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Palo del Colle

Luogo: Palo del Colle (Bari)

Palo del Colle (Pàle in dialetto palese, anticamente designata con Terra di Palo, fino al 1863 chiamata Palo) è un comune di 21.633 abitanti della Provincia di Bari situato a circa 17 km dal capoluogo pugliese. Unico nella zona, il centro abitato insiste su un colle alto 177 m s.l.m. dominato dal Settecentesco "Palazzo Filomarino Della Rocca", dall'edificio della chiesa matrice "Santa Maria La Porta" e dal Trecentesco campanile in stile Romanico pugliese, tra i più imponenti e maestosi di Puglia, indicato dai Palesi con il nomignolo: u Spiàune ("lo Spione"). Famoso è il Palio del viccio che quivi si svolge nel giorno del martedì grasso. Geografia fisica Territorio Il territorio comunale con una superficie di 79,06 km². estendendosi tra le quote altimetriche 104 e 325 incastonato tra quelli di Bitonto (a Nord-Ovest), Bitetto, Binetto (a Est) e Toritto (a Sud), si presenta come una zona rurale e paesaggistica unitaria caratterizzata dalla presenza prevalente di uliveti intervallati da vigneti nonché da mandorleti e frutteti; di macchie mediterranee e di alberi ornamentali di alto fusto (generalmente di pini ma non soltanto). Il dolce declinare collinoso da Nord-Est in direzione Sud verso le Murge e la presenza di tre lame di cui la più importante, denominata Lamasinata che dopo aver avuto origine nel territorio di Palo (non molto lontano dal centro abitato, attraversandolo perifericamente in direzione della frazione di Auricarro), procedendo su quelli di Bitetto e Modugno, sfocia nel Mare Adriatico, dunque di Bari, caratterizzano ulteriormente questo territorio. Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 Clima Generalmente mediterraneo, il clima di Palo, secondo la classificazione dei climi di Köppen, appartiene alla fascia "D" ossia al clima freddo delle medie latitudini caratterizzato da inverni freschi spesso sferzati da venti freddi balcanici ed estati calde e lunghe e non raramente anche torride per l'azione di venti caldi sciroccali. Le temperature medie invernali si aggirano intorno gli 8 °C e quelle estive ai 23 °C con piovosità annua di poco meno 600 mm con il verificarsi di gelate causate dalle forti escursioni termiche riscontrate nella stagione primaverile. La tabella sottostante mostra i dati dei valori medi registrabili nell'area delle "Murge basse" applicabili al comune di Palo del Colle inserito appunto in quest'area climatologica pugliese. Classificazione climatica: Zona climatica D Gradi giorno 1435 Storia Origini La messe di ritrovamenti archeologici del territorio (costituiti prevalentemente da tombe con il loro corredo funerario) sembra avvalorare l'origine pre-romana dell'abitato, plausibilmente da ascriversi a popolazioni italiche piuttosto che a coloni provenienti dalla Grecia. Alla presenza tali insediamenti è stato ricondotto l'antroponimo Palionenses, citato nella Naturalis historia da Plinio il Vecchio tra gli antichi abitanti della Regio II. Secondo lo storico Cirielli, tale antroponimo andrebbe ricondotto al toponimo Palìon, mutato in epoca romana in Palium e poi in Palum. Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose Cappella Ficarella detta Francavilla Cappella Santa Maria dei Martiri Cappelletta dell'Immacolata Chiesa della Madonna della Stella Chiesa della Madonna delle Grazie Chiesa della Madonna di Juso Chiesa del Purgatorio Di fronte alla Chiesa Matrice sorge la Chiesa del Purgatorio. Fu costruita nel 1669-73, mentre la facciata è del 1708. È un fulgido esempio di stile barocco. II portale centrale è arricchito di un piccolo gruppo di sculture, cui sovrasta un orologio solare del 1881. II robusto e severo campanile è del 1734.Questa chiesa fu costruita per i nobili di Palo Nei primi giorni del 1645, don Giulio Polignano, arciprete di Palo, con altri quattro sacerdoti (don Antonio de' Antoniis, don Leonardo Danisi e don Pier Mancino) e sessanta laici (secolari) palesi, chiese a don Diego Sersale, Arcivescovo di Bari, l'autorizzazione di poter fondare un Pio Monte seu Compagnia per lo Suffragio delle Anime del Purgatorio. Con l'assenso, concesso il 27 gennaio dello stesso anno, il Prelato predispose anche che fosse concesso l'uso dell'altare di Sant'Antonio, all'epoca esistente nella Chiesa Matrice (odierna Santa Maria La Porta), alla neofita Congrega per celebrare le messe. Nel 1667, con atto rogato il 22 agosto dal notaio Leonardo Mininni di Palo, la Confraternita acquistò dagli eredi di Nicolò Sanges Navarra, con le elemosine raccimolate allo scopo di poter erigere un proprio tempio, una casa diruta sita avanti al Castello. Il 9 maggio 1668, forti del permesso ottenuto dalla Casa di Conversano (gli Acquaviva d'Aragona – signori di Palo -), la Congrega, riunitasi nella Chiesa Matrice, deliberò la costruzione della nuova chiesa e affidò l'incarico di portarla a termine (Deputati della fabbrica) a don Francesco Sellitti (priore), don Antonio de Filippis, don Francesco Valcarcer e al medico don Scipione Puteo. I lavori iniziarono nel 1669 e furono terminati quattro anni dopo, dunque, il 6 agosto 1673 la pia associazione poté riunirsi per la prima volta nella nuova chiesa (che si chiamò delle Anime del Purgatorio sotto il titolo della Concezione di Maria Santissima e di San Michele Arcangelo) per eleggere le nuove cariche sociali: don Francesco Sellitti (priore), don Antonio de Filippis (depositario), don Lazzaro Saccente (esattore), don Felice Gaeta e don Scipione Puteo (consiglieri), il sacerdote don Leone e l'arciprete Coce (razionali). La Confraternita e la Chiesa del Purgatorio, conobbero una rapida popolarità dovuta non soltanto al pio culto delle trapassate anime purganti dei locali ma, soprattutto, al concorrere di circostanze determinatesi sia dall'istituzionale conflittuale rapporto esistente tra i Padri Domenicani - presenti sul territorio con strutture, censi, organizzazione e operosità proprie e autonome - e il Capitolo della Chiesa Matrice, sia dalla non facile convivenza tra la componente laica degli amministratori della pia istituzione e quella sacerdotale, riuscendo, quindi, in questo contesto, a focalizzare e coagulare l'interesse politico-religioso dei Palesi. La Congrega, amministrata da ventiquattro confratelli detti Vocali, dodici laici e altrettanti religiosi, sin dagli albori della sua fondazione, con il trascorrere del tempo dovette conoscere parecchi problemi di sovranità gestionale dovuti alla invadente attività clericale di condizionamento con il conseguente crescente insorgere di frizioni tra le parti (realtà che non dovette sfuggire alle Autorità politiche locali e non), tanto da vedersi recapitata, il 1º ottobre 1780, dal Governatore di Palo (Michele de Bernardi di Bitritto) una lettera del Delegato della Real Giurisdizione (marchese Vargas Maciucca) nella quale si notificava esplicitamente la proibizione di iscrizioni ulteriori, per i sacerdoti, alla Chiesa del Purgatorio (dichiarata mera laicale) e negando agli stessi ogni voce in capitolo in merito alla gestione e organizzazione della medesima. Il 9 ottobre dello stesso anno, giorno di elezione dei nuovi amministratori, uniformandosi alle disposizioni imposte dal Delegato della Real Giurisdizione, i confratelli religiosi non si presentarono. Evidentemente l'esclusione repentina e immediata fu mal tollerata dagli esclusi i quali si resero autori di gesti e comportamenti destabilizzanti tanto da indurre lo stesso marchese Maciucca a ordinare al Governatore de Bernardi, il 7 novembre 1780, di vigilare sulle azioni dei sacerdoti e di diffidarli dal compiere atti intimidatori e di minaccia verso i novelli amministratori eletti della Confraternita la quale, comunque, preoccupata dal comportamento dei prelati e temendo che questi potessero recare danno alla Chiesa del Purgatorio, chiese il Regio Assenso sia sulle regole di gestione sia sulla fondazione della stessa. L'Atto (su cui si confermava l'esclusione dei religiosi dal governo del Tempio; l'opportunità necessaria a che il numero dei Vocali non superasse la consistenza di ventiquattro e stabilendo che i censi della Confraternita fossero utilizzate per sole attività caritative e assistenziali), fu concesso e firmato da Ferdinando IV il 6 febbraio e giunse a Palo il 31 dello stesso mese e anno 1781 (per l'occasione si resero le grazie al Signore col canto del Te Deum nella Chiesa del Purgatorio, dove assistette il feudatario Principe della Rocca.Don Giovanni Battista III Filomarino). Constatando che in corrispondenza dell'altare del S.S. Crocifisso ne mancasse un altro, risultando così poco armonioso l'impianto planimetrico generale – inizialmente quadrangolare -, su proposta del priore, il 7 agosto 1678 la Confraternita accettò che la sacra mensa fosse edificata da un fratello di costui (il quale, sotto il titolo di Sant'Anna e di San Giuseppe, godeva di un beneficio con l'obbligo di costruire un altare a sue spese dove meglio volesse) a condizione che gli si fosse concesso il patronato della sottostante struttura sepolcrale. L'altare, situato nella navata sinistra, fu eretto e adornato con un dipinto raffigurante la Sacra Famiglia (con Sant'Anna e San Gioacchino), con in basso a sinistra, lo stemma dei Sellitti (l'opera fu realizzata da Nicolò Gliri di Bitonto nel 1678).Nel 1708 venne ultimato il prospetto principale della chiesa, al costo di 417 ducati. Una trabeazione lo suddivide orizzontalmente in due ordini, il superiore, a sua volta ritmato da lesene in tre scomparti, accoglie tre nicchie con altrettante statue lapidee raffiguranti l'Immacolata, San Rocco e San Nicola Pellegrino (opere del 1722 di Giovanni Altieri di Giovinazzo). L'ordine inferiore, ritmato anch'esso da lesene, termina con una zoccolatura in pietra dall'aspetto massiccio. Sulla facciata si aprono tre portali. Il centrale (principale) è costituito da lesene doriche che sorreggono la trabeazione ed è sormontato da un frontone carico di decorazioni e sculture (San Michele e le Anime purganti). Nel fregio si legge l'iscrizione - scolpita - Stendi la mano affinché San Michele con l'ausilio della Vergine liberi le anime che il fuoco purgante brucia. Al di sopra si evidenzia una elegante meridiana incastonata nel prospetto nel 1880. Nei corrispettivi fregi dei portali secondari destro e di sinistra si leggono, anch'essi a loro volta incisi, le iscrizioni Perdonami perché abbia refrigerio e nell'altro, oltre la data dell'inizio dei lavori 1669, vi è: Volgiti e abbi pietà di me. Nel 1734, su progetto dell'architetto Vito Valentini di Bitonto, per esigenze architettoniche di completamento della facciata principale ma anche di puntellamento statico e di contrasto alla tendenza allo slittamento verso sinistra dell'intero manufatto, furono terminati i lavori di costruzione del campanile (deliberati nel 1728 e iniziati nel 1733) a pianta quadrata su due piani con finestre e balaustre che si aprono sui quattro lati del secondo livello con l'attacco al cielo costituito da cornice sagomata sormontata da una tetraedica cuspide. La descrizione dell'interno la si può suddividere in due parti. L'originaria del 1673, quadrangolare: otto colonne binate rivestite di stucco, sorreggono un tamburo quadrato decorato da cinque tele raffiguranti la Gloria di Cristo, opere di don Vito De Filippis di Triggiano dipinte nel 1673.Lesene con capitelli in stile corinzio, modulano e ritmano i muri perimetrali laterali mentre quattro finestre, intervallate da otto quadri dello stesso De Filippis (raffiguranti antichi profeti), assicurano l'illuminazione del vano e del soffitto (intagliato e impreziosito da quattro angeli scolpiti in legno – opera del maestro Gaetano Troisi).Due altari sono posizionati rispettivamente sulla parete di destra il primo (denominato del Crocifisso – dal quadro collocato su di esso (altare reso privilegiato in eterno da Papa Pio VI il 10 settembre 1776) -), a sinistra, come già accennato, il secondo con la tela del Gliri del 1678. L'altare maggiore era situato sulla parete di fondo, frontalmente rispetto all'ingresso principale, prima dell'ampliamento avvenuto nel XIX secolo. La Confraternita del Purgatorio, in previsione, appunto, di ampliare la chiesa, già nel 1780 aveva acquistato un terreno situato dietro il muro nord (quello dell'altare maggiore). Ottenuto il reale permesso, i lavori iniziarono vent'anni dopo e terminarono nel 1803. Oggigiorno, dunque, la Chiesa del Purgatorio risulta tripartita in navate. La centrale è delimitata a nord da un abside che ospita una tela raffigurante l'Immacolata Concezione con San Michele e le Anime purganti (opera del Gliri del 1672 – originariamente collocato sull'antico altare maggiore). In posizione centrale, sull'asse che divide i due elementi planimetrici (navata e abside) trova posto l'attuale altare principale. Sulle pareti delle navate laterali, in corrispondenza dell'odierna zona presbiteriale, furono costruiti due nuovi altari simili ai già descritti e adornati da due dipinti (raffiguranti, su quello di sinistra l'Arcangelo Raffaele e Tobia, La Natività sul destro - opere di Samuele Tatulli di Palo -). Del patrimonio artistico proprio alla Chiesa del Purgatorio, ne fanno parte un'altra tela del Tatulli (La Lavanda), cinque del pittore Giuseppe Porta di Molfetta (La moltiplicazione dei pani, La Resurrezione di Lazzaro, l'Ultima Cena, La Piscina probatica e San Luigi), una di Carlo Rosa (San Giovanni Battista) del 1668 e molte altre opere minori di autori ignoti. L'organo settecentesco, sistemato sulla contaffaciata interna dell'ingresso principale – opera del maestro Giuseppe Rubino di Acquaviva – costò alla Confraternita 196 ducati e grana 60 che ne deliberò la costruzione nel 1751. L'aspetto attuale interno della chiesa è frutto dei lavori fatti eseguire dal priore Giuseppe della Mura nel 1888 e commissionati a maestri artigiani pugliesi per la parte riguardante gli stucchi. La pavimentazione dell'abside, così come la balaustra che in pratica delimita l'antica originaria chiesa dall'ampliamento ottocentesco, fu eseguita da una ditta del Nord Italia: la Ghilardi di Milano. Chiesa dello Spirito Santo Chiesa di San Domenico Chiesa di San Francesco da Paola Chiesa di San Giuseppe Nel 1836 l'assemblea degli affiliati alla pia associazione Congrega di San Giuseppe e di San Vincenzo de' Paoli (istituitasi a Palo il 14 giugno 1789 nella non più esistente cappella di San Nicola), deliberò di edificare una nuova chiesa dedicata al culto di San Giuseppe. Su proposta del Comune fu deciso, con deliberazione decurionale del 20 marzo 1836, di costruire il manufatto su un terreno demaniale situato a valle del centro abitato, odierna Piazza Diaz, denominata Lago (in realtà uno stagno creatosi per la particolare conformazione urbanistica della cittadina: era una zona dove confluivanono, ristagnando pericolosamente, le acque meteoriche provenienti dalla cima del colle. L'accumularsi di detriti, immondizie e crisiale – residui delle soponerie esistenti all'epoca -, rendevano questo luogo particolarmente esiziale per la salute della popolazione. In questo contesto, dunque, si giustifica la proposta dell'Amministrazione comunale: la costruzione del tempio avrebbe comportato lavori di bonifica risolvendo, prevenendoli, gravi problemi di natura sanitaria e di igiene pubblica). A tal proposito il Comune cedette un'area, pari a ordini tre e passi 13 dell'antica misura napoletana, alla Congrega con la dichiarazione esplicita che il suolo doveva servire per erigere il nuovo tempio con due sottanini adiacenti per uso di sagrestia e di deposito e il prospetto della chiesa doveva fronteggiare la strada detta del lago (odierna Corso Garibaldi). Su progetto dell'architetto Domenico Fallacara di Bari, assistito dal figlio Vincenzo, i lavori, eseguiti dall'imprenditore edile Giuseppe Conte e dal figlio Gaetano, iniziarono il 25 luglio 1837 con la posa solenne della prima pietra da parte del direttore spirituale della Congrega – don Domenico Andriola – e ultimati nel 1841. Il 5 settembre dello stesso anno fu benedetta e inaugurata dal medesimo sacerdote. I costi sostenuti risultarono maggiori rispetto ai fondi raccolti e disponibili attraverso oblazioni e donazioni varie dei fedeli e il disavanzo fu ripianato da don Giuseppe Frasca Santeramo prima e alla morte di questi dalla di lui vedova donna Domenica Valentini la quale si dimostrò, nel tempo, vera benefattrice nei riguardi sia della Congrega che della fabbrica della chiesa. Infatti il 19 febbraio 1851, donò un capitale censo di 120 ducati all' associazione e nel 1853 fece costruire, a sue spese, il campanile (direttore tecnico dei lavori: ingegnere don Vincenzo Danisi) dotandolo di campana (realizzata a Palo dal Ripandelli). Nel 1855, sempre a proprio carico, fu pavimentata la chiesa e nel 1857 realizzato l'altare maggiore in marmo. Dotò inoltre il nuovo tempio di innumerevoli arredi sacri risultando, alla fine, notevole il pio apporto della nobildonna tanto da indurre la Congrega, in segno di ringraziamento e riconoscenza perpetue, a dichiarare, con delibera del 26 luglio 1857, la chiesa di San Giuseppe di patronato della suddetta benefattrice. Sull'architrave del timpano del prospetto principale, è incisa un'iscrizione in latino che tramanda e testimonia ai posteri la volontà espressa nella delibera suindicata.Tra le opere d'arte che arricchiscono la chiesa di San Giuseppe, si segnalano il quadro del Crocifisso (collocato sull'omonimo altare) donato dal sig.Giovanni Nardi e la tela della Fuga in Egitto, opera della pittrice Anna Rolli (1816-1851). Chiesa di San Rocco La più antica notizia, apparentemente certa, circa l'esistenza di una chiesa di S.Rocco fuori da le mura a Palo, la si apprende dal Liber Baptizator (anni 1555-1575; A.S.p di Santa Maria La Porta di Palo del Colle) alla data del 1º gennaio 1556. Ulteriori informazioni in merito emergono dai Catasti Onciari del 1663 e del 1752 che fanno riferimento rispettivamente a San Rocco e alla strada di S.Rocco; dunque non è certo che all'epoca esistesse una chiesa bensì forse una zona, una contrada al Santo riferendosi. Comunque sia nel XVIII secolo un edificio dedicato al Taumaturgo doveva risultare in rovina tanto da indurre la Canfraternita di S.Rocco (fondatasi con regio assenso di Ferdinando IV il 23 ottobre 1789) a costruire una nuova chiesa in onore di S.Rocco con delibera del 14 marzo 1790 I lavori sembrano essere stati iniziati nel 1798 così come suggerirebbe una lapide marmorea, collocata sulla destra dell'ingresso che si apre su via XXIV maggio, contenente la lista dei benefattori che contribuirono all'edificazione dell'edificio datata appunto in quell'anno. Da ricerche di archivio effettuate nel XX secolo da don Matteo Giuliani, si apprende che nel 1824 il manufatto già richiedesse lavori di restauro. Nel 1828 furono raccolti nuovi fondi (dopo quelli del 1824 che finanziarono ristrutturazioni che non produssero i risultati sperati) e commissionati a Giuseppe Conte i lavori di costruzione di un sottano tutt'oggi esistente. Nel 1843 furono abbattute le vecchie volte e innalzati i muri laterali e la parete posteriore (le vetuste furono sostituite da due a vela e altrettante a botte in sequenza alternata) e ripristinati gli altari. L'opera fu affidata a Girolamo Lovero che l'eseguì su progetto dell'arch. Vincenzo Fallacara di Bari e terminati il 14 ottobre 1843. Nel 1867 si aggiunse l'altare maggiore marmoreo – oggi della Madonna di La Salette – e tra il 1884 e il 1888 si provvide ad ampliare, la chiesa, a Nord, con la costruzione di un manufatto di pari volumetria e nel medesimo stile del primo creando un nuovo prospetto e portale - il medesimo che si affaccia sull'odierna piazza Dante -. Infine nel 1898 venne aggiunto il campanile. La facciata di levante, dunque, è tutto ciò che resta dell'antica e originaria chiesa (la preesistente ai lavori di ampliamento della seconda metà dell'Ottocento). Tra le opere d'arte che arricchiscono questa chiesa, vanno citate la statua in legno raffigurante San Rocco del 1797 – opera di Riccardo Brudaglio di Andria -; gli affreschi del pittore barese Umberto Colonna del 1958:S.Rocco pellegrino e la Madonna di La Salette. Una statua settecentesca raffigurante la medesima Madonna; una di San Michele Arcangelo e una di S.Luigi coeve alla prima. Meritano menzione, inoltre, un dipinto del 1937 di S.Teresa del Bambino Gesù del Colonna e due tele dell'Ottocento collocate nella sagrestia: la prima raffigurante L'apparizione dell'Arcangelo Gabriele a Tobia e la seconda il Sacro Presepio. L'organo acquistato dalla Confraternita nel 1886 per la somma di L. 250 (che sostituì il preesistente del 1820), completa questa sommaria lista. Chiesa di San Vito Martire Chiesa di Santa Maria La Porta Chiesa di San Sebastiano (Santa Maria Assunta) Architetture civili Palazzo Curci È situato in via San Domenico (attualmente denominata via Umberto I) dal civico 37 in su. Al suo interno è presente un arco con affresco votivo (detto Curci). Palazzo Della Mura È situato in Piazza Santa Croce accanto alla Chiesa del Purgatorio. Costruito nel 1400, la sua facciata presenta paramento con conci di pietra a faccia vista, e due archetti che snelliscono la struttura severa del palazzo. Palazzo Filomarino Della Rocca Incorporando i resti dell'antico castello Trecentesco, il Palazzo del Principe (così indicato dai palesi) domina lo skyline della sommità del colle. Attribuito alla magnanimità di Giambattista Filomarino III, l'opera risulta non completata poiché Giacomo Filomarino, ultimo feudatario di Palo, non ebbe modo di terminare i lavori in seguito all'abolizione del Feudalesimo con il diffondersi, nell'Europa del tempo, dei principi veicolati dalla Rivoluzione francese. L'edificio è stato fatto oggetto, recentemente, di lavori di restauro (durante i quali è stato possibile notare l'attacco dei muri portanti in pietra sulla roccia madre - non livellata – in alcuni punti che, insieme a locali con volte e archi a sesto acuto, i costoloni, le volte a crociera, incisione dei lapidei, finestre tompagnate e monofore visibili nel cortile interno e nell'androne d'ingresso, testimoniano la presenza della vecchia struttura medievale) e restituito alla comunità locale. Nel complesso, pur risultando deturpato nell'espressione architettonica originaria con l'inserimento (in tempi moderni) di balconi e l'apertura di finestre soprattutto lungo il prospetto maggiore che si affaccia su "Piazza Santa Croce"; suddiviso oggi in unità abitative private, locali a deposito e sedi di attività commerciali e di aggregazione sociale, l'opera con il corpo centrale modulato su tre livelli di aperture orizzontali e una serie di lesene a scandirne la verticalità; quattro corpi di fabbrica secondari angolari avanzati rispetto al principale e il monumentale ingresso sormontato dal lapideo blasone della nobile famiglia dei Filomarino d'Aspide, preserva i caratteri stilistici di un edificio neoclassico. Palazzo Frasca Palazzo Guaccero È situato sulla strada di accesso al Paese arrivando da Bitonto. Nel 2012 è stato oggetto di una profonda ristrutturazione. Palazzo Perrone Palazzo Ricchioni Costruito dall'architetto Luigi Castellucci nel 1867 in perfetto stile neoclassico. Palazzo San Domenico Corrisponde all' attuale sede del Comune in Via Umberto I. Piazza Santa Croce La piazza è situata nel punto più alto del Paese. Qui troneggiano sul resto dell’ abitato i monumenti più importanti: la Chiesa Matrice col suo campanile, la Chiesa del Purgatorio, il Palazzo del Principe e il Palazzo della Mura, ovvero i vecchi simboli del potere spirituale e di quello temporale. La piazza coincide con l' incrocio di varie strade, spazio che in passato generalmente era dedicato al foro boario e che poi è divenuto la piazza principale del paese. È questo uno schema tipico pugliese dove l'urbanizzazione "extra moenia" ha come elemento di cerniera rispetto alle parti più antiche proprio la grande piazza: intorno a questo nucleo, partendo dalla zona a sud è nato il primo suburbio contadino esterno alle mura. La successiva espansione è avvenuta secondo una scacchiera dalla maglia estremamente ridotta e con vie molto strette. È questo un tipico caso di espansione otto-novecentesca fatta di piccole case di sottoproletariato contadino dagli standars abitativi molto ridotti, che si conserva ancora nel quartiere San Vito, chiamato così dall’ omonima chiesa. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Etnie e minoranze straniere La presenza straniera ammonta a 296 cittadini pari all'1,37% circa del totale dei residenti. Dialetto Introduzione Il dialetto palese (u dialéttə palàisə) è una varietà del Dialetto barese parlato a Palo del Colle (Pàlə) con leggere variazioni rispetto ai vernacoli utilizzati nei paesi limitrofi (bitontino, grumese, binettese, torittese, bitettese e modugnese). Come qualsiasi altro idioma locale, la "parlata" palese si è strutturata e formata nel tempo modificandosi con l'avvicendarsi delle varie culture che hanno interessato la Terra di Bari. Un susseguirsi di avvenimenti storici e conseguenziali influenze sul dialetto medesimo che giustificano – almeno in parte – l'attuale struttura fonosintattica e morfologica. Non è un caso che nel lessico sopravvivano termini provenienti dallo spagnolo, francese (es.sciaffèrr = autista dal fr. chauffeur; buàtt = scatola dal fr. boite), longobardo, arabo (es:ləmònə = limone dall' arabo. limun; caràff = caraffa dall'arabo. carrafa; maràngə = arancia dall'arabo. narangí) e bizantino. Mancando studi sistematici e specialistici – supportatati da scientifica coerenza –, la "volgarizzazione" del palese, in termini letterari e grafologici, è affidata all'opera di studiosi ed appassionati di storia locale e non. Rimane da segnalare la diversa dizione che contraddistingue il "corrente-popolare" da quello "arcaico-ingentilito" (quest'ultima sempre più rara e quasi scomparsa del tutto), la prima caratterizzata da una pronuncia più aperta (es. faròinə = It. farina), la seconda più chiusa (farínə). Morfologia e fonosintassi (cenni) Accento Sulle "a" è sempre grave, sulle "i" e "u" acuto. Sulle vocali "e" e "o" è grave quando hanno suono aperto (es.arəlògə = orologio; sèccə = seppia…) acuto se stretto (fórə = fuori; méelə = miele…). In ogni caso ha sempre funzione tonica e nelle parole piane non viene utilizzato sulle "a", "i" e "u" se non quando serve per altre esigenze. Nelle parole sdrucciole è sempre utilizzato e sulle "e" e "o" assume anche funzione fonica. Trascrizione e dizione Le "a", "à", "i", "í", "u", "ù" si pronunciano come le corrispettive – atone e toniche – italiane, mentre le "è" e "ò" come le aperte (sempre in sillaba tonica). Le "é" e "ó" – in sillaba tonica – come le italiane chiuse. La vocale "e" muta indistinta (o schwa), come nel francese mère (= madre), non è mai accentata (es.melàunə = melone) e può essere trascritta con il segno ə (quindi: melàune o məlàunə; pape o Papə = Papa...). Con il segno "u" si trascrivono gli articoli "il" e "lo" (u dialéttə = il dialetto; u sfalzòinə = lo sfalzino), restando invariato il genere femminile "la" (la Madónnə = la Madonna...). Gli articoli determinativi plurali si trascrivono con il segno "i" (i múarsə = i morsi; i làmiə = le volte; i acérrə = gli uccelli…), assumendo valore di semivocale o semiconsonante, insieme a "j", all'inizio di parole seguite da vocali accentate (u jàzzə = il giaciglio; u uàchə = il lago) o intervocaliche (es. assàjə = assai). I suoni corrispondenti agli italiani "chi" di chiacchiere e "cchi" di secchio, "ghi" di ghiaccio, "gghi" di agghiacciare…si trascrivono rispettivamente con chj, cchj, ghj e gghj (es. chjàcchjərə; sicchjə; ghjàccə; agghjacciàjə…). La "c" con suono duro (come in "che") può essere trascritto con il segno "k". La "g" di figlio…in ghjə o gghjə (fígghjə). Le parole che contengono sck, vanno pronunciate come nel napoletano scala (vale a dire il suono sc nell'italiana scempio seguito dal suono k, per esempio). Nel palese va registrata l'abbondante presenza di variazioni vocaliche – all'interno dei fonemi medesimi – dovute alle alterazioni delle stesse (in sillabe toniche) sotto l'influsso delle vocali delle sillabe finali – metafonesi –. Molti vocaboli nel cambiare genere o nel passare dal singolare al plurale, cambiano aspetto (la məgghjéerə = la moglie, i məgghjíarə = le mogli; u patrèunə = il padrone, la patràunə = la padrona; u vécchjə = il vecchio, i víacchjə = i vecchi…). Piccolo lessico Abbèusə = abuso àgghjə = aglio (Allium sativum); arrəpajə = conservare; avàjə = avere; azzàrdə = azzardo; bann = bando; béstiə = bestia; bubbù = upupa (Upupa epops); cadàjə = cadere; callarə = caldaia; cappíadd = cappello; cùrtə = corto; dəlàurə = dolore; dəscursə = discorso; dòjə = giorno; èrvə = erba; èuvə = uva; fàlzə = falso; fəcazz = focaccia; fraffàll = farfalla; gàgg = gabbia; ghèzz = ghiandaia (Garrulus glandaria); grànn = grande; gràstə = grasta = vaso da fiori; jàitə = bietole (Beta vulgaris); jòjə = io; làrghə = largo; lattèuchə = lattuga (Lactuca sativa); litrə = litro; lùmbrə = more di rovo (Rubus fruticosus L.); macaràunə = maccherone; màilə = mela (Malus communis L.); màitə = catasta; màzz = mazza; mèstə = maestro; nàivə = neve; nəttàtə = nottata; nzíartə = innesto; ognèunə = ognuno; ótrə = otre; pàcc = pazzo; pànə = pane; pasc = pace; pòichə = gazza (Pica pica); pròisə = vaso da notte; quàgghjə = quaglia (Coturnix coturnix); quàirə = pelle; ratavíadd = rastrello; ruòinə = rovina; ruzz = ruggine; salviétt = salvietta; samméuchə = sambuco (Sambucus nigra L.); scarràss = fessura; sparèsc = sparire; spàrgə = asparagi (Asparagus officinalis); sprəuàjə = potare; súann = sonno; tammùrr = tamburo; taràndə = tarantola; tərrózzuə = carrucola; tòinə = tino; tùnn = tondo; úagghjə = olio; úarəscə = orzo; úartə = orto; vəlànzə = bilancia; víandə = vento; vicc = tacchino (Meleagris gallopavo); vóschə = bosco; vràzz = braccio; zàuchə = fune. Esempi Cognjugaziónə du Módə Andicatìvə Preséndə du vèrbə Jéssə.Preséndə:Jòjə sò, Tèuə sí, Jiddə/Jèddə jè, Nèuə sòimə, Vèuə sòitə, Lórə sòndə|Passàtə próssəmə: Jòjə sò statə, Tèuə sí statə, Jiddə/Jèddə è statə, Nèuə sòimə statə, Vèuə sòitə statə, Lóre sò statə|Ambərféttə: Jòiə jièrə, Tèuə íarə, Jiddə/Jèddə jèrə, Nèuə jièrəmə, Vèuə jíarəvə, Lóre jièvənə|Trapassàtə próssəmə: Jòjə èra statə, Tèuə íra statə, Jiddə/Jèddə èra statə, Nèuə jièrəmə statə, Vèuə jíarəvə statə, Lórə èrənə statə|Passàtə remótə: Jòjə fùabbəchə, Tèuə fùastə, Jiddə/Jèddə fù, Nèuə fùmmə, Vèuə fùastə, Lórə fùrənə|Trapassàtə remótə: Jòjə fùbbəchə statə, Tèuə fùastə statə, Jiddə/Jèddə fù statə, Nèuə fùmmə statə, Vèuə fùastə statə, Lórə fùrənə statə|Futùrə sèmbləcə: Jòjə è jèssə, Tèuə ada jèssə, Jiddə/Jèddə ó jèssə, Nèuə ama jèssə, Vèuə avìta jèssə, Lórə ònna jèssə|Futùrə anderiórə: Jòjə è jèssə statə, Tèuə ada jèssə statə, Jiddə/Jèddə o jèssə statə, Nèuə ama jèssə statə, Vèuə avìte jèssə statə, Lórə ònna jèssə. Séttə, quattòrdəcə, vindèunə e vindóttə, la majèstə mè dâtə i bóttə, mi è ddâtə fòrtə fòrtə, sétte, quattòrdəcə, vindèunə e vindóttə. Jòjə sò jòjə e ttèuə sí ttèuə: ci jè u cchiù mmàmbrə də tutteddèuə? "E jè sùbbətə sàirə" "Ognjéunə stasséulə saupə u córə də la tèrrə / trafìttə da nu ràsc də sàulə / e jè sùbbətə sàirə". Cinema A Palo del Colle è stato girato il film Tutto l'amore che c'è con un cast che annovera tra gli altri Vittoria Puccini e Gérard Depardieu, per la regia di Sergio Rubini. Cultura Istruzione Scuole Primarie: 3 Scuole Secondarie di I grado: 3 Biblioteche La Biblioteca Comunale "Mons. G.M. Giuliani" fu fondata nel 1946 da un comitato di cittadini palesi indirizzati da monsignor Giuliani, che la diresse sino al 1974. Nel 1952 ottenne riconoscimento giuridico da parte dell'amministrazione comunale. Il patrimonio bibliografico conta complessivamente cinquantamila unità, tra le quali il fondo antico e raro costituito da pergamene che riproducono diplomi di laurea sette e ottocenteschi in Medicina, Giurisprudenza e Teologia dell'Università di Napoli, quattro atlanti geografici settecenteschi del Bonghi, con incisioni in rame, e tre tele coeve di scuola napoletana.La biblioteca è anche sede dell'Archivio Storico comunale, in fase di riordino, che comprende una sezione preunitaria e l'altra successiva all'unità d'Italia. Di notevole interesse storico-artistico-culturale è un manoscritto musicale membranaceo del XII secolo. Teatro Dall'anno accademico 2013/2014 la città ospita la nuova sede dell'unica accademia teatrale stabile della Puglia, ovvero ITACA, una scuola triennale per attori e registi. Le attività didattiche si svolgono presso il Laboratorio Urbano Rigenera, del quale l'accademia è ente gestore. La scuola è diretta dal regista teatrale palese Nicola Vero. Media Radio Radio Onda Stereo Stampa Il Faro Palese (periodico trimestrale). Internet palesi.it palesementeindipendenti.it. palodelcolle.net Associazioni culturali Archeoclub d'Italia "Palion" Centro di promozione Culturale "Il seme e la rondine", attivo dal 2007 nella tutela del territorio, dell'ambiente e del patrimonio storico-artistico locale; Associazione "Cercasi un fine", scuola di formazione all'impegno sociale e politico presente dal 2008; "LiberAggiunta": associazione di volontariato; Libera Università "Domenico Guaccero"(UTE Associata Federuni) Pro Loco: attiva dal 1972, opera con l'intento di valorizzare la storia, i beni - culturali e ambientali - e le tradizioni folkloristiche locali con l'organizzazione di eventi (particolarmente interessanti risultano il Palio del Viccio e Il corteo storico della regina Bona) finalizzati a stimolare e favorire un interesse e flusso turistico verso la cittadina Fondazione Vittorio Bari O.N.L.U.S., costituitasi in Palo del Colle il 12 maggio 2013, questa associazione si prefigge di perpretare l'opera e la memoria dell'artista Palese Vittorio Bari (1974-2012) con l'obiettivo, tra gli altri dichiarati, di istituire e gestire in futuro (in collaborazione con i vari enti territoriali locali – politici, culturali e sociali) un Centro Culturale Polivalente. Diapason: Associazione Culturale ed Artistica, nata nel 2013, si occupa di cultura, teatro e canto. L'Onda Perfetta: associazione di volontariato nata nel febbraio 2013. L'associazione è impegnata nel campo dell’immigrazione e promuove le differenze interculturali, il volontariato e la partecipazione attiva dei cittadini. La stessa si propone finalità di solidarietà sociale, favorisce e sostiene processi di integrazione dei cittadini immigrati alla vita civile, sociale, culturale, politica ed economica, cercando di rafforzare l’amicizia e le buone relazioni tra i diversi popoli puntando soprattutto alla conoscenza di usi e costumi di altri paesi del mondo e all’informazione sui diritti e doveri degli immigrati nel territorio italiano. Eventi Palio del viccio: il martedì grasso si tiene una corsa di cavalli tra i rioni cittadini con in palio un viccio (tacchino in dialetto); per vincerlo occorre forare con una lancia un vescica sospesa a diversi metri di altezza. Spettacolare è l'abilità del cavaliere che, per poter centrare la minuscola vescica, esegue acrobazie equestri cavalcando quasi in piedi. Il resto della manifestazione continua con la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati per poi finire con la degustazione del tacchino, cucinato in tutte le salse, nella principale piazza del paese. Festa di Santa Croce:Il 3 maggio ad Auricarro, frazione agricola del paese, si svolge la tradizionale, festa religiosa dedicata al Santo Patrono ed in memoria del Santo Crocifisso che la tradizione vuole sia stato rinvenuto in questa località. La parte religiosa rievoca tale ritrovamento con una processione per riportare il Crocifisso, che durante i mesi invernali è venerato nella Chiesa Matrice, nella chiesetta medioevale appositamente dedicata, successivamente il Parco di Auricarro diventa il palcoscenico della festa più propriamente laica. Tutte le campagne circostanti diventano il luogo d'incontro della prima scampagnata primaverile, per poi finire la serata con la tradizionale festa a base di musica sul sagrato del Parco. La festa viene anche ricordata per la rituale distribuzione del pane benedetto e la sfilata dei carri votivi ornati di fiori e trainati da buoi o cavalli, che accompagnano la processione. È tradizione, alla fine della festa spogliare i carri dei loro ornamenti. Persone legate a Palo del Colle Leopoldo Curci Domenico Guaccero Santa Scorese Vito Antuofermo Bianca Guaccero Simeone Di Cagno Abbrescia Leonardo Tricarico, l'alieno del programma Avanti un altro! Felice Florio, scrittore. Economia Infrastrutture e trasporti Ferrovie Palo del Colle è servita da una stazione ferroviaria posta sulla linea Bari–Matera delle Ferrovie Appulo Lucane. Inoltre ad alcuni chilometri di distanza, in località Bitetto, è posta la stazione RFI di Bitetto-Palo del Colle, posta sulla linea Bari–Taranto. Città gemellate Biebesheim am Rhein Markopoulo Mesogaias Sport Impianti sportivi Associazioni sportive A.S.D.Puma Calcio A.S.D.C.Alisei A.S.D.Atletico Palo A.S.D. New Team A.S.D.Fiamma Olimpia Palo A.S.D.Liberty Palo militante nel campionato di Prima Categoria girone A stagione 2013/2014 A.P.D.Palo Sporting Club:parteciperà, per la stagione sportiva – Volley – 2009-10, al campionato regionale di serie C maschile. A.S.D. Winner Sport Palo A.S.D. Giselle Note Bibliografia Francesco Polito, Per la storia di Palo, Palo del Colle, Casa Ed. Liantonio, 1934. AA.VV, L'Amore per il paese natìo, Collana de "Il Faro Palese", Cassano delle Murge, Tip. Meridionale, 1977. Giovanni Colasuonno, Storie di parole Pugliesi, Cassano delle Murge, Tipografica Meridionale, Ottobre 1980 Classe III sez. B – Scuola Media Statale "Domenico Guaccero" (Anno scolastico 1994-95) –, Via Umberto I – Ieri Oggi Domani –, Palo del Colle, Liantonio Editrice s.n.c.,1995. Giovanni Lanzellotto, La Terra di Palo nella prima metà del Cinquecento, Bari, Schena Editore, Maggio 1995, ISBN 88-7514-837-6 G.Colasuonno e Vittorio De Palo, Vocabolario del Dialetto di Palo del Colle – Collana de "Il Faro" –, Bari, Levante Editori, settembre 1996, ISBN 88-7949-122-9 Domenico Vessia, La Chiesa di San Rocco in Palo del Colle – culto e storia –, Palo del Colle, Grafiche Ferrara, Aprile 1998. Carmela Dacchille, Ama scəquà? Giochiamo?, Bari, Resta, Maggio 2004 Antonio Proce, Domenico Forges Davanzati e il Regno di Napoli nel 1799. Francesco Saverio Colantuono, I Dialetti di Terra di Bari. Storia, fonematica e folklore, Bari, Levante Editore, 2005, ISBN 88-7949-366-3 Comune di Palo del Colle, Piano Urbanistico Generale, elaborati vari aggiornati al febbraio 2006. Antonio Proce, I Padri Domenicani a Palo del Colle (1671-1809), Palo del Colle, Edizione del Centro di Ricerca Storica "Due Sicilie" – Acquaviva delle Fonti–, 2006. Antonio Proce, La Chiesa del Purgatorio a Palo del Colle, opuscolo senza data e luogo di pubblicazione. Carmela Dacchille, Ama dòisc i stròzzuə? Diciamo le frottole?, Bari, Tipografia Mare, Gennaio 2007 Cecilia Vulpis, La Chiesa Matrice – alla scoperta di culto e arte –, Comune di Palo del Colle – Assessorato alla Cultura –; Quaderni Monografici 5; Edizioni del Progetto Quaderni, Villa d'Agri, Ars Grafica S.r.l., settembre 2008. Carmela Dacchille, E zumb a la ninì. Canti tradizionali di Palo del Colle, Bari, Edizioni La Matrice, Maggio 2009, ISBN 978-88-95614-10-6 Altre fonti Trimestrale "Il Faro Palese", annate e numeri vari. Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Palo del Colle

Immagine descrittiva - CC BY-SA Di Magister Joannes - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30034595 c
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