Complesso di San Leucio (Sito UNESCO)
Il sito reale, insieme alla Reggia di Caserta, è stato riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Prima ancora che prendesse il nome attuale era un feudo dei Conti Acquaviva di Caserta, noto come Palazzo del Belvedere. Nel 1750 i possedimenti passarono ai Borbone di Napoli e il feudo divenne un romitorio per i reali. Il riadattò la proprietà in ospizio per i poveri e opificio tessile, gestito principalmente dall'impresa Brunetti di Torino. Le commesse di seta provenivano da tutta l'Europa e ancora oggi le produzioni di San Leucio si possono ritrovare in Vaticano, al Quirinale e nello Studio Ovale della Casa Bianca. In seguito alla Restaurazione il progetto della neo-città fu accantonato, anche se si continuarono ad ampliare industrie e edifici, tra cui il Palazzo del Belvedere. Il Complesso di San Leucio nella sua veste attuale si estende su di una superficie di 16871 m², con una facciata lunga 354 m intervallata da un doppio ordine di lesene e da due ordini di finestre. Monumentale è la scalinata a doppia rampa che segna l’ingresso principale alla struttura. L'Arco Borbonico è il portale d'accesso e rappresenta una testimonianza di preesistenza alle seterie realizzate nel settecento. Fa parte del Complesso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, voluta dal Re Ferdinando IV e costruita da Francesco Collecini, allievo del Vanvitelli, nel 1803. Nel casino da caccia si annoverano gli affreschi di Fedele Fischetti, sul mito di Bacco e Arianna, e la grande vasca in marmo di Mondragone al centro di una sala decorata con soggetti dell'antichità classica. La fontana con tritoni e delfini è opera di Solari, del 1794. Occasionalmente sono esposti in mostra tele di Fergola, Veronesi e Hackert.