Ruvo di Puglia (IPA: ['ruvodipuʎ:ʎa], Rìuve in dialetto barese, IPA: ['riːuvə]) è un comune italiano di 25.650 abitanti della provincia di Bari in Puglia.
Fa parte del Parco nazionale dell'Alta Murgia, del quale ospita un ufficio operativo, ed era inclusa nella Comunità montana della Murgia Barese Nord-Ovest . Vi ha anche sede il Museo archeologico nazionale Jatta che ha accresciuto la fama della città grazie alle migliaia di reperti archeologici di età ellenistica ivi conservati, tanto da assurgere a simbolo comunitario il vaso di Talos, pezzo pregiato della collezione. È inoltre il terzo comune per estensione della Provincia di Bari ed è una città dell'olio oltre che città d'arte.
Geografia fisica
Territorio
L'agro di Ruvo con i suoi vigneti, oliveti e seminativi è uno dei più estesi della Terra di Bari. Il territorio si estende per 222,04 km² e confina a nord con Bisceglie, a nord-est con Terlizzi, a est con Bitonto, a sud-est con Altamura, a sud con Gravina in Puglia, a sud-ovest con Spinazzola e Andria e a ovest con Corato. Il territorio incluso nel Parco nazionale dell'Alta Murgia, presenta le caratteristiche tipiche del paesaggio carsico pugliese: doline, valli carsiche o lame, tra le quali si ricorda il corso superiore della Lama Balice (altrimenti detto in passato torrente Tiflis), oltre a gravi e grotte, tra cui la Grave della Ferratella, che è la più profonda in regione, e l'Abisso di Notarvincenzo. Inoltre l'agro ruvestino è caratterizzato dal tufo, la più diffusa roccia della zona, da terreni argillosi e ciottolosi.
Flora e fauna
Il versante adriatico presenta una macchia boschiva, estesa per 1100 ettari, comprendente numerosi gruppi di quercia roverella, tipici della zona, mentre nell'entroterra la maggiore esposizione ai venti ha creato una vegetazione selettiva caratterizzata da arbusti e rovi. Nell'agro sono state identificate 1500 specie vegetali tra le quali spicca la stipa austroitalica. Nei pascoli sorgono specie endemiche come orchidee selvatiche e strati erbacei caratterizzati da ferule, asfodeli e graminacee. Tipico della zona, tra la vegetazione spontanea, è senza dubbio il fungo cardoncello mentre nei boschi prevalgono oltre alle roverelle i fragni, le querce spinose, i lecci, i cerri e i farnetti. Nel sottobosco sono presenti specie di gigari e peonia mascula.
L'habitat dell'Alta Murgia non offre esemplari di animali di grossa stazza ma può annoverare la presenza di volpi, cinghiali, lepri, ricci e vipere. Tuttavia è di particolare interesse l'esistenza di numerose specie di insetti e uccelli. Tipiche della zona sono le calandrelle, le allodole, le cappellacce e le tottaville. È inoltre abbastanza numeroso il gruppo di rapaci tra i quali sono presenti sparvieri, nibbi reali, nibbi bruni, bianconi, lanari ed una importante popolazione di falchi grillai. Gli ambienti carsici sono invece caratterizzati da esemplari di tritone italico, rospo, raganella, rana verde e ululone appenninico mentre l'aspetto secco e petroso della Murgia favorisce l'esistenza di rettili come il geco di Kotschy e il colubro leopardino.
Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 aggiornata al 16/01/2006 con le comunicazioni delle regioni.
Clima
Il comune è soggetto a un clima mediterraneo (o, secondo la classificazione di Köppen, clima temperato delle medie latitudini), caratterizzato da estati secche e afose e da inverni miti e abbondantemente piovosi. Le nevicate sono poco frequenti, più probabili a febbraio, ma la neve fa comunque la sua comparsa almeno 2-4 volte l'anno, il più delle volte senza posarsi o sciogliendosi dopo qualche ora. Non mancano a ogni inverno le giornate con basse temperature prossime allo 0 °C, a causa delle correnti provenienti dal Nord Europa, dai Balcani o dalla Russia, così come le estese brinate notturne nelle campagne. Non rari sono anche gli episodi di nebbia serale-notturna nel periodo tardo-autunnale e a inizio inverno. Il periodo estivo, invece, risente dell'influenza dei venti nordafricani che determinano lunghi periodi di afa e scirocco.
I picchi più alti della temperatura furono toccati nel giugno del 2007 con circa 42 °C e nel luglio dello stesso anno sfiorando i 43 °C. Spesso le estati fortemente afose hanno portato a lunghi periodi di siccità, tra i quali si ricordano quelli del 1908 e del 1914 o, più recentemente, del 1980. Le nevicate di rilievo sono accolte come un evento piuttosto raro: il 2 febbraio 1956 si depositò quasi un metro e mezzo di neve. Altra importante nevicata fu quella del 2 e 3 gennaio del 1993 che imbiancò la città con 50 centimetri di neve. Le nevicate interessanti più recenti si sono verificate il 14 e 15 dicembre 2007 e il 6 e 7 febbraio 2012.
Classificazione climatica: zona D, 1579 GG
Storia
La preistoria, l'arrivo dei Greci e l'età romana
Alcuni reperti di pietra lavorata fanno risalire i primi insediamenti nell'agro ruvestino al paleolitico medio mentre alcuni resti di villaggi confermano la presenza dell'uomo fin dal VI millennio a.C.. Tuttavia durante l'età del bronzo il territorio fu abitato dai morgeti, un popolo ausonico, poi scacciato dagli iapigi con l'avvento dell'età del ferro. Gli iapigi si stabilirono in terra di Bari dando origine alla stirpe peuceta e Ruvo fu inizialmente fondata come un villaggio in cima alla collina attualmente sita tra la pineta comunale e la chiesa di San Michele Arcangelo. L'agro ruvese in età peuceta era molto vasto ed ebbe anche un porto, chiamato Respa, presso Molfetta.
Tra l'VIII e il V secolo a.C. i greci colonizzarono pacificamente Ruvo che da quel momento prese il nome di "Ρυψ". Intorno al IV secolo a.C. il villaggio visse il momento di maggior splendore intrattenendo scambi commerciali con gran parte delle popolazioni italiche, tra cui gli etruschi, coniando moneta propria e vantando una popolazione e un territorio mai più raggiunto (l'agro ruvestino di età greca comprendeva Molfetta, Terlizzi, Corato, Trani e Bisceglie). Ruvo si pose come una fiorente polis della Magna Grecia e la sua ricchezza consisteva nel commercio di olio di oliva e vino e nella florida produzione di vasellame. La città greca di Ruvo finì col diventare protetta di Atene, come dimostrano alcune monete, ma anche alleata di Taranto.
La sconfitta della greca Taranto nella guerra contro Roma segnò la fine dell'età ellenistica in Puglia facendo così entrare Ruvo nell'orbita di influenza romana col nome di Rubi. In seguito Ruvo giocò un ruolo fondamentale per la Repubblica romana e per l'Impero vedendosi prima assegnare la cittadinanza romana, poi il titolo di municipium e infine diventando stazione della via Traiana. Nel 44, secondo la leggenda, Ruvo vide sorgere la propria diocesi per volere di San Pietro, il quale nominò primo vescovo san Cleto che in futuro sarebbe diventato papa. Tuttavia in età imperiale l'ager rubustinus subì una diminuzione in quanto sorgono Molfetta, Trani e Bisceglie, facendo perdere così il contatto con il mare.
Ruvo medievale
Nel V secolo scomparve la fiorente Ruvo sotto i colpi delle invasioni dei Goti che ridussero per la prima volta la città a un cumulo di macerie. Ruvo, rifondata sulle pendici della collina originaria, fu prima conquistata dai Longobardi e poi fu preda dei Saraceni. Fu in questo periodo che i ruvestini decisero di dotarsi di una cinta muraria munita di torri e quattro porte: Porta Noè (attuale via Veneto), Porta del Buccettolo (via Campanella), Porta del Castello (piazza Matteotti) e Porta Nuova (corso Piave). Nell'XI secolo la fortezza di Ruvo entrò nella contea di Conversano e subì altre violenze a causa delle lotte intestine per la gestione del potere, i quali conflitti portarono alla seconda distruzione del centro abitato. Tuttavia fu sotto Federico II di Svevia che Ruvo finalmente riconobbe una crescita culturale ed economica, un periodo segnato dalla costruzione della cattedrale romanica e nel territorio tra Ruvo e Canosa del Castel del Monte. A questo momento storico però risalgono anche le fondazioni delle città di Corato e Andria, i cui territori andarono a diminuire ulteriormente l'agro ruvestino.
Dal 1266 Ruvo divenne feudo ed entrò, assieme alla Puglia intera, tra i domini degli Angioini. Nonostante questo il feudo ruvestino vide sfumare ancora una volta il periodo di pace e prosperità che stava attraversando poiché nel 1350 la città fu rasa al suolo e saccheggiata da Ruggiero Sanseverino. I ruvestini furono così costretti a ricostruire il centro abitato, le mura e decisero anche la costruzione della torre del Pilota, alta 33 metri. Al dominio angioino si succedette quello aragonese. Gli scontri per il dominio sul Regno di Napoli tra Francia e Spagna sfociarono nella battaglia di Ruvo, che vide vincitori gli spagnoli guidati da Consalvo di Cordova contro le truppe francesi di Jacques de La Palice stanziate a Ruvo. Durante questa battaglia la città fu rasa al suolo per la terza volta. Lo stesso feudo vide inoltre partire dalle proprie mura i tredici francesi che si scontrarono contro altrettanti italiani nella disfida di Barletta.
I Carafa: conti di Ruvo
Nel 1510 Oliviero Carafa acquistò il feudo di Ruvo e la stessa città conobbe un periodo storico negativo. La maggior parte delle storiche famiglie patrizie ruvestine si estinsero e solo nel Seicento sorsero nuove famiglie nobili che conobbero una particolare e florida condizione economica. Furono inoltre rafforzate ulteriormente le mura ma nonostante il lungo periodo di pace la popolazione era soffocata dalle angherie dei Carafa e dal governo tirannico degli stessi che trasformarono la torre del Pilota da strumento di difesa a prigione per gli oppositori. Tra la fine del Cinquecento e il Seicento, ovvero nell'epoca della controriforma, Ruvo vide nascere vari sodalizi e congreghe tuttora operanti specialmente nella cura dei riti della Settimana Santa ruvestina. Tuttavia in questo periodo buio della storia di Ruvo si distinsero alcuni uomini illustri tra i quali il più celebre è senza dubbio il medico Domenico Cotugno. Nel 1806, sotto il dominio napoleonico il feudalesimo fu abolito, concludendo così il dominio dei Carafa durato tre secoli.
Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri
Dopo il dominio dei Carafa, i moti liberali toccarono anche Ruvo ma fallirono miseramente come nel resto del mezzogiorno. Tuttavia nei primi anni dell'Ottocento si distinse particolarmente Giovanni Jatta, il quale eletto dai ruvestini come avvocato della città, vinse la causa contro i Carafa ottenendo dei lauti risarcimenti e fu tra i protagonisti di quegli scavi archeologici che riportarono alla luce i numerosi reperti di epoca peuceta, greca e romana conservati nel museo Jatta. Nel periodo antecedente all'unità d'Italia Ruvo fu sede di una vendita carbonara chiamata "Perfetta Fedeltà" della quale fece parte il patriota e avvocato Francesco Rubini il quale si occupò di organizzare i moti risorgimentali anche a Ruvo. Nel periodo post-unitario Ruvo, seppur lentamente, conobbe i segni del progresso anche per merito del deputato e agronomo ruvestino Antonio Jatta, il quale evidenziò al governo i numerosi problemi della Puglia e della provincia di Bari. Tappe fondamentali del progresso furono segnate nel 1905 dall'arrivo dell'illuminazione elettrica e nel 1914 con la diffusione dell'acqua pubblica. Durante la prima guerra mondiale ben 367 ruvestini caddero sui fronti di battaglia mentre nel ventennio fascista furono realizzate altre opere di pubblico vantaggio quali la bonifica del pantano e la creazione della fognatura nel 1938. Nel secondo dopoguerra Ruvo si distinse in ambito culturale, soprattutto grazie alle opere di Domenico Cantatore, ma anche in ambito economico con i fiorenti vitigni e oliveti.
Simboli
Pochissime sono le notizie riguardanti l'araldica del comune di Ruvo di Puglia. A far luce sull'origine dello stemma è Giovanni Jatta nel suo Cenno storico sull'antichissima città di Ruvo nella Peucezia. L'attuale stemma deriva dall'errata interpretazione dell'etimologia del toponimo poiché si riteneva che Ruvo derivasse dall'espressione "terra abbondante di rovi" e dunque la popolazione si dette come stemma un vaso colmo di rovi. Col passare del tempo però lo stemma si semplificò dando vita a quello attuale, ovvero un'anfora di cotto su sfondo azzurro. Jatta nella sua storiografia consigliò di sostituire lo stemma ispirandosi alle monete greche rinvenute sulle quali era impresso il nome antico di Ruvo, ovvero Ρυψ (Rhyps, da leggere "Riùps"), così come avvenne per la città di Taranto. Tuttavia tale ipotesi non è mai stata presa in considerazione ed ormai l'anfora di cotto è indissolubilmente legata al nome di Ruvo.
Lo stemma odierno fu riconosciuto tramite un decreto del Presidente della Repubblica l'11 gennaio del 1950 con la seguente blasonatura:
Ancor meno si conosce del gonfalone e della bandiera. Il colore prevalente è il rosso, il quale probabilmente richiama il rosso della terra argillosa e lo smalto dell'anfora. Il gonfalone viene esposto in tutte le cerimonie pubbliche ed anche durante le processioni dei santi patroni e dell'Ottavario. Esso è composto da un drappo rosso bordato e decorato di ricami dorati sul quale campeggia la scritta dorata Comune di Ruvo di Puglia. Senza dubbio hanno origini misteriose gli ornamenti dorati del gonfalone dato che per i comuni sono previsti ricami e iscrizione argentate.
La bandiera di Ruvo di Puglia viene utilizzata raramente sebbene esposta sui balconi di piazza Giacomo Matteotti, sede del palazzo comunale, durante alcuni periodi dell'anno o in occasioni di feste laiche e nazionali. La bandiera è costituita da un tessuto rosso foderato da un motivo floreale e bordato da un ricamo dorato.
Monumenti e luoghi di interesse
Architetture religiose
Le chiese di Ruvo di Puglia costituiscono il principale nucleo del patrimonio artistico del comune. Questo è dovuto all'esistenza, fino al 1982, della Diocesi di Ruvo, fondata secondo la tradizione da san Pietro, il quale pose a capo dell'episcopato locale il futuro terzo papa san Cleto, poi unita a Bitonto sul finire dell'800 e infine confluita nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.
Concattedrale di Ruvo di Puglia. È uno dei più noti esempi di romanico pugliese e il tempio fu costruito nella prima metà del XII secolo con varie modifiche successive. La facciata è a capanna con tre portali: il centrale è arricchito da bassorilievi nell'intradosso e si divide in tre archi; i due più piccoli e semplici portali laterali sono individuati da due mezze colonne che forniscono l'appoggio per due archi a sesto acuto. Il prospetto è adornato con vari manufatti lapidei tra i quali si distingue un grande rosone a dodici colonnine variamente lavorate e sovrapposte su una lamina metallica lavorata finissimamente al traforo in una bottega locale del secolo XVI. Sopra il rosone si trova il sedente identificato come Roberto II di Bassavilla e al culmine della facciata spunta la statuetta del Cristo Redentore. L'interno segue la pianta a croce latina ed è ricoperto da copertura a capriate e da volte a crociera. La navata centrale è la più grande e poggia su due file di colonne. Alla concattedrale sono inoltre annessi il campanile dell'XI secolo e il Palazzo vescovile.
Chiesa di san Domenico. Fu innalzata assieme al convento sui ruderi dell'antico monastero di santa Caterina per volere dei domenicani giunti a Ruvo a metà Cinquecento, per essere poi riedificata completamente nel 1743 sotto il titolo di san Domenico. La chiesa, tardo barocca, presenta una facciata slanciata in cui emergono il finestrone presente nell'ordine superiore e il portone sormontato da un timpano su cui è sovrapposto lo stemma degli Scolopi. L'interno dell'edificio esalta lo spazio e l'altare neoclassico, sovrastato dalla lignea statua di san Domenico. Nel tempio è conservata la tela della Presentazione al tempio di Gesù e Purificazione di Maria di Giuseppe Mastroleo.
Chiesa di san Michele Arcangelo.
Secondo la tradizione la chiesa e il convento furono edificati su consiglio di san Francesco d'Assisi, di passaggio da Ruvo e in seguito vi si insediò l'l'Ordine dei frati minori osservanti. Tuttavia la chiesa crollò nel XVII secolo e nel 1775 fu consacrata la nuova struttura. La facciata, in stile tardo barocco, è divisa in tre sezioni dalle paraste e presenta un portale architravato. L'interno, in pieno stile barocco, presenta un altare alla napoletana e una lunga serie di cappelle. Nel corredo della chiesa emergono le due tele del pittore fiammingo Gaspar Hovic. Il chiostro del convento è affrescato con un ciclo di episodi relativi alla vita di San Francesco.
Chiesa del santissimo Redentore. La costruzione fu iniziata nel 1900 e terminata soltanto nel 1955. La facciata presenta un porticato diviso in arcate per quanto riguarda l'ordine inferiore; sull'ordine superiore sono presenti due nicchie ed una finestra centrale. Il prospetto culmina con il timpano sovrastato dalla statua lapidea del Cristo Redentore. L'interno presenta una volta a botte che copre l'unica navata sulle cui pareti si dispongono otto cappelle e relative nicchie. L'altare è esaltato dalla luminosità del grande mosaico che copre il catino absidale rappresentante La Chiesa in cammino verso il Redentore.
Chiesa del Carmine. Originariamente intitolata a san Vito, la chiesa fu affidata nel 1614 all'Arciconfraternita del Carmine che la restaurò. Tuttavia l'aspetto odierno è stato raggiunto soltanto grazie alle opere di restauro e completamento terminate nel 1885. L'ampia facciata è rettangolare e sormontata da un timpano; l'interno, costituito da una sola navata, presenta la volta a botte affrescata e sono conservate in questo tempio i simulacri che sfilano durante la processione dei Misteri il Venerdì santo.
Santuario dei Santi Medici. La chiesa originaria fu eretta nel Medioevo e intitolata a santa Maria di san Luca. Tuttavia a causa della crescente devozione nei confronti dei santi Cosma e Damiano, a partire dagli anni venti del XX secolo, il tempio fu restaurato e dedicato ai santi Medici. La facciata è a cuspide mentre all'interno si segnala il simulacro dei santi titolari e due monumenti lapidei, costruiti in memoria di due nobili famiglie ruvestine, ovvero i Mazzacane e i Caputi.
Chiesa di san Rocco. Il tempietto fu costruito nel 1503 in segno di ringraziamento e devozione da parte del popolo ruvestino, in seguito alla liberazione di Ruvo dalla peste per mano di san Rocco. Tuttavia nel 1645 la chiesetta fu riedificata. L'esterno presenta un'ampia facciata a bugnato con un portale architravato. All'interno è particolarmente venerato il gruppo in cartapesta degli Otto Santi, portato in processione la notte del Giovedì santo.
Chiesa del Purgatorio. Frutto dell'unione di due chiese adiacenti, l'edificio ha assunto l'aspetto presente nel XVII secolo e sorge sull'antica cisterna di età romana in cui si radunavano i primi cristiani ruvestini sotto la guida di san Cleto. L'esterno presenta una facciata a bugnato culminante in un campanile barocco. All'interno si possono ammirare, sulla volta a botte, due cicli di affreschi raffiguranti la vita di san Cleto e altri santi.
Chiesa dei Cappuccini. L'edificio sacro era collegato al grande convento dei Frati Cappuccini e sebbene fosse stato prima intitolato a Maria Maddalena e poi a santa Lucia e santa Filomena, la chiesa ha preso il nome affibbiatoli dal popolo ruvestino, ovvero chiesa dei Cappuccini. La facciata è ampia ma umilmente decorata dal solo intonaco bianco mentre all'interno si può ammirare il grande crocifisso ligneo posto alle spalle dell'altare.
Chiesa di San Giacomo al Corso. Il tempio risale all'epoca medievale e appartenne a una commenda gerosolomitana. Tuttavia la chiesa fu riedificata nel 1869 ed intitolata anche alla Immacolata Concezione, oltre che a san Giacomo. La facciata a cuspide è neoclassica ed all'interno sono presenti numerosi affreschi del pittore Mario Prayer.
Santuario di Santa Maria di Calentano. L'edificio sacro sorse nel Basso Medioevo nella attuale frazione di Calentano, a 8 km da Ruvo e fu probabilmente un rifugio templare. All'interno sono presenti varie epigrafi gotiche e in lingua greca e sono ancora visibili tracce dell'affresco della Madonna col Bambino, di stampo bizantino.
Santuario della Madonna delle Grazie. La chiesa venne costruita nel XVII secolo lungo la via Traiana, per via dei crescenti pellegrinaggi atti a venerare l'affresco della Madonna nell'atto di porgere il seno al figlio. La facciata è a capanna e divisa in due ordini; all'interno emerge il trompe-l'oeil che decora il prezioso affresco.
Chiesa dell'Annunziata. Fu eretta nel 1375 per volere degli abitanti del casale di Calentano, ricacciati in città. La chiesa presenta una facciata a capanna con un portale barocco; l'interno è scarno di decorazioni ma è particolarmente venerata la tela dell'Annunciazione.
Cimitero monumentale. Si accede tramite il viale lungo circa 1 km, intitolato a Ugo Foscolo. Fu inaugurato il 1º gennaio 1900 e si possono ammirare le varie cappelle gentilizie.
Grotta di San Cleto. Cisterna di epoca romana frequentata dal primo nucleo cristiano ruvestino e degna di nota per la scultura in pietra di san Cleto, primo vescovo di Ruvo.
Architetture civili
I beni architettonici di Ruvo comprendono la serie di palazzi nobiliari del centro storico, costruiti tra il XVII e il XIX secolo, le torri da sempre numerose e disseminate nel territorio ruvestino e i luoghi di pubblico utilizzo quali teatri e cinema. Costruzioni di interesse storico e architettonico sono diffuse anche nell'aperta campagna, nella quale troneggiano le masserie e gli jazzi.
Palazzo Jatta. L'edificio è sito in piazza Bovio, nella zona ottocentesca della città. L'edificio fu costruito con finalità abitative e difensive ma alcune stanze ospitano tuttora il Museo archeologico nazionale Jatta, come voluto da Giulia Viesti e suo figlio Giovanni. Il palazzo fu costruito tra il 1840 e il 1844 secondo i principi neoclassici e progettato dall'architetto Luigi Castellucci; esso è dotato di una torre ed è stato fondamentale lo studio delle proporzioni per l'equilibrato effetto prospettico. La facciata si estende per 66 metri e l'ingresso è inserito tra due colonne sormontate da due capitelli corinizi. L'interno è caratterizzato da un ampio numero di stanze e dalla presenza di una cappella.
Palazzo Spada. L'edificio fu costruito nel XVI secolo e svolse prima il ruolo di residenza della famiglia Rocca e poi divenne temporaneamente sede del palazzo di Città. In seguito il palazzo fu rilevato dalla famiglia Spada. L'edificio, di stile rinascimentale, presenta un grande portone architravato e all'interno, nell'atrio, una balaustra decorata a bassorilievo e ripartita in sette quadri dal tema mitologico.
Palazzo Avitaja. Fu edificato tra il XVI secolo e il XVII secolo per volere dell'umanista e drammaturgo Antonio Avitaja. Il palazzo presenta una facciata ampia e rettangolare, divisa in tre ordini dalle cornici. All'interno è di particolare pregio lo scalone trionfale, decorato a bassorilievo, che porta al primo piano. L'edificio è sede del palazzo comunale.
Palazzo Camerino. L'edificio fu costruito sui ruderi dell'ala destra del Castello e ceduto nel 1811 dai Carafa alla famiglia Montaruli. Tuttavia nella prima metà del Novecento il palazzo fu ceduto alla famiglia Camerino. Alla struttura si accede tramite una ampia scalinata che porta al grande portale di ingresso fiancheggiato da due colonne.
Palazzo Caputi. Nel 1592, il nobile Domenico Caputi ne ordinò la costruzione, tuttavia nel XVII secolo fu aggiunto un secondo edificio, molto simile a Palazzo Avitaia. L'interno presenta una loggia decorata.
Palazzo Pirlo-Rubini. Appartenente alla famiglia Pirlo-Rubini, il palazzo fu edificato in stile rinascimentale nel 1610. La facciata presenta un ampio e pregevole loggiato decorato a bassorilievi con un basamento a bugnato.
Palazzo Chieco. Durante il ventennio fascista, l'edificio fu utilizzato come Casa del Fascio e poi come Scuola Media, intitolata a Giosué Carducci. Il palazzo, risalente al XIX secolo, è ora sede del comando della polizia municipale.
Villa Fenicia. Sita sulla strada provinciale Ruvo-Bisceglie, fu edificata come una masseria fortificata nel XVII secolo e trasformata in villa signorile sul finire del XIX secolo. Attualmente è adibita a sala ricevimenti.
Edificio scolastico "Giovanni Bovio". Fu progettato dall'ingegnere Egidio Boccuzzi nel XX secolo.
Torre dei Guardiani, contrada Ferrata Jazzo Rosso, XIX secolo.
Torre dell'Orologio. Fu costruita nel 1604 e restaurata nel 1870. La torre ha pianta quadrata e presenta esteriormente un bugnato diviso in quattro ordini. Sulla sommità del bastione è situato il pubblico orologio e le due campane, le quali tuttora scandiscono il passare del tempo con i loro rintocchi. Ai piedi della torre è posta un'epigrafe di età romana che ricorda la passata grandezza di Ruvo.
Torre di Villa Fenicia. La torre si staglia nell'agro di Ruvo e da essa è possibile osservare la zona compresa tra il Golfo di Manfredonia e il nord barese. L'edificio è stato utilizzato anche come osservatorio astronomico e per via della sua particolare scala a chiocciola è stato al centro delle ipotesi relative all'ubicazione della domus templare di Ruvo.
Teatro Comunale. Fu istituito nel 2008 durante la ristrutturazione dei locali dell'ex Salone Polivalente, sito in via Sandro Pertini. Il teatro è costituito da una sala da 120 posti con gradinata, camerini, attrezzeria, uffici e foyer.
Masseria Coppa. La famiglia Coppa che fece costruire il complesso, fornito anche di una cappella, nel 1735. Nei primi decenni del XIX secolo, la masseria passò in mano alla famiglia Jatta che la ristrutturò, costruendovi il piano superiore. Negli anni settanta, la struttura fu rilevata dalla famiglia Caputi che l'ha trasformata in azienda agricola.
Masseria Torre del Monte. Fu costruita in pietra locale nel 1791 in contrada Torre Monte. È costituita da due vani, che anticamente fungevano da stalle e depositi, e dalla casa del massaro. Attualmente la masseria è stata trasformata in sala ricevimenti.
Masseria Modesti. Sita in contrada Lama d'Ape, è sorta nel XIV secolo ed ha costituito da sempre un punto di riferimento per le attività agricole nell'agro ruvestino. La masseria è dotata anche di un forno e di una chiesetta.
Masseria Ferrata. Risalente al XVII secolo, sorge a 15 km da Ruvo ed è stata a lungo un possedimento della famiglia Camerino. La struttura prende il nome dalla lama Ferrata e dal 1988 è diventata un'azienda agrituristica.
Jazzo Pagliara. La struttura, situata nell'agro ruvestino, è stato un punto di riferimento durante la transumanza ed è oggi tutelato come punto d'interesse del Parco Nazionale dell'Alta Murgia.
Jazzo Pilella. Risalente al XIX secolo, si distingue dagli altri jazzi per l'ampiezza della casa del massaro.
Acquedotto del Sele-Calore. Fa parte dell'Acquedotto Pugliese e attraversa per gran parte il terriotorio del comune di Ruvo, tagliandolo in due. Il tratto che si immerge nell'agro ruvestino è costituito da numerose fornici, costruite per valicare le lame che solcano il territorio. Esso costituisce anche un punto panoramico di Ruvo.
Architetture militari
Cinta muraria. Le attuali arterie stradali di Ruvo che ruotano attorno al centro storico seguono l'antico tracciato delle vecchie mura, abbattute per questioni di igiene pubblica nel 1820. Le forti e resistenti mura valsero alla città, nel Medioevo, il titolo di fortissima castra e si resero protagoniste del lungo assedio guidato da Consalvo di Cordova, che durò ore ed ore prima che gli spagnoli riuscissero a fare una breccia. Le mura erano dotate di quattro porte: Porta Noé, a sud, Porta del Bucettolo, a est, Porta Castello, a nord-est, Porta Nuova, a nord.
Castello. Sede del potere di tutte le dominazioni che hanno soggiogato Ruvo, la fortezza fu costruita a nord del borgo medievale, a ridosso delle mura. Tuttavia con l'arrivo dei Carafa nel 1510, il castello non fu più utilizzato come strumento di difesa ma fu volto a residenza conteale. Dell'originario fortilizio è sopravvissuto soltanto il settore centrale con l'alta torre quadrangolare.
Torre del Pilota. La torre, costruita intorno al XIV secolo, fu il secondo edificio più alto di Ruvo e rappresentò il perno del sistema difensivo e non fu mai distrutta in alcuna battaglia. Durante il dominio dei Carafa, la torre fu trasformata in prigione per gli oppositori. Crollò il 18 febbraio 1881.
Torre Quercia. Il baluardo, sito in aperta campagna, rientra tra i masti normanni meglio conservati. Durante il medioevo ha svolto il ruolo di torre di difesa e di avvistamento lungo la via Traiana.
Altro
Monumento ai Caduti. Sito in piazza Giovanni Bovio, fu eretto il 20 novembre 1921 in memoria dei 367 ruvestini morti durante la prima guerra mondiale. Il monumento è composto da un piedistallo, sul quale sono riportati tutti i nomi e i gradi militari delle vittime, il quale regge la statua bronzea dell'allegoria della Vittoria, posta davanti a una colonna spezzata.
Tuttavia durante il ventennio fascista, in preparazione alla seconda guerra mondiale, l'Amministrazione Comunale di Ruvo decise di vendere la statua in modo che il Regime potesse fonderla, ricavandone armi. Nel 2009, grazie al contributo della cittadinanza, la statua della Vittoria è stata riforgiata e ricollocata al proprio posto.
Monumento a Domenico Cotugno. Fu collocato nel secondo dopoguerra in piazza Cavallotti.
Monumento a Francesco Rubini.
Lapide in ricordo del 13 febbraio 1503. Posta il 28 ottobre 1930 sulla facciata di palazzo Melodia, essa ricorda la partenza da Ruvo dei tredici francesi verso Barletta per la disfida.
Siti archeologici
Come testimoniano la raccolta Jatta di ceramiche greche, esposta nell'omonimo museo, e l'ipogeo rinvenuto al di sotto della concattedrale, Ruvo possiede un sottosuolo florido di reperti archeologici. Nella contrada Patanella, infatti, intorno agli settanta del XX secolo, fu rinvenuta un'estesa necropoli di età altomedievale. In seguito nella zona del santuario della Madonna delle Grazie è stata scoperta una seconda necropoli. Tuttavia le scoperte archeologiche non sono avvenute soltanto nella campagna ruvestina ma anche nel centro abitato, come nell'area compresa tra largo Le Croci e l'estramurale Alessandro Scarlatti, quando, nel 1989, sono stati scoperti resti di abitazioni di età classica ed ellenistica. Anche la zona della chiesa di San Michele Arcangelo è stata sottoposta al vincolo archeologico, in quanto furono ritrovati resti dell'insediamento neolitico di Ruvo. Negli anni novanta, in contrada Matine, a 11 km dal centro abitato è stata rinvenuta una tomba a tumulo del IV secolo a.C..
Aree naturali
La pineta comunale, realizzata nel 1970, sorge nel punto più alto del centro abitato ed è frequentata soprattutto d'estate per via dei venti boreali che qui confluiscono. Inoltre dalla terrazza è possibile osservare il mare e le cittadine costiere tra Barletta e Bari. Si ritiene, inoltre, che in questa zona fosse sorto il primitivo villaggio di Ruvo. Nella campagna aperta, invece, sono presenti alcuni boschi di querce, come il bosco di Scoparella, situato a 12 km dal centro.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Etnie e minoranze straniere
Al 31 dicembre 2013 sono presenti a Ruvo 796 cittadini stranieri di cui 395 uomini e 401 donne, pari al 3,1% dell'intera popolazione.
Le comunità più numerose sono, al 31 dicembre 2012:
Romania: 271
Albania: 142
Marocco: 139
Georgia: 24
Cina: 22
Niger: 19
Polonia: 12
Slovacchia: 10
Bulgaria: 9
Algeria: 8
Lingue e dialetti
Il dialetto ruvestino si differenzia dal resto della provincia di Bari, per la ruvidità del suono. Esso infatti, oltre alle comuni regole del dialetto barese, come la "e" semimuta e la tendenza a sfumare le vocali finali, presenta delle variazioni fonetiche nel passaggio dall'italiano al ruvestino: la "a" tende a trasformarsi in "o" (esempio: "casa" diventa "kose"), la "e" si tramuta in "ai" o "ei" (es.: "sàire" per "sera") e la "o" muta in "au", "iu", "u" o "uo" (ad esempio "ora" diventa "àure", "padrone" muta in "patrìune" o "dolce" diventa "dùolece"). Inoltre il dialetto ruvestino ha subito l'influenza della varie lingue che hanno abitato Ruvo, si ricordano infatti termini provenienti dalla lingua indigena come "làmije" (ovvero la lama, tipico solco che caratterizza la Terra di Bari), dal greco antico "cucue" (da "κυκλος", ovvero il cerchio), dalla lingua latina "osce", "crè" e "pescrè" ("hodie", "cras" e "postcras" che significano "oggi", "domani" e "dopodomani"), dallo spagnolo proviene il termine "scarcièdde" (ovvero scarcella da "escarceras"), dal francese derivano i lemmi "toliètte" (da "toilette", ovvero la specchiera) e "travagghiàun" (indica il pipistrello da "travailleur", poiché esso tende a muoversi di continuo) e la locuzione "mo va venì" (da "il va venir" che significa "a momenti verrà". Questa soluzione proposta da Massone nella sua Monografia è, però, da rivedere: invece che "mo va venì" sarebbe più opportuno trascrivere la locuzione con "mo ove a venì" che può essere tradotto letteralmente con "ora ha da venire" con valore di indicativo futuro data l'assenza nei dialetti baresi del tempo indicativo futuro soppiantato dal costrutto con il verbo "dovere", reso in dialetto con "avere da") e dall'arabo provengono "zaraff" (lo zingaro venditore di cavalli) e "tavìute" (la bara).
Religione
La prima confessione religiosa a Ruvo è quella cattolica. Gli archivi della curia vescovile ruvestina fanno risalire la fondazione della diocesi di Ruvo alla seconda metà del X secolo. Tuttavia, secondo la tradizione, la sua istituzione risalirebbe all'età romana, quando San Pietro, passando da Ruvo, pose a capo dell'episcopato locale il futuro terzo Papa, San Cleto.Nel 1818, a seguito del concordato di Terracina, la bolla pontificia De Utiliori Dominicae Vinae di papa Pio VII decretò l'unione aeque principaliter con la diocesi di Bitonto, dopo undici anni di sede vacante a Ruvo. Nel 1986 la diocesi di Ruvo fu divisa da Bitonto e accorpata alla diocesi di Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi.
A Ruvo sono presenti anche le comunità dei testimoni di Geova e delle assemblee di Dio in Italia, oltre ad una sparuta comunità musulmana.
Tradizioni e folclore
17 gennaio, festa di sant'Antonio Abate: è usanza far benedire gli animali in concattedrale.
2 febbraio, festa della Candelora: la ricorrenza viene celebrata nell'arco di cinque giorni all'interno della chiesa di san Domenico.
3 febbraio, festa patronale di san Biagio: la mattinata è segnata dalla diana pirotecnica (ovvero lo scoppio di bombe lanciate in aria) e dal giro per le vie della città della bassa banda. Nel tardo pomeriggio si svolge in concattedrale la messa pontificale, seguita dalla processione per le vie cittadine del simulacro di san Biagio. È tradizione far benedire in concattedrale le "fettuccine" (dette "misure" in dialetto), ovvero dei nastrini da portare come amuleto contro le malattie alla gola, i "frecedduzze" (taralli a forma di mitria, pastorale, anello, mano e croce) e baciare la reliquia del santo.
Martedì grasso, funerale di 'Mba Rocchetidde: durante la sera dell'ultimo giorno di Carnevale, il feretro del fantoccio di 'Mba Rocchetidde (traducibile come "signor Rocco", maschera rubastina che personifica il Carnevale) viene deriso e portato in processione per le vie del paese. Successivamente in piazza Giacomo Matteotti, viene letto il testamento in vernacolo ruvestino e infine il fantoccio viene arso su un grande falò. Intorno alla mezzanotte nelle vie principali di Ruvo viene appesa la pupattola della Quarantana, che simboleggia la moglie del Carnevale, vestita a lutto.
Quaresima, rito dell'adorazione della Croce: le quattro confraternite di Ruvo si riuniscono per tre volte a settimana, ciclicamente nelle proprie chiese, per assistere alla celebrazione eucaristica e per baciare la croce in preparazione ai riti della Settimana Santa.
Riti della Settimana Santa di Ruvo di Puglia: il Venerdì di Passione, ovvero il venerdì precedente alla Domenica delle Palme, si snoda dalla chiesa di san Domenico la processione della Desolata, che si conclude a tarda sera; il Giovedì santo in piena notte si avvia dalla chiesetta di san Rocco la processione degli Otto Santi che si conclude intorno alle ore 9:00 del mattino; il Venerdì santo viene trasportato in concattedrale il simulacro del Cristo morto per il rito delle "Tre ore dell'agonia", il quale si inserirà poi nella lunga processione dei Misteri che si snoda in pieno pomeriggio dalla chiesa del Carmine; durante il pomeriggio del Sabato santo si svolge la processione della Pietà, l'ultima dei riti penitenziali della Settimana Santa, la quale ritorna alla chiesa del Purgatorio intorno alle 22:00; la Domenica di Pasqua si snoda la processione di Gesù Risorto e al suo passaggio nelle arterie principali del paese, vengono fatte esplodere le Quarantane, affisse quaranta giorni prima; il Lunedì dell'Angelo, nella frazione di Calentano, avviene la processione campestre dell'Annunciazione.
16 maggio, festa della Madonna delle Grazie: nell'omonimo santuario viene officiata la santa messa da parte del vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e il Martedì della settimana seguente si svolge la sagra campestre.
Festa dell'Ottavario del Corpus Domini: la festa consiste nella ripetizione delle celebrazioni del Corpus Domini poiché, secondo la tradizione, il conte Ettore III Carafa, al ritorno da una battuta di caccia, volle attraversare con arroganza la processione del Corpus Domini, interrompendola, il conte fu quasi linciato dalla folla per il gesto sacrilego, ma il suo cavallo, al contrario, si inginocchiò al passare dell'ostensorio, dunque il conte, colpito dall'accaduto, decise di far ripetere il rito. La festa è caratterizzata dall'allestimento di quattro altari nei luoghi in cui erano presenti le quattro porte e portano i colori delle confraternite ruvestine. Viene organizzata una fiera lungo i corsi di Ruvo e la Domenica successiva al Corpus Domini si ripete la processione mentre il Lunedì seguente viene portato a spalla il simulacro del Sacro Cuore di Gesù.
16 luglio, festa della Madonna del Carmine: la giornata è scandita dalle celebrazioni delle sante messe in onore della Beata Vergine Maria, mentre in serata si snoda dalla chiesa del Carmine la processione del simulacro.
16 agosto, festa di san Rocco: nel tardo pomeriggio viene portato in processione il simulacro d'argento del santo, opera dello scultore napoletano Giuseppe Sammartino. Al termine della processione vengono benedetti gli animali.
29 settembre, festa e fiera di san Michele Arcangelo: il santo viene festeggiato per tre giorni nell'omonima chiesa e con la fiera, disposta lungo le vie principali del paese.
Prima domenica di ottobre, festa dei Santi Medici: il simulacro dei santi Cosma e Damiano viene portato in processione in piena mattinata con un grande seguito di fedeli, spesso scalzi.
13 dicembre, festa di santa Lucia: in pieno pomeriggio si snoda dalla nuova chiesa di santa Lucia la processione in onore della santa siracusana mentre in vari punti del paese vengono allestiti i caratteristici falò, detti "fanole" in dialetto ruvestino. È tradizione mangiare in questo giorno i ceci fritti.
Cultura
Biblioteche
Biblioteca comunale "Pasquale Testini". Essa possiede circa 16000 libri, dei quali sono catalogati solo 12800. All'interno sono presenti volumi sulla storia locale, postazioni internet e libri di narrativa.
Scuole
Scuola secondaria di primo grado "Domenico Cotugno". È la più antica scuola presente nel territorio di Ruvo. Essa sorse nel 1820 per volere dei padri Scolopi e trovò sede nel convento della chiesa di san Domenico, configurandosi come una scuola laica di impostazione religiosa. Tuttavia con la legge Casati e la partenza da Ruvo degli Scolopi, l'istituto fu trasformato prima in scuola elementare e poi in scuola di avviamento professionale di tipo agrario nel 1923. Essa divenne nel 1963 scuola media statale e fu intitolata già dal 1900 a Domenico Cotugno, illustre anatomista ruvese.
Liceo scientifico e linguistico "Orazio Tedone". Fu fondato nel 1935 come un ginnasio privato e solo nel 1946 divenne un liceo scientifico, intitolato al matematico Orazio Tedone dal 1937. Tra gli alunni celebri del Liceo "Tedone" si ricorda il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Scuola primaria "Giovanni Bovio". È particolarmente ricordato l'edificio scolastico progettato dall'ingegnere Egidio Boccuzzi, la cui costruzione gli valse l'onirificenza dell'Ordine al merito del lavoro.
Musei
Museo archeologico nazionale Jatta. Il museo fu istituito per esporre i numerosi reperti, circa un migliaio, rinvenuti nell'agro ruvestino da Giovanni Jatta e suo fratello Giulio e databili tra l'età peuceta e magno-greca. Dopo la morte di Giovanni Jatta, i reperti erano in procinto di essere venduti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ma una volta annullata la cessione fu per volere di Giulia Viesti, moglie di Giulio Jatta, che in alcune stanze del Palazzo Jatta fosse allestito il museo di famiglia, rimasto privato fino al 1991, anno in cui lo Stato acquistò la collezione dall'omonima famiglia. I reperti sono ripartiti stanza per stanza in base all'importanza. Tuttavia il museo è particolarmente famoso per via del vaso di Talos, il quale deve la sua fama alle innovazioni tecniche presentate.
Media
Radio
Il 3 gennaio 1977 fu fondata Radio Ruvo, rimasta attiva per circa un decennio. Nonostante non siano presenti altre stazioni radiofoniche, l'emittente coratina, Radio Selene, è particolarmente legata al territorio comunale.
Stampa
Ruvo è sede della redazione de il rubastino, un periodico culturale nato nel 1969 e redatto dalla Pro Loco locale. Esso trae il nome dal toponimo greco di Ruvo rinvenuto sulle monete peucete, ovvero "ΡΥΒΑΣΤΕΙΝΟ" donde "rubastino". Dal 2001 è edito il mensile La Nuova Città che riunisce i lettori dei comuni di Ruvo e Terlizzi e si occupa generalmente di politica e cultura. Nel 2009 l'Amministrazione Comunale ha iniziato la diffusione del periodico istituzionale ruvocomunic@, distribuito gratuitamente.
Oltre alla stampa cartacea sono presenti anche testate giornalistiche telematiche come il network ruvolive.it, facente parte del circuito LiveNetwork.it e la testata RuvoViva.net, sezione ruvestina del periodico e testata web coratina Lo Stradone. Altra testata è il portale ruvodipugliaweb.it, patrocinato dalla stessa Amministrazione Comunale di Ruvo.
Cinema
Ruvo di Puglia è stato il set per alcune scene dell'episodio Bari di Lina Wertmüller, contenuto nel film 12 registi per 12 città del 1989.
Musica
La cultura musicale ruvestina è indissolubilmente legata alla tradizione bandistica locale. La scuola musicale venne istituita nel 1871 e nel 1894 furono acquistati i nuovi strumenti per la prima banda cittadina. Nello stesso anno, il 18 aprile, Francesco Porto fu nominato nuovo direttore della scuola e della banda e sotto la sua direzione affiorarono i primi successi, ma con il sopraggiungere della prima guerra mondiale, nel 1914, la scuola musicale entrò in crisi. Tuttavia nel 1921 la direzione fu assegnata al maestro Antonio Amenduni, il quale fondò la "banda dei ragazzi", raccogliendo successi con le numerose tournée effettuate. Il concerto musicale fu però sciolto nel 1932 per poi essere ricostituito nel 1948 sotto la direzione di Alessandro Amenduni, fratello minore di Antonio. Nel 1969 il concorso come nuovo direttore della scuola musicale fu vinto da Basilio Giandonato. La tradizione bandistica ruvestina è tuttora un punto di riferimento nel panorama musicale locale e si è contraddistinta soprattutto nell'ambito delle marce funebri che accompagnano le processioni della Settimana Santa. Il celebre jazzista Pino Minafra e il flautista Vincenzo Mastropirro sono figli di questa tradizione musicale. Attualmente sono esistenti il Concerto Bandistico "Basilio Giandonato" e il Concerto Bandistico "Nicola Cassano", a queste si aggiunge la "Bassa Banda".
Cucina
Il piatto tipico della gastronomia locale è la "tiell", detta anche vaso di Ruvo, ovvero un pasticcio di maccheroni cotto al forno in un tegame di terracotta. Tipiche della cucina barese sono le orecchiette ("strascenot" in dialetto ruvestino), anche se a Ruvo non sono condite solo con le rape ma con sugo e ricotta dura, e il purè di fave e cicorie (in dialetto "faviétte e cequeridde"). Il menù tipico della festa dell'Immacolata Concezione e della Vigilia di Natale prevede le lagane (in dialetto "laghene") condite con mollica fritta, baccalà e pomodori. Durante la Quaresima invece, poiché secondo la tradizione è proibito mangiare carne, si usa consumare il calzone ("calzaun" in ruvestino), ripieno di spaghetti, cipolle, baccalà, olive nere o acciughe sotto sale. Inoltre, sono tipici i dolci di pasta reale.
Eventi
Maggio Sportivo. È una rassegna sportiva che si svolge per tutto il mese di maggio e durante la quale si svolgono tornei di tiro con l'arco, calcio a 5, pallavolo, tennis, basket e ciclismo su strada.
Talos Festival. È una manifestazione jazz che si svolge nella seconda decade di settembre ed è nata nel 1993 per volere del jazzista ruvestino Pino Minafra, il quale ha anche diretto la rassegna tra il 1993 e il 2000, per poi tornare alla direzione nel 2004 e nel 2012. Al festival prendono parte jazzisti di fama internazionale ma viene dato spazio anche alle bande musicali, punto cardine del panorama musicale del mezzogiorno.
Persone legate a Ruvo di Puglia
Native
Domenico Cotugno (1736-1822), medico, anatomista e chirurgo, scopritore del circuito osseo dell'orecchio e del nervo naso-palatino.
Giovanni Jatta (1767-1844), magistrato, scrittore e archeologo, fondatore della collezione Jatta.
Francesco Rubini (1817-1892), avvocato e patriota, fu un carbonaro attivo nella provincia di Bari.
Giovanni Jatta (1832-1895), poeta, archeologo e patriota, fu autore di due poemi e fondatore del Museo Jatta.
Antonio Jatta (1853-1912), deputato del Regno d'Italia e agronomo.
Nicola Boccuzzi (1856-1907), medico, politico e fondatore di Florencio Varela.
Giuseppe Jatta (1860-1903), biologo e scopritore della sepiola aurantiaca.
Egidio Boccuzzi (1866-1934), ingegnere e Cavaliere del Lavoro.
Nicola Cassano (1857-1915), compositore e pianista, autore del melodramma L'Alpigianina.
Raffaele Cotugno (1860-1837), avvocato e deputato del Regno d'Italia.
Domenico Andrea Spada (1861-1938), deputato del Regno d'Italia e sottosegretario di stato.
Mauro Jatta (1867-1918), batteriologo e docente universitario, debellò l'epidemia di colera a Napoli e in Libia.
Orazio Tedone (1870-1922), fisico e matematico, autore di teorie matematiche sull'elasticità.
Giuseppe Gramegna (1898-1986), avvocato, sindaco di Ruvo e senatore del Partito Comunista Italiano.
Domenico Cantatore (1906-1998), pittore e scrittore, noto per la rappresentazione di svariati paesaggi ed episodi di vita quotidiana del sud Italia.
Michele Pellicani (1915-1991), deputato, giornalista e sottosegretario di stato.
Biagia Marniti (1921-2006), poetessa e scrittrice, allieva e amica di Giuseppe Ungaretti.
Pasquale Testini (1924-1989), archeologo e docente universitario, autore di un importante manuale di archeologia cristiana.
Rosario Berardi (1926-1978), sottufficiale di Pubblica Sicurezza ucciso a Torino dalle Brigate Rosse.
Giovanni Pellicani (1932-2006), deputato del PCI e PDS.
Luciano Pellicani (1939), sociologo, giornalista e docente universitario.
Pino Minafra (1951), jazzista.
Vincenzo Mastropirro (1960), flautista.
Gianluca Basile (1975), cestista dell'Orlandina Basket e medaglia d'argento ai Giochi olimpici del 2004.
Massimiliano Bellarte (1977), allenatore dell'Acqua e Sapone Calcio a 5.
Livio Minafra (1982), jazzista.
Legate
San Cleto (...-92), terzo papa della Chiesa Cattolica e primo vescovo della diocesi di Ruvo.
Roberto II di Bassavilla (...-1182), committente della Concattedrale di Ruvo di Puglia e sepolto nella stessa chiesa.
Jacques de La Palice (1470-1525), comandante delle truppe francesi in Ruvo, ne subì l'assedio del 1503.
Ettore Carafa (1767-1799), conte di Ruvo e duca d'Andria, patriota napoletano del 1799.
Antonio Bello (1935-1993), ultimo vescovo della diocesi di Ruvo.
Geografia antropica
Urbanistica
La conformazione del centro abitato attuale ebbe origine nel 1820, a causa dell'abbattimento delle mura che ormai non consentivano la costruzione di nuove abitazioni. L'intero spazio occupato dalle mura fu così sostituito da nuovi edifici, eccetto il tratto compreso tra via Rosario e via Fornello, nel quale sono ancora visibili i resti dell'antica fortificazione e i due torrioni di epoca aragonese. Attorno al borgo medievale si sviluppano i cinque corsi, popolarmente intesi con il termine stradone, i quali si estendono per un totale di 1300 metri e sono composti a nord da corso Giovanni Jatta, a est da corso Cavour, a sud-est dal tratto rettilineo di piazza Giovanni Bovio, a sud da corso Ettore Carafa e a ovest da corso Antonio Gramsci che si prolunga fino a piazza Felice Cavallotti. Dunque attorno allo stradone sorsero i primi palazzi per volere delle famiglie agiate di Ruvo, tra cui Palazzo Jatta, in piazza Bovio, Palazzo Camerino e Palazzo Chieco in corso Carafa e Palazzo Testini in piazza Cavallotti. Nel 1871 l'Amministrazione Comunale si dotò di un regolamento edilizio (approvato nel 1879) e intorno al 1874 la prima espansione del centro abitato si sviluppò a ovest, nella zona compresa tra piazza Cavallotti e corso Domenico Cotugno, e a sud attorno alla chiesa di San Domenico e all'attuale piazza Bovio. Entro l'inizio del secolo successivo, Ruvo si ampliò del tutto attorno allo stradone, il quale venne reimpostato, ampliato e dotato di marciapiedi e di filari di tigli, oleandri e cedri. Nel 1919 venne costruito il prolungamento di corso Cavour, ovvero corso Antonio Jatta, che conduce al viale Ugo Foscolo, sede del cimitero monumentale. Il piano di ampliamento venne approvato nel 1949 col fine di risistemare la zona a nord-est mentre nel 1958 furono costruite le prime case popolari. Al 1968 risale l'attuale Piano Regolatore Generale, il quale prevede la formazione della zona industriale a est verso Terlizzi e l'impostazione del tracciato ferroviario Bari Nord.
Frazioni
Calentano
La località è abitata dall'epoca romana e faceva parte dei numerosi casali ruvestini di epoca alto medievale. La frazione è impreziosita dalla presenza del santuario di Santa Maria di Calentano, sorto anch'esso in età medievale. Inoltre il Lunedì dell'Angelo si svolge a Calentano la processione campestre dell'Annunciazione.
Economia
Il comune di Ruvo di Puglia presenta un tasso di attività pari al 42,9%, un tasso di occupazione del 37,5% e un tasso di disoccupazione del 12,5% e quest'ultimo costituisce un dato abbastanza contenuto rispetto alla media provinciale.
Agricoltura
Ruvo è un comune la cui economia è basata prevalentemente sull'agricoltura, come testimoniano le 4443 aziende coinvolte nel settore, anche se l'attività agricola ha registrato un calo del 24,21% nel decennio intercorso tra il 1990 e il 2000. La vocazione agricola si riscontra nella produzione dell'olio extravergine d'oliva, del miele e dei vini DOC Castel del Monte, Moscato, Nero di Troia e Greco attraverso le locali cantine ed elaiopoli. Il comune inoltre fa parte dell'Associazione nazionale città dell'olio, la quale si occupa della promozione dell'olio extravergine d'oliva e dei suoi territori di produzione. Nell'agro sono inoltre coltivate alcune varietà di mandorle, quali la Rana, la Tuono e la Genco.
Artigianato
Nell'artigianato locale sono coinvolte 532 imprese, tra queste resistono tutt'oggi botteghe di antica tradizione che si occupano della costruzione di carri e ruote in legno, utilizzando la roverella, particolarmente diffusa nell'agro ruvestino.
Industria
Nel settore industriale operano 483 aziende e nel periodo di tempo compreso tra il 1991 e il 2001 si è assistito ad un incremento dell'impiego in questo settore del 31,97%. L'attività è concentrata principalmente nella zona industriale, sviluppatasi tra gli anni settanta e ottanta, nella quale sono presente imprese del settore alimentare, edile, elettronico e nei comparti dell'abbigliamento, della stampa e dei materiali da costruzione.
Servizi
All'interno del settore terziario lavorano 1081 imprese, le quali sono composte essenzialmente da servizi commerciali, assicurativi e bancari.
Turismo
A Ruvo prevale il turismo enogastronomico e culturale, alimentato dai piatti tipici della cucina ruvestina e dalla presenza del Museo Jatta.
Infrastrutture e trasporti
Storicamente Ruvo è attraversata dalla via Traiana, la quale divide a metà il centro storico. Ruvo, per i romani Rubi, svolgeva il ruolo di stazione (ovvero un luogo in cui soggiornare e fare rifornimento) posta tra Canosa di Puglia e Bitonto. La stessa via fu percorsa dal poeta latino Quinto Orazio Flacco, il quale sostò a Ruvo come racconta nel V Libro delle Satire.
Strade
Il territorio comunale è attraversato dalla Strada Provinciale 231 (ex Strada Statale 98 Andriese-Coratina) che collega Ruvo con Bari e i comuni limitrofi, seguendo la traiettoria dell'antica via Appia-Traiana. Dalla stessa strada nel territorio di Ruvo si diparte la strada provinciale 234 di Castel del Monte che attraversa le Murge ed è localmente soprannominata strada della rivoluzione, in quanto risalente al ventennio fascista e all'epoca denominata Strada della rivoluzione fascista.Ruvo è inoltre servita dalla Strada statale 16 bis Adriatica che congiunge il comune con i paesi della costa.
Ferrovie
La stazione di Ruvo, situata in via Duca della Vittoria, è posta sulla ferrovia Bari-Barletta, gestita dalla Ferrotramviaria, che ricalca il tracciato della precedente tranvia a vapore.
Mobilità urbana
Il territorio comunale è servito da dalla Società Trasporti Provinciale, che esercisce l'autolinea Ruvo-Trani. Il trasporto pubblico urbano è invece garantito dalla società Scoppio Autolinee che serve il centro abitato, mediante 5 autolinee urbane.
Amministrazione
Sport
Calcio
L'A.S. Ruvo fu fondata nel 1951 per poi rinominarsi U.S.D. Talos Ruvo negli anni novanta. Tuttavia al termine del campionato di Promozione 2009-2010 la società sportiva si è sciolta. Attualmente Ruvo non possiede una squadra di calcio.
Pallacanestro
Ruvo di Puglia ha avuto una squadra di pallacanestro, la Ruvo di Puglia Basket, che ha militato in Divisione Nazionale A fino alla stagione 2011-2012, massima serie raggiunta. Tale società è stata rinominata in Talos Basket Ruvo nel 2012 e disputa le gare interne al PalaColombo. Nell'estate del 2012 è stata fondata la Basket Nord Barese, partecipante al campionato di Divisione Nazionale B, che raccoglie i comuni compresi nell'area a nord di Bari sebbene abbia sede a Corato.
Pallavolo
Attualmente Ruvo dispone di una squadra di pallavolo, l' A.S.D. AVIS Volley Ruvo. Tuttavia fino al 2009 è esistita una società di pallavolo femminile, l' Avis Volley Ruvo, il cui massimo risultato è stato il raggiungimento del campionato di Serie C.
Calcio a 5
Nel comune di Ruvo di Puglia sono presenti tre società di calcio a 5. L' A.S.D. Atletico Ruvo è stato fondato nel 1998 e ha militato nel campionato di Serie C1 fino alla stagione 2011/2012. L' A.S.D. San Rocco Ruvo, creato nel 2008, ha raggiunto il massimo risultato nel 2012, arrivando alla finale play-off di Serie C1. Nell'estate del 2012 è stata fondata l' A.S.D. Città di Ruvo di Puglia, che partecipa al campionato di Serie C2. Tutte le società disputano le partite interne al PalaColombo.
Arti marziali e sport da combattimento
A Ruvo è presente la società polisportiva A.S.D. Olympia Grifo, fondata nel 1998, in cui si pratica ju jitsu, Fighting System, kick boxing, arti marziali miste, submission wrestling e MMA. L'Olympia Grifo ha vinto numerose medaglie e campionati nazionali a livello individuale.
Impianti sportivi
Stadio comunale. L'impianto, costruito nel 1970 ha ospitato nel 2010 alcune partite, finale compresa, della Coppa Gaetano Scirea e nella stagione 2012-2013 tutte le gare interne della Nuova Molfetta.
PalaColombo. La struttura fu costruita in occasione dei XIII Giochi del Mediterraneo, nel 1997, quando ha ospitato alcune gare di pallacanestro. Attualmente all'interno si svolgono incontri di pallacanestro, pallavolo, calcio a 5 e arti marziali.
Piscina comunale. L'impianto fu costruito nel 1997 per i Giochi del Mediterraneo di Bari. Essa dispone di una piscina semiolimpionica e di una piscina idroterapica.
Note
Bibliografia
(LA) Quinto Orazio Flacco, Satire, Roma, 41-40 a.C..
Cantalicio, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli, Napoli, Gravier, 1769.
Giovanni Jatta, Cenno storico sull'antichissima cittla di Ruvo nella Peucezia di Giovanni Jatta, colla giunta della breve istoria del famoso combattimento de' tredici Cavalieri Italiani con altrettanti Francesi seguito nelle vicinanze della detta cittla nel di 13 Febrajo 1503, Napoli, Porcelli, 1844.
Salvatore Fenicia, Monografia di Ruvo di Magna Grecia, Napoli, Salvatore Piscopo, 1857.
Luigi Gnecco, Nuovo dizionario dei comuni del Regno d'Italia ampliato con quelli del territorio romano colla circoscrizione territoriale amministrativa, e popolazione desunta dagli ultimi censimenti, Savona, Tipografia Bertolotto, 1871.
Filippo Jatta, Sintesi storica della città di Ruvo, Ruvo di Puglia, Speranza & de Rosellis, 1930.
Tommaso Tambone, Biagio Stragapede, Nota di cronaca ruvese in il rubastino, vol. 2, n° 2, Bari, Tipografia Mare, maggio 1970, p. 27.
Domenico Cantatore, Il bacio e altre storie, Antonio Pellicani Editore, 1988.
Angelo Tedone, Rhyps, Rubi, Ruvo (città e agro), Ruvo di Puglia, Azienda Grafica Fiorino, 1992.
Francesco Di Palo, Museo Archeologico Jatta, Ruvo di Puglia, Azienda Grafica Fiorino, 1993.
Francesco Di Palo, Passione e Morte, Fasano, Schena, 1994.
Angelo Tedone, Ruvo di Puglia, Uomini illustri, Giovinazzo, Litografia Serigrafia Levante, 1997.
Touring Club Italiano, Le città dell'olio, Milano, Touring Editore, 2001.
Vito Ricci, Calentano: origine del toponimo e casale in il rubastino, vol. 31, nº 4, Terlizzi, Centro Stampa litografia, p. 28.
Cleto Bucci, Un caso di damnatio memoriae - la monografia Ruvo di Puglia di Roberto A. Massone, Modugno, Pubblicità & Stampa, 2008.
UNPLI, Abbraccia l'Italia - il patrimonio immateriale una risorsa per il paese, Roma, 2011.
Voci correlate
Storia di Ruvo di Puglia
Settimana Santa di Ruvo di Puglia
Puglia
Provincia di Bari
Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
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