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Cerreto Sannita

Luogo: Cerreto Sannita (Benevento)
Cerreto Sannita (IPA: [ʧerˈretosanˈnita], Cerrìte, in dialetto cerretese, IPA:[tʃə'rːitə]) è un comune italiano di 4.209 abitanti della provincia di Benevento in Campania. Sito alle porte del Parco regionale del Matese, dista 36 km dal capoluogo di provincia e 71 km da Napoli, capoluogo di regione. Feudo della famiglia dei Sanframondo dal 1151 al 1460, nel 1483 divenne possedimento dei Carafa di Maddaloni che eressero Cerreto Sannita "Civitas totius superioris state metropolis" (città capoluogo della contea superiore). Nel XVII secolo divenne sede dei vescovi della Diocesi Telesina che nel 1986 è diventata Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti. Il comune, conosciuto per la secolare arte della ceramica, possiede un centro storico strutturato su di un impianto regolare essendo stato interamente ricostruito su progetto di Giovanni Battista Manni e dietro volontà del conte Marzio Carafa dopo che il terremoto del 5 giugno 1688 rase al suolo l'abitato precedente (Cerreto antica). Cerreto Sannita è inoltre bandiera arancione. Geografia fisica Territorio Il centro storico di Cerreto Sannita è situato nell'alta valle del fiume Titerno su di un tozzo colle circondato dai torrenti Turio e Cappuccino, alle porte del Parco regionale del Matese. Il comune si estende su di una superficie di 33,3 km². Sino all'Unità d'Italia tale estensione era molto più ampia e comprendeva anche i due casali (frazioni) di Civitella Licinio e di San Lorenzello, il primo divenuto frazione di Cusano Mutri ed il secondo comune autonomo. Il territorio comunale, prevalentemente collinare, è cinto da ovest a est da alcuni rilievi siti alle pendici del massiccio del Matese. A ovest vi è Monte Erbano, la cui quota massima arriva a 1.385 m ed a nord-ovest Monte Cigno con un'altitudine di 675 m, separati dal corso del fiume Titerno. A nord vi è Mont'Alto ed a nord-est Monte Coppe con circa 1.200 m di altezza. Idrografia I corsi d'acqua che attraversano il comune sono prevalentemente di carattere torrentizio. Essi, chiamati anche valloni, sono: il fiume Titerno che nasce a Pietraroja e giunge a Cerreto Sannita dopo aver attraversato la stretta gola calcarea esistente fra i monti Erbano e Cigno. Sulle sue sponde nel XVIII secolo si ricavava l'argilla usata dai ceramisti locali per realizzare le loro manifatture; il torrente Turio che sorge nei pressi della località Madonna della Libera e dopo un breve tratto sotterraneo bagna il centro abitato a ovest per poi confluire nel Titerno; il torrente Cappuccini che nasce nei pressi di monte Coppe. La denominazione deriva dal fatto che il suo corso lambisce il Santuario Madonna delle Grazie, tenuto dai Padri Cappuccini; il torrente Selvatico così chiamato perché nei secoli scorsi, a seguito delle troppe piogge, straripava frequentemente ed inondava i terreni circostanti. In alcuni documenti del XVII secolo è chiamato "torrente Vagno". Clima La zona climatica di Cerreto Sannita è di fascia D; di conseguenza l'accensione degli impianti termici di cui al D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993 è consentita dal 1º novembre al 15 aprile per un massimo di quattordici ore giornaliere. Il clima di Cerreto Sannita è di natura mediterranea con inverno rigido ed estate calda e afosa. Le montagne circostanti proteggono la cittadina dai forti venti ma la vicinanza con il massiccio del Matese rende il territorio comunale cerretese soggetto a nevicate nei mesi freddi. Nei mesi estivi, a causa della siccità, si è ricorso spesso in passato alla turnazione dell'acqua potabile. Si riporta la temperatura media mensile registrata dalla stazione meteorologica di Benevento (la più vicina): Classificazione climatica di Cerreto SannitaZona climatica: D Gradi giorno: 1574 Storia Cominium Ocritum e Cerreto antica Il territorio comunale di Cerreto Sannita fu abitato sin dalla preistoria come testimoniano i risultati di alcuni scavi archeologici realizzati alla fine del XIX secolo nei pressi della morgia Sant'Angelo o «Leonessa». In un primo scavo fu rinvenuto un sarcofago costituito da lastroni di tufo grigio al cui interno c'erano una lancia in bronzo, dei pezzi di legno bruciato, dei frammenti di ossa, un'ascia, delle punte di lance e un vaso cinerario posto ad un angolo del sarcofago. In un successivo scavo condotto dall'antropologo Abele de Blasio nel 1896 furono trovate: una punta di lancia silicea di colore chiaro; un raschiatoio; dei frammenti di ossa di Bos taurus, di Ovis aries e di Sus scrofa; dei frammenti di cocci lavorati a mano ma scarsamente cotti. Furono scoperti anche i resti di un forno arcaico a conferma della tesi che l'uomo neolitico sapeva preparare, manipolare e cuocere l'argilla. Tre sono gli insediamenti urbani che hanno unito la popolazione locale in epoche differenti: Cominium Ocritum (nome successivamente volgarizzato in Cominium Cerritum), villaggio sannita citato da Tito Livio durante le vicende della seconda guerra punica; Cerreto antica, costruita a seguito delle invasioni saracene e distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688, ed infine l'attuale Cerreto Sannita, edificata fra il 1688 ed il 1696 su progetto del regio ingegnere Giovanni Battista Manni e per volontà del conte Marzio Carafa, di suo fratello Marino Carafa e del vescovo Giovanni Battista de Bellis. Sede vescovile dal XVI secolo, fu dal 1151 al 1460 feudo dei Sanframondo, per divenire poi possedimento dei Carafa che la eressero «CIVITAS TOTIUS SUPERIORIS STATE METROPOLIS» (città capoluogo della contea superiore). Il primo documento che cita Cerreto antica è un diploma che risale al X secolo. In questo diploma dell'anno 972 l'imperatore Ottone II di Sassonia confermava il possesso della chiesa di San Martino di Cerreto all'abate Gregorio di Santa Sofia in Benevento. Questa donazione venne ratificata successivamente nel 1022 e nel 1038 rispettivamente dagli imperatori Enrico II il Santo e Corrado II il Salico, e nel 1088 dal papa Gregorio VII. Fu grazie al lento declino della città di Telesia ed in particolar modo al terremoto del 1349 che Cerreto acquistò un ruolo sempre maggiore nella zona dal punto di vista economico, commerciale e demografico. Il sisma del 1349 infatti sconvolse il suo suolo telesino dando origine ad asfissianti mofete. I superstiti, per evitare la morte a causa della malaria e di altre malattie mortali, si trasferirono nei centri più vicini come Cerreto, Solopaca e San Salvatore Telesino. Anche i vescovi abbandonarono Telesia e vagarono nella diocesi in cerca di una dimora stabile che troveranno solo nel XVI secolo a Cerreto. Le numerose liti esistenti fra i feudatari Carafa ed i cittadini indussero il conte Diomede III Carafa nel 1541 a concedere gli Statuti, una raccolta di norme che comprendevano disposizioni di diritto penale, civile, processuale, amministrativo, di igiene, di imposte e di annona. Essi furono scritti in latino, mentre le successive grazie o placet furono redatte in volgare con diverse frasi in napoletano. A partire dal XV secolo Cerreto conobbe un importante sviluppo economico dovuto alla fiorente industria e al commercio dei panni lana cerretesi che diedero vita ad un ricco ceto mercantile che resistette per secoli ai continui attacchi feudali. La lavorazione dei panni di lana aveva creato un vero e proprio indotto con diversi opifici ciascuno competente per una determinata fase della produzione. Esistevano infatti le gualchiere, le cartoniere e le tintorie, rispettivamente per sodare e follare i panni, pressarli e uniformarli, ed infine tingerli. La sola Universitas possedeva nel 1625 quattordici gualchiere date in fitto a privati cerretesi. Secondo lo storico Di Stefano il numero complessivo dei capi di bestiame cerretesi ammontava a duecentomila. Il terremoto del 5 giugno 1688 e la ricostruzione Intorno alle ore 18,30 del 5 giugno 1688 un terribile terremoto, classificato fra il X el'XI grado della Scala Mercalli, rase al suolo Cerreto e la maggior parte dei paesi del Sannio. Il vescovo dell'epoca Giovanni Battista de Bellis in una relazione scritta l'11 giugno 1688 e rivolta alla Congregazione per i Vescovi così si espresse: «Son forzato lagrimando dare avviso a V.E. dello spettacolo orrendo della desolazione di tutta questa mia Diocesi, per il terremoto succeduto a' cinque della corrente vigilia di Pentecoste, mentre io sono rimasto per piangere le miserie mie e di questo mio Popolo. [..] Hor questa Terra con le Chiese, Monasteri, e tutto, per quanto tempo porria dirsi un Credo, crollò tutta, tutta, tutta, senza che vi rimanesse in piedi pure una casa da desolarsi, cosa che chi non la vede, stenteria crederla». Un testimone oculare, Vincenzo Magnati, così descrisse il disastroso evento: «Capo della Contea (Cerreto), nella quale si numeravano poco men che 8000 abitanti la metà di essi cessò sepolta in quell'eccidio, ed in quel medesimo giorno appunto del 5 giugno, nel sentirsi ed avvertirsi la prima scossa della Terra la presero quasi per burla e per ischerzo, nella seconda pensavamo che dovesse cessare e nella terza gridavamo: non è già burla, e nel fuggire furono tutti oppressi dalle pietre e sepolti dalle medesime ritrovando così la morte e la sepoltura essendo caduta tutta senza conoscervi un vestigio di essa, osservandosi solamente un gran mucchio mal composto di sassi, pietre, calcina, travi ed altri materiali, dimostranti di esservi stati in essa edifici e fabbriche [...] Gli edifizi si osservavano piegarsi e dibattersi da' fondamenti, e violentemente agitarsi [...] l'acque in alcuni luoghi, perduta la loro naturale chiarezza, si ritirarono dalle loro fonti [...]». Il conte Marzio Carafa e suo fratello Marino Carafa fermarono coloro che stavano ricostruendo le loro case sulle macerie della cittadina distrutta e, con la consulenza di più periti ingegneri, decisero di ricostruire la cittadina più a valle e su di un suolo maggiormente stabile. La zona scelta per costruire la nuova Cerreto era un vasto e tozzo colle lambito a est e ad ovest dai torrenti Turio e Cappuccini e attraversato da nord a sud dall'antica via Telesina che raccordava Cerreto antica a Telesia. L'edificazione del nuovo centro abitato fu iniziata subito dopo la squadratura degli isolati che fece il regio ingegnere Giovanni Battista Manni, il quale ebbe anche il compito di valutare la rendita dei terreni occupati. Infatti il suolo dove sorse la nuova Cerreto era di proprietà di diverse famiglie che ebbero l'obbligo di venderlo ai cittadini che dovevano costruire le loro case secondo la rendita valutata dal Manni. Fu così che, disegnate le insule e valutati i terreni occupati, «nello stesso anno accaduto il terremoto [...] tutti, e ciascuno di detti Cittadini, pigliarono, e designarono la loro abitazione [...] le Piante, che dovevano servire per uso di edificare case, di giardini e d'orti; ed in effetti ciascun Cittadino incominciò, e senza interruzioni proseguì le fabbriche della propria casa nel luogo eletto e designato». Il conte Marzio Carafa, per favorire la ricostruzione, emanò diversi provvedimenti. In primo luogo, siccome molti cerretesi avevano perso tutti i loro averi sotto le macerie e per non vederli patire nelle campagne, ottenne dal locale Monte di Pietà un prestito di ben 3000 ducati e con questi soldi fece edificare delle casette di uno o due vani che vendette ad una cifra che variava da 50 a 184 ducati, che potevano essere pagati comodamente entro quattro anni con l'interesse del 6%. Il conte, inoltre, autorizzò il suo esattore a concedere a tutti quei cerretesi che ne avessero fatta richiesta, le somme di denaro che volevano. Tali somme, concesse senza alcun interesse, dovevano essere restituite all'esattore entro tre anni pena l'applicazione dell'interesse del 6%. Infine fu disposto che coloro che avevano occupato un suolo per edificare, se non vi costruivano subito dovevano darlo ad altre persone che avevano interesse a costruire. Lo storico locale Renato Pescitelli, se pure sottolinea la straordinaria sensibilità dei Carafa verso i loro sudditi, non manca di evidenziare come questi provvedimenti avevano un "costo zero" per le casse feudali dato che sia le somme versate per le abitazioni e sia quelle date dagli esattori ai cittadini bisognosi, vennero ripagate entro il 1712. Soli otto anni dopo il disastroso terremoto ogni cittadino aveva costruito la propria casa. Il vescovo dell'epoca mons. Biagio Gambaro il 22 dicembre 1696 scrisse infatti che «[...] ogni cittadino a' fatto sua casa e la città si è rifabbricata con tanto ordine e in tempo sì breve che i vicini ne hanno avuto ad ammirarsene e stupirsene [...]». La necessità di impiegare i fondi e la manodopera nella edificazione delle case e delle industrie dei panni lana fece slittare il completamento delle architetture religiose i cui cantieri durarono in alcuni casi sino alla metà del XVIII secolo. Con la ricostruzione della cittadina giunsero a Cerreto numerose maestranze artigiane, specie napoletane, fra cui diversi ceramisti che contribuirono alla rinascita della ceramica cerretese. La venuta di queste maestranze fu agevolata da una disposizione degli Statuti del 1541 che esentava i forestieri che si stabilivano nella cittadina dal versamento di diverse imposte. Nella "nuova" Cerreto esisteva un vero e proprio quartiere dei ceramisti che trovava posto nei pressi della Cattedrale. Durante la ristrutturazione di numerose abitazioni site in quella zona sono stati ritrovati resti di fornaci per la cottura delle terracotte e delle ceramiche. In questa "insula dei faenzari" c'erano le botteghe di Francesco Iadomaso, cerretese, e Carlo Coluccio, di Campobasso. Nella stessa zona sorgeva la bottega di Nicolò Russo, maestro faenzaro trasferitosi da Napoli nel 1693. Nella sua bottega lavorarono molti giovani apprendisti che nel corso del Settecento divennero i principali esponenti della ceramica cerretese: Domenico Marchitto, Santi Festa, Melchiorre Cerri, Nicola e Crescenzo Petruccio, Nicola Marchitto, Salvatore Paduano, Giuseppe Paolino. Il Russo eseguì numerose opere a Cerreto Sannita tra cui diverse pavimentazioni in architetture religiose. Nel 1737 l'Universitas, gravata da diversi debiti pregressi e stanca di dover pagare innumerevoli imposte e diritti feudali, intentò una nuova lite contro i conti Carafa presso il Sacro Regio Consiglio presentando trentacinque capi di gravame riguardanti principalmente gli esosi donativi concessi ai feudatari, al viceconte ed ai suoi protetti, le carcerazioni arbitrarie e le imposte sui panni lana. In risposta i feudatari inviarono centoventi soldati che, guidati dal viceconte Casselli, irruppero durante un'assemblea di cittadini arrestando e punendo molti dei partecipanti. Tutti i cerretesi, tranne i pochi che appoggiavano i Carafa, in prenda al panico, si rifugiarono nelle chiese e nei conventi. Le persone più colte furono incriminate con l'intento di far ritirare la lite. Per quaranta giorni nessuno uscì per strada e nessuno lavorò finché il re Carlo III, colpito da alcune suppliche, ordinò alla Regia Camera della Sommaria di verificare se ci fosse stato uso di giustizia e la stessa Corte provvedette tempestivamente richiamando gli atti e ordinando la scarcerazione dei detenuti. Dall'unificazione italiana ad oggi Con decreto del 25 ottobre 1860, firmato in nome del dittatore Garibaldi dal generale Giorgio Pallavicini, Benevento venne eretta in provincia del Regno. Successivamente e con decreto luogotenenziale, il 17 febbraio 1861, Cerreto fu tolta dal distretto di Piedimonte d'Alife e aggregata alla provincia di Benevento in qualità di capoluogo di distretto. Al nome della cittadina fu aggiunta la parola "Sannita" per distinguerla dagli altri comuni omonimi della penisola. Primo presidente della neonata provincia di Benevento fu il cerretese Michele Ungaro. Già a partire dagli ultimi mesi del 1860 una folta banda di briganti comandata dal cerretese Cosimo Giordano, andava incitando le popolazioni locali alla rivolta contro l'esercito piemontese. Così nell'agosto 1861 importanti tentativi di rivolta si ebbero nei comuni di Pontelandolfo (7-9 agosto) e Casalduni (11 agosto). Ma mentre a Pontelandolfo furono commessi solo alcuni omicidi di traditori e spie per mano del Giordano e dei suoi uomini, a Casalduni invece la popolazione trucidò, una volta fatti prigionieri, ben quaranta soldati, quattro carabinieri e un luogotenente di fanteria. In risposta il 14 agosto agosto all'alba un battaglione di cinquecento soldati comandato dal colonnello Pier Eleonoro Negri, trovò vendetta sull'incolpevole popolazione di Pontelandolfo, abbandonandosi a stupri ed uccisioni efferate mentre il paese veniva dato alle fiamme. Le taglie messe sui capi briganti, le assenze continue del Giordano e la collaborazione della popolazione iniziarono a minare l'unità della banda. Cosimo Giordano continuò ad uccidere, a sequestrare persone e a rubare sino all'arresto avvenuto nel 1882. Processato, venne condannato ai lavori forzati a vita. Passati gli anni delle rivolte e del brigantaggio, Cerreto Sannita conobbe un florido sviluppo sociale e culturale tipico della Belle Époque, periodo storico e culturale avutosi tra l'Ottocento e il Novecento. Politico cerretese di spicco nella seconda metà del XIX secolo fu Michele Ungaro, primo presidente della provincia di Benevento, deputato al Parlamento e sindaco della cittadina. Nel 1881 egli fondò la Società operaia di Cerreto Sannita allo scopo di assistere economicamente i lavoratori cerretesi in caso di necessità e di elevare la loro istruzione mediante corsi e lezioni di mestiere. Nel 1891 fu interamente rifatto l'acquedotto comunale, nel 1903 fu ampliato il cimitero e nel 1908 fu completata l'installazione dell'elettrodotto, salutata dal poeta Pietro Paolo Fusco con un'ode in dialetto cerretese che recita: Il denaro proveniente dai numerosi cerretesi che erano emigrati in America giovò molto a coloro che erano rimasti a vivere nella cittadina. Con quei soldi le abitazioni vennero ristrutturate e ampliate, le chiese vennero abbellite da altari in marmo e da nuovi pavimenti, e vennero fondate ben tre banche: la Banca Circondariale del Sannio che faceva capo a Giuseppe D'Andrea; la Banca Popolare Cooperativa che faceva capo ad Antonio Venditti; e la Banca popolare di Cerreto Sannita, che era sponsorizzata dai sacerdoti e dai cattolici. La prima guerra mondiale e la successiva recessione economica causarono il fallimento delle tre banche, la perdita dei risparmi dei cerretesi e l'inizio di un lungo periodo di decadenza economica, sociale ed intellettuale. Con l'avvento della dittatura fascista Cerreto Sannita ebbe un periodo di relativa tranquillità sociale sino al 1926 quando un gruppo di facinorosi irruppero nella sede municipale dove era in corso una seduta del giunta comunale democraticamente eletta anni prima. Il sindaco, notaio Domenico Pilella, fu costretto alle dimissioni e venne scortato dal municipio sino alla sua casa dai carabinieri per timore di violenze da parte degli squadristi. Il prefetto che nel maggio dello stesso anno, in una sua relazione al ministro dell'Interno, aveva lodato l'amministrazione Pilella scrivendo che essa «godeva la piena ed incondizionata fiducia dell'intera cittadinanza, senza distinzione di partiti e di persone [...]», a distanza di due mesi ed a seguito dell'incursione dei facinorosi appoggiò senza riserve la violenza degli squadristi e il nuovo podestà Michele Ungaro, nipote ed omonimo del primo presidente della provincia di Benevento. Al termine della seconda guerra mondiale la prima amministrazione provvisoria fu guidata dall'ingegnere Antonio Biondi che dovette affrontare non pochi problemi: la disoccupazione era dilagante, i prezzi dei generi alimentari erano in costante aumento e i ponti che collegavano la cittadina ai comuni vicini erano stati fatti saltare dai tedeschi in ritirata. Si provvide con grandi sacrifici a ricostruire i ponti crollati come quello di "Lavello" che venne completato celermente nel 1946. A partire dal 2007 la cittadina è stata interessata da numerose proteste e da accese manifestazioni contro la riconversione dell'ospedale Maria delle Grazie decretata dalla legge regionale n. 24/2006. Nonostante le proteste e i numerosi appelli alle autorità competenti, i reparti di medicina, di ortopedia, di chirurgia e di cardiologia dell'ospedale di Cerreto Sannita sono stati chiusi e smantellati. Nell'agosto 2011 era in corso la trasformazione della struttura sanitaria in "ospedale di comunità", ovvero l'edificio diventerà sede solo di un pronto soccorso e di uffici di assistenza sociale. Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose Chiesa Cattedrale Il Duomo, edificato fra il 1689 e il 1736, è caratterizzato dalla facciata in pietra locale lavorata abbellita da stuccature, da vetrate policrome e da due tozzi campanili ricoperti da embrici maiolicati gialli e verdi. L'interno, a croce latina, è ornato da finissimi stucchi realizzati da Benedetto Silva e da Giacomo Caldarisi. Numerosi sono i dipinti di autori napoletani e locali. Alle pareti del presbiterio sono siti due affreschi neoclassici raffiguranti Gesù tentato e Gesù consolato mentre l'altare maggiore è sovrastato dal dipinto raffigurante la Santissima Trinità e l'incoronazione della Vergine (metà XVIII secolo). Nella cappella della Madonna Immacolata sono conservati due busti lignei settecenteschi raffiguranti San Giuseppe col Bambino e Sant'Anna con la Madonna. Nella cappella del Sacramento è sepolto il servo di Dio mons. Luigi Sodo. Collegiata di San Martino Vescovo Costituita nel 1544 a seguito dell'unione di sei parrocchie, la collegiata è stata ricostruita su progetto di Giovanni Battista Manni fra il 1689 ed il 1733. La facciata è dotata di quattro scale di accesso in pietra (due curve e due dritte) terminanti in un sagrato semicircolare dove è incastonata una meridiana di epoca romana. L'interno a tre navate è vasto e luminoso. Vi si possono ammirare diverse opere in marmi policromi dei fratelli Pagano (1736), numerosi dipinti settecenteschi, alcune pavimentazioni in ceramica cerretese antica (ultime cappelle a sinistra) e delle pregevoli sculture lignee. L'organo, commissionato al maestro napoletano Felice Cimmino alla fine del Seicento, è ricco di intagli e dorature ed è fronteggiato dal pulpito in legno di noce, eseguito nel 1762. L'altare maggiore è sovrastato dalla Gloria di San Martino, grande dipinto realizzato nel 1714 da Paolo de Falco. Nella cappella del Sacramento sono site tre tele di Lucantonio D'Onofrio: l'Ultima Cena (1738), il miracolo della manna nel deserto (1741) e Cristo con l'adultera (1758). Chiesa di Sant'Antonio di Padova Annessa all'ex monastero dei frati conventuali, è stata dimezzata nelle dimensioni a seguito del terremoto del 26 luglio 1806 che fece crollare il transetto, la cupola ed il presbiterio, mai più ricostruiti. Nella prima cappella a sinistra è conservata una pregevole pala in legno dipinta e dorata del XVII secolo raffigurante la Madonna del Pianto. Il dipinto che sovrasta l'altare maggiore è opera di Francesco Celebrano (metà del Settecento) e raffigura in basso lo stemma dell'Universitas di Cerreto che commissionò l'opera e una veduta della chiesa come si presentava prima del sisma del 1806. Vi si conservano anche resti di pavimentazioni in ceramica cerretese antica ed una pregevole statua lignea raffigurante Santa Caratisa, salvatasi alla distruzione del terremoto del 5 giugno 1688. Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli La chiesa, voluta dal frate cappuccino Ruffino di Napoli nel 1616, era sede di una delle più potenti e ricche confraternite della cittadina, proprietaria del Monte di pietà. Nell'edificio è molto ricorrente la rappresentazione di un angelo che getta acqua su Costantinopoli in fiamme, raffigurata nel medaglione in stucco sulla facciata, nella base della scultura della Madonna di Silvestro Jacobelli e nel dipinto incastonato nella volta della navata. Alla base del coro ligneo intagliato si possono ancora vedere dei resti della pavimentazione in ceramica cerretese antica. Gli stucchi alle pareti, tipicamente settecenteschi, incorniciavano dipinti ovali di pregevoli fattura attualmente dispersi. Chiesa di Santa Maria del monte dei morti La chiesa è fornita di un grosso portale in pietra locale corredato da un cranio che rievoca la curiosa denominazione. L'interno conserva degli altari costruiti usando dei marmi locali ed alcune tracce di antiche pavimentazioni in ceramica cerretese. Alle pareti del presbiterio sono site due tempere del Mozzilli (1761) raffiguranti la nascita della Vergine e la presentazione al tempio. L'altare maggiore è sovrastato dalla scultura lignea della Madonna Assunta, venerata il 15 agosto. Nel campanile, rivestito da embrici maiolicati gialli e verdi, sono incastonate diverse pietre di riporto provenienti da Cerreto antica. Chiesa di San Gennaro Vescovo Il tempio, voluto nel 1722 dai coniugi Giamei e Biondi, è caratterizzato dall'alta cupola a gradoni rivestita da embrici maiolicati gialli e verdi e dalla candida facciata in pietra locale. L'interno, a pianta ellittica, è sede del museo civico di arte sacra che raccoglie pregevoli reperti artistici di soggetto religioso tra i quali spicca un reliquiario-calendario cesellato. Nella predella dell'altare maggiore è conservato il pavimento originario in ceramica cerretese eseguito da Nicolò Russo intorno al 1730 e caratterizzato da una ricca decorazione floreale e ornitologica. Gli stucchi settecenteschi sono del Caldarisi e del Borrelli. Pregevoli le quattro porte in legno di noce intagliato. Chiesa di San Rocco Ampliata dopo la peste del 1656 ed ancora nella metà del Settecento, possiede diverse sculture lignee tra le quali è degna di nota quella della Madonna della Provvidenza, realizzata da Silvestro Jacobelli nella metà del XVIII secolo. Nella sacrestia sono conservati due pregevoli dipinti settecenteschi. Da una porta della navata si può accedere alla interessante cripta-sepoltura che testimonia l'antica usanza di seppellire i morti all'interno delle architetture religiose. Nei vari ambienti che compongono la cripta sono presenti tipologie di sepoltura "a seggiola" e "a letto", alcune "connole" (bare) e la vasca dove veniva preparata la calce viva con la quale venivano trattati i corpi dei defunti. Ex monastero delle Clarisse Fondato nel 1369 da Francesca Sanframondi, il monastero è dal XX secolo sede delle Suore del Buono e Perpetuo Soccorso. Nell'androne dell'istituto religioso è sito il sepolcro della prima badessa Caterina Sanframondi con gli stemmi degli Angioini e dei conti Sanframondi. Nella chiesa, magnificamente conservata, si possono ammirare pregevoli dipinti settecenteschi incorniciati da ricchi stucchi del Calise (1705). Le grate lignee dorate che sovrastano il cornicione erano usate dalle clarisse per ascoltare le funzioni religiose. Nel vastro pronao interno è sita una delle più ampie e meglio conservate pavimentazioni in ceramica cerretese antica. Confraternita della Madonna del Pianto Originariamente annessa alla chiesa di Sant'Antonio, è costituita da un'unica navata che termina in un presbiterio sovrastato da una cupola affrescata nel XVIII secolo. L'edificio è usato per iniziative culturali. Chiesa di San Giuseppe Edificata da Giuseppe Ciaburro, commerciante di panni lana, è dal 1970 adibita a falegnameria. Il pavimento in ceramica, unico a Cerreto per colori e forme, e le stuccature costituiscono le principali attrazioni. I dipinti che erano conservati nel tempio sono stati trasferiti al museo civico di arte sacra. Santuario della Madonna delle Grazie Completato nel 1588 è stato più volte ampliato e abbellito nel corso dei secoli. Nel cappellone neogotico è custodita la scultura della Madonna, commissionata a Napoli dal padre guardiano su richiesta dei superstiti alla carestia del 1730. Dietro l'altare maggiore è sita una pala in legno realizzata dai frati nel XVII secolo. Vi si possono ammirare anche alcune opere settecentesche attribuite a Francesco Celebrano. Chiesa della Madonna del Carmine Iniziata nel 1610 è stata recuperata nel 2003 dopo alcuni decenni di abbandono. L'interno, caratterizzato dal forte dislivello della navata, custodisce diverse lapidi aventi curiose iscrizioni in latino. Nella cappella centrale sono conservate tracce di antichi affreschi. Chiesa della Madonna della Libera Costruita sui resti di un tempio sannita, è stata ampliata e ricostruita più volte. L'interno conserva diverse sculture lignee. La statua della Madonna della Libera è oggetto di un'importante venerazione nel mese di luglio. Chiesa di San Giovanni Battista Piccola architettura religiosa edificata su di una grossa roccia a strapiombo sul corso del torrente Turio. La chiesa, salvatasi al terremoto del 5 giugno 1688, conserva un antico dipinto. La chiesetta, assieme al ponte adiacente, è legata alla leggenda della "'Nzilla". Chiesa di Sant'Anna Sita nell'omonima contrada, in alcuni documenti del XVII secolo risultava intitolata alla Madonna di Loreto perché sull'unico altare della chiesa era conservata una effigie raffigurante la "B.M.V. di Loreto". Sull'altare maggiore è posta la scultura lignea di Sant'Anna con la Madonna. Sant'Anna è raffigurata mentre fissa negli occhi la giovane Madonna, rappresentata con le mani giunte nell'atto della preghiera. Chiesa della Madonna del Soccorso La chiesa fu costruita lungo la strada che da Cerreto antica portava in Puglia ed era molto frequentata dalle greggi di pecore e dai mercanti di panni lana. Secondo la tradizione popolare la chiesetta fu fondata da un ricco mercante che cadendo da cavallo invocò la Vergine dicendo "Madonna Soccorrimi". Rimasto incolume fondò il luogo sacro. Nella parete di fondo era sita la splendida pala lignea risalente al XVII-XVIII secolo, oggi custodita nella collegiata di San Martino. La chiesa è stata dichiarata non fruibile a causa dei danni riportati dagli eventi sismici del 29 dicembre 2013 e del 20 gennaio 2014. Chiesa di Sant'Onofrio Venne fondata intorno al 1530 da Antonio Magnati in località "Campo chiaro", su di un suo terreno prospiciente l'antica strada che raccordava Cerreto antica a Telesia (la via Telesina). Al suo interno era sito un solo altare sovrastato da un dipinto raffigurante Sant'Onofrio con, a sinistra, Santa Maria e San Giacomo e, a destra, San Francesco e San Leonardo. Cimitero comunale La prima notizia riguardante il cimitero di Cerreto Sannita risale al 1833 quando in una lettera l'intendente di Terra di Lavoro invitò il decurionato cerretese a "rianimare la costruzione del Campo Santo". Nella stessa lettera l'intendente raccomandò l'uso del sistema della inumazione perché più conveniente e meno dispendioso di quello della tumulazione. L'amministrazione comunale rispose che i lavori, iniziati nel 1830, erano stati interrotti a causa della mancanza di fondi e che si era preferito introdurre il sistema della tumulazione perché il suolo scelto non era adatto per inumarvi i cadaveri essendo "irregolare, tutto cretoso, con pietre vive". La zona scelta per far sorgere il cimitero si trovava nei pressi dei ruderi di Cerreto antica. Nonostante questa corrispondenza i lavori del cimitero non proseguirono ed i defunti continuarono ad essere seppelliti nelle chiese tanto che nel 1851 si rese necessario ampliare la sepoltura sottostante la chiesa di Santa Maria. Solo nel 1852 il decurionato, a causa dell'indignazione dei cittadini, si vide costretto ad avviare i lavori del cimitero dopo aver acquistato un terreno a confine con il comune di San Lorenzello. I lavori proseguirono lentamente anche a causa della forte opposizione del comune di San Lorenzello che sosteneva di avere giurisdizione sul terreno scelto per edificarvi il cimitero. Nel 1868 venne deciso di suddividere il cimitero in otto parti uguali da destinare rispettivamente alla confraternita di Santa Maria, al capitolo della Cattedrale, alla confraternita di San Rocco, al capitolo della Collegiata di San Martino, alla confraternita di Sant'Antonio ed alla confraternita della Madonna di Costantinopoli. Le altre due parti rimaste dovevano essere riservate una ai "poveri non confratelli" e l'altra ai non battezzati. Il cimitero, sito lungo la strada provinciale Telese Terme-Cerreto Sannita conserva alcune cappelle gentilizie del XIX secolo. A causa degli eventi sismici del 29 dicembre 2013 e del 20 gennaio 2014 alcune cappelle cimiteriali sono state dichiarate non fruibili. Architetture civili Palazzo Sant'Antonio Ex convento francescano, è sede degli uffici comunali e del museo civico e della ceramica cerretese. Nella pavimentazione del chiostro sono siti ventitré pannelli maiolicati che raccontano, tramite delle raffigurazioni, la storia, le tradizioni e i luoghi di interesse di Cerreto Sannita. Palazzo del Genio Originaria sede dell'Universitas, il palazzo deve il suo nome ad un teatro che aveva sede al suo interno e che era intitolato al Genio italico. È attualmente sede della Biblioteca comunale e di iniziative culturali. Carceri feudali Terminate nel 1711 sono state operative sino al 1960. L'edificio ospita la sezione di arte ceramica contemporanea del museo civico dove sono esposte opere dei più importanti ceramisti italiani eseguite dal 1998 ad oggi. Sotto le scale è conservata una cella con le scritte dei detenuti alle pareti. Taverna ducale Edificata intorno al 1720, aveva come funzioni principali quelle di ospitare e rifocillare i forestieri che si recavano nella cittadina. Il portale principale è corredato dallo stemma di Carlotta Colonna, moglie del conte Carlo Carafa, che a seguito della morte del marito nel 1717 esplicò le funzioni di reggente del feudo sino al 1724. Alla Colonna si deve l'edificazione della taverna e l'esecuzione dello stemma che raffigura a sinistra gli emblemi della famiglia Carafa e a destra quelli della famiglia Colonna. Palazzo Vescovile Terminato nel 1696 conserva la tipica struttura edilizia del palazzo cerretese con l'androne, il cortile interno e il retrostante giardino. Il piano superiore, sede del vescovo di Cerreto, Telese e Sant'Agata, conserva nel salone degli stemmi un dipinto attribuito a Luca Giordano. Monte di Pietà Edificio in stile neoclassico sede sino ai primi anni del Novecento dell'antica pia istituzione. Al primo piano è sita la cassaforte a muro, ornata da stucchi settecenteschi. Il Monte di Pietà dopo di aver ospitato una mostra sulla civiltà contadina è diventato il centro di aggregazione delle associazioni cerretesi. Palazzo Giuseppe Ciaburro Costruito da ricchi commercianti di panni lana, ospita dal 1995 la Comunità Montana del Titerno. Il bel portale in pietra lavorata costituito da bugne a cuscinetto alternate e i resti del loggiato verso il giardino sono le principali vestigia della struttura originaria. Palazzo Ungaro Dal 1960 diviso fra più proprietari, è stato per secoli la residenza di questa importante famiglia cerretese. Nel piano nobile sono presenti alcuni ambienti affrescati con grottesche, putti e decorazioni rococò eseguite dall'artista napoletano Francesco Celebrano; Palazzo del viceconte Chiamato così perché per alcuni anni ha ospitato il Viceconte o Governatore della contea, funzionario che curava gli interessi dei feudatari Carafa che risiedevano a Napoli. L'esterno è caratterizzato dal portale con bugne a punta di diamante e dalla decorazione a rinzaffo della facciata. Palazzo Magnati Di proprietà Altieri, vi si sono tenute delle riprese cinematografiche di alcuni film negli anni cinquanta. Dal cortile interno parte una doppia scalinata che termina in un ampio loggiato affrescato che guarda verso il retrostante ed ampio giardino. Palazzo Nardella Il palazzo è caratterizzato dai singolari monogrammi in tufo grigio che corrono lungo tutto il cornicione della parte della facciata salvatasi alle ristrutturazioni degli anni settanta. Anche presso questo edificio si sono tenute alcune riprese cinematografiche negli anni cinquanta. Seminario Diocesano di Cerreto Sannita Architettura ampliata più volte nel corso dei secoli e dotata di una biblioteca che raccoglie oltre 10.000 testi e numerose cinquecentine. È dal 1938 sede del Liceo classico paritario "Luigi Sodo". Palazzo Giordani Caratterizzato dalla bella facciata settecentesca e dalle graziose ringhiere bombate in ferro dei balconi, dotate anche di portafiaccole. Il portale in pietra, costituito da bugne a cuscinetto, e la decorazione a rinzaffo della facciata rendono l'edificio graziosamente gradevole. Palazzo Carizza Attrazione principale dell'architettura è il portale con bugne a cuscinetto che incornicia una rosta in legno intagliato costituita da un putto dal quale dipartono delle ramificazioni floreali tipicamente settecentesche. Palazzo Ciaburro Dal 2005 è sede degli uffici dell'ambito sociale B3. Il palazzo conserva alcuni stucchi settecenteschi, il portale in pietra modanato e tracce di decorazioni parietali negli ambienti interni. Villa Langer Originariamente casolare di campagna nella periferia sud del centro storico, nel XVIII secolo fu ampliato da Andrea Salvatore, commerciante di panni lana. Nel 1823 vi morì il nipote Andrea Mazzarella, poeta e patriota cerretese. Altro Fontane Nel territorio sono site numerose fontane. In piazza San Martino si può ammirare la fontana dei Delfini, acquistata a Napoli nel 1812. Sarebbe la celebre fontana dalla quale Masaniello arringava la folla a Napoli in piazza Mercato. In località Coste è sita la fontana di Monsignore ricostruita negli anni quaranta con l'uso di alcune pietre lavorate provenienti da Palazzo Ungaro. In località Tinta è presente la fontana della Tintoria ducale, costituita da due mascheroni in pietra lavorata dai quali sgorga l'acqua. Nelle località Sant'Anna, Madonna delle Grazie e Madonna della Libera sono site altrettante fontane dotate di mascheroni in pietra lavorata. Monumenti In piazza Luigi Sodo è sito il monumento ai caduti di tutte le guerre, rifatto nelle forme attuali nel 1960 dopo che il precedente era stato fuso durante la seconda guerra mondiale per ricavarne delle munizioni. A fianco al monumento è esposto un cannone mobile usato nell'ultimo conflitto mondiale dall'esercito italiano. Sino all'estate 2009 in piazza Roma era sito il monumento alla Madonna delle Grazie, eretto nel dopoguerra. Nello spazio antistante la caserma dei Carabinieri è sito il monumento all'Arma impresso su pietra locale lavorata, opera del maestro cerretese Francesco Grillo. Siti archeologici Cerreto antica Di Cerreto antica (l'insediamento distrutto dal terremoto del 5 giugno 1688) restano visibili pochi ruderi tra cui il Torrione che aveva funzioni carcerarie. Altre tracce archeologiche sono site in località San Giovanni. Nel 2010 il Torrione è stato acquistato dal Comune di Cerreto Sannita allo scopo di aprire un parco archeologico e di portare alla luce gli altri resti di Cerreto antica. Ponte di Annibale Su questo antico ponte sarebbe passato, secondo una leggenda, il celebre condottiero cartaginese durante la seconda guerra punica. La strada di accesso al ponte è sita lungo la via provinciale Cerreto-Cusano ed è segnalata da un monumento in ferro raffigurante un elefante. Il ponte, costruito interamente con l'uso di pietra locale, è costituito da una sola arcata a tutto sesto che sovrasta il corso del fiume Titerno. Tempio di Flora Di questo antico tempio sannita-romano dedicato alla dea Flora resta solo una parte del basamento e altri reperti lapidei come delle colonne e dei capitelli. Alcuni blocchi del basamento sono stati usati nel XVIII secolo per costruire una vicina fontana. Tintoria ducale Era uno dei tanti opifici che lavoravano i panni lana prodotti a Cerreto. La Tintoria, costituita da una serie di ambienti, è nel 2011 sottoposta ad un restauro dopo che per decenni è rimasta in abbandono ed è stata al centro di numerosi furti di materiale lapideo. Altro sito di archeologia industriale è quello del "Molino Di Paola" accessibile da via Molino, una traversa di via Michele Ungaro. Cartoniera ducale La Cartoniera ducale era un opificio presente in entrambe le cittadine di Cerreto Sannita, antica e nuova, ai tempi del lungo periodo comitale segnalatosi per una fiorente economia basata sull'indotto del settore pastorizio. Aree naturali Morgia Sant'Angelo o "Leonessa" La leonessa è un blocco di pietra calcarea simile ad un felino avente nel suo ventre una grotta abitata nel neolitico, trasformata in chiesa dai longobardi. La strabiliante somiglianza al felino, riscontrabile sin da lontano, è dovuta all'erosione fisica, chimica e meccanica esercitata dagli atmosferili nel corso dei millenni. Nella contrada "cese", dove si trova la morgia, sono molto frequenti strane forme di erosione delle pietre calcaree come testimonia anche il complesso roccioso delle "Ripe del Corvo" sito poco distante dalla leonessa. Forre del Titerno Le forre sono dei piccoli canyon scavati grazie all'erosione millenaria dell'acqua. Esse raggiungono la profondità massima di trenta metri ed un diametro massimo di circa quindici metri. Grotta chiusa o dei briganti Chiamata anche grotta chiusa, è stata esplorata il 6 agosto 1935 da un gruppo di speleologi capitanati dai professori Umberto Franco e Silvestro Mastrobuoni. Il difficoltoso ingresso è da anticamera ad una serie di ambienti ricchi di stalattiti e stalagmiti che terminano nella "cattedrale", maestoso locale alto circa 20 metri. Cascata Vallantica e Grotta Cupa In località Raone, a nord della contrada Madonna della Libera, un sentiero porta al ponte e alla cascata Vallantica, alta circa cinquanta metri. A monte della cascata, nei pressi della cima di monte Alto, è situata la Grotta Cupa. Essa è costituita da un ambiente lungo alcuni metri e largo un metro e cinquanta. La grotta si è formata grazie alla inclinazione di due grandi rocce. Società Evoluzione demografica L'evoluzione demografica di Cerreto Sannita dal 1861 al 2001 è la seguente: Abitanti censiti Nella prima metà del XVII secolo gli abitanti erano circa 9.100 divenuti 8.000 dopo la peste del 1656 e 4.000 dopo il terremoto del 5 giugno 1688. Al 31 dicembre 2009 erano residenti 4.209 persone per un totale di 1.590 famiglie, 4 convivenze e un numero medio di componenti per famiglia di 2,63. L'età media è di 43,4 anni. Il tasso di natalità è del 6,6%. Etnie e minoranze straniere La presenza straniera nel comune è trascurabile rappresentando solo l'1,9% della popolazione totale. Al 31 dicembre 2009 erano residenti nel comune 82 cittadini stranieri (trentatré maschi e quarantanove femmine). La comunità più numerosa è quella rumena (quarantasei unità) seguita da quella ucraina (tredici unità). Lingue e dialetti Il dialetto cerretese (o secondo la scrittrice Elena Cofrancesco la "parlata cerretese") risente dell'influenza tarda latina con la presenza di termini spagnoli, francesi, germanici, greci e addirittura turchi ed arabi. La parlata cerretese si differenzia dai dialetti dei comuni limitrofi specie per quanto riguarda l'uso degli accenti. Una poesia in dialetto cerretese scritta negli anni sessanta da Lucia Ciarleglio Brunelli ed intitolata "Il mio Paese" è diventata col passare del tempo un "inno" dei cerretesi, grazie all'arrangiamento musicale effettuato dall'Avv. Nicola Giuseppe Giordano negli anni ottanta. Si riportano alcuni versi con la sottostante traduzione in italiano: Tradizioni e folclore Il costume tradizionale femminile è stato impresso a cavallo fra XVIII e XIX secolo su di una stampa d'epoca realizzata per il Re di Napoli. L'incisione, raffigurante una donna seduta attorniata da due bambini (uno dei quali indica la vallata dove sorge la cittadina), è stata successivamente ripresa come decorazioni di un rinfrescabottiglie e di una guantiera in ceramica. La donna è rappresentata con una camicia chiara, un vestito spesso di lana, un fazzoletto piegato sulla schiena, le calze di lana, le scarpe di cuoio, la "mappa" (copricapo) di coloro chiaro ed il grembiule o "mantesino". Istituzioni, enti e associazioni Cerreto Sannita è sede di istituzioni decentrate della pubblica amministrazione, di scuole, uffici, enti e associazioni. In particolare è sede degli uffici distrettuali dell'Agenzia delle Entrate, del Comando Compagnia dei Carabinieri, del Giudice di Pace, del coordinamento dell'Ambito Sociale B3, della Curia Vescovile e della Comunità Montana del Titerno e Alto Tammaro. La più antica associazione della cittadina è la Società di mutuo soccorso, fondata ad opera dell'On.le Michele Ungaro il 3 marzo 1881. A seguire vi è il "Circolo d'Arte", nato come Società di agricoltori alla fine del XIX secolo. Altre associazioni presenti sul territorio sono: il Gruppo Fratres "Giuseppe Moscati", l'Associazione politico culturale "Da Sempre per Cerreto", l'ANCeSCAO, l'Azione Cattolica interparrocchiale, il Forum Comunale dei giovani e delle aggregazioni giovanili, la Pro Loco e l'Associazione Socio Culturale Cerretese. Nel paese è sito l'Ospedale Maria delle Grazie. Cultura Istruzione Biblioteche La Biblioteca del Seminario Diocesano di Cerreto Sannita possiede 10.000 volumi e numerose cinquecentine. Altre biblioteche sono quelle della Società Operaia (fondata nella metà del XX secolo) e dell'Istituto Superiore Carafa-Giustiniani. Il 17 dicembre 2011 presso la suggestiva cornice di Palazzo del Genio è stata inaugurata la "Biblioteca del Sannio" (BIBLOS), che si propone di raccogliere in un unico luogo fisico i testi redatti sul Sannio, nel Sannio e da Sanniti, al fine di esaltare il valore delle origini e l'orgoglio della propria terra. Scuole L'istruzione elementare e media è garantita dall'Istituto Comprensivo "Andrea Mazzarella" che in due plessi eroga l'istruzione materna, primaria e secondaria di primo grado. L'istruzione superiore è invece erogata dal Liceo classico paritario "Luigi Sodo" e dall'Istituto di Istruzione Superiore "Carafa-Giustiniani". Quest'ultimo offre agli studenti una pluralità di indirizzi: area artistica, area tecnologica, area amministrativo-finanziaria, area delle costruzioni. Sino al 1990 erano aperti un Liceo linguistico, un Istituto e una Scuola magistrale dirette dalle Suore del Buono e Perpetuo Soccorso. Musei A Cerreto Sannita sono aperti al pubblico due musei comunali: il Museo civico e della ceramica cerretese, diviso nelle sezioni della ceramica storica e della ceramica contemporanea; recentemente ha acquisito circa 400 pezzi della "Collezione Mazzacane". il museo civico di arte sacra, contenente pregevoli reperti artistici a soggetto religioso. Con delibere di Giunta comunale n. 137 e n. 138 del 5 luglio 2011 sono state istituite due nuove esposizioni permanenti: il museo del brigantaggio e la sezione archeologica nel museo civico. Altra esposizione permanente è la mostra "Regioni d'Italia" curata dall'Associazione Giustiniani. In questa mostra, ospitata presso la sede centrale dell'Istituto scolastico "Carafa-Giustiniani", sono esposti manufatti ceramici provenienti dalle più importanti città della ceramica d'Italia. Esposizioni minori di carattere permanente sono una raccolta di "riggiole" (mattonelle) in ceramica cerretese, formatasi in un locale attiguo la Collegiata di San Martino, ed una raccolta di oggetti e parametri sacri appartenuti alle suore clarisse di Cerreto Sannita ed esposti in un locale attiguo la sagrestia della chiesa di Santa Maria Mater Christi. Arte La ceramica cerretese La ceramica cerretese ha antiche origini anche se il periodo più florido e di maggiore produzione fu quello successivo al terremoto del 5 giugno 1688. La ricostruzione del paese infatti attirò molti "faenzari" (ceramisti) napoletani che contribuirono a dare vita ad una nuova arte della ceramica più fastosa e baroccheggiante. Secondo lo studioso Salvatore Biondi il manufatto più antico della ceramica cerretese sarebbe una statuetta raffigurante l'Ecce Homo, appartenuta a Caterina Sanframondi, prima badessa del Monastero delle Clarisse della vecchia Cerreto. Dopo il 1688 nel comune si stabilirono diversi maestri napoletani tra i quali i Giustiniano, i Festa, gli Scarano ed i Marchitto. Costoro, con il loro operato, resero la ceramica cerretese ambita e ricercata tanto da essere ammirata più volte dai sovrani napoletani che nella realizzazione delle statuine del presepe della Reggia di Caserta si avvalsero di maestranze cerretesi. Oltre ai ceramisti veri e propri (i "faenzari"), vi erano dei ceramisti minori come i "pignatari", i "cocciolari" e i "canalari", tutti legati alla lavorazione dell'argilla. Nella Cerreto del XVIII secolo esisteva un vero e proprio quartiere dei ceramisti che sorgeva nei pressi della Cattedrale. Durante la ristrutturazione di numerose abitazioni esistenti in quella zona sono stati ritrovati resti di fornaci per la cottura delle terracotte e delle ceramiche. Dopo alcuni decenni di declino, nella metà del XX secolo è nato nuovamente l'interesse verso questa antica forma d'arte grazie anche alla costituzione dell'Istituto statale d'arte di Cerreto Sannita. Nel 1997 alla ceramica prodotta a Cerreto Sannita e nella vicina San Lorenzello (fino al 1860 frazione di Cerreto Sannita) è stato riconosciuto il marchio di ceramica artistica e tradizionale con decreto del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato. Sono solo trentatré i comuni che in tutta Italia hanno avuto tale riconoscimento. Dal 2001 la produzione ceramica di Cerreto Sannita e di San Lorenzello è regolata da un disciplinare approvato dal Consiglio nazionale ceramico in data 21 novembre 2001. Sono manufatti tipici cerretesi i piatti da pompa, i vasi da farmacia, le brocche lobate, le acquasantiere e le "riggiole" (mattonelle) con decoro a rosa dei venti o a festone. Nella maggioranza dei manufatti prevalgono le decorazioni con soggetti religiosi, naturalistici o paesaggistici. I colori tradizionali del XVII-XVIII secolo sono il giallo, il verde ramina, il blu Cerreto e l'arancione. Teatro Sin dalla metà del XVIII secolo l'ex Teatro comunale (chiamato dal 2007 Palazzo del Genio) ospitava spettacoli e intrattenimenti le cui parti erano spesse volte recitate da alcuni esponenti della borghesia cerretese. A causa sia della censura ecclesiastica che della censura governativa, le rappresentazioni delle commedie venivano proibite come quella scritta da Oronzo Cerri intorno al 1769, dal titolo "Cerreto modernata", satira rivolta al Clero cerretese dell'epoca. Cinema A Cerreto Sannita si sono tenute le riprese di tre film: Maddalena (1953) con Marta Toren e Gino Cervi; La bella mugnaia (1955) con Sophia Loren, Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica; I briganti italiani (1961) con Ernest Borgnine, Vittorio Gassman e Rosanna Schiaffino. Musica Cerreto Sannita è la patria di Tommaso Carapella (1655-1736), musicista formatosi a Napoli, famoso per aver composto nel 1728 un'opera musicale per l'imperatore Carlo VI d'Asburgo. Cucina La cucina cerretese è ancorata alla tradizione culinaria dei contadini della zona. Ruolo rilevante assumono infatti gli insaccati, i salumi e i formaggi. Un pranzo a Cerreto può essere preceduto dalla degustazione delle "scagnuzzell", bruschette allietate da dadini di pomodoro, aglio, olio di oliva e origano. Come primi piatti sono favoriti quelli a base di carne come quelli a base di ragù, magari con l'aggiunta di ricotta di pecorino. Gli "abbuoti", interiora di agnello bollite, sono invece serviti per secondo. Un'intera parte della ricettistica culinaria cerretese è riservata al Virno o fungo di San Giorgio (Calocybe gambosa), fungo primaverile che cresce nella parata, vasto pascolo d'altura sito su Monte Coppe. Con il Virno si possono guarnire numerose pietanze: dalle tagliatelle alle frittate, dalle scaloppine alle bruschette. Eventi Di seguito i principali eventi cerretesi: Presepiarte (dicembre-gennaio): mostra annuale di presepi artistici (non avvenuta nel 2013) Biennale di arte ceramica contemporanea (nel 1998, 2000 e 2002): ha coinvolto artigiani locali e di altre parti d'Italia Festa del Lavoro (1º maggio) organizzata dalla Società operaia di Cerreto Sannita Sagra degli asparagi (maggio) Sagra del virno (maggio): il virno è un fungo comune sui monti del Matese. In occasione della sagra viene anche promosso il patrimonio artistico locale con visite guidate ed aperture straordinarie. Pane e olio in frantoio (novembre): una sagra dedicata principalmente alla produzione locale di olio di oliva, con visite guidate ai frantoi. Persone legate a Cerreto Sannita Antonio da Cerreto, dal 1539 docente di diritto civile presso l'Università di Napoli, non è da confondersi con quell'Antonello da Cerreto, notaio, che nel 1426 trascrisse gli antichi statuti di Telese; Antonio Barbieri, già Sindaco di Cerreto Sannita e deputato al Parlamento; Giuseppe Biondi, patriota e medico, è stato direttore degli Ospedali riuniti di Napoli; Michele Biondi, notaio e docente, fu autore di numerose liriche e di saggi di contenuto romantico-sociale; Salvatore Biondi, collezionista d'arte e storico locale; Domenico Bruno, gesuita docente di filosofia vissuto a cavallo fra XVII e XVIII secolo; Diomede III Carafa, conte di Cerreto Sannita che nel 1541 concesse gli Statuti ai cerretesi, garantendogli autonoma amministrazione; Marzio Carafa, decimo conte di Cerreto Sannita, promotore della ricostruzione di Cerreto Sannita all'indomani del sisma del 5 giugno 1688; Tommaso Carapella, musicista barocco; Vincenzo Carizzi, patriota condannato all'esilio nel 1799; Biagio Caropipe, vescovo cerretese del XVI secolo; Giacomo da Cerreto, vescovo di Cerreto nel XIV secolo; Eugenio Cattaneo, vescovo dal 1606 al 1608, si adoperò per riformare il clero locale, in parte corrotto; Gennaro Ciaburri, fra i primi ricercatori italiani ad opporsi alla vivisezione; Al Di Meola, chitarrista italo-americano il cui nonno era di origini cerretesi; Lucantonio D'Onofrio, pittore locale autore di diversi dipinti conservati nella collegiata di San Martino; Giuseppe D'Andrea, deputato e senatore del Regno; Martino Dalio, giudice della Gran Corte della Vicaria e poi Luogotenente a vita del Gran Camerlengo (1393); Giovanni Battista de Bellis, vescovo dal 1684 al 1693; Pietro De Blasiis, gesuita, nel 1680 pubblicò "Nobiltà in coppella", un audace libro che evidenziava la decadenza e le contraddizioni della classe nobiliare; Salvatore del Bene, vescovo di Cerreto dal 1929 al 1957; Agostino Di Lella, docente e storico locale (XIX secolo); Domenico Franco, chimico farmacista e storico locale; Pietro Paolo de Rustici, vescovo dal 1637 al 1646; Pietro Paolo Fusco, medico e poeta, nel 1907 fondò il giornale "L'Eco del Sannio"; Carmine Giordano, musicista del XVIII secolo autore del Dormi, benigne Jesu; Cosimo Giordano, brigante, legato alle stragi di Pontelandolfo e Casalduni del 1861; Nicola Giustiniani, ceramista del XVIII secolo; Antonio Guarino, già professore ordinario di Istituzioni di Diritto Romano presso l'Università "Federico II" di Napoli, autore in particolare del celebre libro di testo "Diritto Privato Romano"; Silvestro Jacobelli, scultore cerretese poi emigrato in Messico; Vincenzo Lupoli, vescovo dal 1792 al 1800; Giovanni Battista Manni, progettista dell'attuale centro abitato (1688); Angelo Massarelli, vescovo di Cerreto, segretario del Concilio di Trento; Michele Mattei, medaglia d'oro al valor militare (1941); Vincenzo Mazzacane, magistrato, collezionista d'arte e storico locale; Andrea Mazzarella, patriota e poeta illuminista; Giuseppe Mazzarelli, calciatore svizzero, ha militato anche nel Bari; Nicolò Russo, ceramista cerretese dei primi anni del XVIII secolo; Francesca Sanframondi, fondatrice del Monastero delle Clarisse nel 1369; Luigi Sodo, vescovo del quale è stata avviata la beatificazione; Michele Ungaro, primo presidente della provincia di Benevento, deputato e sindaco di Cerreto Sannita; Antonio Venditti, avvocato, deputato per quattro legislature. Geografia antropica Urbanistica Il centro storico di Cerreto Sannita, ricco di scorci suggestivi, si presenta in stile tardo barocco con le strade che si intersecano sul modello romano dei cardini e dei decumani. Tale particolare fisionomia urbanistica è dovuta alla ricostruzione su progetto che avvenne dopo il terremoto del 5 giugno 1688. Per questo motivo Cerreto viene appellata anche come "città di fondazione" o "città pensata". La ricostruzione in un sito diverso dal precedente, più a valle, venne decisa dal feudatario Marzio Carafa, appoggiato dal fratello Marino Carafa e dal Vescovo di Cerreto Giambattista De Bellis, nonostante le vive proteste di alcuni cittadini. Il progetto, o meglio, la "squadratura" delle aree e degli isolati della nuova cittadina fu affidato al regio ingegnere Giovanni Battista Manni di Napoli, che si ispirò ad un rione di Torino. Questi successivamente progettò anche alcuni degli edifici più significativi, come le carceri feudali e la Collegiata di San Martino. La ricostruzione di Cerreto Sannita ex novo non può paragonarsi a quella dei centri della Val di Noto in Sicilia, distrutti dal terremoto del 1693, condividendo però con essa elementi di singolarità e di novità. Elemento comune, in entrambi i casi, è la motivazione che ha spinto alla ricostruzione come il forte peso avuto dai feudatari, l'uso di un disegno complessivo di intervento e alcune tematiche economico-sociali che hanno influenzato la decisione finale. Importante è l'aspetto legato ai rapporti di forza che si sono instaurati tra le diverse componenti sociali della cittadina: il conte Marzio Carafa, la Chiesa ed i ceti mercantili. Tre furono gli isolati base che il Manni tenne presente, destinati ad altrettante tipologie abitative: isolati a corte, nati per ospitare i palazzi dei signori; isolati a spina, lunghi e stretti, per gli artigiani, gli operai ed il ceto meno abbiente; isolati a blocco, per ospitare gli edifici di culto e del clero. Alcuni ritengono che la ricostruzione di Cerreto Sannita sia avvenuta osservando dei criteri antisismici. L'arch. Nicola Ciaburri, studioso di urbanistica, preferisce parlare più in generale di "cultura della protezione civile". Si notano, infatti, diversi accorgimenti antisismici nella costruzione della nuova Cerreto: murature molto spesse, larghe fino a circa un metro, capaci di resistere agli spostamenti di tipo orizzontale di una scossa sismica; cantine con copertura a volta, le cui mura interrate sono in grado di reggere qualsiasi carico venga dall'alto; una particolare distribuzione degli ambienti interni delle case, con la cucina al piano superiore e le camere da letto al pianoterra, in modo che fosse più agevolata l'uscita in caso di sisma notturno; infine, le strade larghe per agevolare il passaggio dei soccorsi, e la dislocazione di tre grandi piazze nelle parti centrali, meridionale e settentrionale della cittadina allo scopo di raccogliere i superstiti. Tuttavia, un elemento negativo che testimonia l'assenza di una vera e propria cultura antisismica è la costruzione delle abitazioni lungo i pendii, oggettivamente instabili, dei due torrenti Turio e Cappuccini. Suddivisioni storiche La suddivisione storica del centro antico è espressa tradizionalmente in rioni: La Cartoniera (via Nicotera); La Cattedrale; La Costa di San Vito (via Coste); Dietro dai Caprai (via Belle Donne); Dietro alle Vigne (via Massarelli); Dietro San Nicola (piazza Mazzacane); La Quinta Armata (via Chiaie); La Tinta (via Tinta); Capo da fuori (via Mazzarella); Spineto (via Fabbri); San Martino (Piazza Vittorio Emanuele); Sopra dalle Monache (Piazza Roma); Sulla Villa (Piazza Luigi Sodo); San Gennaro; Santa Maria; San Rocco. Suddivisioni amministrative L'articolo 48 dello statuto comunale approvato nel 2005 ha suddiviso il territorio comunale in cinque consigli di contrada: Madonna della Libera – Raone – Trocchia – Madonna del Carmine – San Giovanni; Sant'Anna – Pontecolonna – Madonna del Soccorso; Montrino – Cerquelle – Madonna delle Grazie – Pezzalonga; Cesine di Sopra; Cesine di Sotto – Dodici Angeli – Acquara. I consigli di contrada, previsti sia dallo statuto comunale del 2005 che da quello precedente del 1990, non sono mai entrati in funzione a causa della mancata approvazione dei regolamenti attuativi previsti dagli stessi statuti. Economia Per secoli l'economia di Cerreto Sannita si è basata sul commercio e sull'industria dei panni lana. La lavorazione dei panni di lana aveva creato un vero e proprio indotto con diversi opifici ciascuno competente per una determinata fase della produzione. Esistevano infatti le gualchiere, le cartoniere e le tintorie, rispettivamente per sodare e follare i panni, pressarli e uniformarli, ed infine tingerli. La sola Universitas possedeva nel 1625 quattordici gualchiere date in fitto a privati cerretesi. Questa importante fonte redditizia iniziò a scemare dopo l'Unità d'Italia a causa della forte concorrenza delle industrie settentrionali. Dagli anni 1970 del XIX secolo l'economia si basa essenzialmente sul settore dei servizi e del turismo anche se un ruolo consistente continua ad essere rivestito dal settore primario e in particolare dall'agricoltura. Numerose sono le colture agricole sparse nel territorio comunale come gli oliveti, i vigneti ed i frutteti. La produzione dell'olio extravergine di oliva (Cerreto Sannita è anche città dell'olio) avviene in quattro frantoi visitabili nel mese di novembre in occasione dell'iniziativa "Le domeniche dell'Olio". Nel territorio comunale sono inoltre presenti numerose botteghe di ceramisti che continuano a riprodurre il vasto repertorio della ceramica artistica tradizionale di Cerreto Sannita e di San Lorenzello. Nel 2009 i dichiaranti IRPEF erano 1.440 (il 34,2% della popolazione) per un importo complessivo di euro 29.055.244. Il reddito pro capite nel 2009 era di euro 6.903, inferiore rispetto alla media nazionale. Infrastrutture e trasporti Cerreto Sannita è attraversata dalla Strada Provinciale 76 della provincia di Benevento, che da un lato la connette a Guardia Sanframondi ed all'ex Strada statale 87 Sannitica, dall'altro invece conduce a Cusano Mutri e Pietraroja. La Strada Provinciale 79 connette invece la cittadina alla Strada statale 372 Telesina. I trasporti interurbani di Cerreto Sannita vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da EAV per Napoli e Benevento e dalle autolinee Ferrazza per Telese Terme. La stazione ferroviaria di riferimento è quella di Telese-Cerreto sulla linea Caserta-Benevento. Amministrazione Gli uffici comunali hanno sede in palazzo Sant'Antonio. Altre informazioni amministrative Cerreto Sannita si è distinta in sede regionale e nazionale per l'alta percentuale di raccolta differenziata ottenendo nel 2009 e nel 2010 il premio dei comuni ricicloni. Dal 2008 la raccolta differenziata è effettuata con il metodo "porta a porta". Nella tabella a lato vengono riportati i dati della raccolta differenziata per anno. Nel 2004 la cittadina è stata insignita dal Touring Club Italiano del marchio di qualità turistico ambientale dell'entroterra "Bandiera arancione" con la seguente motivazione: La località ha sviluppato una propria identità turistica basata sull'offerta di artigianato locale e di prodotti enogastronomici. Particolarmente attiva nell'organizzazione di rassegne focalizzate su questi prodotti. Cerreto viene definita "Città pensata" per la sua conformazione urbana regolare. Fu infatti totalmente ricostruita dopo che il terremoto del 1688 la rase al suolo. La località fu appunto "pensata" sulla base di un progetto del "Regio Ingegnero" Giovan Battista Manna. Cerreto Sannita si presenta infine pulita e curata. Il comune è socio fondatore dell'Associazione Italiana Città della Ceramica (AICC) che raggruppa i centri di produzione ceramica più importanti della penisola. Fa parte della Comunità Montana Titerno e Alto Tammaro. Il mercato settimanale si tiene la domenica mattina lungo via Sannio e via Andrea Mazzarella. Sport Sino al 2008 a Cerreto Sannita operavano due diverse squadre calcistiche: La Cerretese e il Real Cerreto. Nel 2014 sono attive due società dilettantistiche: la A.S.D. Libertas Cerreto, fondata nel 2009, e il Real Cerreto, costituitasi nuovamente nel 2011. La Libertas Cerreto milita nella serie D del calcio a cinque. Nel territorio comunale sono attivi diversi club che raccolgono i tifosi delle maggiori squadre calcistiche italiane come la Juventus, l'Inter e il Napoli. Riguardo al calcio a cinque femminile è presente la Polisportiva Cerreto Sannita che nel 2011 è approdata in serie A. Nel comune sono presenti due strutture sportive pubbliche: lo stadio comunale, sito lungo la strada provinciale Cerreto Sannita - Telese Terme in località "Pastorello". un impianto sportivo polivalente coperto, sito in località "Dodici angeli". Gli edifici scolastici primari e secondari sono dotati di appositi spazi riservati ad attività agonistiche ed usati anche per tornei e gare aperte alla cittadinanza. In estate si tengono dei tornei di calcio dilettantistico. Note Bibliografia AA. VV., Cerreto Sannita: Testimonianze d'arte tra Sette e Ottocento, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991. AA. VV., Cerreto Sannita, Cerreto Sanni
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