Destinazioni - Comune

Lanzo Torinese

Luogo: Lanzo Torinese (Torino)
Lanzo Torinese (Lans in piemontese e in francoprovenzale) è una città italiana di 5.303 abitanti della provincia di Torino, in Piemonte. Si trova nelle valli omonime, di cui è anche il centro più popoloso ed economicamente più importante, e fa parte della Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. Geografia fisica Lanzo si trova ai piedi delle Alpi Occidentali (sezione Alpi Graie) ed è collocata all'imbocco delle Valli di Lanzo. Il centro storico della città è costruito sul monte Buriasco mentre il resto della città si trova ai suoi piedi. Lanzo è il centro abitato più importante delle Valli di Lanzo. È bagnata dal fiume Stura e dai torrenti Tesso ed Uppia. Storia Lanzo fu centro politico ed amministrativo molto importante sin dalle prime testimonianze che si hanno su di esso: all'inizio del 1000 lo si trova indicato col toponimo Curtis Lanceii. Il castello di Lanzo fu costruito da Landolfo, vescovo di Torino dal 1011 al 1038. Successivamente, con vari toponimi, diventa feudo di appartenenza, con le Valli, prima del vescovo di Torino, poi dei Savoia e anche dei Monferrato, per svariati anni in competizione tra loro. (Nel 1159, nel diploma da Occimiano, l'imperatore Federico Barbarossa confermava il possesso di Lanzo (curtem de Lances) al vescovo di Torino Carlo I). Con la marchesa Margherita nel 1305 divenne una castellania, con tutti i privilegi che ciò prevedeva, tra i quali la Credenza e l'esonero per i lanzesi dal partecipare alla guerre al di là dei monti. Verso la metà del secolo XVI il castello di Lanzo, considerato uno dei più importanti del Piemonte, venne assediato, espugnato il 28 novembre 1551 e successivamente distrutto (1556-1557) dai francesi comandati dal duca Carlo di Brissac, eccezion fatta per la porta di accesso al borgo, ancor oggi esistente e ben conservata (torre civica di Aymone di Challant). In seguito alla pace di Cateau-Cambrésis il borgo tornò in mano ai Savoia con Emanuele Filiberto (1559) ed alla sua morte passò in mano a sua figlia naturale Maria (1577) [non alla sua morte avvenuta nel 1580, ma nel 1577], sposa di Filippo d'Este,dei marchesi di San Martino in Rio (RE), assieme a tutte le Valli (eccezion fatta per Lemie e Usseglio). In tale occasione Lanzo divenne marchesato. Il governo degli Este fu rovinoso per Lanzo, che perdette molti privilegi nei confronti dei paesi limitrofi, come quello di ottenere il dazio per ogni persona che transitava sul ponte del Diavolo, unica strada di collegamento tra Torino e le Valli. Dopo varie vicissitudini tra gli Este ed i Savoia, il 1º luglio 1725 il feudo di Lanzo venne venduto al conte Giuseppe Ottavio Cacherano Osasco della Rocca. Alla sua morte questo passò al nipote e nel 1792, non essendoci più eredi, tornò in mano regia. In seguito alla Rivoluzione francese nel 1798 Carlo Emanuele IV, succeduto a Vittorio Amedeo III, decise di abbandonare i suoi territori in Piemonte per rifugiarsi in Sardegna e Lanzo passò prima in mano francese, poi in mano austriaca, occupato dai russi di Suvorov. In seguito alla battaglia di Marengo il Piemonte tornò in mano francese e Lanzo divenne capoluogo di arrondissement, poi declassato a capo distretto (mandamento). Nell'Ottocento, da centro agricolo, Lanzo divenne una cittadina ed una mèta di villeggiatura da parte di molti cittadini torinesi: questa vocazione turistica aumentò esponenzialmente con l'arrivo della ferrovia nel capoluogo valligiano il 6 agosto 1876. Ne fanno testimonianza le numerose residenze di villeggiatura. Pressappoco nello stesso periodo si insediarono nel territorio lanzese le prime industrie meccaniche, tessili e cartarie. Il 26 aprile 1945 la guarnigione tedesca, che occupava a Lanzo il collegio Salesiano, si arrese ai partigiani, grazie alla mediazione del vicario parrocchiale teol. Frasca ed al direttore del collegio salesiano don Ulla. Date importanti Queste sono alcune delle date più importanti della storia di Lanzo Torinese: 1011-1038 - Costruzione del castello di Lanzo 1159 - Prima citazione del nome di Lanzo (diploma di Occimiano) 1219 - Primo mercato settimanale 1357 - La torre civica di Aymone di Challant viene terminata 1378 - Il ponte del Diavolo viene ultimato 1551 - Il 28 novembre il borgo ed il castello vengono occupati dai francesi comandati dal maresciallo Brissac 1557 - Il castello di Lanzo viene completamente distrutto 1679 - Invenzione del grissino 1876 - La ferrovia raggiunge la città 26 aprile 1945 - Liberazione di Lanzo dai nazi-fascisti 30 settembre 1984 beatificazione di Federico Albert, parroco di Lanzo dal 1852 al 1876 Onorificenze Monumenti e luoghi d'interesse Chiesa di Santa Maria del Borgo Da sempre dedicata alla Madonna, venne indicata nelle relazioni degli arcivescovi e dagli storici con denominazioni diverse, quale chiesa della Beata Maria Vergine, di Santa Maria degli Angeli, di Nostra Signora, di Santa Maria Assunta, della Beata Vergine del Carmelo. Per i Lanzesi è semplicemente la cesa 'dla Madona. Situata a metà dell'antica contrada del Borgo fu il centro della pietà mariana dei Lanzesi fin dall'epoca medievale. Non è nota la data di costruzione della primitiva cappella di molto antecedente il 1543 anno in cui iniziò a funzionare come chiesa parrocchiale in seguito alla distruzione della chiesa di S. Pietro in Vincoli. Nel 1547 il vescovo di Ventimiglia Filippo de Mari celebrò le sacre funzioni in Santa Maria, la quale sostituì la chiesa parrocchiale fino al 1591, quando venne consacrata la ricostruita chiesa di San Pietro in Vincoli. Quello fu il periodo più glorioso per la chiesa di Santa Maria, che si trovò ad essere contemporaneamente il centro religioso e politico del paese, in quanto in essa si radunava pure il Consiglio Comunale (la Credenza). Il 10 luglio 1575, fu eretta la Confraternita del Santo Nome di Gesù che, da allora, si prese cura dell'amministrazione della chiesa. Nella chiesa di S. Maria il 2 giugno 1629 venne fondata un'altra confraternita, sotto il titolo della Beata Maria Vergine del Carmelo. L'interno La sacrestia assai ampia e ben arredata, serviva in epoca pre-conciliare come cappella per gli uomini che vi accedevano direttamente dalla adiacente chintana. Sempre agli uomini era destinata la tribuna addossata alla facciata, con ingresso dalla ripida scaletta esterna, ma raggiungibile anche, tramite corridoio coperto, dal Palazzo dei Signori d’Este, ora Istituto Immacolatine. Sul modesto campanile è collocata una sola campana. All'interno l'altare destro è dedicato alla Madonna del Carmine (festa il 16 luglio); si tratta di un altare antico citato, insieme a quello di fronte dedicato a S. Anna e alla Madonna di Oropa, dal Cavallari Murat come esempio del gusto barocco per le composizioni a stucco miscelate con pitture ad affresco, di cui erano maestri gli stuccatori luganesi. L'altare della Madonna di Oropa era anticamente dedicata a S. Giuseppe ed apparteneva alla Famiglia Carrocio, una tra le più nobili e facoltose di Lanzo. Gli altri due altari presenti, erano anch’essi ornati da icone di cui si ignora la sorte. Scomparsi i dipinti la chiesa si arricchì di statue, tra cui primeggiano la Vergine Assunta di Clemente Ferrari e la famosa "macchina del Cristo nell'orto degli Ulivi" che veniva portata in processione la sera del Giovedì Santo. Restauro La facciata della cappella presenta un impianto decorativo, solo in minima parte ancora leggibile, che doveva essere piuttosto articolato e gradevole, come testimonia una documentazione fotografica degli anni sessanta. In essa si può osservare un espediente decorativo di finte architetture: al culmine un timpano con cornici grigie e rosa che racchiudono la raffigurazione della Madonna in gloria tra nuvole e angeli; il registro inferiore è invece caratterizzato da lesene laterali ad imitazione del marmo grigio con specchiature rosa; ai lati del lunettone sono ricavate due finte nicchie che accolgono due Santi Vescovi; il portale è decorato con finte lesene e trabeazione con putti che reggono un simbolo raggiato. Si possono notare sull'intonaco alcune tracce di materiali diversi risalenti ad epoche differenti. Nel 2004 la Chiesa è stato oggetto di un approfondito restauro esterno, volto al recupero delle facciate e della copertura. A seguito del restauro si può osservare come siano state oggetto d’intervento le superfici murarie, consolidate e pulite, che hanno riacquistato i colori e le decorazioni originarie. Ponte del Diavolo o del Ròch Il Ponte del Diavolo o Ponte del Ròch (pietra in piemontese) fu edificato nel 1378 con il consenso del Vice castellano di Lanzo, Aresmino Provana di Leynì, collaboratore di Amedeo VI di Savoia (conosciuto come il Conte Verde). La spesa, interamente sostenuta dalla Castellania di Lanzo, fu di 1400 fiorini (per sostenere questa spesa venne imposta una tassa sul vino per dieci anni). Il Ponte del Diavolo serviva a collegare Lanzo e le sue Valli con Torino superando la Stura e permettendo così di evitare il passaggio da Balangero, Mathi e Villanova, territori governati dai Principi di Acaja, e da Corio, sotto il controllo dei Marchesi del Monferrato, entrambi ostili ai Savoia. Il ponte, con una luce di 37 metri, un'altezza di 16, lunghezza di 65 e larghezza minima di 2,27, costruito a schiena d'asino, si trova in una stretta gola con le pareti a precipizio scavata dalle acque della Stura in tempi preistorici (era geologica, terziario?). Su di esso è stata costruita, il 15 luglio 1564, una porta che veniva chiusa allo scoppiare di epidemie (come la peste) per impedire il passaggio dei forestieri e preservare il borgo. Il nome del ponte deriva dalla leggenda secondo la quale fu il diavolo in persona a costruire il ponte dopo che per ben due volte ne era stato edificato uno, sempre crollato. In cambio il diavolo avrebbe preso con sé l'anima del primo a transitare sul ponte, e per questo venne fatto passare un cagnolino. Il diavolo, adirandosi, avrebbe sbattuto violentemente le sue zampe sulle rocce circostanti formando le caratteristiche "Marmitte dei Giganti". Marmitte dei Giganti Sono fenomeni geologici dovuti all'azione vorticosa che l'acqua ha sulle rocce che trova lungo il suo passaggio. In corrispondenza del Ponte del Diavolo di Lanzo, ed in particolare nei pressi della cappella dedicata a San Rocco (presso l'imbocco dal lato di Lanzo del ponte), se ne contano 21 disposte su 18 metri di dislivello dal livello della Stura. Furono studiate per la prima volta dal prof. Francesco Virgilio dell'Università di Torino nel 1882. Le marmitte più piccole, poste ad un livello superiore, sono ormai all'asciutto mentre la "Marmitta Grande" è ancora in parte immersa nell'acqua e quindi soggetta ai fenomeni erosivi di formazione. Popolarmente le "Marmitte dei Giganti" sono considerate le pentole in cui il diavolo ha cucinato la minestra necessaria ai suoi aiutanti per la costruzione dell'adiacente ponte. Torre civica di Aymone di Challant Anche se non quella attuale, una torre sembra già esistesse nel 1272 ed era la porta di accesso alla Contrada del Borgo (attualmente via San Giovanni Bosco) che conduceva al Castello posto sulla sommità del Monte Buriasco. Lungo questa via, a partire dal 1219, il martedì si teneva il mercato settimanale. Dalla contrada si dipartiva, trasversalmente, una serie di strette viuzze chiamate chintane (alcune ancor oggi esistenti), talvolta sormontate da archi e lunghi voltoni che le fanno somigliare a gallerie pedonali. Parallelamente alla Contrada, sia verso Torino sia verso Germagnano, si snodavano due strade strette che correvano sulla sommità delle mura di difesa (per questo erano dette "Strade di Corserio"). La Torre attuale (1329-1357) porta il nome di Aymone di Challant, suo costruttore e castellano di Lanzo nel Trecento, giunto a Lanzo al servizio di Margherita di Savoia. In epoca medievale la Torre era fornita di ponte levatoio e non aveva il tetto di copertura, che venne aggiunto nell'Ottocento per proteggerla dalle intemperie. Sulla sommità è posta la campana del comune e sulla facciata erano raffigurati gli stemmi dei Savoia e degli Estensi, signori della città. Stilisticamente, la torre è alta 20,50 metri ed è una tipica fortificazione Trecentesca: ciò è evidenziabile dall'arco in cotto del fornice con doppia armilla acuta, dai capitelli su cui quest'ultima poggia e dal motivo decorativo delle caditoie e dei merli (col contrasto tra il rosso dei mattoni e il grigio chiaro della pietra dei beccatelli). All'interno della Torre vi erano le nicchie e le guardiole di difesa e l'intera struttura era chiusa, oltre che dal ponte levatoio, da un robusto portone di cui si vedono ancor oggi i cardini e le tracce della saracinesca che serviva per la chiusura. Attualmente, in quella che probabilmente era la casa delle guardie, posta dietro alla Torre, è sita la Biblioteca civica A. Cavallari Murat, centro rete del Sistema bibliotecario Valli di Lanzo, che possiede più di 300.000 volumi ed è sede della Società Storica delle Valli di Lanzo. Piazza Gallenga In fondo alla scalinata attigua alla Torre civica si perviene in piazza Gallenga, chiamata piasa Granda (piazza Grande) dai lanzesi, si formò tra il Quattro ed il Cinquecento come piazza principale della vecchia Lanzo, al di fuori delle mura del castello, e circondata da alte case. Nel 1561, quando il principe Emanuele Filiberto visitò Lanzo in seguito alla vittoria di San Quintino ed alla successiva Pace di Cateau-Cambrésis (1559) per riprendere il possesso dei suoi territori, la piazza venne addobbata da archi di trionfo formati da rami coperti da foglie (da cui il nome di Piazza della Frascata) mentre, nel periodo della Rivoluzione Francese, vi fu piantato l'albero della libertà. Il nome attuale è quello della famiglia Gallenga, benemerita famiglia lanzese dell'Ottocento, che fondò l'Opera pia Gallenga a favore dei poveri del paese. L'ultima erede dei Gallenga fu la madre di Leopoldo Usseglio, sindaco di Torino e storico di Lanzo, morto nel 1919. Chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli Le origini della parrocchiale di Lanzo risalgono all'XI secolo: in epoca medievale era adiacente al Castello e nel 1543 venne fatta abbattere da Gian Giacomo Medici per isolare e meglio difendere il Castello. Venne ricostruita più grande e riaperta al culto nel 1591, ed in questo frangente la Parrocchia di Lanzo divenne la chiesa di Santa Maria, ancor oggi ben conservata e posta lungo l'allora Contrada del Borgo (attuale via San Giovanni Bosco). Tra Settecento ed Ottocento la Parrocchia di San Pietro in Vincoli venne ampliata ed abbellita, ed i lavori vennero conclusi dal vicario don Tagna (che fece costruire anche la Casa Parrocchiale adiacente) e dal beato Federico Albert (che provvide alla costruzione della facciata settentrionale e all'avvio dei lavori per il campanile). Il campanile, iniziato nel 1872 a cura di monsignor Tresso e terminato nel 1885, è alto 31 metri ed ha una struttura imponente ed elegante. Verso gli anni sessanta è stata rifatta la cuspide, distrutta da una tromba d'aria. Interno della chiesa L'interno della Chiesa è ricco di dipinti ed opere d'arte, come la Macchina di San Pietro, seicentesco gruppo statuario ligneo raffigurante San Pietro in Vincoli con l'Angelo liberatore e guardia addormentata, che ancora oggi è portata in processione lungo le vie di Lanzo il 1º agosto, giorno della Festa Patronale. Notevoli sono anche il pulpito dorato e l'organo G. Mola, del 1894, con più di mille canne e cassa armonica con stucchi dorati, sormontata dallo stemma della Città. Le volte della Chiesa sono state affrescate dal pittore G. Guglielmino. Sono degne di rilievo anche le seguenti opere pittoriche: Resurrezione: tela seicentesca dipinta per le famiglie lanzesi Bo, Gallenga ed Usseglio sita in corrispondenza della cripta presso la quale sono tumulati molti membri delle stesse; San Francesco che riceve le stimmate: pala d'altare del veneziano Carlo Saraceni, commissionata da Bartolomeo Bonesio nel 1605 per l'altar maggiore della chiesa del Convento dei Cappuccini sul monte Buriasco; quando questo venne chiuso e venduto a Don Bosco per l'edificazione del collegio convitto, la pala venne portata in parrocchia. Sottoposta a restauri, è emersa, tra le mani dell'angelo, l'effigie di papa Clemente VIII, benefattore del Bonesio; Sindone e simboli della Passione: affrescati sulla cupola della navata di destra a ricordo del trasporto della Sindone organizzato da Beatrice di Portogallo, moglie di Carlo II di Savoia, da Chambery a Torino attraverso il Colle d'Arnas, Balme, Ala di Stura, Voragno, Lanzo e Cirié; Liberazione di San Pietro dal carcere: maestosa pala dell'altar maggiore della chiesa, secondo il Murat ascrivibile ad un ambiente pittorico beaumontiano, risale ad un periodo tra il 1775 ed il 1800; Santi Romualdo e Bonifacio: tela dipinta da Giovanni Francesco Sacchetti per la chiesa dell'Eremo dei Camaldolesi di Lanzo tra il 1663 ed il 1675 e commissionata dal conte Gaspare Graneri della Rocca di Ceres che nel 1661 fondò l'Eremo di Lanzo donandolo all'ordine dei Camaldolesi. Buona parte degli ulteriori affreschi e dei fregi che ornano la chiesa fu commissionata e, per buona parte, eseguita, da parte del vicario Beato Federico Albert, parroco di Lanzo nell'Ottocento; e dal suo successore teol. Tresso Chiesa di Santa Croce L'origine dell'attuale chiesa di Santa Croce risale al 1200. Anticamente, la chiesa era posta appena fuori dalle mura del Borgo, in piazza San Giacomo, era dedicata ai SS. Apostoli Giacomo e Filippo (ricordati in un affresco a sinistra dell'altar maggiore) ed era la sede della Confraternita dei Disciplinati di Santa Croce, i cui confratelli occupavano dell'assistenza degli infermi. Questa confraternita, già esistente nel 1270 (come testimoniato da una bolla di papa Innocenzo IX e dalla sua traduzione in volgare da parte del cappuccino Padre Enrico), nel 1353, diede vita ad un ospedale (Hospitium peregrinorum) all'interno della costruzione per soccorrere i forestieri ed i pellegrini che, per recarsi a Santiago di Compostela, seguivano l'itinerario lanzese ed avevano come punto di riferimento di culto la chiesa di San Giacomo di Gisola (Pessinetto). Solo i pellegrini venivano assistiti nell'hospitium peregrinorum, mentre i lanzesi venivano assistiti dai confratelli (chiamati batù, battuti in italiano) direttamente presso le loro case. L'attività ospedaliera si esaurì nel 1660 e da quel momento la chiesa venne abbellita con finestre lunettate graffite sui fianchi, con la costruzione del campanile, la sopraelevazione del presbiterio per accogliere l'Altar Maggiore castellamontiano o lanfranchiano e con la costruzione della facciata. Attualmente, Santa Croce è una chiesa che presenta sui muri esterni fregi ad archetti elaborati in stile gotico. Il portale gotico, oggi murato, conduceva all'interno dell'ospedale. All'interno sono presenti numerosi dipinti, un Crocifisso settecentesco chiamato "dei Lucca" ed una macchina lignea raffigurante Cristo Risorto che viene portata in processione per le vie di Lanzo durante la festa venticinquennale di Cristo Risorto. La chiesa è quindi costruita con un insieme di stili architettonici distinti: la primitiva navata centrale e l'abside semicircolare risale al secolo XIII; la nuova navate e l'abside quadrata coperta da volta ogivale e quindi contraffortata risale al secolo XIV; i nuovi ornamenti del 1614 con finestre lunettate graffite sui fianchi risalgono al secolo XVII; il campanile (1776) e la sopraelevazione del presbiterio con le volte del 1756-1760 per accogliere l'altare maggiore risalgono al secolo XVIII; la nuova facciata in stile neomedievale in cotto (1956) risale al secolo XIX. Opere interessanti nella chiesa Crocifisso settecentesco "dei Lucca": la tradizione vuole che sia stato sottratto dalla chiesa dell'Eremo dei Camaldolesi di Lanzo da ignoti e da questi abbandonato alle Grange. Ritrovato successivamente da un membro della famiglia Lucha (ora Lucca), ora viene portato in esclusiva in processione dai membri maschi della famiglia in occasione della Via Crucis e del Corpus Domini. Altare di destra: ospita una pala d'altare lignea del '500, opera di un ignoto pittore di scuola fiamminga, e raffigurante i "Disciplinati di Cristo" ai piedi della Croce e circondati dalla Madonna e da San Giovanni. Altare di sinistra: ospita una tela di Sant'Antonio abate dietro cui vi è traccia di una pittura murale del Quattrocento raffigurante San Francesco (e un affresco dello stesso periodo è ancora appena visibile sul muro esterno della chiesa sotto gli ornamenti in laterizio ed a lato della vecchia porta gotica incorniciata di cotto). Altare centrale: sono presenti una tela ed una statua lignea del Cristo Risorto che tradizionalmente vengono lasciati coperti tranne che nei giorni che vanno tra Pasqua ed il Corpus Domini; la statua del Cristo Risorto, assieme a quelle dell'Angelo e della Maddalena, vengono solennemente portate in processione nella festa cinquantennale di Cristo Risorto, celebrata appunto ogni cinquant'anni la terza domenica dopo Pasqua. Sacrestia: contiene una pala raffigurante la Madonna con Bambino ed un gruppo di santi. Sono poi presenti, all'interno della chiesa, il pulpito ligneo intagliato a grosse mandorle e la statua lignea dell'Addolorata che viene portata in processione nel rito penitenziale del Giovedì Santo assieme a tutti i simboli della passione. Santuario di Loreto Il santuario fu costruito in pochi mesi nel 1618 prendendo come modello la Santa Casa di Loreto. La vedova del marchese del Monferrato, Margherita di Savoia, pose la prima pietra del porticato che circonda la chiesa e fece dono alla cappella di una statua in legno della Madonna nera. A poche decine di metri dal santuario sroge una massiccia costruzione medievale ( forse seicentesca ) che un tempo serviva da abitazione per gli eremiti che custodivano la chiesa; l'ultimo di essi, che operò nella seconda parte dellottocento, fu il lanzese Vallino. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Cultura Persone legate a Lanzo Torinese Federico Albert, fondatore delle Suore Vincenzine di Maria Immacolata, proclamato beato nel 1984. Giovanni Francesco Bellezia, sindaco di Torino durante l'epidemia di peste del 1630, nato a Torino ma originario di Lanzo. Camilla Borsotti, sciatrice. Ambrogio Donini, storico. Gianluigi Marianini, personaggio televisivo. Sebastiano Richiardi, zoologo e anatomista. Pierfunk, ex-bassista dei Subsonica. Michele Vietti, membro laico ed ex-vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Cucina La tradizione vuole che, nel 1679, il medico lanzese Teobaldo Pecchio, aiutato dal panettiere Antonio Brunero, inventò il ghërsin, che col tempo si diffuse in tutta Italia col nome di grissino. Pecchio fece cuocere dal panettiere Brunero un pane molto sottile, croccante e facile da digerire per curare la gracilità e l'inappetenza del giovane Vittorio Amedeo II di Savoia dandogli, appunto, il nome che poi diventò famoso in tutto il mondo. Anche molto noti sono i torcetti di Lanzo, considerati da alcuni una variante dolce dei grissini. Amministrazione Altre informazioni amministrative Il comune di Lanzo e fa parte della Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. Sport Calcio - La squadra di calcio di Lanzo Torinese è l'A.D.C. MathiLanzese, nata al termine della stagione calcistica 2008/2009 dalla fusione dell'U.S. Lanzese e dell'A.S.D.C. Mathi. La nuova società ha militato nel campionato di Promozione piemontese per alcune stagioni, ma, nella stagione 2011/2012, la squadra è retrocessa in Prima categoria piemontese, ove sta giocando il campionato 2012/13. Pallavolo - La squadra di pallavolo femminile di Lanzo è la Balamunt, iscritta al campionato regionale di serie D. Note ^ [www.comune.lanzotorinese.to.it Dato Ufficio anagrafe comunale] - Popolazione residente al 30 novembre 2012. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ La motivazione è disponibile all'indirizzo http://www.istitutonastroazzurro.it/comunedilanzotorinese.html ^ Santuario della Madonna di Loreto, scheda del comune di Lanzo su www.comune.lanzotorinese.to.it (consultato nel febbraio 2013) ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Lanzo Torinese
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