Messina, Don Chisciotte e le Crociate
Dalla vasta pianura della Mancha spagnola, punteggiata dai caratteristici mulini a vento imbiancati a calce, ai miraggi che prendono forma a pelo d’acqua sullo Stretto di Messina il passo è più breve di quanto si pensi. Non ci credete?
Ebbene, sappiate che lo scrittore Miguel de Cervantes Saavedra compose la sua opera più importante, una delle più rappresentative della letteratura di tutti i tempi, proprio nella città siciliana.
Cervantes si era arruolato nella flotta cristiana partita alla volta di Lepanto dal porto di Messina nel 1571, la cosiddetta “Lega Santa” capitanata da Don Giovanni d’Austria (cui la città dedicò un monumento), per affrontare il nemico ottomano in acque greche. Tornato esausto dalla battaglia, Cervantes venne ricoverato presso l’Ospedale Maggiore della città e proprio qui, durante il periodo di convalescenza, abbozzò la prima stesura del suo capolavoro, “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha”, ovvero “Don Chisciotte della Mancia” (pubblicato in due volumi a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, 1605-1615).
Benché il pretesto narrativo sia legato allo storico Cide Hamete Benengeli, di cui Cervantes dichiara d’aver trovato e tradotto il manoscritto arabo che narrava le vicende del bizzarro cavaliere, è facile intuire che l’atmosfera messinese del tempo abbia certamente concorso ad alimentarne fantasie e suggestioni. Ne sono la prova ben due novelle ispirate a Messina: “Il dottor Vetrata” e “L’amante generoso” (1613). Senza contare che lo stesso Don Chisciotte ricorda il personaggio di Colapesce, leggendario uomo-anfibio che vive nelle acque dello Stretto, molto caro alla letteratura popolare messinese.
Dunque, da bravo “cavaliere errante”, Don Chisciotte attraversa el Siglo de Oro in compagnia del suo fido scudiero Sancho Pancia – definito da Kafka “la sua vera disgrazia” – sovrapponendo in modo avvincente storia e mito, allucinazioni e miraggi di un Mediterraneo arabeggiante e favolistico che accomuna, quasi senza soluzione di continuità, Spagna, Grecia, Medio Oriente e Sicilia.
Eliana Iorfida