Destinazioni - Comune

Mezzojuso

Luogo: Mezzojuso (Palermo)
Mezzojuso (Munxifsi in arbereshe, Menzijusu in siciliano) è un comune italiano di 2.977 abitanti della provincia di Palermo in Sicilia. Geografia fisica Collocato nell'entroterra del capoluogo, da cui dista circa 41 chilometri, è adagiato su una boscosa collina dal nome "Brinja" (dall'albanese costola), sul declivio orientale della Rocca Busambra. Storia Mezzojuso fu costruito dagli arbereshe (inizialmente circa 1.200), principalmente militari, stabilitisi nel casale disabitato di Mezzojuso durante la migrazione degli albanesi in Italia e Sicilia. Essi provenivano dall'Albania e da comunità albanofone della Grecia e avevano portato con se lingua, usi e il rito ortodosso. Nel 1501 stabilizzarono la loro posizione nella zona, di certo non in floride condizioni, e sono essi a farlo risorgere a nuova vita. Presto seguiti dalle loro famiglie, profughi albanesi in lotta contro il turco musulmano che aveva conquistato l'Albania e i territori dei Balcani, diedero vita al nuovo nucleo abitativo. Il feudo, essendo accanto ad un nodo stradale in cui non manca la vegetazione e l'acqua, in passato aveva conosciuto la presenza umana, prima di cadere nell'abbandono. Sorge infatti in un luogo di sosta, da cui prende nome il feudo in cui sorge. Ruggero II il Normanno, scacciati i Saraceni, lo dona, intorno al 1132, a dei monaci. Si ha notizia del monastero sino alla guerra del Vespro, per poi andare in totale abbandono e spopolamento. Il nome del villaggio, Manzil Yūsuf (Residenza di Yūsuf), dopo molte variazioni grafiche e fonetiche, diventa l'odierno Mezzojuso. Il nobile pisano Giovanni Corvino (o Corbini) ottiene in enfiteusi, nel 1527, il feudo di Mezzojuso, che divenuto baronia, passa, nel 1587, allo spagnolo don Blasco Isfar Corlglies. Don Giuseppe Groppo Scotto, nel 1619, viene fatto Marchese di Mezzojuso, e, infine, nel 1639, don Blasco Corvino Sabea viene elevato alla dignità di Principe di Mezzojuso, la cui feudalità si estingue con la morte, nel 1832, di don Francesco Paolo Corvino Filingeri. Nella rivolta contro i Borboni (1848-1860) è fra i principali centri organizzativi. Qui viene fucilato il patriota Francesco Bentivegna il 21 dicembre 1856. Dal 2 al 4 agosto 1862 Mezzojuso accoglie Garibaldi. Gli abitanti del luogo si chiamano mezzojusari. L’economia del paese si basa essenzialmente sulla coltivazione dei tradizionali seminativi come il grano il duro, la sulla, i cereali, l’olio extra vergine, proveniente da vecchi e nuovi impianti di oliveti, e dall’allevamento di ovini, bovini e caprini. Società Abitanti censiti Questi sono i numeri riguardanti la presenza di cittadini d'etnie e minoranze straniere a Mezzojuso nell'anno 2012, divisi per nazionalità: Albania: 3 Lingua In passato Mezzojuso era conosciuta dai suoi abitanti con il nome albanese di "Munxifsi". Religione Rito bizantino L'aspetto identitario ancora caratterizzante di Mezzojuso, avendo perso lingua e costumi albanesi, è il rito bizantino, talvolta detto greco. In esso la comunità trova le proprie origini e la propria identità orientale. Monumenti e luoghi di interesse Chiese Nella piazza principale del paese sorgono le due matrici: quella dell'Annunziata, di rito latino, costruita nel 1572 ed in seguito rimaneggiata; e la Chiesa di San Nicolò di Mira, di rito bizantino, fondata nel 1516 dagli esuli albanesi. La decorazione neogotica della facciata principale con il campanile furono progettati dall'architetto palermitano Francesco Paolo Palazzotto nel 1915, ma solo parzialmente messi in opera dall'architetto Tommaso Zangari per la morte del progettista. Nel 1934-1935 l'architetto Pietro Scibilia (Palermo) diresse i lavori di completamento sulla base del vecchio progetto. All'interno oggi troviamo, all'altare maggiore, un Crocifisso d'avorio del XVIII secolo, icone e l'iconostasi bizantina. All'estremità del paese sorge il Monastero basiliano, eretto nel 1609, importante centro religioso e culturale degli albanesi in Sicilia, dove operarono monaci iconografi. Nel monastero vi è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1501 e alterata nel '700 su progetto di Nilo Gizza, padre basiliano. La chiesa è ricca di icone in stile tardo-bizantino, le cui due tavole maggiori raffigurano il "Redentore Cristo Re dei Re e Sommo Sacerdote" e la "Vergine". Sulle pareti della navata vi sono sei medaglioni con affreschi di santi e vescovi: Partenio, Gregorio il Teologo, Spiridione, Epifanio, Cirillo, Nicola e Atanasio. Nella chiesa si conserva il sarcofago dell'albanese Andrea Reres, fondatore del Monastero, affinché vi abitassero monaci e chierici professanti il rito orientale e fosse assicurato al suo popolo esule il tramandarsi e la conservazione immacolata delle usanze ortodosse. Il Monastero Basiliano ospita una biblioteca con rarissimi codici greci e cinquecentine. Il Cenobio Basiliano, che per un periodo fece assurgere Mezzojuso ad Atene delle colonie albanesi per la quantità dei libri custoditi, è sede di un laboratorio del restauro del Libro Antico. Riaperto nel 1966 dai monaci Basiliani di Grottaferrata, viene gestito ora da Matteo Cuttitta, abilitato dall'Istituto Centrale di Patologia del Libro di Roma. Fontane Merita particolare attenzione, in piazza Principe Corvino, la Fontana Vecchia, ornata da cinque mascheroni di pietra. Cultura Cucina Persone legate a Mezzojuso Papàs Nicolò Figlia (1693 - 1769), sacerdote di rito bizantino e scrittore; scrisse testi prevalentemente in lingua albanese. Gabriele Buccola (1854 - 1885), psichiatra. Enrico Cuccia (1907 - 2000), banchiere. Papàs Francesco Masi (1938 - 2010), arciprete della Chiesa di San Nicolò di Mira di rito bizantino, tra gli ultimi albanofoni di Mezzojuso. Festività e tradizioni La manifestazione non religiosa più significativa è quella del periodo prima di Pasqua, con il "Mastru di Campu", che si svolge l'ultima domenica di Carnevale. Vi partecipano un centinaio di personaggi indossanti costumi d'epoca, che impersonano il re, la regina, il barone, il segretario, la baronessa, il tamburinaio, il comandante dell'artiglieria, ed il personaggio principale del "Maestro di Campo", che lotta contro il re. Dopo svariati assalti al castello reale (ovviamente si tratta solo di un palco di legno) e dopo avere ricevuto una ferita, in conseguenza della quale fa la caratteristica "caduta", il Mastro di campo alla fine vince la sfida e conquista il cuore della regina. La festività più importante di Mezzojuso è la Grande Settimana Santa, una volta chiama in lingua albanese Java e Madhe, officiata secondo il rito bizantino e il suo calendario. Rilevante è la festa di S. Giuseppe (19 marzo e 27 agosto); la festa del SS. Crocifisso (la terza domenica di Maggio) o processione delle Torce; la festa della Madonna dei Miracoli (8 settembre). Carnevale Si svolge ogni anno, nell'ultima domenica di Carnevale, "Il Mastro di Campo", nella pubblica piazza. Si tratta della festa più importante per Mezzojuso, di una rara permanenza su quelle antiche rappresentazioni in forma pantomimica, che si usavano svolgere nelle piazze. Di questa pantomima trattò già nel XVIII secolo, il Villabianca, ma la inquadra a Palermo, presso gli antichi quartieri del centro storico della città, si presume siano la Kalsa o l'Albergaria, dove era nota come “Atto di Castello”. Il Mastro di campo posto alla testa di una piccola armata, deve marciare verso il castello e prendere con sé la Regina. Mentre il Re si prepara alla difesa, e le truppe si combattono tra loro, il Mastro di Campo, inerpicato su di una scala deve tentare il rapimento della Regina, ma viene respinto dalle guardie che lo fanno cadere giù. A Mezzojuso, questa antica tradizione presenta caratteristiche per certi versi analoghe a quelle dell'antica pantomima di Palermo, ma arricchita da elementi propri della tradizione locale. Appare infatti un figurante col volto coperto da una maschera rossa, che cerca di conquistare la sua amata regina, arroccata nel castello. Egli infine riesce a conquistare la sua amata. La pantomima trae origine da un fatto veramente accaduto nel '400, quando la vedova di Martino il Giovane, Bianca di Navarra, rifiutò di cedere la reggenza dell'isola a Bernardo Cabrera, conte di Modica e gran giustiziere del Regno. Bernardo Cabrera, diede quindi l'assalto al castello di Solanto, presso Palermo, dove si era rifugiata la regina. Il racconto tratto dal fatto storico, da cui trae origine la pantomima del "Mastro di Campo" avrebbe quindi nel tempo subito delle sostanziali modificazioni dettate dalla fantasia, che avrebbero portato la bella Regina ad essere innamorata del Mastro di Campo. In realtà Bianca di Navarra, non voleva proprio sapere nulla di cedere alle lusinghe del Cabrera. L'evento si svolge nella pubblica piazza cittadina con la partecipazione di numerosi figuranti, è molto atteso da tutta la cittadinanza, ed è rappresentato sin dal XVII secolo. Si tramanda oralmente e propone dei personaggi abbigliati con costumi spagnoleggianti siciliani. Nel corso dei secoli, l'evento ha subito delle modifiche, come quelle relative all'intervento del personaggio storico "Giuseppe Garibaldi" e di alcuni suoi uomini garibaldini. Sembra che questa particolare innovazione abbia avuto origine alla fine dell'800, quando apparve un figurante vestito appunto da Garibaldi. Tale evento scosse lo spirito patriottico degli spettatori, che applaudirono tanto fragorosamente alla novità, da far sì che nelle edizioni successive si riproponesse sempre la figura del condottiero dei due mondi, Garibaldi. La partecipazione dell'eroe nazionale, e dei suoi uomini, è molto attiva: i garibaldini ingaggiano una bella battaglia con le guardie saracene del castello. Altri caratteristici personaggi di tale pantomima sono gli alleati del Mastro di Campo, i briganti ed i guerriglieri che vogliono sovvertire l'ordine rappresentato dalla Corte del Re ed il "Diavolo Pecoraio", un figurante rivestito di pelli di pecora che rappresenta il reale avversario dell'eroe della pantomima. Nonostante le modificazioni suesposte, c'è da dire che i caratteri dei protagonisti sono pressoché identici a quelli delle rappresentazioni originali, e il Mastro di Campo continua ad essere rappresentato come una figura grottesca, irreale, mentre la regina è come una donna dolce e mite. Alla fine tutte le maschere scendono dal palco adibito a Castello e si cominciano a diffondere le note martellanti delle danze della Tubiana, che si rifanno ad un antico ballo di Carnevale, tipicamente siciliano. Amministrazione Altre informazioni amministrative Il comune di Mezzojuso fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: unione di comuni "Pizzo Marabito"; Unione dei Comuni Albanesi "BESA". Note ^ [1] - Popolazione residente al 30 novembre 2012. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 393. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. 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