Destinazioni - Comune

Canolo

Luogo: Canolo (Reggio Calabria)
Canolo [ˈkaːnolo] (Kànalos in dialetto greco-calabro, Cànulu in calabrese) è un comune italiano di 769 abitanti della provincia di Reggio Calabria, in Calabria. Il nome Canolo proviene dal greco καναλος (canale o fonte; latino canalis). Sono ricorrenti tra il popolo anche le forme dialettali «Canalo», «Canalu», «Canulu». Geografia fisica Canolo si trova sui contraforti orientali dell'Aspromonte, sui Dossoni della Melia, dai quali domina la locride. Il paese è situato al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina. Il monte Mutolo domina l'abitato con le sue caratteristiche vette dette “Dolomiti del sud” per le loro forme. L'abitato di Canolo Nuova nata come conseguenza dell'instabilità geologica del vecchio centro si trova invece sui piani della Melia al centro dell'omonimo altopiano. Classificazione climatica zona D. Storia Origine storica Secondo l'ipotesi storicamente più accettata la fondazione deve essere collocata ai tempi delle invasioni saracene. Tra i secoli VII e IX la Calabria fu fatta oggetto da parte degli arabi di dure invasioni che non sfociarono però in una occupazione duratura (come in Sicilia) ma si limitarono a scorrerie e depredazioni. Nel 952 gli arabi attaccarono la città di Gerace e costrinsero gran parte della popolazione a rifugiarsi nelle zone più interne: è ipotizzabile che fu proprio in questa occasione che prese vita il primo nucleo abitativo di Canolo. Passaggi feudali ed elevazione a comune Per quanto riguarda la situazione feudale ed amministrativa Canolo fece parte per lungo tempo del principato di Gerace, ne fu casale e seguì la sorte che fu comune a tutti i piccoli territori e villaggi, cioè passò di mano in mano nelle compravendite, nelle guerre e nei giochi dei potenti, così appartenne ai vari rami dell'autorevole famiglia dei Caracciolo, poi fu di Alberico da Barbiano, passò agli Aragonesi, in seguito andò in mano a Stuart d'Aubugny e successivamente in quelle del Gran Capitano Consalvo di Cordova, successivamente appartenne alla famiglia De Marinis e poi, infine, ai Grimaldi. Nel 1783 fu colpito dal terremoto. Intorno al 1797 aveva 1570 abitanti e vi si praticava l'allevamento dei bachi da seta. Il 19 gennaio 1807 Giuseppe Bonaparte emanò un provvedimento amministrativo che classificò Canolo come università e con il nuovo assetto del 4 maggio 1811, ad opera di Gioacchino Murat, Canolo divenne comune con aggregata la frazione di Agnana. Tale assetto fu confermato da Ferdinando IV Borbone il 26 agosto 1816. Agnana rimase frazione di Canolo fino al 1941. Disboscamenti, alluvioni, terremoti Il provvedimento del 12 agosto 1806 emanato dal governo napoleonico che rendeva i boschi di proprietà pubblica diede l’inizio ad un disboscamento sfrenato delle zone intorno a Canolo compromettendo così la già fragile stabilità geologica del paese e, nonostante nel 1810 venisse creato il corpo delle guardie forestali e l'Azienda delle Acque e delle Foreste le condizioni di Canolo erano oramai sulla via del dissesto. Numerosi disboscamenti abusivi, dove spesso venne accertata anche la responsabilità del guardaboschi, furono accertati in modo copioso e inutili furono i provvedimenti per sconfiggere il fenomeno. Oltre ai disboscamenti la compromissione del territorio di Canolo fu dovuta ai terremoti e alle numerose alluvioni che da sempre, ripetutamente, si sono abbattute sul paese. Il sisma del 1783 Provocò a Canolo due vittime, numerosi crolli e distrusse quasi completamente la Chiesa di San Nicola, costruita esattamente trenta anni prima. Nel 1879 gli organi provinciali fecero costruire un muraglione allo scopo di contenere lo straripamento del Novito ed un cunicolo all'interno del paese allo scopo di convogliare le acque piovane evitando che arrecassero danni alle strade e alle case. La prima alluvione che spinse gli amministratori di Canolo a chiedere agli organi provinciali la dichiarazione dello stato di calamità naturale si verificò nella notte tra il 19 e il 20 ottobre 1880. Nel 1881 si verificò una nuova alluvione, dovuta a ben cinque giorni di pioggia ininterrotta (dal cinque al nove ottobre) che provocò seri danni al paese non ancora ripresosi dall’alluvione dell’anno precedente. Addirittura il muro costruito nel 1879 fu spazzato via e il cunicolo costruito per lo scolo delle acque si otturò Si dovette aspettare il 1898 per costruirne uno nuovo. Le condizioni del paese erano oramai precarie e nel 1889 furono incaricati i geometri Pietro Corrado e Fortunato La Rosa di redigere una relazione in seguito alla quale l’amministrazione chiese invano aiuti per la ricostruzioni agli organi provinciali. Nel 1894 un altro terremoto distrusse completamente 12 case e incrinò pericolosamente la cupola della chiesa, costringendo le autorità a deciderne l’abbattimento. Nel 1905 si verificò un nuovo sisma e successivamente nel 1907 un nuovo evento sismico provocò altri danni. Il terremoto del 1908 distrusse completamente 25 case e di nuovo la chiesa di San Nicola. L’alluvione dell’ottobre 1951 provocò tre morti a Canolo e portò all’irrimandabile decisione, emanata con il D.M. del 2 aprile 1952, di trasferire il paese sui piani della Melia. Nacque così Canolo Nuova che divenne con il passare degli anni più popolosa di Canolo centro che rimane tuttora il centro comunale ufficiale. Politica Il 4 dicembre 1886 venne ucciso Giuseppe Severino, sindaco del paese da 15 anni. Nelle elezioni per la costituente del 1946, si ebbe una lieve supremazia della DC ma si verificarono delle polemiche in quanto molti elettori furono indotti all'errore dalla frammentarietà della sinistra che portava ad avere sulla scheda simboli simili, ad esempio falce martello e spiga in particolar modo ma anche la falce e martello sul libro ed il sole del P.S.I.U.P. Un rilievo meritano anche gli intrecci tra politica e malavita dei quali Canolo è stato protagonista. La figura più carismatica è stata quella di Nicola D’Agostino, fattosi notare nell’immediato dopoguerra per avere capeggiato i contadini di Canolo in una rivolta agraria; divenne in seguito sindaco del paese per numerose legislature, venendo poi sostituito dal figlio Domenico, nel 1975, decaduto nel 1977 e resosi latitante in seguito all’incriminazione per aver partecipato alla strage di Razzà. Tuttavia la vera mente criminale della famiglia era stato il fratello di Domenico, Antonio, che riuscì a costruire un impero criminale presente oltre che sul basso ionio calabrese, anche a Roma Genova, Torino e Milano, e che venne ucciso a Roma nel 1976. Simboli La descrizione dello stemma comunale, concesso con D.P.R. del 7 aprile 2003 insieme al gonfalone, è la seguente: Monumenti e luoghi d'interesse Chiesa di San Nicola di Bari: "Eterno cantiere", emblema negli anni, delle condizioni di dissesto e pericolo che hanno sempre dominato il paese ed ancora oggi simbolo di questa situazione. Fu consacrata il 7 ottobre 1753 dal vescovo Rossi e, per concessione del vescovo Scoppa, fu elevata ad arcipretura. Già nel 1723 era stato eretto l'altare del S.S. Crocefisso, ad opera del sacerdote Paolo Fazzari di Antonimina. L'11 settembre 1777 fu installata nella cappella del S.S. Rosario la confraternita. Il 21 maggio del 1843 fu consacrato l'altare maggiore. Palazzo La Rosa: palazzo settecentesco situato in Canolo Centro. Santuario della Madonna di Prestarona: si trova nell'omonima località e risale a prima dell'anno mille. Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Tradizioni e folclore La festa più importante è quella legata alla Madonna di Prestarona che si tiene la domenica successiva alla Pasqua. Persone legate a Canolo Francesco Nicolai, vescovo e poeta che ha goduto di fama nazionale. Nacque a Canolo il 30 maggio del 1687, da un mugnaio, e fu probabilmente questa sua umile origine che lo costrinse ad abbracciare i voti religiosi, per poter così compiere gli studi, effettuati nel seminario di Gerace dove venne ordinato sacerdote. Nel 1712 si recò prima a Napoli e poi a Roma dove si distinse per la sua perfetta conoscenza della lingua latina e venne perciò nominato dal pontefice precettore di lettere latine nel seminario vaticano. In seguito andò al servizio del cardinale Giulio Alberoni, in Romagna, e poi ancora a Roma dove prestò la sua opera di uomo di cultura al servizio del cardinale Barberini per il quale curò le relazioni diplomatiche con la corte d'Austria. Fu amante dei libri e mise insieme una cospicua biblioteca che volle collocare a Gerace, in casa Arcano, disponendo che fosse lasciata aperta al servizio di tutti coloro che volessero utilizzarla. Fu membro dell'accademia romana Arcadia, a fianco del Crescimbeni e di altri illustri letterati del tempo. Prese sotto la sua protezione Nicola Angelio e gli fece da precettore educandolo alle lettere latine in modo così perfetto che il giovane divenne presto uno dei più apprezzati traduttori delle commedie di Plauto. Il 12 giugno 1749 fece ritorno a Gerace, probabilmente già ordinato vescovo, dove nel 1752 fondò una piccola Arcadia che diresse sotto il nome di Abedone Locrese o Messeneo. Morì il 28 gennaio del 1776 e le sue spoglie riposano, ignorate dai più, nella piccola chiesa di Monserrato, fuori Gerace. A ricordarlo resta una lapide sulle mura della basilica greca. Quattro anni dopo la sua morte, nel 1772, Nicola Angelio curò l'edizione di una selezione delle sue opere pubblicata a Napoli sotto il titolo: FRANCISCI NICOLAI CARMINA. Tra i suoi versi più belli ricordiamo: In adventu theresiae Mariae Grimoaldi, suam ad urbem Locros gratulatio In absuntionam B.M.V. In nativitate Domini In passione Domini Meditatio Christi Passionis Ci restano inoltre varie poesie in vernacolo ed in italiano di vario argomento A Canolo nacque e visse per lungo tempo, tra i secoli XVII e XVIII, facendo staffetta tra il suo paese e Napoli, Giovanni Corrado, stimato medico e valente scrittore di trattati di medicina. Giuseppe Franconieri (1767-1809); Pasquale Longo-Polzi (1740-1801); Nicola Tucci (1765-1798); Nicola Calarti (1670-1758), detto il Chiattillo, furono poeti che si distinsero per le loro composizioni sia in vernacolo che in italiano. Fu paese natale anche del più famoso Carmelo Severino (XVIII secolo) che affiancò alla sua opera di storico anche parecchi versi tra i quali un poemetto edito a Napoli nel 1831 ed intitolato proprio "L'origine di Canolo". Tra i patrioti risorgimentali ricordiamo Giovanni Criniti; Giovanni La Rosa e Domenico Lupis che si unirono all'esercito di Murat, durante le guerre napoleoniche, condividendo con molti altri la promessa di libertà che da esse arrivava. Il La Rosa fu inoltre un instancabile organizzatore della carboneria. In tempi più recenti possiamo ricordare Pierpaolo La Rosa, illustre giurista e giudice della corte criminale di Catanzaro. Economia L'economia di Canolo si basa su una produzione agricola praticata su piccola scala, per essere più precisi le viene assegnato il compito di soddisfare il fabbisogno famigliare, accanto all'allevamento di animali (maiali, ovini, pollami) che vengono trasformati in prodotti caserecci. L'unica produzione industriale presente, tra l'altro di antichissima tradizione ed oggi occupante una cinquantina di persone, è quella dell'estrazione del calcare, marmo colorato, pirite ed altri prodotti utilizzabili in ambito edile. Da tempo si è ormai perso l'allevamento del baco da seta e la pratica della conceria delle pelli. Si sta tentando uno sviluppo economico attraverso la riqualificazione delle ricchezze naturalistiche presenti e stimolate dall'inserimento della zona nell’area del Parco nazionale dell'Aspromonte. Anche l'Unione Europea ha inserito il paese in una zona S.I.C. (superficie di interesse comunitario) e lo ha dichiarato Zona a Protezione Speciale -Z.P.S.- (è presente tra l'altro, in località Malivindi, la torbiera più a sud d'Europa che il comune sta cercando di recuperare). Per quel che riguarda la rivalutazione turistica dell'area, si è sviluppata in questi anni una pratica escursionistica che ha come centro proprio i meravigliosi boschi che contornano Canolo Nuova, con la nascita di infrastrutture ricettive e piccoli negozi che offrono prodotti locali. È nato, in fondo, un turismo culinario, una gara all'acquisto di formaggi, pane casereccio e salumi che vengono prodotti con metodi ancora tradizionali e genuini e per i quali il comune ha richiesto il marchio di origine controllata. Una sottolineatura merita anche il tentativo di recuperare i sei forni pubblici comunali presenti in via Leopardi ed in viale Europa, eretti subito dopo la costruzione della nuova borgata per supplire alla carenza di forni privati che invece le famiglie trasferite possedevano nel vecchio centro. Rare escursioni vengono anche effettuate nella zona di Canolo Centro per visitare le “Dolomiti del Sud” e le grotte presenti nel territorio, incentivate anche dall’inserimento del percorso nel progetto di salvaguardia archeologica dell'istituto europeo per il turismo. Infrastrutture e trasporti Strade Canolo centro può essere raggiunto tramite la SP85 (ex SS117) Canolo–Siderno che si diparte dalla SP1 (ex SS111) Gioia Tauro-Locri presso i Piani della Melia (quatrivio di Zomaro) congiungendosi infine alla Strada statale 106 Jonica, la stessa strada attraversa anche la frazione di Canolo nuova; la SP35 San Giorgio Morgeto-Canolo nuova si immette anch'essa sulla SP85. Lo svincolo autostradale più vicino è quello di Gioia Tauro sull'Autostrada A3 a 16 chilometri. Ferrovie La stazione delle FS più vicina è quella di Siderno (17 km). Aeroporti Gli aeroporti più vicini sono: Reggio Calabria (REG - distanza 91 km) Lamezia Terme (SUF - distanza 109 km). Amministrazione Altre informazioni amministrative Fa parte della Comunità Montana della Limina che ha sede in Mammola. È compreso nel circondario di decentramento amministrativo della locride. Il suo territorio è compreso nel Parco nazionale dell'Aspromonte. Citazioni Galleria fotografica Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2012. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 132. ^ Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, pag. 86, Tomo III. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Bibliografia Emanuele Giovinazzo, Canolo nell'età contemporanea. Tesi di laurea, Università di Messina, 2001. Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno. Terremoto 1907 B.22, relazione del comitato governativo di soccorso pei danneggiati dal terremoto del 1907 nella provincia di Reggio Calabria. Mario Baratta, La catastofe sismica del 1908, relazione alla Società Geografica Italiana, Roma, 1910. Emilio Barillaro, Dizionario bibliografico e toponomastico della Calabria, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 1976. Dionisio Caloiero - Teodoro Mercuri, Le alluvioni in Calabria dal 1921 al 1970. C.N.R. Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nell'Italia meridionale ed insulare, Cosenza, 1990. Enzo Ciconte, Ndrangheta dall'unità ad oggi, Laterza, 1992. Demetrio De Stefano, I terremoti in Calabria e nel messinese, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma, 1987. L. Gambi, La dinamica degli insediamenti umani in Calabria tra il 1861 ed il 1951, Lerici, Roma, 1978. Il dissesto idrogeologico in Calabria. Studio-dossier elaborato dal C.N.R. e dall'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nell'Italia meridionale ed insulare, Cosenza, 1990 Edward Lear, Diari di viaggio in Calabria e nel Regno di Napoli, a cura di Graziella Cappello, pag. 272, Editori Riuniti, 1992, ISBN 88-359-3657-8. A. Marando, Paesi alluvionati e trasferiti, in « Nord e Sud » n°46 del 1958. Altri progetti Wikiquote contiene citazioni su Canolo Commons contiene immagini o altri file su Canolo
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