Ammaliati dallo Stretto, tra miraggi e mostri marini
Luogo di fascino e suggestione per eccellenza, lo Stretto di Messina ha sempre generato miti e suscitato, tra i suoi flutti spumeggianti, fantasie e ispirazioni. Passaggio obbligato e temuto fin dall’antichità, quando il suo attraversamento prospettava una navigazione rischiosa, a causa delle correnti rapide e irregolari e dei venti che spirano in contrasto tra loro, divenne dimora, nell’immaginario collettivo e narrativo, di due spietati mostri marini: Scilla (“Colei che dilania”), sulla costa calabrese, e Cariddi (“Colei che risucchia”), sulla sponda opposta.
Secondo la leggenda, Glauco, innamoratosi follemente della ninfa Scilla, respinse le attenzioni della maga Circe che, offesa, si vendicò trasformando la fanciulla in una creatura mostruosa, con sei teste di cani ringhianti. Per l’orrore e la vergogna, Scilla si nascose in un antro buio, presso lo Stretto, dilaniando i naviganti che osavano passarle accanto.
“Scilla è atroce
Mostro, e sino a un dio, che a lei si fesse,
Non mirerebbe in lei senza ribrezzo,
Dodici ha piedi, anteriori tutti,
Sei lunghissimi colli e su ciascuno
Spaventosa una testa, e nelle bocche
Di spessi denti un triplicato giro,
E la morte più amara di ogni dente”.
(Odissea, XII)
Tra le leggende più belle del patrimonio culturale dell’antica Messina, la più nota è quella che ricorda l’esistenza del mostro Cariddi, mitica personificazione di un vortice. Figlia di Poseidone (il mare) e di Gea (la terra), Cariddi fu punita da Zeus per la sua voracità e trasformata in orribile mostro.
E se la presenza di pericolose creature leggendarie non è sufficiente a stimolare un’immersione nei misteri dello Stretto, non riuscirete certamente a sottrarvi alle malie della Fata Morgana e alle sue illusioni ottiche, note già agli antichi che, nella foschia, credevano di vedere orde di uomini minacciosi a pelo d’acqua. Dunque, non spaventatevi se fissando l’orizzonte siciliano da Reggio Calabria venite rapiti da ombre vaganti e immagini che si fondono in un’unica vibrante visione: è la Fata che si diverte ad “agitare le acque”!
Eliana Iorfida