Quando Pompei si dipinse di rosa
Come nasce un capolavoro? Qual è il processo mentale che genera il genio e rende leggenda?
Bhe!!!! In questo caso è un viaggio, una vacanza.
Siamo nell’estate del 1972 quando Adrian Maben, un turista scozzese in vacanza in Italia con la sua ragazza, dopo aver fatto visita alle rovine archeologiche di Pompei, si rende conto d’aver smarrito il passaporto, quindi nel tentativo di recuperarlo, ritorna presso l’anfiteatro romano, all’interno degli scavi, dove credeva d’averlo smarrito. Il crepuscolo era vicino e quando Adrian Maben arrivò lo spettacolo era fantastico: uno scenario apocalittico, da togliere il fiato.
Era l’estate del 1972 quando il regista Adrian Maben decise che l’anfiteatro romano di Pompei sarebbe stata la location per il film-documentario che avrebbe avuto come protagonisti i Pink Floyd.
Così i Pink Floyd arrivarono in Campania.
Le prime scene, in ordine di riprese, furono girate nel luogo più “lunare” d’Italia: la solfatara di Pozzuoli, tra il fumo delle millenarie fumarole e, solo dopo, registrarono le altre tracce live all’interno dell’anfiteatro romano. Arrivati agli scavi si accorsero che l’elettricità era insufficiente per sostenere tutte le attrezzature della band, ma l’operosità e l’ingegno campano arrivarono in soccorso attraverso un filo che, percorrendo l’intera cittadina dal comune fino all’anfiteatro, portò la “luce” ai Pink Floyd.
Grazie a questa storia, oggi abbiamo un cult: Live at Pompei.
visitate gli scavi archeologici di Pompei e, sul finire della giornata, col tramonto che infuoca le antiche rovine, indossate le cuffie, alzate il volume e sognate sulle note di “Shine On You Crazy Diamond”.
Domenico Casaleno
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