Consigli di viaggio - Destinazioni

Da Picasso a Dalì, Rende (Cs) è il “Borgo dei Musei”

Scritto da Eliana Iorfida, 02/03/16

Avreste mai pensato di poter ammirare dal vivo niente meno che un’opera grafica di Pablo Picasso (“La Célestine”, 1968. Acquatinta, 14.5×7.5 cm) in un borgo medievale alle porte di Cosenza, in Calabria? Ebbene, questa è solo una delle strabilianti sorprese che ci riserva il centro storico di Rende, “Borgo dei Musei”, la leggendaria Arintha che svetta su un colle panoramico.

 

Bussola ViaggiArt alla mano, partiamo per questo avvincente tour alla scoperta di Rende “Città d’Arte”, unica controindicazione: si astenga chi è soggetto ad attacchi improvvisi di Sindrome di Stendhal! Tra questi vicoli sinuosi, infatti, si distribuisce un concentrato artistico che parte da lontano per arrivare fino ai giorni nostri, con la significativa mostra di Alberto Burri al MAON –Museo dell’Arte dell’Otto e Novecento, giusto per citare l’esempio più recente. L’excursus “Materia e suono della parola”, a cura di Bruno Corà e Tonino Sicoli, esplora l’intimo rapporto tra Burri e la poesia, con particolare riferimento a Giuseppe Ungaretti.

Il MAON, che ha sede a Palazzo Vitari e armonizza la fruizione interattiva alla storia dell’edificio che lo ospita, un ex-convento di clarisse del XVIII secolo, non si ferma a Burri e Picasso. Tra le sale espositive e i magazzini-laboratorio, aperti a studenti e ricercatori, si alternano la collezione permanente di Achille Capizzano, le opere di una cinquantina di artisti calabresi tra i più rappresentativi del Novecento (Rotella, Marasco, Di Sarro, Guerrieri, Gallo, Pirri, Berlingeri, Magli, solo per dirne alcuni), le grafiche di Braque, Dalì, Max Ernst, Balla, Campigli e Fontana, le famose “sedie” di Ceroli e…davvero molto altro!

Il nostro viaggio nel “Borgo dei Musei” prosegue fluido e avvincente come una narrazione, sospeso in una dimensione “altra”, elevata, proprio come l’opera-passerella che congiunge idealmente e fisicamente Palazzo Vitari a Palazzo Zagarese, oggi sede del Museo Civico. L’antico edificio conserva inalterata la sua struttura originale, con gli ambienti residenziali separati da quelli della servitù, e ospita il museo nell’ala destra, su nove sale. Superata la Sezione Antropologica, con una collezione di costumi arbëreshë rappresentativi di diverse aree calabresi, ci dirigiamo verso la Pinacoteca per restare abbagliati dai tratti fiamminghi della “Madonna della Purità”, di Dirk Hendricksz, e dal capolavoro di Mattia Preti “Il Soldato”. Per concludere, un’infilata di opere del Seicento napoletano e tele sacre ci accompagna a un terrazzo panoramico la cui vista può ben competere coi paesaggi dell’arte.

Non sazi di “cotanta bellezza”, seguendo le indicazioni dell’App raggiungiamo il “Gigante di Pietra”, ovvero il Castello Normanno che, neanche a dirlo, è sede dell’ennesima galleria: il Museo d’Arte Contemporanea Bilotti, frutto appunto delle donazioni private di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona. È qui che veniamo letteralmente avvolti da una spirale di emozioni ed espressioni artistiche tra le più varie, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alle installazioni, ancora una volta perfettamente integrate nell’architettura storica di un edificio imponente. Accanto all’esposizione permanente di artisti del calibro di Andy Warhol, Claudio Abate, Ceroli, Ontani e Ceccobelli, si alternano quelle dei più giovani Dynys, Galliani, Guentalina Salini, Pietro Ruffo – il cui Carro Armato Tedesco, in legno e biglietti di preghiere ebraiche, occupa un’intera sala – e le mostre temporanee, tra le quali spiccano le deliziose “Scatole d’Artista”.

Se pensate sia tutto vi sbagliate! Il centro storico di Rende ci regala ancora scorci suggestivi, come quelli incorniciati dalle strette arcate dei vicoli che conducono al quartiere ebraico della Giudecca; chiese barocche dal fascino inalterato – maestosa la facciata di Santa Maria Maggiore – e, per finire, la chicca che proprio non ti aspetti: il piccolo Cinema Santa Chiara, il più antico della provincia di Cosenza e il più longevo della regione (dal 1925 al 1979), ancora in attività dopo un restyling che lo ha reso all’avanguardia e accessibile a tutti.

Eliana Iorfida

Immagine descrittiva - CC BY c
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