Consigli di viaggio - Tradizioni

“Te piace ‘o presepio?”: week end a San Gregorio Armeno

Scritto da Redazione , 09/12/16

L’Illuminatore, apostolo degli armeni che rischiara il buio, a Napoli è sinonimo di uno dei luoghi per eccellenza del Natale. Indica una strada precisa, la “via dei presepi”, ovvero San Gregorio Armeno.

Non è Natale senza far tappa nell’affollatissima viuzza partenopea che straborda di statuette, Natività e presepi di ogni forma e dimensione. Noi di ViaggiArt abbiamo deciso di tuffarci nella mischia del Natale napoletano e raccontarvi l’emozione di un week end a San Gregorio Armeno!

 

Tra sacro e profano

La via prende il nome dalla Chiesa di San Gregorio Armeno, che si trova a metà del percorso e rappresenta una preziosa testimonianza del passaggio dei monaci orientali giunti qui a partire dal 930. La chiesa, rifatta nel ‘500, è un capolavoro del Barocco “orientaleggiante” e custodisce ancora le reliquie del santo d’Armenia.

È un attimo: lasciamo l’atmosfera sacra e odorosa d’incenso e ci vediamo coinvolti nella festosa “caciàra” di artigiani e venditori che si sgolano lungo la via per attirare l’attenzione dei turisti sulla new entry dell’anno: la statuina del presepe con le sembianze del personaggio pubblico del momento, fatta apposta per omaggiarlo o sbeffeggiarlo come solo i napoletani sanno fare.

Le caricature sono solo l’ultima trovata di una tradizione presepiale antichissima, un’arte grande, che affonda le radici nella storia e nella cultura di un popolo devoto fino all’eccesso, capace di trasformare ogni materia prima in opera d’arte e poesia.

Il presepe napoletano, “’o presepio”, come insegna anche il buon De Filippo, è espressione di un’arte che si afferma in pieno Settecento e vuole fare di Napoli, dei suoi quartieri e della sua gente, l’ambientazione perfetta per la Natività. Ecco quindi che si moltiplicano presepi di ogni genere: dalla manifattura in terracotta, come quello della Sala Ellittica nella Reggia di Caserta, all’uso borbonico del cosiddetto “scoglio”, l’impalcatura di sughero sulla quale ogni figura compone una scena.

Negli scarabattoli, in una bottiglia, nelle conchiglie, in un tronco d’albero, tra le barche, ambientati nei Quartieri Spagnoli e al Vomero, disposti ai piedi del Vesuvio o divenuti pezzi da museo, ovunque a Napoli i presepi sono parte integrante della storia e della cultura locale.

Di più! Il presepe napoletano ha una sua precisa simbologia, all’interno della quale ogni personaggio incarna un significato. Il Vinaio e Cicci Bacco, ad esempio, sono rispettivamente “il vino” e “il pane”, ovvero il Corpo di Cristo; La Zingara che predice il futuro è segno della Passione che verrà; I Due Compari (zi’ Vicienzo e zi’ Pascale) sono rappresentazione del Carnevale e della Morte, richiamo al Cimitero delle Fontanelle, e così via fino a completare l’intero significato della “messa in scena” che è il presepe partenopeo.

 

Eliana Iorfida

 

PhCredits: Di Twice25 & Rinina25Fotografia autoprodotta, CC BY 2.5, Collegamento

Immagine descrittiva - CC BY c
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