Destinazioni - Comune

Venafro

Luogo: Venafro (Isernia)
Venafro (Venafrum in latino, Venafrë in dialetto locale) è una città di 11.434 abitanti della provincia di Isernia, in Molise. È la quarta città della regione per popolazione, dopo Campobasso, Termoli e Isernia. Geografia fisica Territorio Il comune è situato nell'estremo Molise occidentale ai confini con il Lazio e la Campania e sorge ai piedi del monte Santa Croce (1.026 m s.l.m.), ad un'altezza di 222 m s.l.m., mentre l'altezza del territorio comunale varia da 158 a 1.205 m s.l.m. Il territorio comunale si estende nella omonima piana, attraversata dai fiumi Volturno e dal San Bartolomeo, le cui sorgenti sono localizzate proprio nel centro di Venafro, lì dove si trova il laghetto "la pescara". I rilievi principali che circondano la piana in ordine di altitudine sono: Monte Sambucaro (1205 m), Monte Cesima (1180 m), Monte Corno (1054 m), Monte Santa Croce o Cerino (1026 m), Colle San Domenico (921 m). Un tempo parte della provincia di Terra di Lavoro (conosciuta anche con il nome di Liburia), era situata in Campania, territorio con il quale presenta tuttora affinità linguistico-culturali, ma nel 1863 venne annesso all'attuale Molise ed è oggi conosciuto come Porta del Molise e riveste una grande importanza socio-economica nel panorama molisano, grazie allo sviluppo del vicino nucleo industriale che costituisce il quarto polo industriale della regione. È punto di transito obbligato dalla Campania (attraverso la strada statale 85 "Venafrana" oppure, in caso di tragitti sud-est con la nuova Variante Esterna, inaugurata a settembre 2008, che evita il centro abitato) o dal Lazio (attraverso la SS 6 - dir., la diramazione della strada statale 6 Casilina verso Cassino). Clima In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,9 °C. La posizione del comune a una quota di bassa collina (222 m) e in una pianura interna, lontana dal mare fa sì che il clima si mantenga mediamente mite nel corso dell'anno. L'inverno risulta essere moderatamente freddo con temperature notturne che spesso scendono al di sotto dello zero e quindi con frequenti gelate; le precipitazioni sono frequenti mentre le nevicate sono spesso modeste e di debole entità. L'estate è molto calda con temperature che facilmente raggiungono e superano i 30 °C e con condizioni di afa. Le stagioni intermedie invece sono miti con sbalzi di temperatura talvolta importanti e con precipitazioni abbondanti. La piovosità media annua si aggira intorno ai 1000–1200 mm. Storia Benché la sua fondazione sia attribuita a Diomede, personaggio della mitologia greca figlio di Tideo e di Deipile, ha nell'antico nome di Venafrum origini sannitiche. Nella piana, in diversi punti sono stati rinvenuti numerosi reperti che fanno pensare all'esistenza di insediamenti umani già in epoca preistorica. Durante la Guerra sociale, il frentano Mario Egnazio la espugnò a tradimento e fece strage di sei coorti romane. Anche Silla la rase al suolo. Nel gennaio del 49 a.C. Pompeo Magno venendo da Teano, vi fece sosta. Ma le prime notizie certe dell'esistenza di Venafro risalgono al 300 d.C. quando si trovava sotto la giurisdizione dei romani con Massimiliano, rivestendo subito un ruolo importante e strategico tanto da essere Colonia romana con Augusto (Colonia Augusta Julia Venafrum), e recepì la caratteristica sistemazione urbanistica, parzialmente conservata nell'abitato attuale. In epoca augustea molta attenzione fu data all'acquedotto (Rivus Venafranus) che portava l'acqua del fiume Volturno da Rocchetta a Volturno a Venafro. Rinomata per fertilità e amenità, è ricordata da Orazio come luogo di villeggiatura, e Plinio il Vecchio parla di una sorgente diuretica lì situata. In epoca romana vanta di una sviluppata economia con il rinomato olio che secondo la leggenda fu portato da Licinio il quale ne parla in molte sue opere. Fra il 774 ed il 787 la piana di Venafro fu attraversata dalle truppe di Carlo Magno che si scontrarono con quelle dei Longobardi del Principato di Benevento. Subì gravi danni nel terremoto del 1349 ed in quello del 1456. Nel 1495 dette ospitalità alle truppe di Carlo VIII di Francia di passaggio alla conquista del Regno di Napoli (Ferdinando II di Aragona). Dopo il periodo buio del Medioevo che ha visto Venafro sprofondare in miseria e malattie, nei secoli successivi la città visse un'epoca di espansione e di benessere, basti pensare alle numerose costruzioni risalenti a questa epoca che hanno cambiato il volto della città con monumentali chiese e palazzi. Venafro è sede vescovile dal V secolo. Ultimi feudatari furono i Savelli, i Peretti, i Caracciolo di Miranda. Nel 1811 venne isitiuito il distretto di Piedimonte d'Alife, nel quale andava a ricadere tutta l'area nord-orientale del distretto di Capua ed i circondari di Venafro e Colli distaccati dal distretto di Sora. Con l'occupazione garibaldina e l'annessione al Regno di Sardegna del 1860 il distretto fu soppresso. Il 24 ed il 25 ottobre 1860 Venafro ospitò il re Vittorio Emanuele II di Savoia in viaggio per recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi. Il Sovrano proveniva da Isernia dove era giunto il 23 ottobre ed aveva preso alloggio nel Palazzo Cimorelli di Isernia, sito nella via che poi prese il Suo nome, ospite di Vincenzo Cimorelli (*5.4.1796 †9.8.1889. Fu Sindaco di Isernia) (Raffaele de Cesare: La fine di un regno, Milano 1969, p. 963). Il giorno successivo era ripartito giungendo a Venafro dove prese alloggio nel Palazzo Cimorelli di Venafro, ospite di Nicola Cimorelli (*20.2.1823 †2.8.1892: figlio di Vincenzo e Sindaco di Venafro) e di sua moglie Giulia dei Marchesi Parisi di Rignano (*29.3.1833 †19.6.1900). Alla Marchesa Giulia Parisi donò un monile di gran pregio: un bracciale trasformabile in diadema (V. foto). Sul palazzo Cimorelli in Venafro c'è una lapide: «Re Vittorio Emanuele venuto con poche armi e voti di popolo infiniti a consacrare l'Italianità di queste provincie fu in questa casa ospite di Nicola Cimorelli nei dì 24 e 25 ottobre 1860. Il Municipio di Venafro in memoria del fausto avvenimento e del cittadino benemerito pose questo ricordo il 4 marzo 1898 cinquantesimo anniversario delle libertà costituzionali» (Francesco Colitto: Imperatori, Re e Regine nel Molise: Vittorio Emanuele II. S. Giorgio Editrice, Campobasso 1978).- [Vittorio Emanuele II] «partì da Venafro il 25 e passò la notte a Presenzano, nel castello dei Del Balzo, su in cima al colle. La mattina del 26 partì per Teano con una colonna delle truppe di Cialdini; e fra Caianello e Teano s'incontrò con Garibaldi» (De Cesare, Fine di un Regno, 2005 pag. 887, Capone Editore/Edizione del Grifo, Lecce). (Il bracciale-diadema è ora in possesso degli Eredi dei Cimorelli). Fino al 1863 Venafro era compreso nel territorio della Terra di Lavoro della provincia di Caserta ricadendo dapprima nel Distretto di Sora e poi dal 1811 con la nascita del Distretto di Piedimonte d'Alife fu annesso a quest'ultimo. Era capoluogo di circondario prima e di mandamento dopo. Il 10 maggio 1863 ci fu l'annessione alla provincia di Campobasso, nonostante le polemiche e le proteste della cittadinanza e del consiglio comunale dell'epoca, favorevole invece a rimanere a far parte della provincia di Caserta. Entrò definitivamente a far parte della regione Molise. Nell'ottobre del 1911 il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, accompagnò Padre Pio da Pietrelcina, malato, a Napoli dal celebre dottore Antonio Cardarelli, il quale suggerì di condurlo Venafro. Durante il mese e mezzo passato in questo convento, la fraternità si accorse dei primi fenomeni soprannaturali: estasi divine della durata anche di un'ora e apparizioni diaboliche, di breve durata. Il 13 aprile 1914 con Regio Decreto (registrato presso la Corte dei Conti il 28 agosto 1914 al Reg. 50, foglio 12) il comune acquisisce negli atti e nel sigillo il titolo di Città di Venafro. Tra l'autunno del 1943 e la primavera del 1944 fu teatro, come altri paesi dei dintorni (Pozzilli, Filignano, San Pietro Infine ed altri), di aspri combattimenti fra i Tedeschi, asserragliati sulle montagne a nord e gli Anglo-Franco-Statunitensi, lungo la linea Gustav, per la conquista di Cassino e Montecassino. Scambiata per quest'ultima dai piloti anglo-americani, Venafro venne colpita duramente dai bombardamenti alleati il 15 marzo 1944 che causarono circa 400 vittime tra civili e militari. Tra il centro abitato di Venafro ed il convento dei Cappuccini, è presente il cimitero militare francese dei caduti della seconda guerra mondiale appartenenti al Corps Expeditionnaire Français (CEF) guidato da Alphonse Juin, che nella cittadina pose il suo quartier generale. Nel 1970 fu inclusa nella neonata provincia di Isernia, di cui fa attualmente parte e sulla cui appartenenza del comune, nei periodi precedenti la sua istituzione, si accese una discussione campanilistica. Nella primavera del 1984 fu molto danneggiata dal terremoto originatosi nella non lontana Valle di Comino, in provincia di Frosinone. Nel 1987 la città fa parte, su segnalazione del Censis, dei 100 comuni della "piccola grande Italia". Dal 1994, insieme ad altri 338 soci, fa parte dell'A.N.C.O., (Associazione Nazionale Città dell'Olio). Il 25 aprile 2005 Venafro ha ottenuto la medaglia d'oro al valor civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per il tragico bombardamento aereo subito il 15 marzo 1944. Onorificenze Monumenti e luoghi di interesse Architetture religiose Il consistente numero di chiese presenti sul territorio venafrano ha dato a Venafro l'appellativo di città delle 33 chiese». Si tratta di molte chiese di dimensioni ed epoche varie presenti nel centro storico e nella zona pedemontana. Purtroppo molti luoghi di culto oggi sono chiusi al culto e abbandonati. La concattedrale di Santa Maria Assunta Il massimo tempio della città è situato ai piedi del Parco Oraziano. Attualmente è concattedrale della diocesi di Isernia-Venafro. Risalente al V secolo, fu costruita sotto il vescovo Costantino sul luogo in cui già da secoli si trovava un tempio pagano con materiali prelevati da altri monumenti di epoche precedenti (elementi romani e decorazioni cristiane, come il bassorilievo del vescovo Pietro di Ravenna: un rilievo che, per il suo aspetto inconsueto, viene chiamato dagli abitanti "Marzo Settecappotti"). L'interno è a tre navate decorate da opere pittoriche del XIV secolo. Dalla navata laterale destra è possibile accedere alle quattro cappelle laterali. L'attuale aspetto è dovuto a lavori di restauro risalenti agli anni sessanta-settanta che hanno privato la concattedrale delle antiche forme barocche, riportando il luogo sacro all'aspetto gotico-medievale precedente. Sul finire del Seicento fu costruito il cosiddetto "cappellone", una cappella in cui amministrare i sacramenti. La chiesa è dotata di 5 portali, il portale alla destra di quello principale è porta santa fin dal 1500 almeno. La precede una grande piazza, considerata l'inizio dell'antica cinta muraria cittadina. La chiesa dell'Annunziata È un pregevole esempio di architettura barocca della città di Venafro e dell'intero Molise. Venne costruita nel Trecento dalla "Confraterna dei Flagellanti" tutti nativi di Venafro, ed è stata più volte modificata nel tempo. Fu edificata con materiale proveniente dal vicino teatro romano e aveva una facciata a capanna. Nel corso dei secoli subì importanti opere di restauro e la chiesa assunse l'attuale aspetto baroccheggiante. Presenta un campanile di notevole altezza ed aspetto barocco rinascimentale. L'interno a navata unica conserva un Crocefisso del XIV secolo, una tavola cinquecentesca con Santa Caterina, un dipinto con Madonna e Santi e un organo del 1784, tutti affreschi dei pittori partenopei Giacinto Diano e Paolo Sperduti, allievi di Vanvitelli. In una nicchia laterale è accolto il busto argenteo di San Nicandro assieme alla testa reliquiario in oro e alcune reliquie dei martiri. La chiesa presenta anche una grande cupola affrescata, visibile da ogni punto della città, che immette gran parte della luce nei pressi del presbiterio. La basilica santuario dei Ss. Martiri Nicandro, Marciano e Daria e il convento Situati alla periferia est della città, sulla strada per Isernia, furono edificati su resti romani, in parte riutilizzati nella costruzione. La chiesa, più volte trasformata e restaurata nel 2001, presenta interno a due navate e conserva un altare in legno intarsiato e pirografato e le opere pittoriche dell'artista molisano Amedeo Trivisonno, che narrano le vicende dei Santi Martiri a cui è dedicata la chiesa. I portali in bronzo sono opera di Alessandro Caetani. Sotto l'altare maggiore è presente la cripta dove è stato rinvenuto il sepolcro di San Nicandro, nei pressi della quale si raccoglie in un pozzetto un liquido misterioso detto "Manna di San Nicandro" a cui vengono attribuite doti miracolose. La chiesa è molto frequentata dai devoti soprattutto in prossimità delle feste patronali dei Santi Martiri. La chiesa del Viatico detta "Cristo" La chiesa sita in via Cavour fu costruita nella seconda metà del Cinquecento e ampliata, assumendo la forma attuale, nella seconda metà del Seicento. L'interno apparentemente a croce latina e invece a navata unica. Infatti tra l'aula e il presbiterio un finto transetto, limitato ad un accenno, si apre con delle false prospettive in stucco che riescono a dare l'impressione dell'esistenza del transetto. Al suo interno sono presenti stucchi di cornici e capitelli di notevole pregio e fattura. Sono presenti diverse tele pregevoli e in apposite nicchie sono presenti le statue dei 4 evangelisti in alto nella navata. La chiesa presenta 2 piccole cupole senza finestre, un campanile alto dall'aspetto barocco simile a quello dell'Annunziata. La facciata presenta un grande finestrone ed è preceduta da una scalinata. La chiesa di San Giovanni in Platea detta "San Francesco" Il tempio sacro sorge in piazza Nicola Maria Merola, dall'aspetto barocco presenta sulla facciata una statua della Madonna Immacolata. La prima edificazione di tale chiesa risale al XIV secolo e la leggenda vuole proprio essere stata fondata da San Francesco. A causa di diversi terremoti è stata più volte chiusa al culto e restaurata o ricostruita. L'interno, a navata unica, nei lati presenta diversi altari di marmo e varie tele raffiguranti diverse scene sacre, sullo sfondo si innalza l'altare marmoreo sul quale si erge un baldacchino dalle forme baroccheggianti all'interno del quale è presente la statua della Madonna sormontata da una corona d'oro. Dalla chiesa è possibile accedere agli scavi sottostanti, visibili anche attraverso una pavimentazione vetrata in alcuni punti, scoperti con il recente restauro determinato dall'evento sismico del 1984. La chiesa del Purgatorio o dei Santi Simeone e Caterina Questa chiesa è situata in piazza Vittorio Veneto, meglio conosciuta come piazza del mercato. Fu edificata nel XVIII secolo e presenta una facciata elegante che ricalca lo stile barocco del secolo. L'interno è a pianta centrale, presenta uno stile barocco con stucchi e fregi ed una piccola cupola decorata. Altre chiese chiesa di Sant'Agostino chiesa di San Paolo chiesa di Sant'Angelo chiesa di Sant'Antonio di Padova chiesa della Madonna del Carmine chiesa di Santa Chiara chiesa di Santa Cristina chiesa di San Sebastiano chiesa di San Donato chiesetta della Madonna delle Grazie chiesa della Madonna di Montevergine cappella della Madonna delle Rose chiesa di San Luigi Orione chiesa di Sant'Antuono chiesa dei Santi Martino e Nicola chiesa della Madonna della Libera chiesa della Madonna del Rosario (Ceppagna) chiesa della Madonna degli Angeli (Vallecupa) chiesa comunale del cimitero comunale chiesetta del cimitero militare francese cappella San Pasquale Baylon nell'ospedale civile ex chiesetta di San Pasquale Baylon nel vecchio ospedale ex chiesa di Santo Spirito di Majella ex chiesa di Santa Lucia al borgo ex chiesa della Madonna delle Manganelle ex cappella di San Benedetto Architetture civili L'anfiteatro romano, cosiddetto "Verlasce" È collocato nel centro moderno di Venafro; nonostante nel tempo abbia subito delle sovrapposizioni medievali e seicentesche, rimane visibile la pianta ellittica. L'ellisse aveva il diametro maggiore di 110 metri e quello minore di 85. Si ritiene che le gradinate potessero contenere fino a 15.000 spettatori. Fino a qualche tempo fa in questa struttura erano ospitate le stalle e i depositi di attrezzi agricoli. Questo monumento unico in Italia insieme al "Parlascio" di Lucca dopo dei primi interventi di recupero, oggi è letteralmente abbandonato nel suo degrado più assoluto. Un tempo nei giorni della festività patronale si svolgeva una divertente e caratteristica "corsa dei ciucci" e altri giochi popolari. Un interessante restauro riporterebbe allo splendore questo luogo suggestivo e particolare sito in pieno centro. Il teatro romano Situato a monte dell'ultimo decumano, è di notevoli dimensioni e presenta una scena (frons scaena) di circa 60 m, con una cavea capace di ospitare 3.500 spettatori. Dopo i vari scavi effettuati e gli interventi per riportarlo alla luce, anche questo monumento risulta abbandonato insieme al vicino odéon. Il teatro dimostra come la città romana fosse nel suo pieno splendore dotata di strutture di intrattenimento tipiche dei centri più importanti. Caratteristica unica del mondo romano è la costruzione di questo teatro nei pressi di un monte così come avveniva per i teatri greci che venivano scavati nella roccia. Altri reperti romani, sanniti e medievali Nei pressi del centro storico sono visibili tracce di un acquedotto romano, della cinta di mura, con una fase di epoca sannitica risalente al IV secolo a.C. ed una in opera poligonale del I secolo a.C., di mura sannitiche. Sempre di origine romana è la "Torricella", una struttura fortificata situata sulla montagna recentemente restaurata e riportata all'antico splendore. Tra gli altri monumenti vi sono anche la cosiddetta "Torre del mercato" ("palazzo Caracciolo"), struttura difensiva di origine medievale con i suoi possenti merli, a difesa di quella che un tempo corrispondeva alla porta orientale di Venafro, e l'acquedotto romano di Venafro sito anche nel territorio comunale di Pozzilli e Montaquila, che riforniva la città dell'acqua proveniente dalle sorgenti del Volturno. Il monumento ai caduti Fu inaugurato il 18 novembre 1923 ad opera dello scultore Torquato Tamagnini. Venne realizzato con le offerte dei venafresi emigrati in America e con i fondi raccolti dal comitato pro monumento con a capo il vescovo del tempo, Mons. Nicola Maria Merola. Ogni anno, il 15 marzo, si commemorano le vittime di tutte le guerre nel ricordo del bombardamento alleato su Venafro proprio in quel giorno di inizio primavera del 1944. Il monumento al carabiniere Si tratta di una scultura bronzea posta nell'alto di un piedistallo di marmo, riproducente due mani che sostengono la fiamma dell'Arma. Il monumento è collocato in una piazza centrale di Venafro intitolata proprio al vice Brigadiere Salvo D'Acquisto, l'eroe di Polidoro, che insieme ad altri tre colleghi si è sacrificato per la patria. La Purtella Per entrarvi bisogna chinarsi. Lunga circa cinque metri con andamento ad esse, interamente coperta, è una via che collega via delle Vergini con via Silvano. Realizzata probabilmente per essere un passaggio segreto, attualmente, svincolandosi sotto le antiche case, è una strada pubblica che risulta difficilmente accessibile. Palazzi signorili Un edificio molto particolare è la Palazzina Liberty del XX secolo, che fungeva da centrale idroelettrica agli inizi del secolo scorso per fornire energia alla cittadina, e poi da cinema nel corso del novecento. Venafro è inoltre ricca di palazzi signorili: palazzo Cimorelli palazzo Armieri palazzo del Prete di Belmonte, palazzo De Bellis palazzo De Utris palazzo Reale palazzo Fiondella palazzo Del Vecchio palazzo Mellucci originari di Capua palazzo Manselli palazzo Siravo palazzo Martino palazzo Colicchio palazzo De Lellis palazzo Nola palazzo Mancini palazzo vescovile (oggi sede Carsic) Architetture militari Il castello Pandone Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l'intera popolazione. Il fossato non venne mai del tutto completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni in cui era costretta a lavorare. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio ad ovest e una postierla ad est. Postierla che permetteva l'accesso di un cavaliere alla volta e pertanto poteva essere controllata da una sola guardia. Enrico Pandone lo trasformò in residenza rinascimentale aggiungendovi un giardino all'italiana, un arioso loggiato e facendolo affrescare con le immagini dei suoi poderosi cavalli. I cavalli per il conte rappresentavano la sua attività principale. Ancora oggi i ritratti di cavalli in grandezza naturale, in numero di ventisei e realizzati in leggero rilievo, decorano tutto il piano nobile e costituiscono un'esclusiva per il castello di Venafro. Nella sala dei cavalli da guerra primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio, donato da Enrico a Carlo V. Enrico rimase sempre devoto a Carlo V fino alla discesa di Lotrec dalla Francia. Carlo V ebbe la meglio sul francese e il tradimento costò ad Enrico la decapitazione in Napoli. Al di sotto del piano di ronda un camminamento con feritoie permetteva il controllo del maniero dal piano del fossato. Il camminamento è interamente percorribile. Nel XVII secolo il Castello, dopo essere stato della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti-Savelli, familiari di Sisto V, e nel secolo successivo alla potente famiglia dei di Capua. Giovanni di Capua lo trasformò nella sua residenza in vista del matrimonio che avrebbe dovuto contrarre con Maria Vittoria Piccolomini, agli inizi del Settecento. Grandi lavori furono intrapresi tra cui la rimozione di gran parte dei cavalli fatti realizzare da Enrico Pandone. Matrimonio che rimase un sogno per l'immatura scomparsa di Giovanni. Lo stato avanzato dei preparativi per tale evento aveva portato a concretizzarlo nel grande stemma, che è ancora nel salone, dove l'unione dei blasoni delle due casate ricorda un avvenimento che non è mai accaduto. Dopo anni di lavori di restauro, che come tutti gli interventi ha momenti felici e meno felici, il Castello di Venafro ospita convegni e mostre e può essere visitato ogni giorno. Dal 2013 il Castello è sede del Museo Nazionale del Molise, con una ricca Pinacoteca di testimonianze artistiche molisane, confrontate con altre di proprietà statale, provenienti dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso è diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise. Il cimitero militare francese Uscendo dalla città lungo la Strada statale 85 Venafrana direzione Isernia, su un'estesa zona pianeggiante (70.000 m²) si trova il cimitero di guerra francese, nel quale sono sepolti circa 6000 tombe di soldati del Corps Expeditionnaire Français (ma molte sono state esumate), di cui circa due terzi di origine marocchina, algerina e tunisina, oltre ad alcuni africani (senegalesi?), caduti in gran parte durante la battaglia di Cassino (nov.1943-mag.1944) e nell'aggiramento di Montecassino. Qui sono state traslate le sepolture di Miano. Per essi è stato eretto un monumento che richiama esplicitamente i minareti nord-africani, decorato con piastrelle di ceramica azzurre, che risaltano sul bianco calce delle mura, e con alcune iscrizioni. Al suo interno vi sono alcune tombe, di cui una al milite ignoto musulmano, e tre dedicate a militi con nome, uno Tunisino, uno Algerino, uno Marocchino. Tutte le tombe sono disposte sull'asse Nord-Est Sud-Ovest, con le lapidi rivolte a Nord-Est, ad eccezione di alcune tombe, poste dietro il minareto, di soldati ebrei (riconoscibili dalla stella a sei punte sulla lapide) e animisti (che sulla lapide hanno un "agnostico" sole stilizzato). Questa disposizione delle tombe suggerisce la possibilità che i caduti musulmani, qualora siano stati disposti sul fianco destro, abbiano il volto rivolto verso la Mecca. Su ciascuna lapide è riportato il nome (se noto) e la dicitura (in francese) "Mort pour la France" (morto per la Francia). È da notare che anche fra le tombe cristiane sono riconoscibili nomi arabi e africani. Aree naturali Oasi naturalistica Le Mortine L'Oasi Le Mortine è un'area naturale protetta di 110 ha affidata in gestione all'Associazione Pianeta Terra Onlus nei pressi dello sbarramento ENEL per la produzione idroelettrica. È composto da una zona boschiva igrofila e vaste aree a canneto lungo le sponde del bacino di regolazione. L'area ricade all'interno di un sito di interesse comunitario e una zona di protezione speciale, La vegetazione ripariale che un tempo avvolgeva il Volturno, oggi si organizza solo in aree limitate in formazioni igrofile consistenti e dotate di un buon grado di naturalità. Tra di esse assume particolare importanza naturalistica il bosco igrofilo delle Mortine esteso oltre 100 ha, di cui il nucleo boschivo concesso dall'ENEL a Pianeta Terra rappresenta un frammento intatto da almeno 45 anni. In quest'area, interposta tra le Mainarde ed il Matese, il Volturno penetra una fitta coltre boschiva igrofila, frazionata dai suoi rami secondari che circoscrivono isole impenetrabili dalle caratteristiche uniche nel corso del fiume. Poc'anzi lo sbarramento dell'ENEL il fiume si allarga e le sue acque lente permettono lo sviluppo di un canneto che borda anche le sponde del contiguo bacino di regolazione. Pur essendo affidati a Pianeta Terra circa 30 ettari di territorio contiguo all'impianto ENEL "Presa Volturno" (realizzato negli anni cinquanta a seguito di un Decreto Regio del marzo 1942), il comprensorio abbraccia una estesa isola demaniale fluviale ed un lago artificiale, interessando in totale oltre 50 ettari. L'intero comprensorio è da considerare, sia dal punto di vista storico che paesaggistico, il limite settentrionale della Reale Caccia Borbonica di Venafro e Torcino. Dalle lettere di Luigi Vanvitelli (architetto di corte) al fratello Urbano si apprende che le battute di caccia a Venafro si tenevano nei mesi di febbraio e marzo, e duravano una decina di giorni. Durante il soggiorno a Venafro Ferdinando IV andava a cacciare nelle "mene" del Colle di Santa Lucia, Castagneto, Mortina, Castellone, Mortina delle Colonne, Colle di Torcino e Selvone. Parco Regionale Agricolo Storico dell'Olivo di Venafro Il Parco regionale agricolo storico dell'olivo di Venafro, detto anche Parco Oraziano o Campaglione, è il primo parco regionale del Molise, istituito con legge regionale per salvaguardare il patrimonio olivicolo del territorio venafrano. Il Parco Regionale Agricolo Storico dell'Olivo di Venafro è il primo Parco tematico sull'olivo del Mediterraneo. Oltre alla sua valenza agricola e ambientale, è uno strumento di promozione turistica del territorio venafrano che oltre al suo valore agricolo è ricco in emergenze storiche ed ecologiche che emergono tra i muretti a secco e i terrazzamenti. Gli olivi di Venafro sono menzionati nelle opere dei massimi poeti latini per l'ottima qualità dell'olio: tra essi Orazio, da cui Parco Oraziano. Villa Maria Nel cuore del centro cittadino sono presenti i giardini pubblici dell'estensione di circa un ettaro, un ambiente ricco di vegetazione e di acque con il laghetto (la pescara) e ruscelli. Realizzata per volere di Pozzobon e dell'allora sindaco di Venafro Basileo Milano, la villa è un ambiente tranquillo di divertimento e sport dove è presente un bocciodromo e un campo da basket e pallavolo. Purtroppo non è tenuta molto curata. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Se si escludono i decenni 1861 e 1911, la popolazione è sempre cresciuta soprattutto a partire dagli anni settanta. È distribuita nel centro abitato, in località "Madonnella", oltre che nelle tre frazioni del comune. Al 01/01/2013 sono presenti circa 376 stranieri, la maggior parte dei quali rumeni e marocchini. La città è punto di riferimento commerciale, scolastico, pubblico ed economico oltre che sociale per molti paesi del circondario, anche extra-regionali. L'area in cui si sviluppa il centro urbano raccoglie una popolazione di circa 30.000 abitanti. I paesi che gravitano su questa area sono: Acquafondata, Capriati a Volturno, Ciorlano, Colli a Volturno, Conca Casale, Filignano, Fontegreca, Gallo Matese, Letino, Montaquila, Monteroduni, Mignano Monte Lungo, Prata Sannita, Pratella, Pozzilli, Presenzano, San Pietro Infine, San Vittore del Lazio, Sesto Campano, Viticuso ed altri comuni ricadenti nella valle del Volturno. Religione La maggior parte della popolazione è di religione cristiana appartenente alla Chiesa cattolica, la città insieme ad Isernia è sede della diocesi di Isernia-Venafro. Sul territorio comunale sono presenti 5 parrocchie rientranti nella stessa forania di Venafro: San Giovanni in Platea Santi Martino e Nicola Santi Simeone e Caterina Santa Maria di Loreto SS. Rosario (Ceppagna-Vallecupa-Le Noci) Lingue e dialetti Il dialetto di Venafro è considerato una variazione del dialetto campano al quale si avvicina molto seppur con diverse variazioni. Ciò scaturisce dal fatto che fino ai primi del novecento la città apparteneva alla Terra di Lavoro e quindi alla provincia di Caserta. Ma già secoli prima apparteneva all'antico Regno di Napoli. Per questo motivo il dialetto, ma anche le tradizioni e gli usi sono molto più vicini alla Campania e non al Molise a cui appartiene. Esplorando il lessico troviamo elementi linguistici che riconducono inequivocabilmente al dialetto napoletano e campano in generale ("ngòppa" = sopra, "iàmm" = andiamo, "nisciuno" = nessuno, cìènte = cento, vìènte = vento ecc.). C'è poi l'uso del verbo servile "aggia" = devo, "agg' fatt" per ho fatto. Cambiamenti ci sono invece per quanto riguarda gli articoli: si usa "i" (ad es. "i can" = il cane, "i sciume" = il fiume), gl', le. Pochi altri sono i cambiamenti oltre che una differente cadenza nel parlare rispetto al napoletano. Istituzioni, enti e associazioni Ospedale civico SS. Rosario La cittadina è dotata anche dell'Ospedale civico SS. Rosario ed è sede del distretto sanitario di zona. Tale ospedale esiste fin dal XVII secolo quando fu fondato dalla congrega del SS. Rosario e la vecchia sede in via Ospedale è stata attiva fino ai primi anni novanta, quando è stata inaugurata l'attuale struttura moderna e antisismica. La struttura ospedaliera richiama migliaia di utenti anche dalle regioni limitrofe anche se negli ultimi tempi ha subito un forte ridimensionamento causa di aspre diatribe con le amministrazioni locali e malcontento tra la popolazione del vasto territorio di riferimento anche extra-regionale. Attualmente è dotato di circa 60 posti letto, valore dimezzato rispetto al numero presente prima del piano di rientro di circa 130 posti letto. I reparti funzionanti sono: Medicina generale Ortopedia e traumatologia Riabilitazione Radiologia Emodialisi Laboratorio Analisi Diabetologia Punto di primo soccorso Ambulatori Cultura Istruzione Museo Archeologico Nazionale "Santa Chiara" Ospitato nell'ex convento di Santa Chiara, il Museo Archeologico Nazionale Santa Chiara nasce nel giugno del 1931 quale esposizione della raccolta di materiale scoperto poco più di un decennio prima, in maniera del tutto fortuita, durante la costruzione di un edificio alle pendici di monte Santa Croce. Della scoperta facevano parte capitelli, cornici e statue tra cui due grandi statue maschili che al momento del ritrovamento vennero identificate in Augusto e Tiberio, riferibili all'età Giulio-Claudia (I sec. d. C.), tuttavia, secondo l'usanza del tempo vennero trasferite nel Museo Nazionale di Napoli, dove sono rimaste fino all'apertura del Museo Civico di Venafro. Negli anni successivi, altro materiale si aggiunse alla raccolta originaria, ma i catastrofici eventi della seconda guerra mondiale decretarono la chiusura del museo, anche perché i locali del convento vennero utilizzati per accogliere gli sfollati e, in parte, come aule scolastiche. Solo negli anni settanta, la Soprintendenza del Molise riesce a ricostruire il museo grazie alla donazione del convento di Santa Chiara allo Stato da parte del comune di Venafro. Si parte dalla collezione originaria, ma l'intensa attività archeologica, che aveva interessato il venafrano e i territori limitrofi, negli ultimi decenni, costituisce l'elemento base per l'arricchimento in maniera significativa della raccolta. Ne viene fuori un allestimento museale che parla dell'importanza che Venafro aveva assunto per l'intero territorio sia in epoca sannita che in età romana. Per quanto riguarda il periodo sannita, le più antiche e cospicue testimonianze si riferiscono alla necropoli rinvenuta in agro di Pozzilli e che fanno capo ad un insediamento la cui frequentazione è stata relativamente lunga (dal VI secolo a.C. alla seconda metà del IV secolo a. C.). Le sepolture hanno corredi caratterizzati da materiali semplici (lance, giavellotti, fibule e una sola spada), ma la cospicua presenza di ceramiche di importazione, bucchero nero di produzione capuana e bucchero rosso prodotto tra la Campania settentrionale e il Lazio meridionale, fa supporre una certa vivacità economica favorita appunto da traffici e commerci. Una di queste tombe, la numero 55, è stata interamente ricostruita nel museo e la massiccia presenza di vasellame di bucchero al suo interno sta ad indicare le buone condizioni sociali del defunto. In epoche successive, la ceramica presente è quella a vernice nera, mentre i corredi funerari, in alcuni casi veri e propri servizi a richiamare il simposio della cultura greca, si fanno più omogenei. Le testimonianze dell'età romana riguardano la presenza di edifici pubblici, ma anche di case private, ornati in marmi esposti nel museo, al pari dei fregi architettonici e delle statue provenienti dal teatro romano. Tanti i reperti anche dalle necropoli di età imperiale: diverso materiale riguarda le iscrizioni funerarie e ancor più numerosi sono i semplici cippi contenenti solo il nome del defunto che venivano infissi nel terreno, secondo l'usanza romana che voleva le sepolture a fiancheggiare le strade extraurbane. Di particolare interesse il cippo funerario di Tilla Eutychia, unica sacerdotessa venafrana conosciuta, consacrata ad uno dei due culti attestati in città, quello della Magna Mater e quello della Bona Dea. Altrettanto interesse suscita il volto gigantesco di una Gorgone, simbolo funerario per eccellenza. Posta al pian terreno del convento, ad attrarre l'attenzione del visitatore è la bellissima statua di Venere di età Antonina, copia di una delle più famose statue dell'antichità: la Venere Landolina è chiamata comunemente "Venere di Venafro". Anche il ritrovamento di questa statua fu frutto del caso: il proprietario di un podere nelle campagne del venafrano, durante dei lavori agricoli, si rese conto di aver impattato con una "pietra" di grandi dimensioni. Con molta probabilità il pezzo faceva parte di una fontana che ornava un ricco edificio residenziale. e di epoca Augustea, ove si riportano le normative atte a regolarne l'uso (editto di Augusto). Il Museo di Venafro conserva, inoltre, un importante documento epigrafico: il grande cippo o "Tavola Acquaria" dell'acquedotto Romano testimoniante l'editto di Augusto. L'Editto venne redatto tra il 17 e l'11 a.C., nello stesso periodo in cui fu costruito l'acquedotto che dalle sorgenti del Volturno, in un percorso di oltre trenta chilometri, alimentava la città. Un'opera pubblica di notevoli dimensioni, le cui regole sulle modalità di costruzione erano stabilite da questo documento epigrafico. Altresì, l'Editto regolava l'uso dell'opera, le modalità di distribuzione dell'acqua, nonché i magistrati competenti in caso di controversie. Negli stessi locali in cui è esposta la lapide si trovano numerosi cippi che, posti al lato della conduttura, riportavano la prescrizione di lasciare libero il passaggio. Di epoca più recente, è l'altare in alabastro - originariamente posizionato nella cappella della Chiesa dell'Annunziata - che si trova in una delle sale al secondo piano. Si tratta di un pezzo di grande pregio, essendo uno dei rari esempi in Italia di polittico di produzione inglese ancora integro. Museo Nazionale del Molise Il Museo Nazionale del Molise, sito nel Castello Pandone, è frutto del lavoro delle strutture territoriali del Ministero per i beni e le attività culturali. L’obiettivo è quello di mettere in risalto le qualità delle testimonianze artistiche molisane muovendo dalla generale riconsiderazione del rapporto centro-periferia in una prospettiva storica di complementarità. Opere del territorio regionale, tutelate all’interno di Castello Pandone, sono state confrontate con altre di proprietà statale, provenienti dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso è diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise. Biblioteca comunale "De Bellis-Pilla" In città sono presenti diverse associazioni culturali. Un luogo dove recarsi per immergersi nella cultura è sicuramente la Biblioteca Comunale sita in via Milano e con secondo ingresso accanto alla chiesa di Sant'Agostino in via Leopoldo Pilla, dove è presente una vasta raccolta di libri, molti dei quali anche antichi. La prima raccolta di libri risale al 1700 per opera del primicerio della cattedrale Antonio De Bellis, il quale depositò presso il convento del Carmine circa 1400 libri e opuscoli. Alla sua morte la consistenza libraria era più che raddoppiata. La biblioteca fu quindi trasferita nei locali attuali, di proprietà del fondatore. Con il trascorrere dei secoli la biblioteca si è arricchita ulteriormente di preziosi ed importanti volumi riguardanti la storia e i costumi non solo di Venafro ma anche dell'Italia intera. Dal mese di luglio 2003 raccoglie l'intero patrimonio librario donato alla biblioteca dal dott. Gennaro Morra. Il fondo si trova in un'apposita sezione a lui intitolata. Scuole Sono presenti diversi istituti scolastici pubblici: l'ISISS "Antonio Giordano" che comprende il liceo Classico, il liceo Scientifico e l'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "E. De Nicola". È presente l'istituto comprensivo "Leopoldo Pilla" con la scuola materna, elementare e media, l'istituto comprensivo "Don Giulio Testa" che ospita le materne, elementari e medie. Infine ci sono le scuole materna ed elementare di Ceppagna, oltre ad altri istituti privati. Media La città di Venafro è stata nel 1957 palcoscenico per il film di Totò e Fernandel, La legge è legge, nella quale Venafro è "travestita" dall'immaginario paese italo-francese di Assola. Nel 1971 nelle campagne del comune vicino alle rive del Volturno sono state invece girate alcune scene di ...continuavano a chiamarlo Trinità. Nel 1996 il centro storico della città è stato teatro del film I magi randagi del regista Sergio Citti che ripropose in questa pellicola un vecchio progetto pasoliniano, caratterizzato da una comicità beffarda e surreale. Facevano parte del cast: Silvio Orlando, Gastone Moschin e Patrick Bauchau. Reti televisive Dall'aprile del 1999 ha spostato la sua sede centrale l'Emittente più "antica" della regione, TVI Molise, titolare di frequenze radiotelevisive dal 1978, allora con il nome di "teleisernia". Cucina Venafro è l'unico centro molisano a potersi fregiare del marchio "Mozzarella di Bufala Campana D.o.p.", lo stesso per quanto riguarda la "Ricotta di Bufala Campana D.o.p.". Ciò deriva dal fatto che in zona sono presenti diversi produttori di questo prodotto caseario dal momento che la città fino all'unita d'Italia apparteneva alla "Terra di Lavoro" e quindi presenta conserva tradizioni anche gastronomiche campane. Altri prodotto tipico è il rinomato olio extravergine d'oliva, già famoso nell'antica Roma, denominato "Aurina". La produzione avviene nelle immense distese di olivi che coprono le colline del territorio e parte della piana. Famose sono le verdure prodotte negli orti di Venafro, il pane e i taralli all'olio di oliva. Altre bontà gastronomiche sono la polenta coi "caurigl" (ovvero piccoli cavoli), una polenta verde a base di verdura e olio. I "sciusc" sono simili per forma alle ciambelle, ma vengono preparati con farina e acqua bollita con rami di rosmarino e cannella; sono un prodotto tipico natalizio così come la "zuppa alla santè", un piatto tipico che viene preparato con il brodo di gallina (la cui carne viene spezzettata), polpettine di vitello, scarola e uovo sodo tritato. Altri prodotti di Natale sono i "c'ciariegl". Nel periodo di Pasqua sono invece obbligatori sulle tavole dei venafrani la pastiera, i "canesciun" (letteralmente: qua nessuno), questi ultimi sono realizzati con pasta frolla ripiena di biete, olive e acciughe sotto sale e la frittata di Pasqua realizzata con un minimo di 33 uova (ovvero gli anni di Cristo). A Carnevale si preparano "le nocch", ovvero le chiacchiere napoletane. Persone legate a Venafro San Nicandro, San Marciano, Santa Daria, martiri e patroni della città Ladislao d'Aquino (Venafro, .. Roma 12 febbraio 1621), cardinale e letterato italiano. Leopoldo Pilla, scienziato e patriota Antonio Giordano, giurista italiano Amico da Venafro, condottiero italiano Edoardo Cimorelli, magistrato, procuratore generale della Corte di Cassazione di Napoli, primo Presidente della Corte di appello di Lucca Gabriele Cotugno, teologo, arcidiacono e scrittore della Cattedrale di Venafro Maurizio Santilli, attore Enzo Guarini, cantautore, attore e conduttore televisivo Amerigo Iannacone, scrittore e poeta Eventi In città sono molto sentite le tradizioni sia religiose che profane. Tra tutte però spicca la festa dei santi patroni molto sentita sia dai venafrani che dai cittadini dei paesi limitrofi. Festa patronale dei Santi Martiri Nicandro, Marciano e Daria Fede e devozione, cenni sul martirio e sui festeggiamenti I patroni della città sono i santi martiri Nicandro, Marciano e Daria, (Daria consorte di Nicandro) che sono anche patroni della diocesi di Isernia-Venafro, la cui festa ricorre il 17 giugno. Nicandro e Marciano, che secondo la tradizione popolare erano fratelli, furono martirizzati presso Venafro per non aver rinnegato la loro fede. Insieme a loro, ma qualche giorno dopo, fu martirizzata anche Daria, moglie di Nicandro. I venafrani, ormai diventati una comunità cristiana, decisero di omaggiare i tre martiri con la costruzione della basilica e con solenni e fastosi festeggiamenti ogni anno. La festa ebbe origine in occasione di un terremoto che colpì la città nel 1688, che tuttavia non avrebbe provocato, né gravi danni, né vittime: la popolazione avrebbe tributato uno spontaneo ringraziamento ai propri patroni per lo scampato pericolo in occasione della festa, pochi giorni dopo. Si decise di celebrare ogni anno una festa di ringraziamento la prima domenica di giugno, oggi anticipata al 17 maggio. Venne inoltre realizzato un busto di san Nicandro in argento, in seguito rubato e sostituito da una copia identica, che viene portato in processione nel corso della festa. Nel 1933 sotto l'altare maggiore della chiesa di San Nicandro si rinvenne la tomba con i resti del santo, da cui si origina la "santa manna" a scadenze fisse, per cui la cripta della chiesa è divenuta meta di pellegrinaggio. Attualmente le festività hanno inizio il 17 maggio (Sant N'candriegl), quando si apre il mese dedicato ai santi, con una processione di andata e ritorno dalla chiesa dell'Annunziata al convento di San Nicandro. La festa vera e propria, una delle maggiori feste della regione, viene invece celebrata dal 16 al 18 giugno con spettacoli e processioni e attira ogni anno decine di migliaia di fedeli e turisti anche di fuori regione. Dal 18 maggio per un mese, inoltre, presso il convento dei cappuccini intitolato a San Nicandro, ogni mattina dalle ore 6.00 si celebra la Santa Messa preceduta dalla recita del S. Rosario. La processione e i vespri Il 16 giugno si tiene la processione verso sera, alle 19 e 30, col busto argenteo e la testa d'oro di San Nicandro e l'urna contenente le ossa di Santa Daria, dalla chiesa dell'Annunziata alla chiesa del santo, seguita dai solenni vespri presieduti dal vescovo e il clero. Le sacre e venerate icone rimangono presso la basilica per tutti i festeggiamenti. La sera del 16 c'è un concerto bandistico in piazza Mercato. Il pontificale Il 17 giugno, giorno in cui si ricorda il martirio dei tre santi, si celebrano numerose messe, la più importante è la messa pontificale, a cui partecipano il vescovo e le autorità civili e religiose. Durante questo rito il sindaco consegna nelle mani di San Nicandro le chiavi della città, simboleggiando la protezione del popolo ai santi patroni. In serata c'è l'esibizione in piazza di un cantante di fama nazionale. La processione del 18 giugno e l'inno popolare La festa culmina con l'imponente processione del 18 giugno, seguita da migliaia di persone, con la quale le statue dei tre santi vengono riportate dalla chiesa di San Nicandro a quella dell'Annunziata. Una processione della durata di oltre 4 ore e di grande impatto; il tutto ha inizio con l'asta (l'ammessa) attraverso la quale gruppi di cittadini si aggiudicano il diritto di portare in processione le statue; successivamente la processione all'imbrunire, intorno alle 20,00, si avvia verso il centro cittadino. Lo spettacolo è reso suggestivo dalle candele portate in processione che illuminano il corte religioso, ma anche dalle decorazioni di luci, colori, festoni, fuochi d'artificio che i vari rioni propongono lungo il percorso; nelle varie fermate si intona il caratteristico ed emozionante inno popolare ai patroni scritto sul finire dell'Ottocento da Domenico Criscuolo ed eseguito dalla banda musicale, cantato dal popolo. Nel tratto della salita delle "Manganelle", per via della ripida salita, avviene la corsa delle statue accompagnata dalla marcia del Mosè. Solo a notte inoltrata, dopo la mezzanotte e dopo aver percorso le principali vie del centro storico, la processione giunge in piazza Castello, gremita di diverse migliaia di persone, dove si intona per altre due volte l'inno popolare, prima di far rientro nella bellissima chiesa della Ss. Annunziata. Eventi collaterali In questi giorni di festa viene allestito un luna park su viale San Nicandro, si svolge una fiera nel giorno 17 molto grande lungo via Maiella e traverse. Le vie interessate dai festeggiamenti sono Corso Molise, Piazza Salvo D'Acquisto, Via Roma e Piazza Mercato oltre che viale San Nicandro. Curiosità Fino a qualche decennio fa in questi giorni di festa si svolgeva una caratteristica corsa dei "ciucci" (ovvero i muli) e il "palio della cuccagna" all'interno dell'anfiteatro romano. Presso la piazza dell'Annunziata invece si svolgeva l'opera di San Nicandro, che raccontava la storia del martirio dei tre santi. Un tempo nei tre giorni di festa si svolgevano ben tre processioni: il 16 c'era la cosiddetta processione dei "signori", a cui partecipavano su invito solo i nobili del paese, ma oggi grazie ai cambiamenti sociali ed economici tale processione viene seguita da ogni ceto; il 17 c'era la processione del clero a cui partecipava tutto il clero venafrano e diocesano portando dalla chiesa dell'Annunziata verso il convento la testa-reliquiario di San Nicandro; infine il 18 c'era e c'è tuttora la processione cosiddetta del popolo, alla quale partecipa tutto il popolo di Venafro e dei dintorni. Da qualche tempo su iniziativa di un gruppo di cittadini si sta pensando alla realizzazione del busto in argento di San Marciano così come avvenuto più di tre secoli fa per quanto riguarda quello di San Nicandro, per imprimere maggiore devozione anche nei confronti di questo santo. Il "percorso della processione" del 18: piazzale del convento (uscita delle statue e canto dell'inno), viale San Nicandro (sosta e canto dell'inno), corso Molise (sosta e canto dell'inno), piazza S. D'Acquisto, via Roma, piazza Mercato (sosta e canto dell'inno), via Plebiscito, corso Garibaldi, piazza Portanova (sosta e canto dell'inno), via Amico da Venafro, piazza Merola, via de Amicis, via Duomo, Concattedrale (ingresso in chiesa e canto dell'inno), via Duomo(2), via de Amicis(2), piazza Merola(2), via Cavour (sosta e canto dell'inno), chiesa di Cristo (ingresso in chiesa e canto dell'inno), via Della Valle, via Colle (sosta e canto dell'inno), piazza Castello (sosta e canto dell'inno), ritorno alla chiesa dell'Annunziata (canto dell'inno in chiesa). Altre feste e ricorrenze religiose Falò di San Giuseppe Artigiano Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, nei vari rioni del centro storico ma anche in altre piazze si accendono nella sera vari falò, 'i favor' come sono detti a Venafro. Sono presenti stand gastronomici con i prodotti tipici di Venafro e buona musica. Processione del venerdì Santo Il venerdì Santo nella sera si tiene la processione del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, alla quale partecipano più di un migliaio di fedeli ed è accompagnata dalla banda musicale che esegue marce funebri. Il corteo religioso muove alle 18,00 dalla cappella dell'ospedale, in cui storicamente sono accolti i simulacri, per farvi rientro all'incirca alle 20,00 dopo aver attraversato le vie del centro storico. Pasquetta venafrana Il giorno dopo il lunedì in Albis si tiene la Pasquetta venafrana, o meglio, i "cummit", alle pendici del monte S. Croce nella zona detta "Campaglione". Questa usanza è nata dall'esigenza di partecipare il giorno di Pasquetta al solenne pontificale nella Cattedrale dove il vescovo benedice la città, le frazioni e le campagne. Festa della Croce Il 1º maggio si celebra la festa della Croce, sulla cima del monte, con messa e pranzo all'aperto. Processione di Sant'N'candriegl' Il 17 maggio si svolge la processione di San Nicandro alle ore 18,30 dalla chiesa dell'Annunziata alla basilica dei Ss. Martiri con celebrazione della messa e ritorno presso la chiesa barocca. Questo evento si tiene come ringraziamento ai santi patroni per lo scampato pericolo ad un terremoto di inizio Novecento. Si apre il mese di san Nicandro con sante messe al mattino alle 6,00 e la sera alle 19,00 fino al 17 giugno. Festa della Madonna delle Rose La domenica di Pentecoste si celebra la Madonna delle Rose, festa di quartiere, presso la chiesetta omonima sita nel quartiere "Starza", con una processione serale e intrattenimenti musicali in piazza. Processione del Corpus Domini Nella domenica del Corpus Domini si svolge la tradizionale processione per le vie del centro. Processione di Sant'Antonio da Padova Il 13 giugno si svolge la processione di sant'Antonio di Padova per il centro storico a partire dalla chiesa della SS. Annunziata e nella frazione di Ceppagna a partire dalla chiesa del SS. Rosario. Festa della Madonna delle Grazie Il 1º e il 2 luglio presso la chiesetta della zona "Colle" si festeggia la Madonna delle Grazie, festa di quartiere con processione per i vicoli del "colle". Festa della Madonna del Carmelo Il 15 e il 16 luglio si festeggia la Madonna del Carmelo, molto venerata dai venafrani. Dal 6 al 14 luglio si svolge la novena in onore della Madonna presso la chiesa del Carmine con celebrazioni al mattino alle 7,30 e nel pomeriggio alle 19,30. Il 15 si svolgono concerti bandistici presso Villa Maria al mattino e in piazza Duomo in serata, i caratteristici e particolari fuochi pirotecnici nel laghetto e sull'antistante palazzina Liberty e le sante messe al pomeriggio con la benedizione degli "scapolari". Il 16 invece oltre ai concerti bandistici c'è l'esibizione di gruppi famosi anni sessanta, settanta, ottanta, la fiera del "Carmine" nel mattino. Dal punto di vista religioso si tengono al mattino numerose messe al mattino e il solenne pontificale presieduto dal vescovo. In serata invece si svolge la solenne processione serale delle 20,00 con il tradizionale percorso per le vie del centro storico. Partecipano a questo rito migliaia di fedeli. Processione di San Nicandro del 26 luglio Il 26 luglio di ogni anno i venafrani rendono onore al santo patrono per ringraziarlo della protezione offertagli nello stesso giorno del 1805, quando un terribile terremoto colpì l'Italia centro-meridionale, ma la città non ebbe gravi danni ne morti. Si tiene dunque una processione in serata dalla chiesa dell'Annunziata alla chiesa Cattedrale per la messa di ringraziamento. Alle 22,00, orario del terremoto, da oltre 200 anni suonano le campane dell'Annunziata e della Cattedrale per ricordare il terribile evento. Festa della Madonna degli Angeli Il 1º e il 2 agosto nella frazione di Vallecupa si festeggia la Madonna degli Angeli. Festa di San Pio da Pietrelcina Il 23 settembre si festeggia san Pio da Pietrelcina presso il convento di San Nicandro con una processione e intrattenimenti musicali in piazza. Festa della Madonna del Rosario La prima domenica di ottobre si festeggia la Madonna del Rosario nella frazione di Ceppagna con processione e spettacoli vari. Festa dei Santi Martino e Nicola L'11 novembre si festeggiano i santi Martino e Nicola presso l'omonima chiesa, festa di quartiere. Festa dell'Immacolata Concezione L'8 dicembre c'è la festa della Immacolata Concezione con la fiera nel mattino e la deposizione di una corona di fiori alla Madonna posta sulla sommità del campanile della chiesa di San Nicandro, dopo la messa in suo onore. In tutte le parrocchie della città si celebra la novena, ma particolarmente sentita è quella celebrata nella chiesa di San Francesco (chiesa San Giovanni in Platea o dell'Immacolata) Fiere e mercati Il 6 gennaio si svolge la fiera dell'Epifania: via Caserta, piazza Mercato, via Roma, via Sant'Andrea e traverse. Il 17 giugno si svolge la fiera di San Nicandro: via Maiella, via Sant'Andrea e traverse. Il 16 luglio si svolge la fiera della Madonna del Carmelo: piazza Porta Nova, corso Lucenteforte, via Licinio, via Ospedale, via dei Carmelitani. L'8 dicembre si svolge la fiera più grande, quella della Concetta: via Maiella, via Sant'Andrea e traverse, via Roma, piazza Mercato, via Caserta. Il mercato si svolge ogni mercoledì e sabato della settimana: via Roma, piazza Mercato, via Caserta e via Sant'Andrea con le sue interne traverse. Geografia antropica Urbanistica Venafro nel corso del tempo ha subito sostanziali modifiche nel suo assetto urbanistico: il centro storico è adagiato alle pendici del monte Santa Croce racchiuso nelle antiche mura medievali. Dagli anni sessanta, in seguito ad un costante e moderato incremento demografico, c'è stato lo sviluppo di nuove zone urbane. In particolar modo negli ultimi anni si stanno urbanizzando le zone tra Venafro e Pozzilli e lungo il Rava. Centro storico Il centro storico è stato costruito sulla preesistente struttura urbana romana. Ai piani superiori degli edifici si trovano le abitazioni, mentre i locali del piano inferiore sono adibiti a botteghe, come è visibile soprattutto nella via per dentro (via Plebiscito). In particolare è possibile identificare il nucleo longobardo nell'area nei pressi del Castello e l'area medioevale e rinascimentale che ricalca le antiche strade romane. Lungo il perimetro del centro storico è possibile individuare il tracciato murario e le varie porte di accesso alla città. Al di fuori delle mura si ritrovano le sorgenti dalle quali attingere l'acqua. Quartieri Venafro può essere divisa nelle seguenti zone: Frazioni Ceppagna, con circa 550 abitanti, situata a quasi 300 m s.l.m. a 4 km dal capoluogo comunale, è la più grande delle frazioni di Venafro. Il paese si sviluppa lungo la Casilina ed è sede di un uffcio postale, di alcuni bar e attività commerciali. La piccola chiesa situata nel cuore del borgo antico è intitolata alla Madonna del Rosario, patrona del paese, che si festeggia nella prima domenica di ottobre. Vallecupa conta circa 120 abitanti e si trova, come si evince dal nome, in una piccola valle, a circa 300 metri sul mare, ai confini con la Campania e alle pendici del monte Cesima. Fino a circa trenta anni fa era frazione del vicino comune di Sesto Campano. Dista da Venafro circa 6 km. È presente la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli, patrona del paese. Le Noci conta circa 50 abitanti e si trova alle pendici del monte Sambucaro (1205 m), a circa 400 m s.l.m. Gode di un clima più fresco rispetto al capoluogo comunale (dal quale dista circa 4,5 km) grazie ad una minore esposizione al sole e ad una ventilazione costante. Si tratta di un borgo abitato prevalentemente da anziani dediti alla pastorizia. Economia L'agricoltura viene praticata tradizionalmente a livello familiare. In particolare è tuttora attiva la storica produzione di olio d'oliva: Venafro ha ottenuto lo status di "Città dell'olio", e vanta una specie autoctona di ulivo, l'Aurino. Sono presenti molte aziende agricole nella piana. A pochi chilometri da Venafro sorge il nucleo industriale di Venafro-Pozzilli con industrie metalmeccaniche, manifatturiere, edili, di detersivi, aziende agricole e alimentari. Fiorente il commercio, grazie alla sua posizione strategica, posta all'incrocio di due strade statali, con molte attività. Poco sviluppato il turismo nonostante il patrimonio artistico, architettonico, storico e culturale di Venafro tra i più importanti del Molise e delle zone limitrofe. Infrastrutture e trasporti Strade La città è attraversata dalla Strada statale 85 Venafrana, che collega lo svincolo autostradale di Caianello e la Campania con il Molise; la diramazione della Strada Statale Casilina "6 Bis" che collega il Molise con il Lazio e lo svincolo autostradale di San Vittore del Lazio. Ferrovie Il comune è attraversato dalla ferrovia Vairano-Isernia ed è servito dalla stazione di Venafro. Amministrazione Gemellaggi Venafro è gemellata con: Cēsis Cassino (dal 1983 gemellaggio delle comunità giovanili che seguono le squadre calcistiche cittadine) Sport Calcio Lo sport principale della città è il calcio. La principale squadra di calcio della città è l'U.S. Venafro 1966 che milita nell'Eccellenza Molise. La società è nata nel 1966 ed ha sempre militato nei campionati campano-molisani poiché prima categoria e promozione erano campionati misti a causa della mancanza del comitato della FIGC molisana. Con l'istituzione della FIGC Molise (1992), la squadra ha sempre preso parte al campionato di eccellenza molisana con ottimi risultati finendo spesso al 3º posto. Nella stagione 1998-1999 finì seconda e partecipò agli spareggi per l'accesso in Serie D contro la formazione pugliese del Manfredonia, perdendoli. Nell'annata 2003-2004 finalmente dopo innumerevoli piazzamenti, la formazione bianconera riesce ad approdare in Serie D dove ha militato sino alla stagione 2008-2009 quando retrocede nell'eccellenza molisana. Nella stagione 2009-2010 milita di nuovo in Eccellenza e ottiene la promozione nel campionato di Serie D. Stagione 2010-11 viene inserito nel girone F della Serie D (girone a 20 squadre) con formazioni molisane, abruzzesi, marchigiane e romagnole, dove ottiene la salvezza diretta. Stagione 2011-2012, dopo un'estate segnata dalla lunghissima trattativa che avrebbe dovuto portare il passaggio di proprietà da Patriciello a favore di un gruppo di imprenditori venafrani e poi saltata all'ultimo, per non ancora specificati motivi, Patriciello decide di iscrivere la squadra all'Eccellenza regionale, vanificando di fatto la salvezza del campionato passato. Stagione 2012-2013, dopo un piazzamento nell'annata precedente a metà classifica, la squadra viene iscritta nuovamente all'eccellenza senza grandi obiettivi se non quello di far giocare giovani della città. Pallacanestro Fondata nel 1977, la società del Basket Venafro si è sempre distinta per l'ottimo lavoro svolto a servizio della comunità, evidenziando inoltre che per tanti anni questa società non ha avuto un posto al coperto dove poter svolgere le proprie gare. Ha militato dapprima nei campionati regionali, poi ha conquistato la promozione nella serie C2 abruzzese-molisana e dalla stagione 2009-2010, con l'acquisto del titolo dell'Atri (Te), partecipa al campionato di C1 nella Divisione Nazionale C con formazioni abruzzesi, laziali, marchigiane, pugliesi e per l'appunto molisane. Nel luglio del 2013 la società, grazie anche alla semifinale dei play off raggiunti nella stagione conclusa, viene ammessa al Campionato di Divisione Nazionale B B nel girone D per l'anno sportivo 2013/2014 nel girone sono presenti società pugliesi, campane, abruzzesi, lucane e siciliane. Pallavolo Il Venafro Volley nasce nel novembre del 2007 per partecipare al campionato di prima divisione maschile molisano. Dopo due campionati di prima divisione (2007/2008, 2008/2009) la squadra passa in serie C (2009/2010). Dal 2008 le attività vengono svolte nella palestra dell'I.S. I.S.S. A. Giordano di Venafro. Dal 2008 si comincia a dedicare a pieno ritmo ai più piccoli, avviando corsi di minivolley e di volley under 18, tenuti da persone qualificate (istruttori FIPAV laureati in scienze motorie) e partecipa al campionato under 14 femminile del 2009, raggiungendo il terzo posto. Con le scuole del territorio stipula convenzioni, organizza giochi scolastici, cura campus estivi. Con la Provincia di Isernia organizza corsi estivi di pallavolo a Venafro, Montaquila, Roccaravindola, Rocchetta a Volturno e Castel San Vincenzo. Con l'amministrazione di quest'ultimo paese organizza la prima giornata della Gioventù 2009, presso il camping del lago di Castel San Vincenzo. A Venafro organizza il torneo 3vs3 estivo, arrivato nel 2010 alla XXIII edizione, con 107 iscritti e 28 squadre e una grande partecipazione di pubblico. Al terzo anno raddoppia quasi gli iscritti, diventando forse una delle società più grandi della provincia, e partecipa a 6 campionati. Nell'anno in corso (2010/2011) conferma i suoi numeri e aumenta i campionati a cui partecipa, pur tornando con la squadra maschile in prima divisione, aggiungendo anche l'under 18 femminile e inserendo in organico due nuovi allenatori e aprendo nuovi corsi di pallavolo nella vicina Capriati a Volturno. Impianti sportivi Stadio comunale marchese "Alessandro del Prete". Situato in via Pedemontana da cui in passato si riprendeva il nome. Nel 2005 il vecchio Pedemontana ha subito lavori di restyling con la messa in posa di un fondo in erba sintetica oltre che di diversi lavori di ammodernamento delle tribune e delle recinzioni interne ed esterne della struttura. La capienza delle due tribune, opposte tra loro, si aggira sui 1800-2000 spettatori. Contestualmente alla fine dei lavori di ammodernamento l'impianto sportivo fu intitolato al marchese Alessandro del Prete, colui che donò il terreno su cui sorge la struttura all'amministrazione comunale. Palestra comunale. Situata di fianco allo stadio comunale, su un lato interno di via Pedemontana, sorge la struttura della palestra comunale. Il fondo di gioco è in parquet ed è usato dalla squadra di basket e dalla squadra di calcio a 5. Visto lo scarso spazio ai bordi del campo ha una limitata capacità di spettatori quantificabile in 150 posti. Piscina provinciale. Situata in via Sant'Ormisda e fortemente voluta negli anni, ma inaugurata solo nell'ottobre del 2011, dispone di 6 corsie e di una vasca lunga 25 metri. Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31/12/2013. ^ Tabella climatica mensile e annuale (TXT) in Archivio climatico DBT, ENEA. ^ Vedi l'art. 2 dello Statuto comunale. ^ fonte: sito web comune di Venafro ^ a b fonte: guida della città di Venafro edita dal comune ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. ^ sito ufficiale U.S. Venafro. ^ www.basketvenafro.com ^ www.venafrovolley.com Voci correlate Nicandro, Marciano e Daria Concattedr
Immagine descrittiva - c
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