“Finire” in poesia, tra Foscolo e Totò
Questo particolare periodo dell’anno, che ha il potere di rallentare i ritmi e mettere in contatto la parte più intima di noi con chi aleggia in un’altra dimensione, può diventare occasione per visitare alcuni tra i tanti cimiteri monumentali d’Italia – dal Verano al Cimitero di Perugia, da Poggioreale ai Sacrari e Memoriali dedicati a momenti storici e culture diverse – veri e propri gioielli d’arte, architettura e…poesia.
“[…] Celeste è questa/corrispondenza d’amorosi sensi,/celeste dote è negli umani; e spesso/per lei si vive con l’amico estinto/e l’estinto con noi”.
(Ugo Foscolo, “Dei sepolcri” 29-33)
È il 1804 quando l’Editto napoleonico di Saint Cloud stabilisce per la prima volta che i cimiteri devono essere edificati al di fuori delle città, inducendo Ugo Foscolo a celebrare le “urne de’ forti” nel carme “Dei sepolcri” (1807), perché se il tempo cancella le sepolture degli eroi, la “poesia eternatrice” ne rende il ricordo immortale. È in questo tributo che la Basilica di Santa Croce, a Firenze, è eretta simbolo della memoria storica nazionale, mausoleo nel quale riposano gli uomini illustri, da Michelangelo a Galileo.
Citando Foscolo e Firenze insieme, non posso trascurare il Cimitero degli Inglesi (tanto più che il poeta attinge a piene mani alla tradizione pre-romantica anglosassone). Noto anche come “l’Isola dei Morti”, dal celebre dipinto di Arnold Böcklin, fu luogo d’ispirazione per Emily Dickinson e la sua “The soul selects her own society”*.
E se anche Dickinson sostiene che *L’anima sceglie la sua società, non ci resta che affidare alla poesia del Maestro Antonio De Curtis, in arte Totò, la cui tomba è meta di pellegrinaggi col sorriso sulle labbra, il compito di riportarci tutti coi piedi (sotto) terra, tenendo sempre a mente che:
“’A morte ‘o ssaje chedd’è? …è una livella”.
Eliana Iorfida