studio.
corso Garibaldi: chiamato anche strada del vescovado, dal 1500 è la principale arteria della città ed è luogo di vari palazzi gentilizi.
rione Chiuchiari: venne fondato nel 1534 dagli immigrati albanesi capeggiati da Capitan Kiukieri (da cui proviene il nome). Fu da loro abbandonato nel 1597 per trasferirsi nella vicina Barile.
via Vittorio Emanuele: altra arteria storica di Melfi, si contraddistingue per testimonianze storiche come il portale in pietra di Rapolla (1527) e il portale appartenente all'ospedale gestito dalla comunità francescana, datato 1664.
piazza Abele Mancini: detta anche piazza mercato, perché era il luogo fuori le mura dove si teneva anticamente il mercato. È stata oggetto di una riqualificazione ultimata nel 2006, uno dei rari casi in Italia in cui il progetto vincitore di un concorso di idee è stato realizzato. Presenta un percorso pedonale che unisce il borgo medievale al Municipio, ravvivato da una fontana con panche.
rione Bagno: in passato noto come il borgo, è situato al di fuori della cinta muraria che circonda la città ed era sede delle attività produttive favorite dal passaggio del fiume Melpes.
Palazzi
Palazzo della Corte: Costruito nel XVI secolo, l'edificio è stato per oltre un secolo la sede del municipio; attualmente ospita la proloco. Al suo interno vi è un busto di Federico II, donato alla città di Melfi dalla Repubblica Federale Tedesca. Nel 1922 il Comune di Melfi murò, nell'atrio del Palazzo Municipale, una lapide marmorea con la seguente epigrafe:
Palazzo del Vescovado: In origine un edificio normanno dell'XI secolo, nel corso del tempo subì varie modifiche, a causa dei terremoti, fino a raggiungere uno stile barocco nel Settecento. All'interno esiste una pinacoteca ove sono esposti dipinti di Nicola da Tolentino a Cristiano Danona. È sede del Museo Diocesano e della biblioteca vescovile, che conserva documenti come le cinquecentine.
Palazzo Araneo: Presenta una facciata in stile rinascimentale, ma la parte restante della struttura è ritenuta risalente al Medioevo. Un tempo adibito a tribunale, si affaccia su un giardino pubblico nel quale si ammirano due monumenti, con busti in bronzo, del sen. Floriano Del Zio e dell'on. Arduino Severini. Un tempo il palazzo era di proprietà della ricca famiglia Mandina.
Palazzo Severini: Risale al XVI secolo e fu un convento dei Carmelitani. Divenne poi proprietà di Decio Severini, scrittore e professore universitario presso gli atenei di Pisa e Roma, nonché direttore generale delle irrigazioni in Argentina e progettista di grandi opere in Italia ed Egitto. Il palazzo, attualmente è sede di un'agenzia assicurativa.
Palazzo Sibilla: Edificio eretto nell'XVI secolo, era la dimora natale del generale Ascanio Sibilla, decorato di medaglia al valor militare e benemerito per i soccorsi e gli aiuti umanitari ai terremotati di Messina, nonché sindaco di Melfi tra il 1952 e il 1956.
Palazzo Donadoni: Edificio appartenuto alla famiglia omonima, originaria di Bergamo. Geromino Donadoni, vissuto nella prima metà del XVI sec., vi esercitò il potere di vicegovernatore. È sede del museo civico ed è luogo di diverse mostre culturali.
Altri palazzi: Palazzo Mandini presenta una facciata in stile neoclassico, sotto la quale vi è un nucleo originario di epoca cinquecentesca; Palazzo Pierro già convento dei Somaschi, appartenente al XVII secolo; Palazzo Pastore XX secolo; Palazzo Tisbi XV secolo; Palazzo Aquilecchia XVI secolo; Palazzo Lospinoso-Severini XIX secolo.
Fontane
Fontana del Bagno: Costruita nel 1928, era il lavatoio della città e fonte per le scorte idriche per le case sprovviste d'acqua corrente.
Fontana del Bagnitello: In tempi passati fu un centro di ristoro per il viandante, per il pellegrino e per il contadino con i suoi animali, è stata ristrutturata nel 2003 con il contributo dell'associazione Lucani in Umbria.
Fontana Stazione: Di recente costruzione (1989) è situata nella piazza antistante alla stazione di Melfi.
Fontana Acqua Santa: Edificata nel XX secolo, situata nella frazione Foggiano.
Architetture militari
Castello
Edificato dai normanni, è uno dei più noti della Basilicata e uno dei castelli medievali più rappresentativi del meridione. Roberto il Guiscardo vi confinò la prima moglie Alberada, ripudiata per sposare Sichelgaita di Salerno. Federico II promulgò qui le Costituzioni di Melfi. Con l'avvento degli angioini il castello subì radicali restaurazioni e fu nominato nel 1284 residenza ufficiale della moglie di Carlo II d'Angiò, Maria d'Ungheria. Gli Aragonesi affidarono il castello prima alla famiglia Caracciolo e poi al principe Andrea Doria, i cui discendenti lo mantennero fino al 1950.
Cinta Muraria
Il centro storico di Melfi è interamente circondato da mura turrite costruite per lo più dai Normanni che si estendono per oltre quattro chilometri. Il circuito segue l'orlo del pianoro su cui fu costruita la città, cinto da ogni parte da scoscendimenti, a tratti da veri e propri precipizi. L'opera costituisce un raro esempio di fortificazione nel sud Italia. Le fasi costruttive della cinta muraria appartengono al periodo bizantino, normanno, svevo e aragonese. Gli ultimi ad apportare modifiche strutturali furono Niccolò Acciaiuoli nel trecento e Sergianni II Giovanni Caracciolo, 2º Duca di Melfi, nel quattrocento, a cui risale la sistemazione attuale, per difendere la città dalle artiglierie nemiche. Assedi e terremoti hanno reso necessari continui restauri e il sisma del 1930 ne ha seriamente compromesso la struttura.
Porte
Porta Venosina: È una delle sei porte cittadine ubicate nella cinta muraria, sebbene tre di queste (Porta del Bagno, Porta SS. Maria e Porta Sant'Antolino), a causa di terremoti e saccheggi, non esistano più. Risalente all'epoca sveva, è l'unica ancora in buono stato e fu realizzata sull'antico tracciato verso Venosa e la via Appia. Alla destra dell'ingresso è osservabile lo stemma di Melfi e, a sinistra, quello dei Caracciolo che restaurarono le mura sul finire del Quattrocento. Federico II vi fece apporre una lapide che decantava la gloria e la grandezza della città, sostituita più tardi da Sergianni II Giovanni Caracciolo, 2º Duca di Melfi, con quella ancor oggi visibile, anche se illeggibile. L'arco ogivale è di origine sveva, mentre la torre cilindrica fu aggiunta nel Quattrocento da Caracciolo.
Porta Troiana: Fu costruita nel XV secolo, per volere di Troiano Caracciolo, 1º Duca di Melfi, da cui essa prese il nome. Di questa opera sono rimasti solamente i ruderi.
Porta Calcinaia: Era la porta più vicina al castello. Conduceva dalla zona artigianale, dove si produceva calce e argilla (da cui il nome), al centro storico e all'attuale Via Normanni, che tuttora porta al Castello. Anche di questo varco resta solo qualche testimonianza.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Etnie e minoranze straniere
Gli stranieri regolari sono 581 (265 maschi e 316 femmine) al 1º gennaio 2013. Le comunità più rappresentate sono:
Romania: 238
Ucraina: 95
Albania: 67
Marocco: 53
Tunisia: 33
Bulgaria: 27
Lingue e dialetti
La parlata locale, parte integrante dei dialetti italiani meridionali, è fortemente influenzata dalla lingua francese e spagnola, con alcuni elementi greci e albanesi. Similmente al francese, in genere la “e” finale di parola non accentata, è muta; la “u” in molte parole si pronuncia “iu” e in altri diversi casi con il dittongo inverso. Alcune parole hanno forti similarità con la lingua transalpina esempi: sedia e nebbia corrispondono, rispettivamente, a segge e neglie in melfitano, siège e neige in francese, ma v. anche seggio, seggiola in italiano, in cui l'autoctona palatalizzazione /dj/ > /dӡ/ è del tutto normale, ed è da notare che la forma neglie con /ʎʎ/ non può derivare dal francese neige, con /ӡ/. Sono avvertibili anche influenze spagnole, come la consonante “b” che in genere si trasforma in “v” e altre volte nella labiale sorda “p”. In spagnolo invece, /b/ non diventa mai /v/, visto che l'esito storico dei fonemi /b/ e /v/ è un unico fonema /b/; inoltre la desonorizzazione /b/ > /p/ è sconosciuta allo spagnolo. La parola abbuscà ("guadagnare" oppure "essere picchiati", a seconda del contesto della frase) deriva dallo spagnolo buscar, come anche l'italiano buscare. Il dialetto locale comprende anche alcuni termini di origine latina come cràje (domani), che deriva dalla parola cras; accattà (comprare) da accaptare. Infatti, il dialetto essendo una lingua romanza, quasi tutto il lessico deriva direttamente dal latino. Il dialetto rivela anche il tipo di vita del cittadino del passato, piuttosto chiusa come costume, protetta dall'istituzione famiglia, dove il tempo uomo veniva solo prestato all’esterno, per motivi di lavoro e sopravvivenza: per esempio, per chiedere "come ti chiami?" si usa la forma dialettale “a chi appartin?" (a chi appartieni).
Di seguito alcuni detti melfitani
Dammə ru panə va a Laviddə; vinnətə ru panə e accattətə lu curtiddə (portati questa panella a Lavello, comprati un coltello invece di venderti il pane).
Nu mazəz de pətrəsinə so furnùtə stamatinə, stu pənzirə ca tine ‘ngapə tu guagliò te l'(h)aia fà passà (stamattina al mercato ho venduto un mazzo di prezzemolo, queste strane idee che hai in testa, ragazzo te le devi far passare).
Quannə màmmətə dormə tu pigliə e minətə forə, cə dicimmə dojə paròlə e cumənzàmə a fà l'ammorə (attendiamo che tua madre s'addormenti, poi te ne esci di casa ci mettiamo a chiacchierare e cominciamo a far l'amore).
A te non vole màmmeta, a me non vole zie, se ciamma piglià nuie adda ess destine di Die (da parte tua, tua madre non vuole, da parte mia ci sono le zie, se proprio ci dobbiamo unire deve essere il destino a volerlo).
Mazz e panell fann i fegl bell, panell senza mazz fann i fegl a cap d mazz (punizioni e nutrimento rendono i figli belli, pane e impunità li rendono testoni)
A lava' la cap au cioccj pird timp, acqua e sapon (a lavare la testa all'asino perdi tempo, acqua e sapone)
Istituzioni, enti e associazioni
Ospedale di Melfi: struttura ospedaliera di riferimento per il nord della Basilicata.
Religione
La città fa parte della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. La diocesi (a quel tempo solo di Melfi) fu fondata nell'XI secolo, con il nome di Dioecesis Melphiensis, ad opera di papa Niccolò II che la rese indipendente dalla Santa Sede. Fu presieduta da vari vescovi come Francesco Monaldeschi, Alessandro da Sant'Elpidio e Juan de Borja Llançol de Romaní. Nel 1528, Clemente VII unì la diocesi di Melfi con quella di Rapolla e secoli dopo, il 30 settembre 1986, si aggiunse anche quella di Venosa, formandone l'attuale comunità religiosa, al giorno d'oggi retta dal vescovo Mons. Gianfranco Todisco.
Tradizioni e folclore
Ancora oggi vive nel folclore melfitano la leggenda della eroica quanto vana impresa di Giovan Battista Cerone (detto Ronca Battista), un boscaiolo che mostrò grande eroismo in battaglia durante lo scontro tra i francesi e gli spagnoli nel cinquecento. Si narra che Ronca Battista, dopo aver aiutato una donna anziana, ricevette da lei un potere magico alla sua roncola. Durante il conflitto tra francesi e spagnoli, Ronca Battista affrontò da solo le truppe francesi che tentarono di introdursi nella città. Il boscaiolo riuscì da solo a tener testa agli invasori, uccidendo oltre 300 francesi, prima di perdere la vita. Gli invasori attuarono una feroce rappresaglia, ove neanche bambini e anziani furono risparmiati.
Di seguito le principali feste religiose:
Festa di S. Antonio da Padova- Grande tredicina al Santo e Processione con i bambini il 13 giugno.
Festa di Sant'Alessandro - dedicata al patrono della città, viene celebrata il 9 febbraio.
Processione del Venerdì Santo - si festeggia in aprile.
Processione di Sant'Anna - si organizza il 26 luglio.
Festa dell'Assunta - si festeggia il 15 agosto.
Festa dell'Immacolata - si festeggia l'8 dicembre.
Festa di Santa Lucia - si tiene il 13 dicembre, nelle piazze dei diversi quartieri dove vengono accesi dei falò per salutare la notte più lunga dell'anno.
Qualità della vita
Ogni anno i giornali Il Sole 24 Ore e Italia Oggi effettuano uno studio sulla qualità della vita delle province italiane, confrontando una serie di dati statistici su: affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione, servizi ambiente e salute, tempo libero, tenore di vita. L'organizzazione Legambiente fa una classifica abbastanza sovrapponibile, denominata "rapporto ecosistema urbano". Di seguito sono elencati gli ultimi rating della provincia di Potenza.
Cultura
Istruzione
Biblioteche
La città è dotata di un sistema bibliotecario, presso il centro Nitti, composto dalle raccolte di diversi enti proprietari:
biblioteca Gian Paolo Nitti: con una patrimonio di 9000 volumi, che registra oltre cinquemila presenze e più di 25000 prestiti l'anno;
biblioteca comunale Carolina Rispoli: con oltre diecimila volumi e giornali di inizio Novecento, in parte donati alla città dagli eredi della scrittrice;
collezione libraria di Sandro Pertini, composta da 2000 libri;
biblioteca dell'Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo (UNLA), circa un migliaio di testi.
biblioteca vescovile, collocata nel Palazzo del Vescovado (Melfi), che conserva documenti storici come le cinquecentine.
Il centro culturale Francesco Saverio Nitti: ubicato in vico San Pietro, adiacente alla casa natale di Francesco Saverio Nitti, è sede della omonima fondazione, costituita fra la Regione Basilicata, la Provincia di Potenza, il Comune di Melfi, il Comune di Maratea, l'associazione non riconosciuta Francesco Saverio Nitti e l'Università degli Studi della Basilicata. Vi si svolgono convegni sulle politiche economiche e sociali, corsi di alta formazione e si promuovono borse di studio.
Scuole
Liceo scientifico Federico II di Svevia: fondato nel 1865, è tra i più antichi licei della Basilicata. Agli inizi comprendeva 300 alunni e venne frequentato da personalità come i professori universitari Leopoldo Di Muro e Vincenzo Tangorra.. Attualmente l'istituto include anche sezioni di liceo linguistico e liceo classico. È sede delle Olimpiadi Internazionali della Multimedialità.
Istituto di istruzione superiore Guglielmo Gasparrini: fondato nel 1882,. Comprende le sezioni: Ragioneria, Geometra, Alberghiero.
Mediashow è una manifestazione annuale organizzata dal liceo scientifico Federico II di Svevia di Melfi con il patrocinio e contributo di varie istituzioni. Propone un workshop avanzato sulla comunicazione multimediale, insieme a un concorso internazionale sulla multimedialità, con temi scelti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Si svolge ad inizio primavera e coinvolge centinaia di studenti provenienti dalle scuole superiori italiane e internazionali; ai primi dieci classificati viene consegnato un attestato del MIUR e un premio in denaro.
Formazione professionale
L'università Popolare Francesco Saverio Nitti opera nel campo della formazione e orientamento professionale ed è un punto di "Internetsocialpoint".
Musei
Museo archeologico: il museo nazionale del Melfese conserva varie testimonianze archeologiche rinvenute nel comprensorio del Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria e dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Da non dimenticare la presenza nella torre, vicino all'ingresso, del cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento originario dell'Asia Minore rinvenuto verso la metà dell'Ottocento e datato II secolo d.C., con figure inserite in una struttura architettonica ai lati e con il ritratto della defunta sul coperchio. Si presume che sia il mausoleo sepolcrale della nobildonna romana Emilia Scaura, morta di parto poco dopo il secondo matrimonio.
Museo civico: il museo civico, situato nel palazzo Donadoni, il quale ospita anche diverse mostre artistiche come fotografie, sculture e opere pittoriche.
Museo diocesano: presso il palazzo del Vescovado si possono visitare Il museo, la pinacoteca e i giardini. Sono esposti arredi sacri, argenti e dipinti delle chiese della diocesi, dei secoli XVII, XVIII e XIX.
Media
Radio
Radio Kolbe Melfi- emittente a sfondo religioso nata nel 1990, proprietà dei frati minori conventuali di Napoli, ha sede presso il convento S. Antonio di Melfi.
Cinema
Melfi è stata scelta come ambientazione dei seguenti film e miniserie televisive:
Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi (1952).
L'eredità della priora di Anton Giulio Majano (1980)
Io non ho paura di Gabriele Salvatores (2003)
Sexum Superando - Isabella Morra di Marta Bifano (2005)
Il mio paese di Daniele Vicari (2006)
Vultour, Le tracce del sacro-territorio e identità di Fulvio Wetzl (2008)
Hai paura del buio di Massimo Coppola (2010)
Un giorno della vita di Giuseppe Papasso (2011)
Il generale dei briganti di Paolo Poeti (2012)
Teatro
Il teatro Ruggero II deve il suo nome al sovrano normanno Ruggero II di Sicilia ed è situato in via Vittorio Emanuele II (un tempo denominata "Rua Grande"). I lavori di costruzione iniziarono il 1º aprile 1856, sui ruderi di una casa popolare, e negli ultimi anni sono stati effettuati massicci restauri. La struttura offre varie stagioni teatrali, convegni politici e iniziative socio-culturali.
Musica
È degna di menzione la "Associazione Musicale Città di Melfi", la banda musicale che sotto altri nomi e altre direzioni artistiche operò a Melfi già alla fine dell'Ottocento, e che attualmente è sempre presente nelle manifestazioni civili, religiose, patriottiche, folcroristiche e sociali della città.
Cucina
La cucina melfitana ha fatto virtù della passata ristretta disponibilità di prodotti agroalimentari, a causa delle tipologie di coltivazioni collinari e dei climi temperati freddi. Come spesso accade, ciò ha scatenato l'arte culinaria delle massaie e dei cuochi delle locande. Le ricette si possono senz'altro considerare parte della cosiddetta dieta mediterranea e cucina popolare. Il consumo di carni e pesci è piuttosto moderato. Il vino tipico è l'eccellente Aglianico del Vulture.
Primi piatti
Maccuarnar: nome dialettale della maccaronara, è il piatto per eccellenza di Melfi, fatto con un tipo di pasta fresca preparata con un mattarello in metallo con lame affilate che consente di ottenere maccheroni con una tipica sezione quadrata. Si condisce con sugo di coniglio o maiale.
Lagane di castagne: altro piatto distintivo fatto con le lagane, varietà di tagliatelle a base di farina di grano duro con una larghezza di circa un centimetro, ottenute da una sfoglia circolare. Questo tipo di pasta viene preparato con farina di castagne, sale, uova, latte, burro, caciocavallo e pecorino grattugiato.
Strascinati con ricotta: un tipo di pasta realizzato con carne mista (maiale, coniglio, vitello, capretto), cipolla, pomodori, ricotta dura grattugiata, olio di oliva e sale.
Tagliatelle e ceci: piatto composto da ceci lessati e soffritti con aglio, pomodori, olio di oliva e sale.
Tagliatelle con fave secche: vengono preparate con fave secche fatte a purea, con l'aggiunta di olio di oliva, pomodori, peperoncino e sale.
Secondi piatti
Pancotto alla melfitana: viene preparato con pane, patate e rape, lessati insieme e conditi nella stessa pentola con un soffritto di olio, aglio e peperoncino.
Pane del pastore: piatto fatto con pane raffermo, fatto bollire con olio, alloro, origano e pomodoro con l'aggiunta di uova cotte in camicia.
Cucinidd: agnello cucinato con pancetta, salsiccia, pomodori, cardi e uova. Per la tradizione, viene consumato nel periodo pasquale.
Cicerchie con crostini di pane e cipolla: legumi lasciati in ammollo, lessati e conditi con un soffritto di cipolla, aglio, e peperoncino, il tutto accompagnato da crostini di pane duro.
Dolci
Carteddate: chiamate spesso anche Scartellate, sono dolci di farina fritti e intrisi di miele o vincotto.
Calzoncelli: in dialetto Cauzuncidd, piccoli panzerotti fatti con sfoglia di farina di grano duro, uova, olio d'oliva (o burro) e vino bianco. Il ripieno è composto da un impasto di cioccolato, mandorle (o castagne), buccia di limone grattugiata e un pizzico di cannella.
Eventi
Scaricavascio: manifestazione in onore di Sant'Antonio, scomparsa negli anni venti del novecento, in cui ragazzi di età compresa dai 15 ai 30 anni costituivano piramidi umane.
Corteo Storico Federiciano: nato nel 1997, è un evento che si tiene nell'ultima settimana di ottobre e rappresenta le attività più importanti svolte da Federico II a Melfi. Si celebra nei giorni di venerdì, sabato e domenica dell'ultima settimana di ottobre e si assiste al raduno dei falconieri di tutta Europa, gara di caccia con i falconi, danze e musiche medievali per le vie principali della città, il corteo dell'imperatore Federico II e dei suoi sudditi, la cerimonia di investitura di un cavaliere secondo il diritto normanno, il torneo medievale degli antichi casati di Melfi e, per concludere, degustazioni di Aglianico del Vulture e prodotti tipici di Melfi come castagne e salumi.
Sagra della Varola: dedicata alla castagna (varola in dialetto locale) si tiene da oltre 50 anni nel penultimo week-end di ottobre in Piazza Umberto I. Protagonista della festa è il tipico "marroncino di Melfi". Oltre alle caldarroste, viene offerto l'Aglianico ed esposti prodotti a base di castagne, come dolci e gelati. Il tutto viene allietato da spettacoli, gruppi musicali e danze.
Festa dello Spirito Santo: conosciuta anche come la "Pasqua di Sangue", ricorda il giorno della Pentecoste, quando ci fu l'assedio di Melfi da parte dei francesi nel marzo 1528 e il ritorno degli abitanti in città dopo il saccheggio con pellegrinaggio sul Monte Vulture, sfilata del corteo storico per le vie della città e spettacoli di sbandieratori e cavalieri in costume.
Notte del Brigante: ideata e realizzata dalla Associazione culturale “MEDITERRANEA 2000” rappresenta una occasione di confronto culturale per riesaminare le vicende drammatiche degli anni che seguirono l'Unità d'Italia, quando la repressione piemontese produsse nelle regioni meridionali condizioni di estrema povertà. L'evento pone i riflettori sul brigantaggio, visto come una forma d'insurrezione contro le misere condizioni di sfruttamento e sopraffazione che subirono i contadini in quegli anni.
Rally Puglia & Lucania: gara automobilistica su terra originalmente denominata Rally del Vulture che parte da Melfi e coinvolge altri comuni come Atella, Bella, Rapone, Rionero, Ruvo del Monte, San Fele e città di altre regioni come Lacedonia (Avellino) e Rocchetta Sant'Antonio (Foggia).Costituisce oggi il più importante evento sportivo della Basilicata avendo validità per il Campionato Italiano ed Europeo Cross Country Rally riservato ai Fuoristrada e per il Trofeo Rally Terra riservato alle vetture da corsa.
Festa delle Pannedduzze: celebrata l'8 dicembre, consiste nella distribuzione del tipico pane azzimo di origine albanese. Tutto ciò risale al momento dopo l'eccidio francese del 1528, quando la cittadina venne ripopolata da vari individui, tra cui una colonia di albanesi venuta a Melfi per un editto dell'imperatore Carlo V. La colonia introdusse questi piccoli pani azzimi, distribuiti durante la messa.
Persone legate a Melfi
Arduino di Melfi ( ? - dopo il 1041), cavaliere longobardo e signore di Melfi.
Rainulfo Drengot ( ? - giugno 1045), cavaliere normanno.
Guglielmo Braccio di Ferro (Cotentin, 1010 circa - Puglia, 1046), cavaliere normanno.
Roberto il Guiscardo (Hauteville-la-Guichard, 1025 circa - Cefalonia, 17 luglio 1085), cavaliere normanno.
Alberada di Buonalbergo (1033 circa - luglio 1122), duchessa, prima moglie di Roberto il Guiscardo.
Boemondo I d'Altavilla (San Marco Argentano 1058 - Canosa di Puglia, 7 marzo 1111), cavaliere normanno, figlio di Roberto il Guiscardo e Alberada di Buonalbergo.
Federico II di Svevia (Jesi, 26 dicembre 1194 - Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250), Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero.
Richiero di Melfi (o Richieri) (Melfi ? - Roma ?), vescovo di Melfi dal 1215 al 1236, prelato di Federico II.
Corrado IV (Andria, 25 aprile 1228 - Lavello, 21 maggio 1254), figlio di Federico II, re di Sicilia e di Gerusalemme.
Maria d'Ungheria (1257 - 25 marzo 1323), regina di Napoli e Sicilia.
Felice Facciuta (Melfi ? - ?), poeta del Rinascimento Italiano.
Sebastiano Facciuta (Melfi ? - ?), umanista controriformista alla corte di Lorenzo il Magnifico.
Giovanni Caracciolo (1372 circa - Napoli, 19 agosto 1432), conte, signore di Melfi.
Andrea Doria (Oneglia, 30 novembre 1466 - Genova, 25 novembre 1560), ammiraglio e politico, principe di Melfi.
Odet de Foix, detto Lautrec (1485 - Napoli, 15 agosto 1528), militare francese, maresciallo di Francia.
Antonio Caracciolo (Melfi, 1515 circa - Châteauneuf-sur-Loire, 1570 circa), vescovo della Diocesi di Troyes, convertitosi al Calvinismo.
Giovan Battista Cerone (detto Ronca Battista) (Melfi, ? - ? ), eroe popolano dell'assedio di Melfi.
Luca Pinelli (Melfi, 1542 - Napoli, 25 agosto 1607), gesuita e teologo.
Benedetto Mandina (Melfi, 12 gennaio 1548 - Napoli, 2 luglio 1604), giurista, vescovo, inquisitore del Sant'Uffizio.
Benedetto Mandina junior (Melfi, 1580 - Tropea, 1646), vescovo.
Andrea Massa (Melfi, 6 giugno 1607 – Gallipoli, 30 gennaio 1655), vescovo.
Celestino Bruno (Melfi, ? - 22 dicembre 1663), teologo e vescovo.
Nicola Albani (Melfi, XVIII secolo - ? ), pellegrino.
Gennaro Sisti (Melfi, 1700 - 1782) abate, ricercatore ed ebraista.
Ferdinando Corradini (Melfi, 1731 - Napoli, 18 marzo 1801), giurista ed economista.
Angelo Duca, detto Angiolillo (San Gregorio Magno, 1734 - Salerno, 26 aprile 1784), bandito sociale
Edward Lear (Londra, 12 maggio 1812 - Sanremo, 29 gennaio 1888), scrittore e pittore, visitò la Basilicata e Melfi in particolare, riportando tutto nell'opera Viaggio in Basilicata.
Floriano Del Zio (Melfi, 2 aprile 1831 - Roma, 1º febbraio 1914), patriota e politico, senatore del Regno d'Italia.
Gaetano Carlucci (Melfi, 17 gennaio 1834 - Córdoba, 12 giugno 1900), teologo e missionario.
Enrico Pani Rossi (Faenza, 1835 - dopo il 1886), politico e scrittore, sottoprefetto di Melfi durante il brigantaggio.
Giuseppe Schiavone (Sant'Agata di Puglia, 19 dicembre 1838 - Melfi, 28 novembre 1864), brigante, fedele luogotenente di Carmine Crocco.
Basilide Del Zio (Melfi, 12 giugno 1839 - Melfi, 18 febbraio 1919], medico e scrittore, biografo del brigante Carmine Crocco.
Abele Mancini (Melfi, 14 agosto 1846 - Melfi, 29 luglio 1899) storico e poeta.
Francesco Saverio Nitti (Melfi, 19 luglio 1868 - Roma, 20 febbraio 1953), economista e politico, meridionalista, ministro e presidente del consiglio.
Giovanni Castellano (Melfi, 1873 - ? ), cuoco e pasticciere, servì anche Edoardo VII e Guglielmo Marconi.
Floriano Del Secolo (Melfi, 10 maggio 1877 - Napoli, 20 giugno 1949), giornalista e politico.
Attilio Di Napoli (Melfi, 4 giugno 1883 - Melfi, 2 dicembre 1953) avvocato e politico, ministro dell'industria del 2º Governo Badoglio.
Arduino Severini (Melfi, 19 agosto 1888 - Bari, 27 luglio 1953) politico, deputato fascista.
Raffaele Cafiero (Melfi, 12 febbraio 1891 - 10 luglio 1959), avvocato, armatore e politico.
Silvio Montanarella (Melfi, 1893 - Roma, 1986) militare, cofondatore del battaglione San Marco, partecipante all'impresa di Fiume, genero di Gabriele D'Annunzio.
Carolina Rispoli (Melfi, 9 maggio 1893 - Roma, 28 novembre 1991), saggista.
Ernesto Lapadula (Pisticci, 6 agosto 1902 - Roma, 24 gennaio 1968) architetto, urbanista e accademico.
Eugenio Colorni (Milano, 22 aprile 1909 - Roma, 30 maggio 1944), filosofo, politico e antifascista.
Pietro Pistolese (Melfi, 7 gennaio 1912 - 6 maggio 1987), avvocato e politico.
Raffaello Lospinoso Severini (Melfi, 22 luglio 1918 - 19 marzo 1981), avvocato e politico.
Grazia Gresi (Melfi, 29 aprile 1920 - Napoli, 17 aprile 2003), cantante.
Alfredo Todisco (Catanzaro, 8 maggio 1920 - Milano, 5 marzo 2010), giornalista.
Francesco Pocchiari (Melfi, 25 giugno 1924 - Roma, 2 gennaio 1989), chimico e scienziato, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità.
Pasquale Festa Campanile (Melfi, 28 luglio 1927 - Roma, 25 febbraio 1986], regista e sceneggiatore.
Giuseppe Josca (Melfi, 29 febbraio 1928), scrittore e giornalista.
Elvio Salvatore (Melfi, 29 marzo 1928 - Roma, 11 gennaio 1990), avvocato e politico.
Anthony Franciosa (New York, 25 ottobre 1928 - Los Angeles, 20 gennaio 2006), attore cinematografico, teatrale e televisivo.
Antonia Ciasca (Melfi, 21 maggio 1930 - Roma, 1º marzo 2001), archeologa.
Mario Martiradonna (Bari, 28 agosto 1938 - Cagliari, 20 novembre 2011), calciatore, militò nelle giovanili del melfi dal 1955 al 1959.
Vincenzo Pontolillo (Melfi, 1938), manager del Banco di Napoli e della Banca d'Italia.
Antonio Soda (Melfi, 28 gennaio 1943 - Reggio Emilia, 1º settembre 2014), magistrato, avvocato, politico, scrittore.
Raffaele Nigro (Melfi, 9 novembre 1947), scrittore e giornalista.
Lucia Di Cosmo (Roma, 25 aprile 1960 - Roma, 16 ottobre 2006), regista teatrale.
Marco Visconti (Torino, 14 settembre 1957), architetto.
Giuseppe Cristiano (Melfi, 9 marzo 1990), attore.
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