Luogo - Museo
MUSEO DELLA CIVILTÀ CONTADINA
Luogo:
PIAZZA SANT'URBANO, 5, San Giorgio della Richinvelda (Pordenone)
Il Museo della Civiltà Contadina, inaugurato il 7 agosto 1982, nella frazione di Pozzo è frutto dell’iniziativa di Gelindo Lenarduzzi che per vent’anni ha raccolto oggetti legati mondo contadino del passato per lasciare alle generazioni future la memoria storica della vecchia civiltà contadina. Ad un certo punto, la sua collezione raggiunse proporzioni tali da richiedere la sistemazione in un locale idoneo.
L’Amministrazione Comunale acquistò e fece restaurare un edificio per destinarlo a sede espositiva. La raccolta fu donata al Comune a condizione che il Museo restasse sempre a Pozzo, località in cui il Signor Gelindo era vissuto. Nel corso degli anni c’è stato un notevole incremento del numero dei pezzi raccolti, grazie alle donazioni di cittadini e aziende private, sensibili alle finalità educativo-culturali di questa Istituzione.
Collezione
Al piano terra, spiccano tre grandi orologi a pendolo fatti a mano grande con precisione e minuzia. Quello al centro, datato tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo si trovava nel campanile della chiesa di Pozzo.
Vediamo comunque degli oggetti agricoli e di uso domestico: un trinciafoglie in legno degli anni ’50, una sgranatrice della Prima Guerra Mondiale, una macchina da cucire Weiber e lo strumento usato dall’arrotinodegli inizi del XX secolo.
In uno spazio aperto, sotto una tettoia c’è una bella raccolta di carri della prima metà del secolo scorso, tra cui: il carro adibito al trasporto di animali come i maiali e le galline; quello adoperato per portare il grano al mulino e un altro con una grande “cesta” sopra che serviva per il trasporto del letame dalla stalla ai campi. Singolare è inoltre il calesse, mezzo di trasporto per le persone, trainato dal cavallo.
Sempre nello spazio aperto, troviamo un’interessante collezione di erpici del 1950/60 impiegati nei vivai: infatti, la frazione di Rauscedo è conosciuta in tutto il mondo per la produzione delle barbatelle di vite. Più oltre c’è un trattore Landini con motore a “testa calda” del 1940/50, una pompa per travasare le urine dai vasche alle botti e un rastrello in ferro, trainato dal cavallo, degli anni ’60.
Al primo piano si apre un grande salone con tanti oggetti. Ognuno vorrebbe raccontarti la sua storia e quella della persona che l’ha posseduto, ma purtroppo possiamo citarne solo alcuni come: il secchio in rame per travasare il vino, le piccole botti, le grandi seghe per tagliare i tronchi d’albero usati nella costruzione di botti, carri e rastrelli.
Molto interessanti sono la gramola e i pettini usati per lavorare la canapa del 1810 che sono gli oggetti più antichi del Museo.
Inoltre all’interno della stanza sono appese delle vecchie foto che ritraggono i momenti più significativi della vita rurale. Sono belle le immagini delle donne impegnate nella lavorazione delle foglie di tabacco, attività molto diffusa nella zona, perché consentiva di integrare reddito famigliare.