Ventimiglia di Sicilia
Ventimiglia di Sicilia (Calamigna in siciliano) è un comune italiano di 2.223 abitanti della provincia di Palermo in Sicilia. Sorge in una zona collinare interna, posta a 540 metri sopra il livello del mare. Nel 1625 fu fondata nel feudo di Calamigna da Beatrice Ventimiglia (in onore della quale, prende appunto il nome) figlia di Giovanni III Ventimiglia (principe di Castelbuono, marchese di Geraci, signore di Tusa, Gangi, S. Mauro e Pollina, Ciminna, Castelluzzo e proprietario del feudo di Calamigna, nonché Vicario Generale e Presidente del Regno di Sicilia) e moglie del conte di Racalmuto Girolamo del Carretto. Nel 1863 fu aggiunto l'appositivo "di Sicilia" per distinguerla dalla Ventimiglia ligure. Storia Pur essendo relativamente recente, la storia di questo piccolo centro presenta ancora molti aspetti oscuri. Infatti esiste, in prossimità dell'abitato, un antico insediamento che non è ancora stato possibile datare con certezza ma che sembrerebbe presentare caratteristiche ritenute interessanti da parecchi studiosi di archeologia. Alle pendici del monte cane, arroccati in posizione strategica, con il monte Cane alle spalle ed una immensa vallata davanti, tantissimi secoli fa in località "castiddazzu" fecero la loro comparsa quelli che furono i primi abitanti di Ventimiglia. Pare infatti che nei dintorni di Ventimiglia di Sicilia, "Calamigna", come viene chiamata dagli stessi abitanti e dai comuni vicini, sia esistito un insediamento databile attorno al V secolo a.C., costituito da un "castello", ovvero un edificio più grande e maestoso per le sue dimensioni e da molte casette sparse, il tutto circondato da ampie mura fortificate, che si estendono per alcuni chilometri a contorno dell'odierna Ventimiglia. Queste mura, per le loro dimensioni odierne (hanno una larghezza di circa 1m per tutta la loro estensione) fanno pensare che in origine potessero raggiungere anche l'altezza di 3-4m. Sono ancora visibili i segni delle cariche di esplosivo usate per demolirle così come si è resa visibile anche la tecnica usata, cioè quella di usare grossi massi all'esterno e pietruzze di dimensione variabile per l'interno. Il ritrovamento di alcuni reperti interessanti ha attirato persino l'attenzione degli archeologi Ewald Kislinger di Vienna e Ferdinando Maurici di Palermo, che hanno parlato dell'esistenza di un “piazzale elevato ricoperto da resti di costruzioni, abbondante materiale ceramico non che numerose tegole a superficie superiore striata, decorazione a pettine tipiche dell’età protobizantina” e del ritrovamento di un sigillo bizantino con monogramma (9.15 g, 26 mm diametro) databile al (tardo) VII secolo, il cui proprietario doveva con tutta probabilità essere un funzionario della amministrazione provinciale di rango medio o medio-alto che aveva contatti con il luogo, ad esempio nel campo delle imposte, oppure un latifondista locale (grecizzato) che si fregiava del titolo onorifico “della classe dei prefetti” senza svolgere una concreta funzione. La presenza dei numerosissimi cocci (basta pensare che si parla di “tappeto di cocci”), fa pensare che nelle vicinanze si trovasse un forno, e questa ipotesi è avvalorata da un fatto: esiste un antico manufatto ancora pressoché intatto che la gente del luogo definisce un torchio usato per la pigiatura dell'uva fino alla metà secolo scorso, ma che gli studiosi indicano come un probabile forno per la cottura della ceramica e solo successivamente destinato ad altri usi. È un caso che sia rimasto intatto, forse per la posizione in cui si trovava, poggiato su due rocce, che rendeva comunque inutilizzabile il terreno circostante. Ipotesi sull'origine del nome Calamigna e Calamignari "Calamigna" è il nome alternativo con cui i paesi vicini, e talvolta anche i ventimigliesi, chiamano la nostra Ventimiglia. In passato era la zona alle falde del Monte Cane, e poi il nome del feudo dove si trova oggi Ventimiglia. Ma da dove deriva Calamigna? Un interrogativo inquietante tra gli studiosi di toponimia, che è a tutt'oggi, supportato da molte ipotesi e nessuna certezza. Ne riportiamo due, tratte da due diversi libri scritti sul nostro paesino da due nostri illustri concittadini. Il Prof. Emanuele Appari la spiega così: data l'esistenza di un antico insediamento e considerando che gli arabi non cambiavano mai il nome del luogo che conquistavano ma aggiungevano un prefisso, in questo caso "Qal'ah" (= rocca fortificata) a cui si deve "Cala-" ad una parte già esistente, ossia "moenia" (in latino "mura") divenuto poi negli anni "-migna", che sta a significare "mura fortificate", di significato ampiamente plausibile per via delle ampie mura che circondavano il sito. Il Sig. Giovanni Leone, invece affida tutto alla somiglianza con altri termini, ossia:kalamos dal greco cannacalaminius, a, um dal latino fatto di canneCALAMIÑIA pronuncia spagnola Calamigna Da qui Calamigna e Calamignari, gli abitanti. Degli esperti agronomi sostengono che nella località in specie le canne non sono coltivabili; ma anche questa resta solo un’ipotesi. (Fonte: http://www.comunediventimigliadisicilia.it/) Evoluzione demografica Abitanti censiti Amministrazione Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1990, p. 693. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Ventimiglia di Sicilia