Luogo - Museo
Museo Casa natale "Filippo Corridoni"
Luogo:
Via Trincea delle Frasche, 29, Corridonia (Macerata)
Il visitatore viene accolto dal mito Corridoni.
Al primo piano, nella stanza d’ingresso, dove si trovano i simboli del focolare domestico, sono collocati gli affetti familiari, la sua infanzia e la prima formazione. Si prosegue nell’altra stanza con la sua attività di agitatore politico e sindacale. L’antimilitarismo degli esordi, il primo esilio, lo sciopero agrario di Parma del 1908, la sua militanza a Milano, le lotte contro la guerra di Libia, la formazione dell’Unione Sindacale Italiana. Sintesi di un’attività frenetica, costellata da frequenti condanne, in cui Corridoni conquistò sul campo la fama di straordinario capopolo. Al secondo piano ritroviamo l’ultimo Corridoni, che matura in carcere, in quell’estate del ’14, dopo lo scoppio della Grande Guerra, l’adesione all’interventismo. Lui è a fianco del Belgio martire, della Francia repubblicana, contro le forze della reazione e del conservatorismo rappresentate dalla Germania e dall’Austria. La guerra non lascerà le cose come prima: la guerra è la premessa necessaria della rivoluzione. Il Corridoni che scrive Sindacalismo e Repubblica nel riposo forzato del carcere e poi si lancia nella frenetica attività dei comizi interventisti è ancora il sindacalista che si prepara a diventare l’eroe, coerente con tutta la sua vita di agitatore. E poi il dramma della guerra vissuta, al fronte, dove lui, duce dei volontari, va consapevole incontro alla morte alla Trincea delle Frasche.
Al primo piano, nella stanza d’ingresso, dove si trovano i simboli del focolare domestico, sono collocati gli affetti familiari, la sua infanzia e la prima formazione. Si prosegue nell’altra stanza con la sua attività di agitatore politico e sindacale. L’antimilitarismo degli esordi, il primo esilio, lo sciopero agrario di Parma del 1908, la sua militanza a Milano, le lotte contro la guerra di Libia, la formazione dell’Unione Sindacale Italiana. Sintesi di un’attività frenetica, costellata da frequenti condanne, in cui Corridoni conquistò sul campo la fama di straordinario capopolo. Al secondo piano ritroviamo l’ultimo Corridoni, che matura in carcere, in quell’estate del ’14, dopo lo scoppio della Grande Guerra, l’adesione all’interventismo. Lui è a fianco del Belgio martire, della Francia repubblicana, contro le forze della reazione e del conservatorismo rappresentate dalla Germania e dall’Austria. La guerra non lascerà le cose come prima: la guerra è la premessa necessaria della rivoluzione. Il Corridoni che scrive Sindacalismo e Repubblica nel riposo forzato del carcere e poi si lancia nella frenetica attività dei comizi interventisti è ancora il sindacalista che si prepara a diventare l’eroe, coerente con tutta la sua vita di agitatore. E poi il dramma della guerra vissuta, al fronte, dove lui, duce dei volontari, va consapevole incontro alla morte alla Trincea delle Frasche.