Shakespeare è mai stato a Venezia? Ce lo svela il Mercante
Opera ambigua e complessa, “Il Mercante di Venezia” è forse il capolavoro shakespeariano di maggior impatto etico, che intreccia conflitti sociali e intrighi amorosi nella Venezia del XVI secolo, dove, nell’oscurità delle calli, tutto si vende e si compra, persino una…libbra di carne umana!
“Considero il mondo per quello che è, Graziano: un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte”.
(Antonio a Graziano, Atto I, Scena I)
Shakespeare “manda in scena” Venezia, i suoi angoli più incantati e nascosti, la maestosità dei monumenti, i campi, le calli e il Ghetto ebraico del sestriere Cannaregio – un quartiere ancora autentico, dove i visitatori si mescolano agli abitanti del luogo e alla loro vita quotidiana, perdendosi in un labirinto di vicoli e palazzi storici – con la Chiesa di Sant’Alvise e della Madonna dell’Orto, le cui “fondamente” (stradine che costeggiano il “rio”) oggi sono animate da locali.
Passeggiando tra queste vie ogni pietra sembra sussurrare: “Shakespeare è stato qui!”.
Ma c’è stato davvero o ha solo vagheggiato e sfiorato con l’immaginazione questa città dal fascino eterno? Per gli studiosi, “il Bardo” non ha mai messo piede in Italia, ma vistando Venezia siamo tentati di credere il contrario: da San Marco a Rialto, fino al Ghetto, tutto sembra filtrato attraverso lo sguardo del mercante Shylock o del Moro.
In fondo non è così importante avere la certezza che Shakespeare abbia camminato davvero tra le vie della Serenissima, perché le sue opere ce ne restituiscono un’immagine talmente viva e tangibile che, ancora oggi, è possibile godere e riconoscere a prima vista le atmosfere e i luoghi della “sua” Venezia.
Eliana Iorfida