Destinazioni - Comune

Curti

Luogo: Gioia Sannitica (Caserta)
Curti (Curtë in campano) è un comune italiano di 7.296 abitanti della provincia di Caserta in Campania. Geografia fisica Il paese, attiguo alla città di Santa Maria Capua Vetere e parte integrante dell conurbazione casertana, è posto a 41 metri sul livello del mare e deve la sua notorietà ad un celebre monumento dell'antichità che ne rappresenta ormai il simbolo più evidente: la Conocchia. Etimologia Le tesi etimologiche sull'origine del nome del Comune sono varie: se alcuni ritengono che esso derivi da Coorti, unità dell'esercito romano addestrantisi in un galoppatoio del posto, lo storico Teti, riferendosi ad alcune epigrafi latine, alquanto arbitrariamente, sostiene che tale origine etimologica è da ricercarsi nel significato letterale della "Corte" che vuol dire "aia", spiazzo per bacchiare il grano antistante la casa rurale. La tesi più convincente, tuttavia, è quella che si ricollega al modo in cui l'area in questione andò nel tardo antico differenziandosi dall'antica Capua (della quale fino allora era stata parte integrante pur se periferica), acquisendo una propria fisionomia identitaria. All'epoca della presa della metropoli campana i conquistatori Longobardi si installarono in una ben determinata porzione della città occupata, ivi istituendo la "corte" (che non suppone necessariamente la presenza di un re ma anche solo di un duca o, come in questo caso, un conte). Tale fenomeno è tipico del Longobardi in Italia: i nuovi padroni andarono occupando una porzione delle città fisicamente separata dai residenti romani; quella porzione, relativamente a Capua, formò il primo nucleo dell'attuale comune. Esempi più celebri di quello di Curti ma paralleli, il cordusio di Milano e la cortalta di Verona: per l'appunto riconosciuti come i quartieri di stanziamento longobardo nelle rispettive città. A conferma della tesi sta la posizione decentrata di Curti rispetto alla città antica, il nome stesso - come spiegato - e non ultima l'intestazione della chiesa parrocchiale a S. Michele Arcangelo, a testimoniare la persistenza ab antiquo e in loco di un Culto micaelico come noto particolarmente praticato dai Longobardi. Storia La storia di Curti, chiamato nelle fonti pergamenacee a partire dal XIII sec. Villa Curtium, Villa delle Curti, e poi Le Curti, si confonde e si mescola con la storia plurisecolare dell'antica Capua, della quale fu uno dei quartieri. Tale origine è documentata dai resti di antichi monumenti che si trovano sul suo territorio, oltre alla ricordata Conocchia. Solo con l'avvento dell'occupazione francese del 1806 Curti, così come gli altri casali della Città di Capua, assume proprie funzioni amministrative autonome acquistando in seguito un proprio stemma. Un breve profilo più compiuto è quello steso nel 1961 da Don Pietro Iulianiello, parroco della Chiesa di S. Michele Arcangelo, patrono di Curti, in occasione del IV centenario della fondazione della suddetta chiesa parrocchiale, sorta nel 1561. Ma in quest'anno si avrà avuto certamente una nuova fondazione di questa, se consideriamo che già nel 1327 la chiesa di S. Michele di Curti figura tra quelle che pagano la Decima alla chiesa di Capua. La somma posta a carico dell'ecclesia di S. Michele di Curti ascende ad un tarì e mezzo. Anche lo storico capuano Francesco Granata spende poche righe per Curti nel II volume della Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua. Il Granata ci ricorda che in quest'anno la chiesa di Curti conta 1456 anime. Le Congregazioni presenti al suo interno sono quelle di S. Michele fondata nel 1780, del SS. Corpo di Cristo fondata nel 1778, della Madonna SS. Del Rosario, fondata nel 1720, di S. Rocco fondata nel 1902 e il sodalizio del Sacro Cuore di Gesù fondato nel 1908. Oltre alla chiesa madre nel paese si contano altre piccole chiese e cappelle di beneficio familiare, come quella della Purità di Maria Santissima della famiglia Ventriglia, la chiesa della Madonna delle Grazie della famiglia Mellucci eretta nel 1751 restaurata nel 2010 dal discendente Giorgio Mellucci dottore in restauro, la cappella di S.Pasquale Baylon, La cappella di S.Antonio di Padova della famiglia Pascale. Si è fatto cenno più sopra alle famiglie Mellucci e Ventriglia, due delle famiglie più cospicue del passato di Curti. Queste famiglie sono state due delle tante famiglie gentilizie dell'antica Capua che poi hanno lasciato il loro nome nei luoghi ove hanno costruito la loro fortuna economica e sociale. Per Curti l'ascendenza delle famiglie Mellucci e Ventriglia sono state a lungo principale punto di riferimento per l'intero paese per lungo periodo. La famiglia Mellucci si è distinta attraverso eminenti personaggi quali: Mellucci Gaetano martire politico nel periodo borbonico, Don Giovanni Mellucci parroco, Don Gioacchino Mellucci sindaco di Curti ed ufficiale comunale per vari anni, figlio dell'avvocato Michelangelo che ritroviamo nell'archivio di Chieti come barone di Montelapiano nel 1668, Don Pasquale figlio di Don Gioacchino autore di vari manoscritti tra i quali parole e versi in omaggio dei superstiti di Ischia del 1889, l'Ingegnere Gioacchino figlio di Don Pasquale: Gioacchino Luigi Mellucci nato a Curti (CE), l11/01/1874 e deceduto a Napoli il 30/04/1942, Ingegnere italiano le cui innovazioni tecniche, specie per quanto riguarda l'uso del cemento armato, consentirono di risolvere in modo esteticamente valido alcuni problemi strutturali di difficile soluzione. Si laureò all'Università degli Ingegneri di Napoli, e nel 1900 iniziò un'attività edile. La sua prima opera si inquadra perfettamente con lo stile Liberty (la caratteristica di questo stile consisteva principalmente nella rappresentazione realistica soprattutto del mondo vegetale e floreale con poche regole stilistiche e molta libertà di creazione, la sua massima espansione fu raggiunta all'inizio del XX secolo e rappresentata nelle due grandi esposizioni di Parigi del 1900 e di Torino nel 1902), in voga in quel periodo; infatti tra il 1900 e il 1920 lo stile liberty raggiunge la massima diffusione nella città di Napoli. Questo stile si sviluppò con una certa rilevanza nei quartieri collinari di Napoli, come il Vomero, Posillipo, notevoli le costruzioni ammirabili nelle zone di San Felice, via Palazzi e del Parco Margherita. I temi comuni nell'architettura liberty napoletana, sono il massiccio impiego di materiali, quali il ferro battuto e il vetro, la presenza ricorrente di torri e pilastri, l'utilizzo diffuso di stuccati e motivi floreali a carattere decorativo e ornamentale, le forme curve del cemento. In questo periodo l'opera dell'Ing. G. L. Mellucci si manifesta soprattutto nel progetto e nella direzione dei lavori per la costruzione del Palazzo della Rinascente di via Roma con l'articolazione dei suoi corpi di fabbrica che disegnano lo spazio della terrazza trapezoidale, l'Hotel Bertolini dove è evidente il gusto revivalista nell'inserimento di un arco moresco, le Terme di Agnano, Villa Frenna – Scogliamiglio è un edificio residenziale ubicato in via Domenico Cimarosa, Palazzo D'Avalos ubicato in via De Mille. Da questo periodo la sua opera entra nella fase della maturità con la progettazione e direzione dei lavori del Cinema Augusteo (1926/27) e della Funicolare centrale (1928), questi lavori vengono svolti in collaborazione con la ditta Nervi e Nebbiosi. Da notare anche che sempre nel 1926 il Presidente del Consiglio Provinciale Salvatore Girardi fece costruire all'Ing. Mellucci la Litoranea Casamicciola – Lacco Ameno come ricorda una lapide nel versante di Casamicciola sotto l'ex pensione Morgera. L'ultimo lavoro purtroppo incompiuto causa motivi di salute fu Il Teatro Umberto I ubicato in via Campodisola Marchesi. Morì prematuramente all'età di 68 anni nel 1942. La famiglia Ventriglia si è distinta attraverso eminenti pastori donati alla chiesa in varie epoche. Tra questi spicca per carità e sapere la figura di Mons. Giovanni Battista Ventriglia (1606-1662), che fu Vescovo di Caserta dal 1660 al 1662. Pubblicò in vita due opere in latino particolarmente importanti: la prima, Praxis Notabilium praesertim Fori ecclesiastici, edita a Napoli nel 1638, e più volte ristampata fino al 1734, e l'altra dal titolo De Iurisdictione Archiepiscopi, pubblicata sempre a Napoli nel 1656. Alla dignità episcopale salirono anche altri due religiosi della casata di Curti: Mons. Nicola Orazio Ventriglia (1650-1708), Vescovo di Acerno dal 1703 al 1708 e nipote di Mons. Giovanni Battista, ed infine Mons. Gabriele Ventriglia (1788-1859), Vescovo prima di Crotone dal 1849 al 1852 e poi di Caiazzo dal 1852 al 1859. La famiglia Ventriglia si divise in altri rami, che da Curti si sparsero a Capua ed a Piedimonte d'Alife, dove molti suoi rappresentanti raggiunsero cariche e nomine di particolare prestigio. Anche nell'elenco cronologico dei curati e cappellani della parrocchia di Curti troviamo tre esponenti della famiglia Ventriglia, il primo ne apre addirittura la lista nel 1561. Come spesso capita, in ogni famiglia spunta di tanto in tanto una pecora nera. E anche questo è il caso della famiglia Ventriglia che, nella seconda metà del XVII secolo, si trovò nel suo seno un altro componente, non certamente edificante. Si tratta di Don Annibale Ventriglia, curato di Cuzzoli, il paesino vicino Macerata, misteriosamente scomparso a metà Settecento senza lasciare tracce del suo passato dopo una lunga e secolare vita che si è consumata tra le sue strade, le sue case, la sua chiesa ed i suoi abitanti. Ad animare la vita di Cuzzoli e Curti concorre decisamente questo curato, attratto più dalla vita terrena che da quella spirituale. Don Annibale Ventriglia si trovò invischiato nel vortice di un processo presso il Tribunale della Curia Arcivescovile di Capua che lo portò direttamente in carcere, anche se, successivamente, fu assolto. La "macchina" congegnata ai danni del curato fu architettata all'interno della sua stessa famiglia. Un esposto alla Curia di Capua fu presentato a metà ottobre del 1679 da parte di Maria Ventriglia, sorella di Don Annibale, e da suo marito, Antonio di Brigida. I coniugi di Brigida - Ventriglia con la loro denuncia, tinta di farisaica trepidazione per la salvezza dell'anima del sacerdote, accusano il congiunto di "stare concobinato". Pietra dello scandalo e fiamma ardente del curato, è tale Maria di Rauso, , maritata e madre di tre figli. Ma alla fine, a giudizio concluso, Don Annibale sarà assolto da ogni colpa che, forse, è da ricercare per altri motivi, specialmente economici. Monumenti e luoghi di interesse Il Mausoleo della Conocchia, o semplicemente la Conocchia, è il principale monumento del paese. Si tratta di un monumento funerario che si erge imponente e maestoso sul percorso dell'antica Via Appia; il nome popolare deriva dalla forma che ricorda la conocchia (o fuso), oggetto usato per filare. Eccezionale testimonianza del barocco antico e datato presumibilmente nel II secolo d.C., il sepolcro è dotato di undici nicchie ove si posavano le urne cinerarie. Secondo la tradizione vi fu sepolta anche Flavia Domitilla, la matrona romana nipote di Vespasiano, perseguitata da Domiziano perché cristiana. La Conocchia può dirsi fra i più significativi monumenti che siano giunti fino a noi conservando "quasi intero" il loro carattere plastico; giacché i notevoli restauri apportati al tempo di Ferdinando IV di Borbone e ancora più tardi hanno preservato le strutture fatiscenti ma hanno alterato in qualche particolare l'aspetto originario. E lungo la Via Appia, sempre in territorio di Curti, al tempo dell'antica Capua esisteva la "Piazza Seplasia" con botteghe di artigiani che preparavano unguenti odorosi e belletti per le donne capuane. Gli scavi eseguiti nella zona tra il 1845 ed il 1873, con i rinvenimenti di vasi, anfore e mortai con pestelli portavano principalmente alla luce un santuario monumentale che si ritiene risalente al IV secolo a.C. dedicato alla "Mater Matuta", dea della fecondità venerata a Capua. In quella occasione furono ritrovati un grandioso altare rettangolare di tufo, una dozzina di altri altari sempre di tufo, ma di dimensioni minori, numerosi blocchi di tufo, forse appartenenti alla struttura perimetrale; altre 600 terrecotte datate IV e III secolo a.C., circa 150 grandi statue di tufo di "Matres" che reggono in braccio da 1 a 12 neonati risalenti, le più antiche, fino al VII secolo a.C., collezione unica al mondo conservata oggi nel Museo campano di Capua. La primitiva Curti sarebbe nata, secondo lo scrittore Nicola Teti, sotto i Longobardi, e come sobborgo dell'antica Capua; ma in genere gli studiosi solo marginalmente ne hanno parlato, riferendo che era un Casale della Regia Città di Capua, col nome di "Villa delle Curti". Sembra che Curti ebbe in comune con l'antica Capua il governo, la storia e i privilegi; divenendo Comune a sé ai principi dell'Ottocento ed acquistando solo in seguito un proprio stemma. La costruzione della Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo risale al 1561. Evoluzione demografica Abitanti censiti Amministrazione Gemellaggi Curti è gemellata con: Pavel Banya, Bulgaria Chiprana, Spagna Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 244. ^ Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli, 1766 ( disponibile online. URL consultato il 7 febbraio 2009.) ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
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