L'arte della pizza napoletana è Patrimonio Unesco
Un’arte tramandata da generazione in generazione quella dei pizzaioli napoletani che da quasi un anno si è guadagnata il riconoscimento come patrimonio mondiale dell’umanità.
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Pochi e semplici ingredienti fanno della pizza un’arte di fama mondiale, tutto il resto è maestria del pizzaiolo napoletano. Perché se non fosse ancora chiaro a chi generalizza dicendo che la pizza è italiana, non sa allora che la patria indiscussa della pizza è Napoli e che viene da un mestiere antico che non risparmia segreti, quelli del pizzaiolo.
Ambasciatrice per eccellenza del Made in Italy nel mondo, la pizza nasce nella città partenopea che oggi possiede ben due titoli UNESCO: il suo centro storico e l’arte dei pizzaiuoli napoletani.
Il secondo titolo, seppur dichiarato “bene immateriale” in realtà si concretizza nei profumi mediterranei, negli ingredienti unici e genuini, nell’odore della legna che arde, scintillante e orgogliosa, mentre si prepara a sprigionare le fragranze più invitanti della cottura. Questa è la pizza, anzi la pizza napoletana patrimonio UNESCO.
Il segreto della pizza è l’acqua. / Il segreto della pizza è il pomodoro. / Il segreto della pizza è la farina. / Il segreto della pizza è l’impasto. / Il segreto della pizza è il forno a legna. / Il segreto della pizza è un segreto. (Anonimo)
Storia della pizza napoletana
Il mestiere del pizzaiolo risale a secoli fa, le sue radici, come per i più grandi patrimoni artistici, sono incerte ma impreziosiscono di fascino quest’arte. L’origine della pizza forse è legata alla “pita” - πίτα in greco e كماج in arabo - un pane lievitato di forma rotonda ma appiattita, chiamato anche pane arabo, conosciuto e utilizzato ovunque, dal Mediterraneo al Medio Oriente.
La nascita della pizza deriva da un prodotto ancestrale le cui origini pare risalgano ad una decina di migliaia di anni fa, il pane. A Napoli fu proprio questo tipo di pane ad ispirare la creazione del nuovo piatto, facendone un mestiere antico nato dalle mani dei mastri fornai che lo condirono col pomodoro per sfamare il popolo, dando vita alla pizza, patrimonio UNESCO.
La pizza napoletana nel primo decennio del’800 era già famosissima per il popolo, ma non la sdegnava neanche la classe nobile: era infatti protagonista di feste regali e la si faceva cuocere nei forni di Capodimonte.
La Regina Margherita e la pizza dei marinai
Era il 1889 quando Raffaele Esposito omaggiò Casa Savoia presentando alla Regina, moglie di Umberto I, una pizza napoletana con i colori dell’Italia: pomodoro, mozzarella e basilico. È nata così la regina delle pizza, la Margherita. I più estremisti sostenitori dell’arte della pizza sostengono l’esistenza di due tipi di pizza: la marinara e la margherita.
La pizza marinara fu la prima pizza vera napoletana: era il piatto tipico preparato dai marinai per i loro lunghi viaggi. Gli ingredienti di questa pizza sono passata di pomodoro, aglio e origano e olio d’oliva, tutti prodotti con conservazione a lungo termine che permettevano di sfamare i marinai durante le loro rotte.
Pizzaioli napoletani e dove trovarli
La famiglia Condurro da tempi immemori alla loro pizzeria “Da Michele”, per esempio, fanno solo Marinara e Margherita, proprio con la “m” maiuscola. Situata nel centro storico di Napoli è una vera e propria bottega artigiana che attrae personaggi noti, turisti e gente comune. Le file sono interminabili, ma ne vale la pena!
Enzo Coccia de “La Notizia” è invece tra i più celebri artisti della pizza. Classe 1962, figlio di pizzaiolo, appassionato fin da bambino, Coccia si è guadagnato articoli di giornali di tutto il mondo. Il suo segreto è l’utilizzo di ingredienti di prima qualità, ma la sua arma è l’irrefrenabile passione per l’antica tradizione del pizzaiolo napoletano, passione al quale ha dedicato una vita intera.
Ma l’arte del pizzaiolo napoletano non conosce confini. Spostandoci dallo storico quartiere napoletano della pizza, la Duchesca, andiamo in Calabria, nel cosentino, per assaporare quella che TripAdvisor ha classificato come la miglior pizza tradizionale napoletana in Italia.
Siamo a Rende, il mastro pizzaiolo è Giuseppe Capizzano, conosciuto come Pino, e, come vuole la tradizione, affiancato dal fornaio Mattia Bennardo. La pizzeria è “N’ata cosa” e, come le migliori e antiche pizzerie napoletane, è a conduzione familiare.
Se passate invece per Cosenza, dopo aver fatto una passeggiata tra le opere del MAB, vale la pena dirottare verso piazza XI Settembre per assaporare un'altra pizza degna dell'arte napoletana: al "Port Ellen" il mastro pizzaiolo Eugenio Carpino, affiancato dal fornaio Daniele Priolo, si dedica a quest'arte da quando aveva 14 anni. Questo dimostra che esperienza, passione e qualità sono i segreti dell'arte del pizzaiolo.
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