Destinazioni - Comune

Poggiorsini

Luogo: Poggiorsini (Bari)
Poggiorsini (Paggiarsìne o Poggiorséine in dialetto poggiorsinese) è un comune italiano di 1.462 abitanti della provincia di Bari, in Puglia. Fu un tempo feudo della famiglia Orsini che diede il proprio nome al paese. È il più piccolo centro urbano facente parte del Parco nazionale dell'Alta Murgia, nonché della provincia di Bari. Geografia fisica Il territorio comunale, con un'estensione di 43 km2, è interamente compreso nell'altopiano delle Murge. Il centro urbano sorge in posizione elevata e si affaccia sul vallone del torrente Roviniero, affluente di sinistra del Basentello. Vi si giunge percorrendo, all'uscita di Spinazzola, la statale 169 per Genzano di Lucania in direzione sud-est seguendo il profondo avvallamento della Fossa Premurgiana. Dopo aver rasentato l'altopiano del Garagnone, il gradino delle Murge si alza ripidamente, interrotto da profonde lame. Allo sbocco di una lama c'è la masseria del Garagnone dopo la quale c'è il breve tronco di strada che porta a Poggiorsini. La campagna è molto varia: uliveti e vigneti si alternano ad ampi tratti coltivati a cereali degradanti verso il vallone. Non manca la vegetazione spontanea tipicamente mediterranea, con circa 50 specie di orchidee spontanee. Storia I ritrovamenti archeologici presso i più antichi insediamenti di Grottellini e Castel Garagnone attestano che il territorio di Poggiorsini fu popolato sin dal Paleolitico antico, anche grazie alla presenza di sorgenti d'acqua perenni che ancora scaturiscono nelle sue prossimità come fontana D'Ogna, fontana Latrigna o i torrenti di Capo d'Acqua e di Roviniero. I primi insediamenti furono favoriti anzitutto dalla strategica posizione, quasi a metà strada tra i centri di Silvium (Gravina in Puglia) e Ad Pinum (Spinazzola), lungo il tracciato degli antichissimi tratturi che prepararono il fondo tanto alla via Appia antica quanto alla cosiddetta via di Cipro (tratturo dei Pezzenti). Un altro dei fattori che favorirono l'insediamento fu anche la presenza di cavità naturali come il complesso sistema rupestre delle Grottellini collocato ad ovest del paese, presso la masseria Salomone, quasi al limite della via Appia, di fronte alla Rocca del Garagnone. Si tratta di un sito archeologico importante e, fino ad oggi, ancora poco studiato, che va messo in relazione con altri siti limitrofi per completare un mosaico archeologico stratificato e di estremo interesse, dal Neolitico al tardo Medioevo. Ma è soprattutto a partire dal IV secolo a.C. che i reperti archeologici rinvenuti attestano una più consistente presenza di insediamenti sparsi lungo la via Appia e al sistema viario ad essa connesso. I 30 km dell'attuale perimetro dell'agro di Poggiorsini delimitano un territorio strategico, un crocevia obbligato ed esclusivo, almeno fino alla costruzione della via Traiana, per tutti coloro che con gli animali o con gli eserciti, attraversavano gli Appennini meridionali per dirigersi verso lo Ionio e l'Adriatico. Fu una stazione della via Appia antica e del tratturo Melfi-Castellaneta. Nel Medioevo il suo territorio fece parte del feudo di Castel Garagnone e appartenne agli Altavilla di Andria fino al 1190, quando fu tolto al conte Ruggero . Nel 1197 fu donato ai Cavalieri Gerosolimitani di Malta del Priorato di Barletta. Parte delle sue contrade furono dei Cavalieri Templari, di istituzioni ecclesiastiche e di famiglie benestanti di Gravina. Un documento di epoca normanna, risalente al 1197, riporta il toponimo di Mons Folicatus cui si fa risalire la prima testimonianza scritta che attesta, appunto, l'esistenza di una contrada che risultava a quell'epoca già aggregata al Feudo Garagnone, dato in beneficio da Enrico VI a frate Diligio, priore dell'Ordine dei Gerosolimitani di Barletta. Il toponimo ("fogliame") indica in modo esplicito l'esistenza di una ricca vegetazione spontanea che copriva le alture e la fossa intorno a Poggiorsini, di "fogliame", di macchie e arbusti. L'area si prestava ad essere utilizzata soprattutto da pastori che potevano trovare in loco terreni adatti al pascolo per le greggi ma anche un rifugio più lontano e al riparo dalle rappresaglie cui gli insediamenti più popolosi e vicini erano non di rado sottoposti, a causa delle vicende belliche legate alla penetrazione romana e alla lotta tra tarantini, messapi e lucani. Solo a partire da un documento del 1197 è contemplato anche il toponimo Curtem Templi (Grottellini), un possedimento che appartenne quasi sicuramente ai Templari fino alla soppressione dell'Ordine nel 1308. La riorganizzazione territoriale imposta dai Normanni determinò la costruzione di vari castelli come il presidio di Monte Serico, sopra il laghetto del Basentello e, nei pressi di Poggiorsini, del Castello di Garagnone, che si erge su una rocca a dominare il traffico lungo la via Appia. Allo stesso periodo si deve ascrivere la leggenda di Fontana d'Ogna, situata nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria di Poggiorsini. Si vuole infatti che la sorgente sia scaturita dallo scavo provocato dall'unghia del cavallo assetato di Orlando, il paladino di Francia, che, a sua volta, in preda alla pazzia, recise con la sua spada una roccia carsica del Costone murgiano. Nel 1273 i territori comprendenti Monte Folicato, Grottelini e, ad est, Montegrosso risultano inclusi nel feudo e nella università di Gravina. Il toponimo di Monte Folicato viene sostituito da quello di Macchia Vetrana (Macula Veterana), anch'esso in realtà un fitonimo indicante la presenza di macchie e boscaglie selvagge, come attesta il documento, di alcuni secoli successivo, relativo al passaggio di proprietà in favore della famiglia degli Orsini, datato 1609. Prima di questa data il territorio intorno a Poggiorsini, in particolare il Feudo del Garagnone, sarà al centro di continue contese tra feudatari e fra questi e le Università di Gravina o di Altamura (in quanto i cittadini di quest'ultima beneficiavano di usi civici nel territorio del Garagnone). Nel XVI secolo la contrada Macchia Vetrana registra la presenza di varie famiglie proprietarie a cui si aggiungono i frati Agostiniani e Francescani appartenenti ai rispettivi conventi della vicina Gravina e il cui apporto risulta decisivo per la stabilità e la consistenza dell'insediamento, specie dopo l'abbandono del casale del Garagnone. A partire dal 1609 l'area divenne di proprietà privata degli Orsini, duchi di Gravina. A partire da quegli anni la "Pezza di Macchiavetrana" si connota come un più stabile insediamento col nome di Poggio degli Orsini. La costruzione del casale fu voluta dal duca Michele Antonio Orsini come risulta da un apprezzo del 1686. Gli Orsini operarono d'imperio e contro le consuetudini legate agli usi civici cui erano sottoposte alcune aree e, soprattutto, entrando in conflitto con l'Università di Gravina. Con l'intenzione di trasformare il casale in un embrione di "città" autonoma e tendenzialmente autosufficiente, gli Orsini razionalizzarono a loro modo, con ogni abuso, le attività economiche legate all'agricoltura e alla pastorizia, utilizzando le strutture rurali esistenti nel territorio. Fecero costruire il palazzo ducale (1723-1727) e la chiesa dedicata a Maria Santissima dei Sette Dolori (1726-1727) con annesso cimitero, il molino, il forno, il mattatoio. Nel 1808, con l'eversione della feudalità, tutto il complesso di Poggiorsini divenne frazione della città di Gravina. Verso la metà del secolo alcune case vengono costruite intorno al vecchio casale. Dal 1907, anno in cui il duca Filippo Bernoaldo Orsini abbandona i suoi possessi ormai venduti all'asta, si inaugura una nuova fase di gestione della borgata. Dopo che il terremoto del 1930 aveva distrutto buona parte degli edifici più antichi della città, nel 1937, si apre ai fedeli la nuova chiesa parrocchiale, nuove costruzioni sorgono con uno sviluppo urbanistico a scacchiera intorno alla piazza del Popolo. Nel secondo dopoguerra, la comunità di Poggiorsini invocò l'autonomia amministrativa dalla città di Gravina, che infine ottenne grazie al commendatore e commissario prefettizio Vladimiro Borino nel 1957. La prima amministrazione comunale fu eletta nel 1960. Monumenti e luoghi di interesse Castello del Garagnone Lungo il tracciato tra Gravina e Spinazzola, a 3 km da Poggiorsini, sorgeva il Castello del Garagnone. Il rinvenimento di iscrizioni d’età romana sembrano avallare l’ipotesi che il Garagnone insista sul luogo di fondazione dell’antica Silvium, città peuceta citata da Strabone, da Diodoro Siculo, da Livio, oltre che da vari itinerari antichi, come centro importante, conquistato dai Romani nel 250 a.C. Proprio ai piedi della rocca doveva passare la via Appia. Ma solo a partire dal XII secolo la storia del Garagnone incomincia a delinearsi con chiarezza. Nel 1129 compare per la prima volta in alcuni documenti il nome di Rogerius Varannone, feudatario di Terlizzi. Nel 1197 il castello viene donato ai Frati di San Giovanni Gerosolimitano di Barletta che lo conserveranno fino alla metà del XIV secolo. In più occasioni il Garagnone è citato come castello di Federico II. In particolare il castrum compare in un elenco di castelli e domus imperiali federiciani (lo Statum de reparatione catrorum del 1241-1246+). Dopo la morte di Federico II di Svevia, anche gli Angioini prestarono particolare cura al Garagnone. L’importanza del castello derivava soprattutto dalla sua posizione privilegiata che insieme ai Castelli di Monte Serico e di Palazzo San Gervasio formava un sistema efficace di controllo e di difesa proprio ai confini della Lucania. Funzione militare quindi ma non solo. Il castello e il casale sono presenti in cronache che indicavano anche l'importanza produttiva del luogo, nonché fu un importante possedimento dei Grimaldi Principi di Monaco Marchesi di Campagna dal 1532 al 1641. Le notizia permettono di seguire le vicende del feudo almeno fino 1731 quando il castello venne distrutto da un violento terremoto. II borgo antico Il borgo antico di Poggiorsini ha origini che risalgono alla seconda metà del XV secolo, quando inizia a prendere forma il Casale di Macchia Vetrana. Tale insediamento si poneva in relazione con una serie di strutture rurali sparse sul territorio circostante, in particolare a nord con la Fontana D'Ogna e a sud con la grande masseria per pecore Capoposta e con il torrente Roviniero. Il duca Michele Orsini, come risulta da un documento del 1686, fece costruire il casale che funse da catalizzatore di pastori e braccianti in cerca di occupazione o di altre dimore. Una serie di addendi rurali trasformarono l'insediamento in un borgo rurale di una certa consistenza, oltre che di controllo e di presidio delle vie di comunicazione più importanti. Tra il 1723 e il 1727 furono costruiti il Palazzo Ducale e la nuova chiesa parrocchiale sempre per volere di un Orsini, Filippo Bernoaldo I, nipote del papa gravinese Benedetto XIII. Da quel momento, intorno al palazzo, sorsero varie costruzioni più modeste. Abbandonato nel 1907 dagli Orsini, il palazzo divenne proprietà del Comune di Gravina nel 1917, ospitando i pochi servizi pubblici esistenti (scuola elementare, caserma dei Carabinieri, l'ufficio postale e quello dello Stato Civile, nonché la residenza del medico condotto). Nel 1930 il terremoto del Vulture compromise seriamente una parte consistente della struttura che verrà demolita nel 1934. Quello che resta dell'antico casale, del palazzo Ducale e della chiesa, ormai sconsacrata, di Santa Maria dei Sette Dolori è oggi in stato di abbandono nonostante alcuni lavori di restauro già eseguiti dalla Soprintendenza.. La chiesa di Maria Santissima Addolorata Fu costruita, a tre navate, subito dopo il terremoto del 1930, tra il 1933 e il 1937, e consacrata nel 1988. All'interno si conserva un pulpito ligneo realizzato da Vito Tritto di Acquaviva; dietro il fonte battesimale vi è una tela di datazione incerta con l'immagine di Sant'Antonio. Nella navata di sinistra è collocata una pregevole Deposizione settecentesca di Leonardo Antonio Olivieri. Lingue e dialetti Dialetto poggiorsinese In realtà non assume molta rilevanza, tuttavia può essere visto come una via di mezzo tra dialetto gravinese (ad esempio condivide tiche che significa te) e spinazzolese (condivide l'apertura delle vocali in e, esempio sgaméte), con delle influenze lucane (es. pegghiatavélle invece di pegghiataville). Il dialetto poggiorsinese è fondamentalmente quello parlato in origine dal primo nucleo di abitanti provenienti in massima parte da Gravina di Puglia, e in numero minore da Altamura, Spinazzola, Trani, Molfetta, Terlizzi, Polignano, Candela. Il linguaggio di tutti i Comuni predetti, adeguato alla pronuncia del dialetto gravinese, deriva dalle lingue: -degli Jàpigi (dauni, peucezi),presenti sul trerritprio pugliese già dal 1.500 a.c., di origine indo-europea; -dei popoli che hanno colonizzato la Puglia, greci,(IX secolo a.c.) latini o romani,dopo il 500 a.c., e greci-bizantini, germani ( ostrogoti, longobardi, normanni, svevi), francesi, spagnoli, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, 476 d.c; per ragioni politiche, diversi popoli germani erano già presenti su tutto il territorio italiano prima del 476 d.c. Si è adeguato alla pronuncia gravinese anche il linguaggio dei primi abitanti provenienti da comuni di regioni diverse da quella pugliese, Solofra, Terracina, Vallata, Matera, Rionero in Vulture. Durante l’occupazione romana , in tutta l’Italia era usata come lingua principale il latino parlato o “volgare” o “ popolare”, derivato dal latino classico, che dopo la caduta del predetto Impero Romano si frantumò in tante parlate diverse o tanti dialetti d’Italia, suddivisi in 2 tipi principali: dialetti italiani settentrionali, dialetti italiani centro- meridionali e 2 idiomi con proprie caratteristiche, (sardo, ladino). I dialetti centro-meridionali comprendono 5 varietà: toscani, corsi, mediani, meridionali e meridionali estremi (salentino, calabrese, siciliano). I dialetti meridionali sono rappresentati dai dialetti umbro-laziale-marchigiano, abruzzese-molisano, campano, lucano e pugliese (Capitanata e Terra di Bari). I dialetti dei gruppi predetti, hanno molte differenze tra di loro, in quanto gli abitanti d'Italia rimasero divisi per molti secoli dopo la caduta dell'impero romano.Con l'unità politica dell'Italia (dal 1859 al 1870), la lingua italiana, ex dialetto fiorentino,divenne la lingua ufficiale per tutti gli italiani, pur rimanendo vivi i numerosi dialetti locali. L'idioma di Poggiorsini (Terra di Bari), nel tempo si è differenziato dal dialetto di base gravinese, assumendo caratteristiche proprie, specialmente nella pronuncia e si è arricchito di nuove parole del lessico di cittadini di altri comuni (Corato, Ruvo, Santeramo in Colle, Grumo Appula, ecc ecc), stabilitisi in Poggiorsini. E’ da notare, che delle parole, ad esempio: nzìne,prène, cameracambre, sùste, fanno parte del dialetto laziale; altre sono simili a parole del siciliano, ad esempio acchianàre=salire, poggiorsinese=anghianè, attuppatiedde=chiocciole, in poggiorsinese attuppè=tappare, scìnnere=scendere, in poggiorsinese=ascenne; altre , come tavùte, uagnòne,zaraffe,zèmbre, sono simili a parole del dialetto napoletano,tavùte, uagnòne, zaraffe, zimmaro; la parola vòreje è usata anche nel Molise, a Roccaravindola di Montaquila. Prof. DOMENICO CIRASOLE (Testi consultati: ”LA LINGUA E IL NOSTRO MONDO di Francesco Sabatini, casa Editrice Loescher, Torino e ”POGGIORSINI" di M.D’Agostino, A.J. Di Palo, V.Mazzotta, p.a.S.Picerno, F.Raguso, V.A.Sirago). Il dizionario del dialetto poggiorsinese è consultabile nel sito della Proloco. [1] Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 52 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Tunisia 27 1,86% Albania 15 1,03% Amministrazione Poggiorsini è considerato "Comune d'Europa" perché gemellato con alcuni centri europei , interessati a progetti pilota per l'integrazione delle attività primarie con quelle del turismo e della cultura. Note Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Poggiorsini
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