Destinazioni - Comune
Bisaccia
Luogo:
Bisaccia (Avellino)
Bisaccia (IPA: [Bi 'sa tʃ:ia], Vesazza in dialetto bisaccese) è un comune italiano di 3.846 abitanti della provincia di Avellino in Campania.
Ha origini medioevali, sebbene scavi archeologici abbiano rivelato che il luogo era già abitato nel X secolo a.C..
Il clima è molto rigido, a causa della sua altitudine (860 m sopra il livello del mare) e della forte continentalità presente su tutto l'altopiano irpino. I luoghi più caratteristici del paese sono il Convento, il Castello Ducale, la Cattedrale in piazza Duomo e la chiesa dei Morti.
Il giornale di Bisaccia è "La Torre" che pubblica anche storielle antiche in dialetto, nella rubrica: "Nu Cuntarieddro", cioè un racconto.
Geografia fisica
Bisaccia si trova in Provincia di Avellino ai confini con la Puglia e la Basilicata.
Situata su una collina che si estende in verso nord-sud, definita in gergo geologico zatterone conglomerato roccioso con collante argilloso, Bisaccia domina dal lato nord la vasta area del Calaggio. Lo zatterone su cui insiste il paese è incuneato nella zona Calli ed è rasentato a est come ad ovest da due avvallamenti argillosi: Vallone dei corvi e Vallone dei Ferrelli. Questi due valloni si sono formati nel tempo per lo scivolamento di masse di terreno argilloso composto da fango e detriti che hanno fatto scendere a valle, lungo il torrente Ischia, il terreno sovrastante.
Alla base dello zatterone torno torno a forma di cerchio, il terreno appare scavato da torrenti alimentati da sorgenti di acqua perenne e da acque piovane.
Flora e fauna
Le essenze principali, presenti nella zona, sono alcune tipologie di querce come il cerro (Quercus cerris) e la farnia (Quercus robur) che costituiscono boschi in purezza o in simbiosi al pino nero (Pinus nigra), all'acero montano (Acer pseudoplatanus), al faggio (fagus sylvatica) ed a piccoli nuclei di abete bianco (Abies alba) che costituiscono dei relitti glaciali, inoltre si trovano esemplari isolati di tasso (Taxus baccata); nel sottobosco si possono trovare specie a portamento arbustivo come l'agrifoglio (Ilex aquifolium) e il ginepro (Juniperus communis). Sono presenti ulteriori specie minori come l'ontano napoletano (Alnus cordata) ed il pioppo (Populus tremula) a costituire boschi ripariali sulle rive di alcuni torrenti. Per quanto riguarda la fauna, i boschi sono popolati prevalentemente da lepri, beccacce, pernici, starne e altri uccelli tra cui molte specie di rapaci, infatti non è raro avvistare sull'altopiano del Formicoso il nibbio, nonché rettili velenosi. Notevole è la presenza del cinghiale reitrodotto a fini venatori. Contraddittoria è la presenza del lupo italico (Canis lupus) benché la sua presenza nel passato fosse ampiamente documentata.
Storia
Romulea
Il luogo dove sorge adesso Bisaccia era abitato fin dall'età del bronzo. In recenti scavi archeologici sono state rinvenute sulla collina del cimitero vecchio tracce di capanne databili al periodo del bronzo medio (circa 1400 a.C.), su cui si sono sovrapposte le case del periodo arcaico (VI-V secolo a.C.) a loro volta ricoperte dall'abitato del IV.
Nel IX secolo a.C. la civiltà di Oliveto-Cairano, proveniente dalla sponda adriatica e approdate in Puglia presso l'Ofanto, risalendo il fiume, fondò villaggi a Cairano e a Bisaccia. A Bisaccia e Lacedonia i nuovi abitanti ne sostituivano altri dell'età del bronzo. Qui vi costruirono una necropoli (IX-VIII secolo a.C.) con tombe a fossa e tombe dell'età del ferro che convalida l'antica origine di Bisaccia.
In seguito, secondo la tradizione, i Sanniti costruirono sul luogo dove sorge adesso Bisaccia l'antica città di Romulea, dove concentrarono le loro maggiori ricchezze. La città rimase in mano sannita fino al 293 a.C., anno in cui fu attaccata e depredata dal console Publio Decio Mure o, secondo un'altra fonte annalistica, dal console Volunnio: circa 2.300 uomini furono uccisi e 6.000 furono fatti prigionieri
Gli Irpini, compresi gli abitanti di Romulea, volendo riacquistare la propria indipendenza da Roma, si ribellarono più volte alla Repubblica Romana, alleandosi con i Tarantini di Pirro e i Cartaginesi di Annibale. Dopo la sconfitta di Capua inflitta loro dai Romani, gli Irpini furono ridotti al silenzio e puniti.
Dopo le guerre contro Pirro i Romani, per tener sotto osservazione gli Irpini, costruirono un arx (presidio) a Romulea, sulle rovine dell'Oppidum distrutto nel 293 a.C. Si ignora il periodo esatto in cui l'Arx Romulea è stata costruita: potrebbe essere stata eretta dal censore Appio Claudio Cieco contestualmente al prolungamento della Via Appia o in seguito alla punizione inflitta dai romani agli Irpini (209 a.C.). Il nome Bisaccia potrebbe derivare dal nome di questo presidio romano (Bis arx) oppure da bis acta (fatta due volte).
In età augustea venne costituita una colonia romana a Romulea, la cosiddetta colonia romulensis. Sono stati rinvenuti nella zona dove sorgeva Romulea dei resti di ville rustiche di età romana.
Età medioevale
Comunque fino all'arrivo dei Longobardi non si hanno notizie dirette di Bisaccia. Nel 591 i Longobardi conquistarono l'Irpinia e Bisaccia entrò a far parte del Gastaldato di Conza, circoscrizione amministrativa longobarda.
I Longobardi governarono Bisaccia fino all'arrivo dei Normanni che, guidati da Roberto d'Altavilla detto il Guiscardo (ovvero l'astuto), soggiogò tra il 1076 e il 1079 l'intero Gastaldato di Conza. Durante l'epoca normanna Bisaccia divenne un feudo governato da un feudatario. In caso di pace, il signore di Bisaccia doveva fornire sei soldati a cavallo e dodici inservienti, ma in caso di guerra ne doveva fornire dodici soldati a cavallo e ventiquattro inservienti. Considerato che ogni milite costava 20 once d'oro, si può ricavare che la rendita minima del feudo di Bisaccia nel XII secolo era di 60 once d'oro all'anno, mentre quella massima il doppio. Proprio in questo periodo si hanno le prime testimonianze scritte dell'esistenza di questo borgo.
Nel 1246 il Signore di Bisaccia Riccardo di Bisaccia venne privato del suo feudo dall'Imperatore Federico II in quanto reo di aver partecipato alla Congiura di Capaccio. Il castello venne ristrutturato da Federico II, il quale lo utilizzò come prigione e visitò Bisaccia nel 1250. Secondo la tradizione locale, Federico II avrebbe usato il castello di Bisaccia come residenza di caccia: nei suoi pressi, infatti, vi era il Formicoso, colle ribattezzato da Federico II "Monte Sano" ("Mons Sanum"), dove, a quanto pare, l'Imperatore svevo avrebbe praticato la caccia del falcone. Sarebbe stato inoltre sede saltuaria della scuola poetica siciliana.
Manfredi donò il feudo al conte di Cerra. Nel 1254 il castello di Bisaccia fu proprio il luogo dove l'Imperatore Manfredi, figlio di Federico II e braccato dall'esercito del Papa, si rifugiò. Morto Manfredi nella battaglia di Benevento (1266), il feudo di Bisaccia e il suo castello venne restituito a Riccardo II in quanto avolo del Riccardo I che aveva congiurato contro Federico II. Bisaccia passò successivamente ai Cotignì.
Durante il periodo medioevale Bisaccia fu anche Sede vescovile per quattro secoli, fino al 1513, anno in cui Papa Leone decise di fondere la diocesi di Bisaccia con quella di S. Angelo dei Lombardi (anche se fu solo nel 1540, con la morte dell'ultimo vescovo di Bisaccia, che la fusione venne attuata).
Età moderna e contemporanea
Dal XV-XVI secolo fino al 1861 Bisaccia fece parte del Regno di Napoli (poi divenuto Regno delle due Sicilie nel 1815) che dal 1501 al 1707 fu di dominio spagnolo. Bisaccia ebbe tra i suoi feudatari Giovanni Battista Manso, amico di Torquato Tasso che fu suo ospite, e Ascanio Pignatelli, duca e poeta. Bisaccia, nel corso dei secoli, ospitò anche letterati come Torquato Tasso (1588) e Francesco De Sanctis.
Nel 1600 il re Filippo II di Spagna elevò a ducato Bisaccia per i meriti di Ascanio Pignatelli (primo duca di Bisaccia) e i servigi resi alla corona da suo padre Scipione, marchese di Lauro. Nel 1700 scoppiò una guerra di successione, nel corso del quale la Spagna vide minacciati i suoi possedimenti in Italia. Nel 1707, nonostante l'aiuto offertogli dal duca di Bisaccia, il viceré spagnolo Ascalona venne sconfitto dagli austriaci che si impossessarono del Ducato di Napoli e fecero prigionieri il duca di Bisaccia, il viceré e altri nobili. Tra il 1731 e il 1739 l'Austria fu coinvolta nella guerra di successione polacca nel corso della quale perse il regno di Napoli e di Sicilia sul quale si insediarono i Borboni. Con la fine della dominazione austriaca Bisaccia venne inserita nel Principato Ultra del Regno di Napoli.
Nel 1805, l'imperatore francese Napoleone Bonaparte occupò il Regno di Napoli, dichiarando quindi decaduta la dinastia borbonica. L'imperatore dei francesi nominò quindi il fratello Giuseppe Re di Napoli. Sotto un'amministrazione prevalentemente straniera,venne abolito il feudalesimo. L'8 marzo 1809, l'ottavo duca di Bisaccia Giovanni Armando Pignatelli morì senza lasciare eredi; il feudo e il titolo di duca di Bisaccia vennero quindi devoluti alla corte regia.
Dal 1861 Bisaccia fa parte dell'Italia. Il titolo e il castello sono passati alla famiglia de La Rochefoucauld-Doudeauville nel 1851. L'11º duca di Bisaccia Edouard François Marie de La Rochefoucauld (Parigi, 4 febbraio 1874 - 8 febbraio 1968) vendette il castello nel 1956.
Dopo il terremoto del 1980, benché non fosse stato colpito direttamente, il comune ottenne un finanziamento statale che ammontava a circa 250 miliardi di lire. Con i fondi venne costruita una parte nuova di Bisaccia, detta "Piano Regolatore", abitato dalla maggior parte dei bisaccesi, mentre il centro storico si è spopolato anche a causa dell'emigrazione verso altri paesi europei e città (come ad esempio Torino).
Simboli
Lo stemma di Bisaccia rappresenta due leoni che si combattono tra di loro: secondo alcuni esperti i due leoni sarebbero i Longobardi e i Bizantini (Bisaccia si trovava nella zona di confine tra i due stati).
Onorificenze
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Il duomo
La Cattedrale di Bisaccia, collocata a pochi passi dal Castello Ducale, venne edificata dai Normanni, in un luogo poco distante da quello attuale. Rasa al suolo più volte dai frequenti terremoti che hanno colpito Bisaccia nel corso dei secoli, la chiesa odierna fu terminata nel 1747, utilizzando parte dei materiali dell'edificio precedente. La facciata di stile gotico, preceduta da una lunga scala, è caratterizzata da un portale del 1515, sormontato da varibassorilievi e da uno spesso cornicione. L'altare maggiore è in marmi policromi, chiuso da una balaustra.
La Chiesa dei Morti fu edificata nel 1680 sulle rovine della Chiesa di S.Giovanni Battista, dove veniva praticato il culto di San Giovanni Battista, istituito dai Longobardi ai tempi della regina Teodolinda (603 circa). In seguito al crollo della facciata seicentesca della chiesa, venne completamente ricostruita nel 1909.
La Cappella di S. Maria del Carmine fu edificata nel 1667 ed era inizialmente proprietà privata del nobile Carmine Bucci. Fu solo nel 1827 che venne aperta per la prima volta al pubblico. Di pianta rettangolare, ha un solo ingresso che prospetta sull'omonima piazza. Sul portale in pietra è rappresentata la Madonna del Carmine.
La Chiesa di Sant'Antonio da Padova, patrono del paese, si trova in Piazza Convento. In passato apparteneva ai Francescani che furono però espropriati con una legge napoleonica. Di pianta rettangolare, la Chiesa presenta due navate di cui la navata destra, crollata a seguito di un terremoto, non è più stata ricostruita. L'altare centrale, in marmo o policromo, proviene da Ariano Irpino ed è dedicato alla Madonna della Concezione. L'altare sinistro è dedicato a Sant'Antonio di Padova. Sui due lati di questo altare vi sono le statue di San Leonardo e San Bonaventura.
Architetture civili
Il Palazzo Capaldo, oggi (2011) interamente ricoperto dai rovi, fu l'edificio dove nacque il senatore del Regno d'Italia e Presidente della Corte di Cassazione Pietro Capaldo. È atipico rispetto ad altri palazzi dell'epoca poiché il giardino è all'esterno della struttura. Altri palazzi degni di nota sono quello delle Suore ed il palazzo Cafazzo, non molto distante da quello Capaldo.
Architetture militari
Il castello di Bisaccia è collocato a pochi passi dalla cattedrale. Costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell'VIII secolo, fu distrutto dal sisma del 1198 e successivamente ricostruito nel XIII secolo da Federico II di Svevia. Sotto il regno di Federico II il feudo apparteneva a Riccardo di Bisaccia. Trasformato nel XVI secolo in residenza signorile, il castello ospitò i duchi di Bisaccia e persino Torquato Tasso. Nel 1769, a causa di un incendio, venne via via abbandonato dai nobili feudatari. Dal 1903 al 1920 ospitò l'antica e nota famiglia Robucci, ultimi proprietari del castello ducale. Dal 1977 il castello appartiene al comune, che lo utilizza come museo.
Il portone presenta lo stemma della famiglia Pignatelli d'Egurant che tenne il castello dalla fine del XVI agli inizi del XIX secolo. La struttura muraria è costituita da grossi ciottoli fluviali misti a blocchi di calcare squadrati e malta durissima. Nel castello sono presenti una cisterna con depuratore e tubi fittili, per il deflusso delle acque, una torre alta 12 metri e larga 8 metri e le rovine di una piccola chiesa absidata. Le stanze del castello sono 42.
Storicamente il castello di Bisaccia era uno strategicamente importante bastione di controllo, che faceva parte di una linea difensiva che aveva la funzione di proteggere i territori della Puglia occidentale e settentrionale. Questa linea di difesa, che correva lungo la via Appia e la Via Traiana e di cui facevano parte, oltre alla fortezza di Bisaccia, quella di Sant'Agata di Puglia e quella di Ariano Irpino, fu opera del catapano bizantino Basilio Boioanne, che la realizzò nel corso della sua riorganizzazione amministrativa della "Capitanata occidentale". Il castello di Bisaccia in quell'epoca si chiamava castrum Byzacium o Byzantii ed era un avamposto difensivo bizantino.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Nota Bene: Fuoco significa famiglia.
Negli ultimi decenni c'è stato un crollo demografico causato dall'improduttività dell'agricoltura, basata sulla coltivazione del grano, che spinse parte della popolazione a emigrare nel Nord Italia o all'estero (per esempio in Svizzera e Germania). In seguito al terremoto del 1980 il paese (soprattutto il centro storico) si è spopolato ulteriormente.
Lingue e dialetti
A Bisaccia si parla il dialetto bisaccese, dialetto simile per certi versi al napoletano anche se con varie differenze. Tra le caratteristiche del dialetto bisaccese:
re, a meno che non indichi un monarca, significa "le" o "di".
i verbi della prima e seconda coniugazione all'infinito presente sono seguiti dal suffisso "-ne" a meno che non siano scritti con l'accento finale tonico. Esempi: Scine o Scì" (andare)
i verbi della terza coniugazione terminano all'infinito in sce.
solo una parola inizia con h: haie (hai)
im e in non si trovano mai a inizio parola; la i in questi casi viene elissa: esempi: 'mbecillo=insolente.
le parole inizianti con mb si leggono come se formassero un suono solo.
la e atona si pronuncia /ə/, e anche le a e le o in fine di parola sono semimute.
dd, tranne in alcune eccezioni (in cui si pronuncia effettivamente dd) si pronuncia [ɖ], un fonema non esistente nella lingua italiana.
Tradizioni e folklore
Sant'Antonio
Il 13 giugno si festeggia la Festa e fiera di S.Antonio da Padova, Patrono del Paese, con luminarie e concerti. Il giorno prima passa la banda per le stradine del paese.
Fino agli anni '50 si disputava in occasione della festa di Sant'Antonio una corsa a cavallo (Carrera) che andava da Calaggio a Santa Veronica. Dopo che la strada di Santa Veronica venne asfaltata (metà anni '50), non si disputò più perché era diventata troppo pericolosa.
Istituzioni, enti e associazioni
In territorio comunale sono presenti un ospedale, intitolato al medico Giovanni De Guglielmo, che ha chiuso nel 2012 e una caserma dei Vigili del Fuoco.
Cultura
Istruzione
Scuole
A Bisaccia sono presenti due scuole materne, due scuole elementari, una scuola media, una scuola superiore (istituto tecnico industriale) e un istituto comprensivo (materna, elementare e media).
Musei
Il Museo civico archeologico di Bisaccia si trova all'interno del Castello ducale e contiene al suo interno numerosi reperti archeologici (tombe, corredi funerari) appartenenti alla Civiltà di Oliveto-Cairano e rinvenuti nel cimitero vecchio di Bisaccia tra il 1973 e il 1996; tra questi, di particolare rilevanza è la tomba della principessa di Bisaccia. Il museo è costituito da tre stanze.
Media
Stampa
Il giornale di Bisaccia è la Torre, giornale diffuso gratuitamente a tutti i soci del Circolo a Bisaccia, in Italia e all'Estero. Le spese tipografiche e postali sono comunque coperte con i contributi volontari dei lettori. Pubblicato dal 1969, la Torre ha cessato le pubblicazioni con il numero 1-2-3 del gennaio-giugno 2003 per le difficoltà economiche del Circolo. Nel 2005 uscì un numero unico, contenente solo un calendario.
La rivista conteneva di solito la rubrica "Nu cuntarieddro" (un racconto) che pubblicava storielle in dialetto bisaccese), un articolo sulla storia di Bisaccia redatto dall'archeologo Nicola Fierro, varie poesie e articoli sulle tradizioni locali.
Cucina
I prodotti tipici della gastronomia locale sono:
i treidde: cavatelli bisaccesi.
gli strufoli (bis. strufele): tipico dolce natalizio.
la squarcella (bis. squarcedda): tipico dolce pasquale.
Persone legate a Bisaccia
Antonio La Penna - latinista
Bartolomeo La Penna - Tenente di vascello, scomparso per l'affondamento nel settembre 1941 del sommergibile Smeraldo Smeraldo (sommergibile) appartenente alla Regia Marina Italiana
Franco Arminio - poeta (ancora in vita)
Ascanio Pignatelli - poeta
Agostino Sacchitiello - brigante, luogotenente di Carmine Crocco
Torquato Tasso - poeta
Mario Angelo Procaccino - politico italo-americano
Salverino De Vito - politico, Senatore della Repubblica dal 1968 al 1994 e Ministro per gli Interventi Straordinari del Mezzogiorno dal 1983 al 1987
Nicola Fierro - storico e archeologo
Grammazio Metallo - musicista
Francesco Caruso - poeta e vescovo
Pietro Capaldo - politico e magistrato
Mariano Limotta - poeta e scrittore popolano
Luigi Capaldo - deputato del regno d'Italia
Marcello Di Gianni poeta e scrittore (ancora in vita)
Eventi
Geografia antropica
Frazioni
Il comune di Bisaccia comprende le frazioni di: Bisaccia Nuova, Oscata, Macchitella, Masseria di Sabato, Calaggio, Pastina, Pedurza, Piani San Pietro e il Piano Regolatore.
Bisaccia Nuova, edificata in seguito al terremoto del 1930 dal regime fascista (infatti sulle mura di alcune case è ancora visibile la scritta "dux"), si trova a sud delle Colline Serroni.
Oscata è la zona agricola di Bisaccia; a breve distanza dalla chiesetta di Oscata si trova la fontana dei Serroni, dove è possibile anche giocare a bocce o fare un picnic. A Oscata si trovano le pale eoliche che producono energia elettrica sfruttando il vento.
Il Piano regolatore, costruito in seguito al terremoto del 1980, è la parte più popolata di Bisaccia. In questa frazione c'è la chiesa del Sacro Cuore che fu costruita nel 1968 ed è a forma di astronave, oltre al campo sportivo dove la Bisaccese, la squadra di calcio cittadina, gioca le sue partite interne.
Piani San Pietro è una contrada; qui c'è la Chiesa di San Gaetano dove si festeggia il 7 agosto la Festa di San Gaetano; un comitato festa, formato da volontari del posto, organizza la cerimonia religiosa e spettacoli musicali.
Calli: frazione e contrada alla periferia di Bisaccia, vi risiedono 112 abitanti.
Calaggio: frazione e contrada a nord di Bisaccia, non molto distante dal casello autostradale di Lacedonia; vi si coltivano grano e foraggio, ulivi, viti e alberi da frutta. Vi risiedono 19 abitanti.
Masseria di Sabato: vi risiedono 16 abitanti.
Pedurza: si trova tra Bisaccia e Andretta ed è nota per i funghi, le erbe aromatiche e per la produzione di latte e per l'allevamento di agnelli. Sono presenti in questo territorio molte pale eoliche.
Pastina:...
Contrade
Economia
Il vasto territorio di Bisaccia, fin dalla preistoria, è stato sempre utilizzato come sito idoneo all'allevamento dei bovini, ovini e capre.
Agricoltura
Bisaccia si trova sull'"osso" (l'"osso" è un termine usato dagli economisti per riferirsi a un terreno difficilmente coltivabile). Secondo il professore universitario Manlio Rossi Doria dell'università di Napoli nei paesi dell'osso:
Bisaccia aveva un feudo, detto Formicoso, che, tra il 1875 e il 1892, venne diviso in vari lotti di circa 40 are (4.000 m2) ciascuno. Nel 1968 su 8.000 abitanti il catasto registrava 11.000 proprietari, meno di un ettaro a testa. A causa dell'improduttività dell'agricoltura, numerose persone negli anni 50-60 lasciarono il paesino per cercare fortuna in altre città o all'estero.
Il formicoso viene utilizzato per la coltivazione di cereali, legumi ed erba da pascolo. Tra i cibi coltivati erano molto rinomati gli asparagi. Il Formicoso veniva utilizzato, dopo la mietitura, anche come terreno da caccia; tra gli animali cacciati vi erano quaglie, lepri, allodole ecc.
Artigianato
A Bisaccia fin dai tempi più remoti era rinomato e fiorente l'allevamento del bestiame e l'industria della lana. A Bisaccia, fino agli anni cinquanta, vi erano numerose maestranze locali, addette alla tessitura di tappeti, di coperte da letto e di capi di abbigliamento. Ai piedi del castello ducale di Bisaccia è ancora in attività la produzione di tessuti, tappeti e tanto altro con telaio finlandese.
Infrastrutture e trasporti
Bisaccia non ha una stazione ferroviaria. È possibile raggiungerla con l'auto tramite l'autostrada Napoli-Bari, uscita Lacedonia. Gli unici mezzi pubblici presenti a Bisaccia sono gli autobus, grazie ai quali è possibile raggiungere le varie frazioni del comune (Centro Storico, Piano Regolatore ecc.)
Amministrazione
Altre informazioni amministrative
Il territorio fa parte della Comunità montana Alta Irpinia.
Sport
Calcio
La principale squadra di calcio della città è la Polisportiva Bisaccese che milita nel girone D di Promozione. La Bisaccese nacque con la denominazione dell'U.S. Bisaccia nel 1967.
Nella stagione 1974-1975 si scisse in due club: la Vis Acies Bisaccia e l'US Bisaccia.
Nel 1982 la Vis Acies Bisaccia e US Bisaccia si fusero nella Polisportiva Bisaccese. La Polisportiva Bisaccese nella stagione 1990/1991, dopo aver vinto il campionato di Seconda Categoria, è arrivata quarta nel campionato di Prima Categoria, ed è stata ripescata in Promozione.
Nella stagione 2006/2007 ha sfiorato la promozione in eccellenza arrivando prima nel Girone C a pari merito con il Forza e coraggio e perdendo lo spareggio promozione 1-0 dts contro il Forza e coraggio. Comunque in estate la squadra è stata ripescata nell'Eccellenza. Dopo appena una stagione però tornò in Promozione perdendo i play-out.
Esiste un'altra squadra di calcio cittadina, il Bisaccia Calcio, che milita in Terza Categoria.
È stato appena completato il nuovo centro sportivo "A. Scotece" con il campo di calcio in erba naturale. http://www.flickr.com/photos/65508968@N03/sets/72157627820790025
Note
Bibliografia
Libero Frascione, Dizionario del dialetto di Bisaccia.
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Collegamenti esterni
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